L’attacco
aereo israeliano del 25 dicembre in Siria, contro
presunti obiettivi iraniani, è stato il più violento
da molte settimane a questa parte. E oltre a prendere
di mira bersagli militari, commentava ieri il
quotidiano Haaretz, ha mandato un messaggio molto
chiaro: l’uscita dei soldati Usa dalla Siria
annunciato da Donald Trump e la tensione tra Mosca e
Tel Aviv per l’abbattimento qualche mese fa di un
aereo russo da trasporto diretto in Siria, non hanno
modificato in alcun modo i piani di Israele contro
Tehran e Damasco. Tensione con la Russia che in queste
ore è di nuovo salita a causa dei bombardamenti di due
giorni fa a ovest e a sud di Damasco. Il ministero
della difesa russa ha accusato gli aerei israeliani di
aver posto in serio pericolo due voli commerciali che
stavano atterrando negli aeroporti della capitale
siriana e in quello di Beirut, tanto da spingere le
autorità locali a deviare il traffico aereo sopra
Damasco. A fine estate un aereo da trasporto russo in
fase di atterraggio fu abbattuto dalla contraerea
siriana e tutti e 15 agli avieri a bordo rimasero
uccisi. Mosca accusò Israele poiché i
cacciabombardieri con la stella di Davide usarono il
velivolo russo come schermo in modo da sottrarsi ai
razzi lanciati dai siriani.
Sui social
i siriani hanno sottolineato che il raid israeliano è
scattato mentre migliaia di persone nelle strade di
Damasco e del resto del paese celebravano il Natale
per la prima volta dal 2011 in un clima di relativa
tranquillità. Avere dati precisi sugli obiettivi
colpiti e gli effetti della risposta siriana come
sempre in questi casi è quasi impossibile. Israele non
ha confermato l’attacco. Un ministro, quello
dell’energia Yuval Steinitz, si è limitato ad
affermare che è stata un’operazione di intelligence
ben riuscita. L’esperto di questioni militari Amos
Yadlin invece ha smentito quanto riferito da Newsweek
sulla morte nel bombardamento di alcuni comandanti del
movimento sciita libanese Hezbollah, alleato della
Siria. Secondo fonti siriane non ufficiali i missili
israeliani avrebbero colpito depositi di missili Fajar
iraniani e di armi. I russi affermano che i siriani
sarebbero riusciti ad intercettare gran parte dei
attacchi israeliani. Tel Aviv invece ha abbattuto un
missile antiaereo siriano diretto verso il territorio
israeliano. Foto pubblicate sui social hanno mostrano
l’esplosione del missile colpito da un Patriot sparato
da una postazione nei pressi di Hadera.
Di certo
c’è solo che il premier israeliano Netanyahu con
l’attacco della sera del giorno di Natale di fatto ha
avviato la sua campagna per il voto anticipato del 9
aprile deciso dai partiti della sua coalizione di
estrema destra e ufficializzato con l’approvazione
della legge per lo scioglimento della Knesset. «Non
possiamo accettare che l’Iran getti in Siria le basi
di attacchi diretti contro di noi. Operiamo contro
l’Iran con determinazione ed in continuità, anche in
questi giorni», ha proclamato ieri Netanyahu, che è
anche ministro della difesa, in un discorso
pronunciato in una base dell’aviazione. Quindi ha
ribadito che «La decisione del presidente Trump di far
uscire dalla Siria i soldati americani non cambia la
nostra politica. Siamo determinati a difendere le
‘linee rosse’ che abbiamo stabilito in Siria e
altrove». Netanyahu infine ha riaffermato la
determinazione nel voler distruggere i tunnel scavati
da Hezbollah sotto il confine tra Israele e Libano.
Una quinta galleria è stata scoperta proprio ieri. La
campagna elettorale di Netanyahu non può non prevedere
un ulteriore sviluppo della colonizzazione dei
territori occupati palestinesi. Israele ha approvato i
progetti per la costruzione di altri 2.200 alloggi per
coloni in Cisgiordania.