“Vogliamo
affermare il Diritto alla Pace per tutta l’umanità, l’ONU ha sancito questo
diritto con le dichiarazioni 71/189 vogliamo
che sia applicato ai nostri popoli del Mediterraneo e del Medio Oriente”.
(Convegno di Palermo
“Mediterraneo, Nonviolenza, Pace”)
In riferimento alla conferenza di Palermo
sulla Libia, il MIR Italia, ramo
italiano dell’IFOR, unitamente al MIR Palermo ed alla Consulta della Pace del Comune di
Palermo, ritiengono che il ripristino di condizioni di Pace in Libia non possa
venire da accordi all’estero tra le potenze che hanno causato la crisi libica.
Il conflitto trae origine dai
bombardamenti francesi ed inglesi contro Gheddafi, che – differentemente dalle
rivoluzioni nonviolente arabe ( Tunisia, Egitto, etc.), tentavano una via
militare al cambiamento di regime. Via militare volta a tutelare gli interessi
commerciali degli eserciti coinvolti, nel tentativo di acquisire alle compagnie
petrolifere nazionali il controllo delle risorse libiche.
Il risultato dell’intervento militare è
stato il proliferare delle bande armate e la divisione della Libia in più aree
d’influenza.
Invece di contribuire agli sforzi di
Pace, L’Italia schiera in africa circa 800 militari, asservisce le basi
siciliane , come Sigonella e Birgi, alla guerra globale mediante i droni,
aliena il proprio territorio per l’installazione del MUOS.
Non
sono i militari a poter portare la pace.
Dalla crisi Libica discende anche il
dramma dei profughi e delle vittime in mare delle migrazioni.
Il tale quadro il governo italiano si sta
muovendo unicamente in funzione della limitazione dell’operatività delle ONG
che operano dell’ambito della Search and Rescue (SAR), fino ad arrivare a
sollecitare la sottrazione , per ben due volte in un mese, della bandiera di
navigazione della nave Aquarius di SOS Mediterranée, cui va la nostra
incondizionata solidarietà.
Chiediamo in particolare che cessino tali
provocazioni, sia ripristinato il diritto di navigazione, sia restituita la
bandiera di navigazione all’Aqarius, nave che da sola ha salvato – direttamente
e indirettamente- circa 70.000 vite umane.
Chiediamo in oltre l’istituzione di un
corridoio umanitario che consenta l’evacuazione in sicurezza di tutti i profughi,
a rischio di violazione dei diritti umani, attualmente in Libia.
Nel Mediterraneo, soltanto un quadro di
relazioni multilaterali tra tutti i paesi africani ed europei potrà governare i
processi in atto, dalle migrazioni, ai conflitti, al proliferare delle armi di
distruzione di massa (per la quale chiediamo l’estensione al mediterraneo di
una zona libera da armi nucleari).
“Vogliamo
(quindi) che Palermo sia
candidata a sede di una prossima Conferenza
internazionale tra Unione Europea
ed Unione
Africana”.
(Convegno di Palermo “Mediterraneo,
Nonviolenza, Pace”)
I
processi di riconciliazione nel Mediterraneo possono partire dalla base comune
dell’accordo di Parigi sul clima globale, non a caso firmato sia dagli
israeliani, sia dagli arabi (inclusi libici e palestinesi), sia dagli iraniani:
in particolare dal Fondo di 100 miliardi di dollari che può essere in cospicua
parte destinato all'ecosviluppo dell'Africa: il possibile tema di un vertice
UE-Africa per il quale abbiamo candidato la città di Palermo.