Re: [Disarmo] Putin a Belgrado: «La Russia non lascerà i Balcani alla Nato»




"Contingente KFOR sotto l'egida della NATO".
Se lo scrive Il Manifesto sarà pur vero...

Dire lapsus freudiano è poco.
Ma chissà, probabile che i lettori del Manifesto non se ne accorgeranno nemmeno e continueranno a seguirne la linea comunista. E qualcuno mi chiederà di nuovo perchè ce l'ho con gli eredi di Pintor (Luigi, non Jaime). A Belgrado invece ridono di nuovo, come già il Manifesto li faceva ridere nel '99, i belgradesi.
Conto invece su una smentita dai nostri amici del Pentagono.

Jure


Il 19/01/19 07:03, Elio Pagani (via disarmo Mailing List) ha scritto:
Per il ministro inoltre il contingente internazionale Kfor sotto l’egida della Nato dovrebbe rimanere l’unica forza armata nella autoproclamata repubblica kosovara

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From: Elio Pagani <eliopaxnowar at gmail.com>
Date: sab 19 gen 2019, 07:03
Subject: Putin a Belgrado: «La Russia non lascerà i Balcani alla Nato»
To: <no.f35_m346 at autistici.org>
Cc: Elio Pagani <eliopaxnowar at gmail.com>


Putin a Belgrado: «La Russia non lascerà i Balcani alla Nato»

Serbia/Russia. In centomila per il presidente russo. 20 anni fa la guerra «umanitaria» dell’Alleanza atlantica

Belgrado in
                piazza per Putin  

Belgrado in piazza per Putin 

© Afp

Yurii ColomboMOSCA

19.01.2019

18.1.2019, 23:59

La visita di Vladimir Putin giovedì sera a Belgrado è culminata con un bagno di folla. Alla manifestazione in suo onore che ha riempito le vie del centro della capitale serba, secondo le stime ufficiali – ma anche della stampa indipendente – avrebbero partecipato almeno 120mila persone.

L’OPPOSIZIONE del Partito progressista serbo ha accusato il governo di aver pagato 13 euro per ogni dimostrante, tuttavia malgrado la manifestazione fosse stata curata nei minimi dettagli dal governo (spiccavano molti striscioni sull’amicizia russo-serba), agli osservatori indipendenti non è sfuggito il carattere popolare della manifestazione, a dimostrazione del legame plurisecolare tra i due paesi slavi. «Non vi lasceremo soli» ha gridato il presidente russo alla folla: una posizione che aveva già confermato nei colloqui con il presidente serbo Alexader Vucic, in primo luogo sulla la situazione tra Belgrado e Pristina dopo che a dicembre il Kosovo ha deciso di costituire formalmente un proprio esercito.

«Certamente, questa è una violazione della Risoluzione 1244 dell’Onu che non consente la creazione di alcuna formazione militare sul territorio del Kosovo, fatta eccezione per il contingente internazionale delle Nazioni Unite», ha sostenuto Putin in conferenza stampa aggiungendo inoltre che «la Russia condivide pienamente le preoccupazioni della leadership serba e dei suoi cittadini secondo cui le azioni irresponsabili della leadership del Kosovo possono portare a una nuova destabilizzazione nei Balcani». Insomma se le cose dovessero aggravarsi, Putin ha voluto mandare a dire alle cancellerie occidentali che non verrà certo meno il sostegno diplomatico e militare della Russia al «fratello slavo».

Non si è parlato in questa tornata di incontri di commesse belliche su cui stanno ancora discutendo gli staff dei due ministeri della difesa, ma già dai prossimi mese afferma Polina Sokolova esperta di Balcani e ricercatrice presso l’Accademia di Mosca per gli studi politici, la dirigenza di Belgrado «prevede di firmare una serie di contratti militari multimiliardari con la Russia per garantire la sua sicurezza nella regione». «La Nato è irritata dagli acquisti di armi russe da parte della Serbia», osservao Sokolova, sottolineando però che Belgrado, nonostante le pressioni preferisca comunque mantenere un partenariato strategico con Mosca.

Tenendo conto però anche delle preoccupazione della Nato: «La politica di neutralità militare della Serbia non è in discussione per un momento e resta una nostra decisione che i partner atlantici rispettano pienamente» ha affermato il ministro degli esteri serbo Iviz Dacic ieri in una intervista a News.ru. Per il ministro inoltre il contingente internazionale Kfor sotto l’egida della Nato dovrebbe rimanere l’unica forza armata nella autoproclamata repubblica kosovara. Un difficile gioco per la Serbia, che cerca di soddisfare anche tutte le condizioni per l’adesione all’Ue.

«NEL PROSSIMO futuro – ha concluso Sokolava – possiamo aspettarci che la Ue porrà Belgrado di fronte a una scelta difficile, cercando di costringerla ad abbandonare la sua partnership con Mosca. Tuttavia, per ora i serbi preferiscono aspettare e armarsi attivamente con l’aiuto della Russia». Una situazione che ricorda, per molti versi, quella ucraina fino al 2014.

Si è parlato invece, e molto, di relazioni economiche. Putin ha perfino fatto baluginare l’ipotesi di allungare il gasdotto «Turkish stream», che entrerà in funzione entro il 2019, fino a Belgrado. Si accrescerebbero così le forniture di gas russo alla Serbia dal 20% attuale, al totale controllo del fabbisogno del paese. Una ipotesi a cui guardano con molto interesse anche Ungheria e Bulgaria.

MA NON È IL SOLO grande obiettivo a cui Putin aspira: spera che già entro l’anno la Serbia decida di firmare un accordo di libero scambio con l’Unione eurasiatica, la piccola Ue dell’est che per ora integra oltre alla Russia, la Bielorussia e i paesi ex sovietici del Centro Asia. L’inquilino del Cremlino ha ricordato pure che «solo nel 2018 l’interscambio tra i due paesi è cresciuto del 22% e si può far ancora meglio». Un ottimismo condiviso anche dal presidente serbo.

«Siamo molto soddisfatti dello sviluppo della nostra cooperazione in tutti i settori: non abbiamo mai firmato un numero così elevato di accordi con la Russia come ora» ha dichiarato Vucic, confermando la firma di contratti con la Russia nei settore del nucleare civile e in quello ferroviario per 230 milioni di euro.


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