L’Hit Show di Vicenza è la più importante fiera 
delle armi in Italia. Quest’anno, lo scorso febbraio, le polemiche si 
sono concentrate sulla scelta di far entrare i bambini nei padiglioni 
con i fucili esposti in bella mostra. Mentre divampava l’indignazione, 
sotto traccia si è consumato un incontro le cui ripercussioni si sono 
palesate in questi giorni: Matteo Salvini ha siglato un accordo con i rappresentanti della lobby delle armi, di fatto trasformando l’Italia in una provincia del Texas.
Erano i giorni caldi di una campagna elettorale che stava giungendo 
al termine tra nervosismo, promesse, voli pindarici e lessico da guerra 
civile. Alla fiera di Vicenza, in uno stand appartato, il giornalista Fabio Butera è riuscito a filmare
 parte dell’incontro tra Salvini e i signori delle armi. Tra questi 
Lamberto Cardia, presidente dell’associazione EnalCaccia, che si è 
lasciato sfuggire la frase:
 “Trovare chi far votare e da chi ricevere però una garanzia che dopo 
non si limiti alla caccia.” Salvini a quel punto ha voltato la testa, 
notando la telecamera. Ha subito fatto allontanare i giornalisti 
indiscreti, ma ormai era troppo tardi. Inoltre, è venuto fuori un documento inequivocabile: Salvini ha promesso sul suo “onore” di impegnarsi per coinvolgere la lobby in ogni provvedimento che potesse riguardarla, sigillando un patto per la tutela dei detentori legali di armi.
Adesso quel patto d’onore è entrato nei reticoli dello Stato, come conferma il decreto legislativo n. 104 del 10 agosto 2018, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale e in vigore dallo scorso 14 settembre. L’Italia recepisce la direttiva europea 853/2017
 relativa al controllo dell’acquisizione e della detenzione di armi, ed è
 la prima nazione a farlo, ma nella maniera più estesa possibile. Da ora
 in avanti sarà possibile comprare un kalashnikov e certificare la 
detenzione tramite mail.
I principali punti di questa rivoluzione tradiscono un’inversione di 
rotta dai tratti inquietanti. Rispetto al passato, non c’è più l’obbligo
 di avvisare i propri conviventi del possesso di armi. L’invio della 
denuncia di detenzione ai Carabinieri o alla Questura può avvenire anche
 tramite mail. Viene estesa la categoria di “tiratori sportivi”, quelli 
autorizzati a comprare armi “tipo guerra”: il già citato kalashnikov o 
l’Ar 15, fucile semiautomatico tristemente noto per le stragi nelle 
scuole americane, per esempio. Adesso è possibile l’accesso, anche con 
una semplice iscrizione, ai campi di tiro e ai poligoni privati, oltre 
che alle associazioni dilettantistiche affiliate al Coni. Infine è stato
 aumentato sia il numero delle armi sportive detenibili (il doppio, da 6
 a 12), sia quello dei colpi consentiti nei caricatori (10 per le armi 
lunghe e 20 per quelle corte). La promessa di Salvini è stata 
rispettata, gli aspiranti cowboy possono festeggiare.
Piergiulio Biatta, presidente dell’Osservatorio permanente sulle armi
 leggere di Brescia, storce il naso ed è il primo a denunciare i 
pericoli di questo accordo. Ha dichiarato
 infatti che “Più che alle esigenze di sicurezza pubblica e alle 
necessità dei veri sportivi, le modifiche introdotte rispondono alle 
pressioni della lobby delle armi. L’impressione è che il M5S 
abbia dato carta bianca alla Lega e che Salvini abbia così cominciato a 
dar corso a quel patto d’onore.” Qualche mese fa il presidente 
Mattarella si era espresso con toni severi: “L’Italia non può somigliare a un far west dove un tale compra un fucile e spara dal balcone.” Soprattutto in un periodo di odio sociale, dove gli episodi di razzismo sono
 all’ordine del giorno, incentivare l’acquisto delle armi – con tutte le
 agevolazioni possibili – rappresenta per un Paese democratico un 
autogol dalle proporzioni incalcolabili.
In Italia manca un censimento affidabile delle armi, e non è un problema irrilevante. Basti pensare che il rapporto
 che più si avvicina a uno studio dettagliato risale a dieci anni fa, e 
indica un numero che va tra i 4 e i 10 milioni di armi da fuoco presenti
 sul territorio: una forbice estremamente ampia. In teoria, per legge, 
ogni arma deve essere denunciata entro 72 ore, quindi il Viminale 
dovrebbe avere dei dati e delle certificazioni in mano per poter 
stabilire con chiarezza quante armi girano sul territorio. L’analista 
dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di 
sicurezza e difesa (Opal) – che per un gioco del destino si chiama 
Giorgio Beretta – chiede
 a gran voce che questo dato venga monitorato. “Invece,” dice, “Viviamo 
in un Paese in cui è possibile sapere quanti cellulari o automobili 
possiedono gli italiani, ma non quante armi da fuoco ci siano nelle loro
 case.” Una statistica
 che invece è possibile consultare riguarda il numero di omicidi per 
arma da fuoco ogni 100mila abitanti. Tra i Paesi del G8, soltanto gli 
Stati Uniti sono davanti all’Italia, che con il suo 0.9 surclassa il 
Canada (al terzo posto) e supera con un numero due o tre volte maggiore 
Regno Unito, Giappone, Germania, Francia e Russia. Allo stesso tempo, l’insensatezza di questa norma risulta chiara anche solo guardando le statistiche sui crimini in Italia, in calo consistente da diversi anni: rapine e furti non sono qualcosa da cui esiste la necessità di difendersi tenendo una rivoltella sotto al cuscino. 
Nel triennio 2014/2017 il porto d’armi a uso sportivo è aumentato del
 41,63%. Una crescita esorbitante, e sorge il dubbio che il reale 
utilizzo di queste armi non sia esclusivamente collegato allo sport, 
considerando le nefaste statistiche sopra elencate. D’altronde è un 
processo inevitabile, quando la cassa di risonanza di certi partiti che 
finiscono con l’incitare i cittadini a eccessi di difesa
 e a esercizi arbitrari delle proprie ragioni. Salvini non ha mai 
nascosto le sue simpatie per Trump. Già quando non era ministro, e Trump
 non era presidente, il leader della Lega si faceva ritrarre in una foto
 accanto all’imprenditore americano sfoggiando il miglior sorriso, 
quello di chi si trova accanto a un modello da seguire. Negli Stati 
Uniti il dibattito sulle armi è nato ben prima dell’avvento di Trump 
alla Casa Bianca. Nella loro costituzione il secondo emendamento 
garantisce il diritto di possedere armi, gli omicidi e le stragi nei 
luoghi pubblici erano elevati già prima di Trump, ma quest’ultimo sta 
attuando politiche ancora più centrate sulla figura del redneck dal proiettile facile.Salvini sembra voler ricalcare queste orme, aggrappandosi alla paura degli italiani – e anzi alimentandola – con la pretesa di giustificare l’insorgere
 di nuovi sceriffi fai-da-te. Tutto questo ricorda frasi di un passato 
lontano, che ritorna con la costanza delle stagioni. Goebbels diceva che
 “Possiamo fare a meno del burro ma non possiamo fare a meno delle armi.
 Non si può sparare con il burro.” Mussolini aggiungeva a questo 
concetto il sentimento primordiale, e vile, del male necessario per 
proteggersi dal male degli altri: “I popoli che non amano portare le 
proprie armi finiscono per portare le armi degli altri.”
Armarsi per difendersi. Da chi e da cosa riguarda soltanto la 
narrazione di una propaganda che affonda le radici in una cultura di 
destra. La peggior destra possibile.
Rettifica ex art. 8 L. 47/1948 di martedì 18 settembre 2018 Ore 18.10
*Con riferimento all’articolo “I crimini sono in calo da 7 anni. Ma 
ora puoi comprarti un kalashnikov.”, pubblicato il 17 settembre 
riceviamo e pubblichiamo la seguente richiesta di rettifica a firma di 
Andrea Favaro, pervenuta via email.
La Redazione precisa ai propri lettori che si procede alla 
pubblicazione nonostante soltanto una parte delle considerazioni ivi 
espresse sia qualificabile quale richiesta di rettifica. Offriamo 
comunque ai nostri lettori la possibilità di valutare anche le opinioni 
del delegato Firearms United per il Comitato Direttiva 477.
***
In merito all’articolo titolato “I CRIMINI SONO IN CALO DA 7 ANNI. MA
 ORA PUOI COMPRARTI UN KALASHNIKOV.”, apparso sulla Vs. testata 
all’indirizzo https://thevision.com/politica/crimini-calo-armi/
 , in qualità di delegato dell’associazione Comitato Direttiva 477, 
vorrei segnalare diverse gravi inesattezze, richiedendo quindi opportuna
 rettifica. Di seguito i punti non corretti contenuti nell’articolo:
“I CRIMINI SONO IN CALO DA 7 ANNI. MA ORA PUOI COMPRARTI UN KALASHNIKOV.”  
Il numero di crimini denunciati è in in calo da 7 anni, in 
compenso i crimini violenti (ad esempio le rapine) sono aumentate di 
dieci volte rispetto agli anni ’70. Il “Kalashnikov” i civili lo possono
 acquistare già dal 1975, nella versione semiautomatica, che, aspetto a 
parte, nulla ha a che vedere con le armi a fuoco selettivo per uso 
militare. Fino al 2015 era possibile detenere armi di categoria B7 
(quindi anche AK e AR) in numero illimitato.
“Quest’anno, lo scorso febbraio, le polemiche si sono 
concentrate sulla scelta di far entrare i bambini nei padiglioni con i 
fucili esposti in bella mostra”
Polemiche idiote, visto che i minori possono esercitare lo sport del tiro a segno già a partire dai 10 anni di età.
“Mentre divampava l’indignazione, sotto traccia si è 
consumato un incontro le cui ripercussioni si sono palesate in questi 
giorni: Matteo Salvini ha siglato un accordo con i rappresentanti della 
lobby delle armi, di fatto trasformando l’Italia in una provincia del 
Texas.”
Il documento di impegno è stato proposto dal Comitato Direttiva 
477 a tutti i candidati di tutte le forze politiche, a Hit Show lo hanno
 firmato almeno in tre. La cosa è stata pubblicizzata sulle pagine 
social del Comitato, sul sito istituzionale e sulle testate di settore: 
nessun media generalista ha ritenuto utile riprendere la notizia fino a 
Luglio 2018, quando si è cominciato ad utilizzare tale notizia per 
attaccare il Governo. Il  Comitato Direttiva 477 è un’associazione 
regolarmente costituita di cittadini che detengono armi legalmente, 
ovvero la più classica espressione della società civile.
“Alla fiera di Vicenza, in uno stand appartato, il 
giornalista Fabio Butera è riuscito a filmare parte dell’incontro tra 
Salvini e i signori delle armi.”
Curioso che si citi Fabio Butera, che a Hit Show ha parlato per 
almeno un’ora con il sottoscritto e con il Presidente del Comitato 
Direttiva 477, ma si è guardato bene dal pubblicare anche una sola 
virgola di quanto abbiamo detto, forse perché non confermava la 
narrativa voluta?
“Adesso quel patto d’onore è entrato nei reticoli dello 
Stato, come conferma il decreto legislativo n. 104 del 10 agosto 2018, 
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale e in vigore dallo scorso 14 
settembre. L’Italia recepisce la direttiva europea 853/2017 relativa al 
controllo dell’acquisizione e della detenzione di armi, ed è la prima 
nazione a farlo, ma nella maniera più estesa possibile. Da ora in avanti
 sarà possibile comprare un kalashnikov e certificare la detenzione 
tramite mail.”
La Francia ha già recepito tale direttiva con il Decreto 2018-542
 del 29 Giugno 2018, entrato in vigore il 1° Agosto 2018, quindi ben 
prima dell’Italia. 
Come già detto, le armi di categoria B7 sono acquistabili dai 
civili già dal 1975 ed estremamente diffuse per l’utilizzo negli sport 
di tiro: nonostante la loro diffusione, tali armi (AK, AR15 e via 
discorrendo) non vengono mai utilizzate per compiere delitti: l’unico 
caso di cui si abbia notizia in Italia risale al 1991 da parte della 
banda della “Uno Bianca”, e la scelta di utilizzare tale tipo di arma fu
 solamente una contromisura forense.
Per quanto riguarda la denuncia via PEC, è già in uso e prevista da 
anni (Decreto del Presidente della Repubblica 11 febbraio 2005, n. 68; 
tale possibilità è stata nuovamente confermata dal Dlgs 204/2010). Non 
si tratta certo di una novità introdotta da questo Decreto. 
“Rispetto al passato, non c’è più l’obbligo di avvisare i propri conviventi del possesso di armi”
Falso. Tale obbligo è previsto da una legge del 2010, ma il 
Ministero non ha mai emanato un regolamento che definisca la modalità 
per effettuare tale comunicazione. Aggiungo che è abbastanza difficile 
nascondere un armadio blindato da 150 Kg in salotto…
“L’invio della denuncia di detenzione ai Carabinieri o alla Questura può avvenire anche tramite mail”
Falso. Può avvenire tramite PEC, come tutti gli altri rapporti con la P.A., e questo già da 8 anni.
“Viene estesa la categoria di “tiratori sportivi”, quelli autorizzati a comprare armi “tipo guerra”
Falso. Tale categoria viene CREATA, introducendo quindi un 
ulteriore prescrizione per detenere tali armi, prima non necessario. Si 
tratta quindi di una restrizione. Le armi “tipo guerra” e quelle 
propriamente da guerra sono altre e sono illegali per il possesso 
civile, le armi di cui parlate sono semplici carabine semiautomatiche 
sportive.
“l’insensatezza di questa norma risulta chiara anche solo guardando le statistiche sui crimini in Italia”
Qui siamo nel regno delle opinioni personali, vi segnalo comunque
 che in Italia, secondo Istat ed Eurostat, circa 120.000 cittadini sono 
vittima di reati violenti ogni anno (nel 2015 erano 140.000). Molte di 
queste persone riportano conseguenze permanenti, forse sarebbe il caso 
di parlarne?
“Goebbels diceva che “Possiamo fare a meno del burro ma 
non possiamo fare a meno delle armi. Non si può sparare con il burro.” 
Mussolini aggiungeva a questo concetto il sentimento primordiale, e 
vile, del male necessario per proteggersi dal male degli altri: “I 
popoli che non amano portare le proprie armi finiscono per portare le 
armi degli altri.”
Siamo sempre in tema di opinioni, ma è Interessante che scegliate
 figure legate a regimi totalitari per discutere di questo argomento, 
spesso sono proprio questi regimi ad attuare le più draconiane misure di
 controllo delle armi: pur modificata e stratificata nel corso degli 
anni, la restrittiva normativa italiana si basa proprio sul TULPS, 
promulgato nel 1931, in pieno ventennio: ovvero la prima legge che 
assicurava il libero porto e la libera detenzione senza denuncia di armi
 solo agli uomini dello Stato (magistrati, prefetti, alti funzionari, 
ufficiali, etc.) mentre si assicurava che tutte le armi legalmente 
detenute dai cittadini fossero debitamente registrate e che la P.A. 
potesse decretarne il sequestro in qualsiasi momento e per qualsiasi 
motivo.
L’impianto dell’articolo è poi quantomeno curioso: si riportano 
le opinioni di due noti attivisti disarmisti, la cui posizione ostile al
 possesso legale di armi è nota e facilmente deducibile dalle 
pubblicazioni dei medesimi sui social network e su innumerevoli articoli
 apparsi sul web e sulla carta stampata, ma ci si dimentica di 
contattare il Comitato Direttiva 477 pur rendendolo facilmente 
identificabile dal lettore, essendo l’unica associazione di categoria ad
 aver ottenuto alcune sottoscrizioni di un proprio documento durante Hit
 Show.
***
— Con riguardo ai soli punti di carattere informativo realmente 
interessati dalla richiesta di rettifica la Redazione ritiene doveroso 
specificare a sua volta quanto segue:
1) Circa la possibilità fino al 2015 di detenere armi di categoria B7
 (quindi anche AK e AR) in numero illimitato, si ricorda che tale 
limitazione era stata introdotta dal legislatore con la legge 17 aprile 
2015 n. 43 denominata “Conversione in legge, con modificazioni, del 
decreto-legge 18 febbraio 2015, n. 7, recante misure urgenti per il 
contrasto del terrorismo”.
2) Con riguardo alla firma del Documento d’impegno si fa notare che 
gli altri due firmatari insieme a Matteo Salvini sono Maria Cristina 
Caretta e Sergio Berlato, entrambi rappresentati di Fratelli d’Italia. 
Partito che ricordiamo essersi presentato nella stessa coalizione della 
Lega alle elezioni del 4 marzo 2018.
Per quanto a noi appaia superfluo, evidenziamo inoltre che la 
“ripresa della notizia” nel mese di luglio scorso è dovuta al fatto che 
il Documento d’impegno diventa di pubblico interesse una volta entrato 
nell’azione di governo, attraverso il decreto legislativo n. 104 del 10 
agosto 2018.
3) In merito all’appunto circa quale sia stato il primo Paese a 
recepire la Direttiva Ue, è nostra intenzione evidenziare come l’Italia 
sia stata la prima a recepirla in maniera estesa, a differenza di quanto
 accaduto in Francia, dove la stessa Direttiva è stata recepita in 
maniera decisamente più restrittiva (tanto da provocare le proteste di 
associazioni pro armi analoghe a Firearms United).
4) Con riferimento al commento espresso circa la mancata previsione 
dell’obbligo di avvisare i propri conviventi del possesso di armi, ci 
limitiamo a evidenziare la differenza fra la mancata attuazione 
dell’obbligo da parte dei governi precedenti, e la mancata menzione 
dell’obbligo stesso nel decreto oggetto dell’articolo.
5) In merito al metodo di invio della denuncia di detenzione, 
precisiamo che la critica verte non sulla natura certificata 
dell’indirizzo di posta elettronica, ma sulla semplicità dello 
strumento, considerata anche la portata estensiva della nuova 
regolamentazione.
6) In merito all’asserita restrizione riguardante la detenzione di 
armi per chi rientra nella categoria “Tiratori Sportivi” invitiamo a 
consultare le disposizione previste dall’articolo 12 comma 4 del decreto
 legislativo.
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