(english / français / italiano)
E se a
Skopje non volessero né NATO né UE ?
1) KKE: Comunicato stampa sul
referendum in FYROM
2) I macedoni si pronunciano
contro l’adesione alla NATO e all’Unione Europea (Rete Voltaire, 2.10.2018)
3) [Dichiarazione congiunta
NATO-UE: Ha vinto l'astensione? Chissenefrega, si mettano
ugualmente al nostro servizio.] Joint
statement by the NATO Secretary General and the
President of the European Council
4) Referendum Macedonia: mancato
il quorum. Accordo con la Grecia praticamente fallito (A. Tarozzi)
A voir aussi:
Etrange arrivée du secrétaire US à la Défense
James Mattis à Skopje (VoltairenetTV, 18 set 2018)
Le 17
septembre 2018, le secrétaire US à la Défense, le
général Jim Mattis, est arrivé à l'aéroport de Skopje
(Macédoine). Le personnel de l'ambassade US ne semble
pas l'accueillir avec enthousiasme et son homologue
macédonien est absent...
FLASHBACK: American flag flies next to
Albanian flag at monument to NLA/UCK fighters killed in
2001 fight against Macedonian govt (15 May 2015)
https://twitter.com/LizziePhelan/status/599255384306626560
=== 1 ===
www.resistenze.org -
osservatorio - europa - politica e società - 02-10-18 -
n. 684
Comunicato
stampa sul referendum in FYROM
Partito Comunista di Grecia (KKE) |
kke.gr
Traduzione per
Resistenze.org a
cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
02/10/2018
Il dato principale emerso durante il referendum di
ieri è stato la scarsa affluenza della popolazione
dell'ex Repubblica jugoslava di Macedonia (Former
Yugoslav Republic of Macedonia, FYROM), nonostante la
pressione esercitata dal paese vicino di un folto
gruppo di personalità della NATO, degli USA e dell'UE
schierate per l'approvazione dell'Accordo di Prespa e
per accelerare il processo di adesione del paese nelle
organizzazioni imperialiste di cui sopra.
Nonostante la pressione internazionale, la scarsa
partecipazione al referendum che poneva la questione
di aderire o meno all'integrazione nella NATO e
nell'UE, accettando l'Accordo, dimostra che una parte
della popolazione dell'ex Repubblica jugoslava di
Macedonia ha una posizione negativa, o almeno un
atteggiamento prudente nei confronti del ricatto
contenuto nel quesito referendario: ossia che
l'adesione a queste alleanze - sfavorevoli alle
popolazioni - costituisca l'unica opzione possibile.
I risultati del referendum esprimono soprattutto le
acute contraddizioni interimperialiste tra NATO - USA
- UE da un lato e Russia dall'altro, nonché
l'intervento delle forze nazionaliste..
Il governo SYRIZA - ANEL risulta compromesso per aver
promosso, portando la bandiera della NATO, il ricatto
di far approvare questo pericoloso accordo. Si
dimostra ancora una volta che l'espansione delle
alleanze imperialiste non può essere una risposta al
nazionalismo, che è il rovescio della stessa medaglia.
La posizione avventurista di Zaev, che in sostanza ha
annunciato di voler ignorare la bassa affluenza al
referendum, mette in evidenza l'essenza della
democrazia borghese. Non è la prima volta che si tenta
di rovesciare i risultati di un referendum non graditi
dai centri imperialisti. Su questo tema, il signor
Tsipras può offrire una grande esperienza al signor
Zaev.
È ovvio che nel futuro prossimo continueranno le
pressioni per far accettare l'Accordo ai due popoli e
che progredisca l'integrazione euro-atlantica nei
Balcani occidentali. Gli antagonismi tra le grandi
potenze, che stanno trasformando la regione più ampia
in una polveriera, continueranno e si
intensificheranno.
Il KKE invita il popolo greco e il popolo dell'ex
Repubblica jugoslava di Macedonia a delineare la loro
lotta comune sulla base della solidarietà e del
genuino internazionalismo, contro il nazionalismo e
l'imperialismo, contro la NATO e l'UE e i loro governi
e partiti. Su queste basi si può trovare una soluzione
reciprocamente accettabile, tralasciando tutti i
fenomeni irredentisti, con l'adozione di un nome che
contenga un riferimento geografico.
Atene 1/10/2018
Ufficio stampa del CC del KKE
=== 2 ===
I
macedoni si pronunciano contro l’adesione alla NATO e
all’Unione Europea
Rete Voltaire | 2 Ottobre 2018
Il 30 settembre 2018 ai macedoni è stato
chiesto di rispondere al seguente quesito
[referendario]: «Siete favorevoli all’adesione alla NATO
e all’Unione Europea accettando l’accordo tra la
Repubblica di Macedonia e la Repubblica di Grecia?».
L’accordo con la Grecia era
stato negoziato dall’ambasciatore degli Stati Uniti ad
Atene, Geoffrey R. Pyatt, noto per aver organizzato il
putsch di Kiev con l’aiuto del partito nazista Settore
Destro. L’accordo prevede di modificare il nome dell’ex
repubblica jugoslava di Macedonia in «Macedonia del
Nord» e che venga abbandonato ogni riferimento storico
ad Alessandro Magno.
Il conflitto risale
all’indipendenza della Grecia (1822), quando Atene
voleva liberare l’intera Macedonia dall’occupazione
ottomana. Oggi la Macedonia storica è divisa in una
parte greca e in una parte indipendente. La memoria di
Alessandro Magno è rivendicata sia da Atene sia da
Skopje, che ne ha innalzato la statua equestre al centro
della città (foto). L’allievo di Aristotele, fondatore
di un impero che univa Oriente e Occidente, è nato nel
settore greco della Macedonia, ma per molto tempo fu
considerato un “barbaro” dai greci, che ne riconobbero
l’autorità solo con la forza.
Alessandro Magno ideò un
impero che rispettava le peculiarità culturali dei
sudditi (inclusi i greci) e mantenne al potere i sovrani
vinti. Al contrario, NATO e UE, seguendo la tradizione
di Giulio Cesare, si presentano come sovrastrutture che
fagocitano ciascun membro all’interno di valori comuni
obbligatori. Questi due modelli storici sono
inconciliabili.
Il segretario della Difesa
degli Stati Uniti, generale James Mattis, si è recato a
Skopje per accertarsi del regolare svolgimento del
referendum. Al suo arrivo non c’erano membri del governo
ad accoglierlo all’aeroporto, solo l’ambasciatore USA.
Il quesito posto dal referendum, che associa
NATO e UE, è perfettamente logico poiché, dal punto di
vista statunitense, le due strutture sono il versante
militare e il versante civile di una medesima
organizzazione.
Le autorità macedoni sono profondamente
divise. I socialisti e i mussulmani del governo di
Zoran Zaev hanno chiesto di votare “Sì”. Mentre i
nazionalisti, in maggioranza ortodossi, tra cui il
presidente della repubblica, Gjorge Ivanov, hanno
esortato a boicottare le urne.
Solo il 33,75% degli elettori hanno risposto
“Sì”.
Da giocatrice molto disonesta, la stampa
atlantista dell’Europa occidentale si è ipocritamente
felicitata della vittoria del “Sì”, sottolineando come
il 91,46% dei votanti si siano espressi a favore,
omettendo però di dire che il 63,09% degli elettori
non si è recato alle urne. In conformità alla
Costituzione, che fissa un quorum per la validità del
referendum, la commissione elettorale ha annullato la
consultazione [
1].
Traduzione
Rachele Marmetti
Il Cronista
=== 3 ===
Joint statement
by the NATO Secretary General Jens Stoltenberg and the
President of the European Council Donald Tusk on the
consultative referendum in the former Yugoslav Republic
of Macedonia¹
1 Oct. 2018
The name agreement between Athens and Skopje
has created a historic opportunity for the country to join
the transatlantic and European community as an equal
member. This would change the life of the people of the
country and that of their children for the better.
In yesterday’s consultative referendum, an
overwhelming majority of those voting supported that
path. It is now in the hands of politicians in Skopje to
decide on the way forward. The decisions they take in the
next days and weeks will determine the fate of their
country and their people for many generations to come.
We encourage them to seize this historic opportunity.
(1) Turkey recognises the Republic of
Macedonia with its constitutional name.
=== 4 ===
REFERENDUM
MACEDONIA: MANCATO IL QUORUM. ACCORDO CON LA
GRECIA PRATICAMENTE FALLITO
30/09/2018
DI ALBERTO TAROZZI
Referendum in Macedonia, oppure, se
preferite la versione amata dai greci, in Fyrom. Sì
perché il referendum rappresentava un primo passo
consultivo verso la successiva approvazione nel
parlamento di Skopje dell’accordo tra i due premier
greco e macedone (Tsipras e Zaev), per il cambiamento
del nome del territorio macedone esterno alla Grecia.
I greci avrebbero accettato una modifica della
denominazione da loro fin qui imposta (Fyrom, che suona
più o meno Repubblica di Macedonia della ex Jugoslavia)
in una versione che doveva suonare come Macedonia del
nord. Così facendo avrebbero anche tolto il veto alla
entrata dei macedoni nella Ue.
L’iter per l’approvazione definitiva del cambio del nome
non era comunque semplice. Dapprima il parere consultivo
del referendum. Poi il voto del Parlamento macedone con
la maggioranza dei due terzi. Infine un voto del
parlamento greco. Sulla carta dunque referendum in sé
importante ma non decisivo. Da come sono andate le cose,
invece, risulterà probabilmente tale.
E’ andata infatti che il quorum è rimasto ben lontano
(35% di votanti anziché il 50+1). Adesso il già
difficile passo successivo si presenta come missione
impossibile. Sulla carta infatti il parlamento vede 73
favorevoli al cambio del nome su 120 eletti. Mancanti 7
voti che i favorevoli pensavano di recuperare sull’onda
di una marea di sì al referendum. Senza onda l’impresa
diventa disperata e paiono avere ragione quei
sostenitori del No che esultano nelle piazze.
Ma è una questione solo greco-macedone o si tratta di un
problema internazionale? Senza dubbio è la seconda la
risposta giusta. Non a caso il quesito referendario
domandava non solo l’assenso alla nuova denominazione,
ma indicava anche come, di conseguenza, l’elettore
esprimesse parere favorevole all’entrata nella Ue e
addirittura nella Nato. Qualcuno riteneva che così il Sì
sarebbe divenuto più attraente, ma così non è stato.
I contrari, che si presentano come conservatori, ma sono
anche filorussi sul piano internazionale, hanno saputo
far valere non solo l’orgoglio nazionale, ma anche
alcune contraddizioni della recente storia politica
locale. L’equilibrio politico della Macedonia si era a
lungo basato sul fatto che al governo del paese ci fosse
una coalizione che contenesse un partito degli slavi e
uno della minoranza albanese. Una sorta di vaccinazione
contro eventuali guerre etniche di cui, sia pure per
un periodo relativamente breve, anche i macedoni avevano
sofferto.
Viceversa l’attuale coalizione maggioritaria (filo
occidentale) vede al governo il partito
socialdemocratico slavo e a lui alleati tre partiti
albanesi. All’opposizione, e alla presidenza della
Repubblica, i rappresentanti del partito slavo
e conservatore, ma nemmeno un partito albanese. Prima di
risolvere la questione in parlamento erano volati pugni
e schiaffi.
Poi era prevalsa l’accettazione di un governo Zaev cui
bastava sì il 50 % + 1 degli eletti per governare il
paese. Ma al quale non bastano 73 parlamentari su 120
per ratificare l’accordo con i greci. Tanto più dopo che
l’opposizione e la presidenza della Repubblica si erano
espresse per il boicottaggio.del referendum
Macedonia dunque ancora lontana dalla Ue e non tanto
vicina alla Nato, con grande soddisfazione della Russia,
che intravvede la possibilità che la Macedonia Fyrom
possa rappresentare una tappa dei suoi futuribili
gasdotti.
Delusione anche per Tsipras che con la Ue avrebbe potuto
probabilmente acquisire qualche merito in più. Delusi
anche quegli intellettuali come Toni Negri e Etienne
Balibar che avevano firmato una sottoscrizione a favore
della nuova denominazione, a sbloccare un contenzioso
greco macedone pluridecennale.
Zaev appena conosciuto l’esito, ha sostenuto che
l’opposizione dovrebbe rispettare il volere dei
cittadini che hanno partecipato al referendum votando Sì
al 91%, alla modifica del nome del paese in parlamento.
Zaev ha anche detto che se ciò non accadesse si dovranno
fare elezioni anticipate. Là dove il clima si
preannuncia particolarmente caldo.
La storia non permette rotture. Ogni cosa a suo tempo e
questo non pare essere il tempo della Macedonia del
nord.
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