«Skripal?
Un traditore della patria e un bastardo».
Questi i giudizi ben poco lusinghieri a cui
Putin ieri si è lasciato andare nei confronti
di Sergey Skripal, ex agente russo passato al
MI6 e avvelenato lo scorso 4 marzo a Salisbury
con un gas nervino non risultato letale.
Doveva
essere una delle tante comparsate che
costellano le giornate del presidente russo
quella alla Settimana russa dell’Energia e
invece si è trasformata in un attacco al
protagonista del caso che da mesi tiene banco
nei giornali di tutto il mondo.
«Questo
caso di spionaggio è stato artificiosamente
gonfiato e sto vedendo che alcuni giornalisti
fanno propria la tesi che Skripal sia una
specie di attivista dei diritti umani. Invece
è solo una spia, un traditore della patria.
Questo Skripal, l’abbiamo rilasciato ma lui ha
continuato a collaborare e fare consulenze ad
alcuni servizi segreti», ha dichiarato il
presidente russo che per qualche minuto è
sembrato aver perso completamente le staffe.
«Immaginatevi: all’improvviso scopri che una
persona sta tradendo il suo paese, come
reagireste? È solo un bastardo».
La
(stranamente) scomposta uscita di Putin segue
di qualche giorno l’intervista tv a Alexander
Petrov e Ruslan Boshirov, i due russi accusati
da Theresa May di essere gli autori
dell’avvelenamento che ha lasciato con il
fiato sospeso l’opinione pubblica mondiale. I
due, nei panni degli «imprenditori del settore
fitness» sempre in giro per l’Europa per
visitare cattedrali, non avevano convinto
molti telespettatori.
Ma
sono state le rivelazioni dei giorni
successivi a inquietare i russi. Il portale
russo Fontanka è stato in grado non
solo di ricostruire una serie di misteriosi
viaggi dei due amici in Europa, ma di
pubblicare i numeri dei loro passaporti che si
differenziano, sfidando le leggi della
probabilità, di una sola cifra.
E
un’inchiesta del portale Insider non
ha fatto che aumentare i dubbi sulla reale
identità dei due russi: viene dimostrato con
foto e documenti che Ruslan Boshirov non
sarebbe altri che Anatoly Cepiga, ufficiale
dei servizi segreti russi già attivo nella
guerra cecena. Accuse a cui il Cremlino ha
risposto in modo impacciato: lo stesso
portavoce di Putin, Dmitry Peskov, ha dovuto
affermare a denti stretti «la necessità di
verificare tali notizie».
Ma
in questa vicenda diventata una sorta di
spy-story a puntate, anche i russi ieri sono
riusciti a segnare un punto. Il giornalista
della Bbc Mark Urban, nel presentare
il suo libro The Skripal Files che
raccoglie dei colloqui con l’ex agente russo,
ha sostenuto che Skripal «si rifiuta di
credere al coinvolgimento del Cremlino in ciò
che è accaduto».
Inoltre
l’ex colonnello del servizi militari avrebbe
detto al giornalista «di essere un sostenitore
della politica russa e in particolare della
riunificazione della Crimea». Non ha però
confidato la sua teoria sull’accaduto.