L'AFFOSSAMENTO USA DEL TRATTATO
INF
E LE COMPLICITA' EUROPEE
Feb 2, 2019 —
Manlio Dinucci
La «sospensione» del Trattato Inf, annunciata il 1° febbraio dal
segretario di stato Mike Pompeo, avvia il conto alla rovescia che,
entro sei mesi, porterà gli Stati uniti a uscire definitivamente
dal Trattato.
Già da oggi, comunque, gli Stati uniti si ritengono liberi di
testare e schierare armi della categoria proibita dal Trattato:
missili nucleari a gittata intermedia (tra 500 e 5500 km), con
base a terra.
Appartenevano a tale categoria i missili nucleari schierati in
Europa negli anni Ottanta: i missili balistici Pershing 2,
schierati dagli Stati uniti in Germania Occidentale, e quelli da
crociera lanciati da terra, schierati dagli Stati uniti in Gran
Bretagna, Italia, Germania Occidentale, Belgio e Olanda, con la
motivazione di difendere gli alleati europei dai missili balistici
SS-20, schierati dall’Unione Sovietica sul proprio territorio.
Il Trattato sulle Forze nucleari intermedie, firmato nel 1987
dai presidenti Gorbaciov e Reagan, eliminava tutti i missili di
tale categoria, compresi quelli schierati a Comiso.
Il Trattato Inf è stato messo in discussione da Washington quando
gli Stati uniti hanno visto diminuire il loro vantaggio strategico
su Russia e Cina.
Nel 2014, l’amministrazione Obama accusava la Russia, senza
portare alcuna prova, di aver sperimentato un missile da crociera
(sigla 9M729) della categoria proibita dal Trattato e, nel 2015,
annunciava che «di fronte alla violazione del Trattato Inf da
parte della Russia, gli Stati uniti stanno considerando lo
spiegamento in Europa di missili con base a terra».
Il piano è stato confermato dalla amministrazione Trump: nel 2018
il Congresso ha autorizzato il finanziamento di «un programma di
ricerca e sviluppo di un missile da crociera lanciato da terra da
piattaforma mobile su strada».
Da parte sua, Mosca negava che il suo missile da crociera
violasse il Trattato e, a sua volta, accusava Washington di aver
installato in Polonia e Romania rampe di lancio di missili
intercettori (quelli dello «scudo»), che possono essere usate per
lanciare missili da crociera a testata nucleare.
In tale quadro va tenuto presente il fattore geografico: mentre
un missile nucleare Usa a raggio intermedio, schierato in Europa,
può colpire Mosca, un analogo missile schierato dalla Russia sul
proprio territorio può colpire le capitali europee, ma non
Washington. Rovesciando lo scenario, è come se la Russia
schierasse in Messico i suoi missili nucleari a raggio intermedio.
Il piano degli Usa di affossare il Trattato Inf è stato
pienamente sostenuto dagli alleati europei della Nato. Il
Consiglio Nord Atlantico ha dichiarato, il 4 dicembre 2018, che
«il Trattato Inf è in pericolo a causa delle azioni della Russia»,
accusata di schierare «un sistema missilistico destabilizzante».
Lo stesso Consiglio Nord Atlantico ha dichiarato, il 1° febbraio,
il suo «pieno appoggio all’azione degli Stati uniti di sospendere
i suoi obblighi rispetto al Trattato Inf» e intimato alla Russia
di «usare i restanti sei mesi per ritornare alla piena osservanza
del Trattato».
All’affossamento del Trattato Inf ha contribuito anche l’Unione
europea che, all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il 21
dicembre 2018, ha votato contro la risoluzione presentata dalla
Russia sulla «Preservazione e osservanza del Trattato Inf»,
respinta con 46 voti contro 43 e 78 astensioni.
L‘Unione europea – di cui 21 dei 27 membri fanno parte della Nato
(come ne fa parte la Gran Bretagna in uscita dalla Ue) – si è
uniformata così totalmente alla posizione della Nato, che a sua
volta si è uniformata a quella degli Stati uniti. Nella sostanza,
quindi, anche l’Unione europea ha dato luce verde alla possibile
installazione di nuovi missili nucleari Usa in Europa, Italia
compresa.
Su una questione di tale importanza il governo Conte, come i
precedenti, si è accodato sia alla Nato che alla Ue. E dall’intero
arco politico non si è levata una voce per richiedere che fosse il
Parlamento a decidere come votare all’Onu sul Trattato Inf.
Né in Parlamento si è levata alcuna voce per richiedere che
l’Italia osservi il Trattato di non-proliferazione e aderisca a
quello Onu sulla proibizione delle armi nucleari, imponendo agli
Usa di rimuovere dal nostro territorio nazionale le bombe nucleari
B61 e di non installarvi, a partire dalla prima metà del 2020, le
ancora più pericolose B61-12.
Avendo sul proprio territorio armi nucleari e installazioni
strategiche Usa, come il Muos e il Jtags in Sicilia, l’Italia è
esposta a crescenti pericoli quale base avanzata delle forze
nucleari Usa e quindi quale bersaglio di quelle russe. Un missile
balistico nucleare a raggio intermedio, per raggiungere
l’obiettivo, impiega 6-11 minuti.
Un bell’esempio di difesa della nostra sovranità, sancita dalla
Costituzione, e della nostra sicurezza che il Governo garantisce
sbarrando la porta ai migranti ma spalancandola alle armi nucleari
Usa.
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