[Disarmo] Fwd: Made in Italy, Pentagono e Africa




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Date: mar 15 gen 2019, 08:15
Subject: Made in Italy, Pentagono e Africa
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12 GENNAIO 2019 ANTONIO MAZZEO - Comune info


di Antonio Mazzeo

Sarà un’azienda siciliana a realizzare in una base aerea di Gibuti i nuovi hangar che ospiteranno i droni killer Usa destinati a bombardare gli obiettivi selezionati nella sporca guerra al terrore in Corno d’Africa e Yemen.

Lo scorso 13 dicembre il sito web della Federal Business Opportunities ha dato notizia di un contratto aggiudicato il 30 aprile 2018 alla società Consorzio Stabile GMG Scarl di Catania per la costruzione di quattro hangar accanto alle piste aeroportuali di Chabelley, a dodici chilometri circa dalla capitale Gibuti. Stando al testo del contratto ratificato il 4 dicembre 2018 dal Dipartimento di ingegneria navale – Comando per l’Europa, l’Africa e l’Asia sud-occidentale di US Navy, l’azienda siciliana dovrà smantellare gli shelter esistenti per il ricovero e la manutenzione dei droni e costruire quattro hangar semi-permanenti con relativi sistemi elettrici e di comunicazione. “Il contractor dovrà costruire inoltre un piazzale d’accesso per collegare gli hangar alle piste di decollo che sono in via di pavimentazione in estensione al contratto già sottoscritto in precedenza”, spiegano le autorità militari Usa. “Il Consorzio GMC sta operando presso l’aeroporto di Chabelley anche per conto di US Air Force con un altro contratto. Pertanto il Consorzio è l’unico soggetto che può intraprendere l’opera dei quattro hangar ampliando i contatti pre-esistenti in modo da evitare una sostanziale duplicazione dei costi del Governo nel caso di un nuovo bando di gara, nonché inaccettabili ritardi con impatti negativi nella missione delle forze aeree”. Secretato l’ammontare del contratto per i nuovi hangar.

Il Consorzio Stabile Gmg ha sede in via Etnea 587, Catania; rappresentante legale è il geometra Giuseppe Leonardi, direttore tecnico il geometra Salvatore Luigi Caniglia. È stato costituito nel 2012 con scopo sociale la “costruzione di impianti sportivi, strutture di impianti industriali e di altre opere di ingegneria civile”, ma sin dal primo anno di attività la società è diventata un contractor di fiducia del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d’America, ottenendo sino alla fine del 2017 contratti per un importo complessivo di 16.409.242 dollari. Le prime opere per conto del Pentagono risalgono al settembre 2012 (lavori di manutenzione alle piste della base aerea siciliana di Sigonella per 570.000 dollari); dal 2015 il Consorzio catanese ha iniziato a operare invece in Bahrein per non meglio specificati “lavori di costruzione” di infrastrutture militari Usa che saranno completati entro la fine del 2019. Nel 2016 oltre ad importanti lavori di riparazione della rete idrica e di alcuni edifici a NAS Sigonella è stata intrapresa la costruzione di infrastrutture top secret nella base aerea dei droni killer statunitensi di Gibuti.

Il piccolo stato del Corno d’Africa ospita dalla fine del 2010 i “Predator” e i “Reaper” dell’US Air Force per operazioni di riconoscimento e missioni strike contro presunti “terroristi” operanti in Somalia e Yemen.

Sono state centinaia le missioni di morte lanciate da Gibuti con un innumerevole numero di vittime, alcune delle quali ignari civili. L’ultimo attacco risale al 7 gennaio scorso, quando secondo US Africom due droni avrebbero ucciso quattro militanti di al-Shabab nel sud Somalia, vicino al villaggio di Baqdaad. Inizialmente i droni Usa erano stati schierati nella grande base di Camp Lemonnier, accanto all’aeroporto della capitale di Gibuti, ma a seguito di alcuni incidenti a danno del traffico aereo passeggeri, nel 2013 l’US Air Force ha deciso il loro trasferimento a Chabelley. Al tempo, il Washington Post aveva rivelato lo stanziamento di 13 milioni di dollari per realizzare nuove infrastrutture e gli shelter dei droni nella nuova base. A Chabelley hanno operato negli anni scorsi velivoli senza pilota di altri paesi partner degli Stati Uniti. Dall’agosto 2014 al 3 marzo 2015, lo scalo ha funzionato come base operativa dei “Predator” dell’Aeronautica militare italiana (Task Force Air Gibuti) nell’ambito della missione aeronavale “Atalanta” dell’Unione europea per il contrasto della pirateria marittima nelle acque del bacino somalo e del Corno d’Africa.

Le forze armate Usa operano a Gibuti dal 2002; a Camp Lemonnier, sede della Task Force Horn of Africa, sono schierati 4,000 militari circa, inclusi Marines, forze speciali e unità della Cia. Oltre ai droni, l’US Air Force schiera pure aerei da sorveglianza con equipaggio U-28A, velivoli da trasporto C-130 “Hercules”, elicotteri e caccia F-15E. Le operazioni effettuate dalle basi di Gibuti sono poste sotto il coordinamento del Comando di U.S. Naval Forces Europe-Africa di stanza a Napoli.

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*Insegnante, giornalista e blogger specializzato sui temi della pace, della guerra e dei processi di militarizzazione del territorio. Autore di alcuni libri, tra cui Il MUOStro di Niscemi. Per le guerre globali del XXI secolo (Editoreeditpress)