[Disarmo] Macedonia - E se a Skopje non volessero né NATO né UE ? Fwd: [JUGOINFO]




-------- Messaggio Inoltrato --------
Oggetto: [JUGOINFO] E se a Skopje non volessero né NATO né UE ?
Data: Fri, 5 Oct 2018 23:23:42 +0200
Mittente: 'Coord. Naz. per la Jugoslavia' jugocoord at tiscali.it [crj-mailinglist]





 
(english / français / italiano)

E se a Skopje non volessero né NATO né UE ?

1) KKE: Comunicato stampa sul referendum in FYROM
2) I macedoni si pronunciano contro l’adesione alla NATO e all’Unione Europea (Rete Voltaire, 2.10.2018)
3) [Dichiarazione congiunta NATO-UE: Ha vinto l'astensione? Chissenefrega, si mettano ugualmente al nostro servizio.] Joint statement by the NATO Secretary General and the President of the European Council 
4) Referendum Macedonia: mancato il quorum. Accordo con la Grecia praticamente fallito (A. Tarozzi)


A voir aussi: 

Etrange arrivée du secrétaire US à la Défense James Mattis à Skopje (VoltairenetTV, 18 set 2018)
Le 17 septembre 2018, le secrétaire US à la Défense, le général Jim Mattis, est arrivé à l'aéroport de Skopje (Macédoine). Le personnel de l'ambassade US ne semble pas l'accueillir avec enthousiasme et son homologue macédonien est absent...

FLASHBACK: American flag flies next to Albanian flag at monument to NLA/UCK fighters killed in 2001 fight against Macedonian govt (15 May 2015)
https://twitter.com/LizziePhelan/status/599255384306626560


=== 1 ===

www.resistenze.org - osservatorio - europa - politica e società - 02-10-18 - n. 684

Comunicato stampa sul referendum in FYROM

Partito Comunista di Grecia (KKE) | kke.gr
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

02/10/2018

Il dato principale emerso durante il referendum di ieri è stato la scarsa affluenza della popolazione dell'ex Repubblica jugoslava di Macedonia (Former Yugoslav Republic of Macedonia, FYROM), nonostante la pressione esercitata dal paese vicino di un folto gruppo di personalità della NATO, degli USA e dell'UE schierate per l'approvazione dell'Accordo di Prespa e per accelerare il processo di adesione del paese nelle organizzazioni imperialiste di cui sopra.

Nonostante la pressione internazionale, la scarsa partecipazione al referendum che poneva la questione di aderire o meno all'integrazione nella NATO e nell'UE, accettando l'Accordo, dimostra che una parte della popolazione dell'ex Repubblica jugoslava di Macedonia ha una posizione negativa, o almeno un atteggiamento prudente nei confronti del ricatto contenuto nel quesito referendario: ossia che l'adesione a queste alleanze - sfavorevoli alle popolazioni - costituisca l'unica opzione possibile.

I risultati del referendum esprimono soprattutto le acute contraddizioni interimperialiste tra NATO - USA - UE da un lato e Russia dall'altro, nonché l'intervento delle forze nazionaliste..

Il governo SYRIZA - ANEL risulta compromesso per aver promosso, portando la bandiera della NATO, il ricatto di far approvare questo pericoloso accordo. Si dimostra ancora una volta che l'espansione delle alleanze imperialiste non può essere una risposta al nazionalismo, che è il rovescio della stessa medaglia.

La posizione avventurista di Zaev, che in sostanza ha annunciato di voler ignorare la bassa affluenza al referendum, mette in evidenza l'essenza della democrazia borghese. Non è la prima volta che si tenta di rovesciare i risultati di un referendum non graditi dai centri imperialisti. Su questo tema, il signor Tsipras può offrire una grande esperienza al signor Zaev.

È ovvio che nel futuro prossimo continueranno le pressioni per far accettare l'Accordo ai due popoli e che progredisca l'integrazione euro-atlantica nei Balcani occidentali. Gli antagonismi tra le grandi potenze, che stanno trasformando la regione più ampia in una polveriera, continueranno e si intensificheranno.

Il KKE invita il popolo greco e il popolo dell'ex Repubblica jugoslava di Macedonia a delineare la loro lotta comune sulla base della solidarietà e del genuino internazionalismo, contro il nazionalismo e l'imperialismo, contro la NATO e l'UE e i loro governi e partiti. Su queste basi si può trovare una soluzione reciprocamente accettabile, tralasciando tutti i fenomeni irredentisti, con l'adozione di un nome che contenga un riferimento geografico.

Atene 1/10/2018

Ufficio stampa del CC del KKE


=== 2 ===


I macedoni si pronunciano contro l’adesione alla NATO e all’Unione Europea

Rete Voltaire | 2 Ottobre 2018 

Il 30 settembre 2018 ai macedoni è stato chiesto di rispondere al seguente quesito [referendario]: «Siete favorevoli all’adesione alla NATO e all’Unione Europea accettando l’accordo tra la Repubblica di Macedonia e la Repubblica di Grecia?».
L’accordo con la Grecia era stato negoziato dall’ambasciatore degli Stati Uniti ad Atene, Geoffrey R. Pyatt, noto per aver organizzato il putsch di Kiev con l’aiuto del partito nazista Settore Destro. L’accordo prevede di modificare il nome dell’ex repubblica jugoslava di Macedonia in «Macedonia del Nord» e che venga abbandonato ogni riferimento storico ad Alessandro Magno.
Il conflitto risale all’indipendenza della Grecia (1822), quando Atene voleva liberare l’intera Macedonia dall’occupazione ottomana. Oggi la Macedonia storica è divisa in una parte greca e in una parte indipendente. La memoria di Alessandro Magno è rivendicata sia da Atene sia da Skopje, che ne ha innalzato la statua equestre al centro della città (foto). L’allievo di Aristotele, fondatore di un impero che univa Oriente e Occidente, è nato nel settore greco della Macedonia, ma per molto tempo fu considerato un “barbaro” dai greci, che ne riconobbero l’autorità solo con la forza.
Alessandro Magno ideò un impero che rispettava le peculiarità culturali dei sudditi (inclusi i greci) e mantenne al potere i sovrani vinti. Al contrario, NATO e UE, seguendo la tradizione di Giulio Cesare, si presentano come sovrastrutture che fagocitano ciascun membro all’interno di valori comuni obbligatori. Questi due modelli storici sono inconciliabili.
Il segretario della Difesa degli Stati Uniti, generale James Mattis, si è recato a Skopje per accertarsi del regolare svolgimento del referendum. Al suo arrivo non c’erano membri del governo ad accoglierlo all’aeroporto, solo l’ambasciatore USA.
Il quesito posto dal referendum, che associa NATO e UE, è perfettamente logico poiché, dal punto di vista statunitense, le due strutture sono il versante militare e il versante civile di una medesima organizzazione.
Le autorità macedoni sono profondamente divise. I socialisti e i mussulmani del governo di Zoran Zaev hanno chiesto di votare “Sì”. Mentre i nazionalisti, in maggioranza ortodossi, tra cui il presidente della repubblica, Gjorge Ivanov, hanno esortato a boicottare le urne.
Solo il 33,75% degli elettori hanno risposto “Sì”.
Da giocatrice molto disonesta, la stampa atlantista dell’Europa occidentale si è ipocritamente felicitata della vittoria del “Sì”, sottolineando come il 91,46% dei votanti si siano espressi a favore, omettendo però di dire che il 63,09% degli elettori non si è recato alle urne. In conformità alla Costituzione, che fissa un quorum per la validità del referendum, la commissione elettorale ha annullato la consultazione [1].

Traduzione 
Rachele Marmetti
Il Cronista 

[1] « Déclaration de l’Otan et de l’UE sur le référendum en Macédoine », Réseau Voltaire, 1er octobre 2018.


=== 3 ===


Joint statement 
by the NATO Secretary General Jens Stoltenberg and the President of the European Council Donald Tusk on the consultative referendum in the former Yugoslav Republic of Macedonia¹

1 Oct. 2018

The name agreement between Athens and Skopje has created a historic opportunity for the country to join the transatlantic and European community as an equal member. This would change the life of the people of the country and that of their children for the better.
In yesterday’s consultative referendum, an overwhelming  majority of those voting supported that path. It is now in the hands of politicians in Skopje to decide on the way forward. The decisions they take in the next days and weeks will determine the fate of their country and their people for many generations to come. We  encourage them to seize this historic opportunity. 

(1) Turkey recognises the Republic of Macedonia with its constitutional name.


=== 4 ===


REFERENDUM MACEDONIA: MANCATO IL QUORUM. ACCORDO CON LA GRECIA PRATICAMENTE FALLITO

30/09/2018
DI ALBERTO TAROZZI

Referendum in Macedonia, oppure, se preferite la versione amata dai greci, in Fyrom. Sì perché il referendum rappresentava un primo passo consultivo verso la successiva approvazione nel parlamento di Skopje dell’accordo tra i due premier greco e macedone (Tsipras e Zaev), per il cambiamento del nome del territorio macedone esterno alla Grecia.

I greci avrebbero accettato una modifica della denominazione da loro fin qui imposta (Fyrom, che suona più o meno Repubblica di Macedonia della ex Jugoslavia) in una versione che doveva suonare come Macedonia del nord. Così facendo avrebbero anche tolto il veto alla entrata dei macedoni nella Ue.

L’iter per l’approvazione definitiva del cambio del nome non era comunque semplice. Dapprima il parere consultivo del referendum. Poi il voto del Parlamento macedone con la maggioranza dei due terzi. Infine un voto del parlamento greco. Sulla carta dunque referendum in sé importante ma non decisivo. Da come sono andate le cose, invece, risulterà probabilmente tale.

E’ andata infatti che il quorum è rimasto ben lontano (35% di votanti anziché il 50+1). Adesso il già difficile passo successivo si presenta come missione impossibile. Sulla carta infatti il parlamento vede 73 favorevoli al cambio del nome su 120 eletti. Mancanti 7 voti che i favorevoli pensavano di recuperare sull’onda di una marea di sì al referendum. Senza onda l’impresa diventa disperata e paiono avere ragione quei sostenitori del No che esultano nelle piazze.

Ma è una questione solo greco-macedone o si tratta di un problema internazionale? Senza dubbio è la seconda la risposta giusta. Non a caso il quesito referendario domandava non solo l’assenso alla nuova denominazione, ma indicava anche come, di conseguenza, l’elettore esprimesse parere favorevole all’entrata nella Ue e addirittura nella Nato. Qualcuno riteneva che così il Sì sarebbe divenuto più attraente, ma così non è stato.

I contrari, che si presentano come conservatori, ma sono anche filorussi sul piano internazionale, hanno saputo far valere non solo l’orgoglio nazionale, ma anche alcune contraddizioni della recente storia politica locale. L’equilibrio politico della Macedonia si era a lungo basato sul fatto che al governo del paese ci fosse una coalizione che contenesse un partito degli slavi e uno della minoranza albanese. Una sorta di vaccinazione contro eventuali guerre etniche di cui, sia pure per un periodo relativamente breve, anche i macedoni avevano sofferto.

Viceversa l’attuale coalizione maggioritaria (filo occidentale) vede al governo il partito socialdemocratico slavo e a lui alleati tre partiti albanesi. All’opposizione, e alla presidenza della Repubblica, i rappresentanti del partito slavo e conservatore, ma nemmeno un partito albanese. Prima di risolvere la questione in parlamento erano volati pugni e schiaffi.
Poi era prevalsa l’accettazione di un governo Zaev cui bastava sì il 50 % + 1 degli eletti per governare il paese. Ma al quale non bastano 73 parlamentari su 120 per ratificare l’accordo con i greci. Tanto più dopo che l’opposizione e la presidenza della Repubblica si erano espresse per il boicottaggio.del referendum

Macedonia dunque ancora lontana dalla Ue e non tanto vicina alla Nato, con grande soddisfazione della Russia, che intravvede la possibilità che la Macedonia Fyrom possa rappresentare una tappa dei suoi futuribili gasdotti.

Delusione anche per Tsipras che con la Ue avrebbe potuto probabilmente acquisire qualche merito in più. Delusi anche quegli intellettuali come Toni Negri e Etienne Balibar che avevano firmato una sottoscrizione a favore della nuova denominazione, a sbloccare un contenzioso greco macedone pluridecennale.

Zaev appena conosciuto l’esito, ha sostenuto che l’opposizione dovrebbe rispettare il volere dei cittadini che hanno partecipato al referendum votando Sì al 91%, alla modifica del nome del paese in parlamento. Zaev ha anche detto che se ciò non accadesse si dovranno fare elezioni anticipate. Là dove il clima si preannuncia particolarmente caldo.

La storia non permette rotture. Ogni cosa a suo tempo e questo non pare essere il tempo della Macedonia del nord.



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