Il sovranismo è la premessa del nazionalismo. Detto questo
sappiamo da almeno un decennio che l'F-35 è nato soprattutto per
spezzare l'Europa. La teorizzazione della guerra net-centrica
nasce prima dell'F-35, dalla prima guerra del Golfo i teorici ne
hanno mostrato la necessità. La seconda ne ha mostrato le falle.
Russia e Cina l'hanno capito e sbeffeggiano gli USA, i primi
ponendosi come avanguardia nel campo dell'intelligenza
artificiale, i secondi superando tecnologicamente le difese
nucleari americane.
Dunque di cosa stiamo parlando, se sappiamo che gli F-35 non
riescono a "parlarsi" neanche fra di loro compessivamente?
Parliamo appunto di sovranismo, termine che serve oggi all'Italia
per spaccare l'Europa, e nazionalismo quando l'operazione sarà
compiuta per perseguire interessi geoeconomici vs geopolitici. Se
il primo ritiene che l'Italia debba legarsi agli USA al pari della
Gran Bretagna, meglio se in cambio di qualcosa, il secondo parla
di interessi italiani spingendo verso una collaborazione più
stretta con i maggiori paesi europei, ma inneggia alla
collaborazione con gli USA per quanto riguarda la politica
anti-migratoria (vedi Libia: "Il sostegno ottenuto dalla Casa
Bianca mette infatti di nuovo Roma al centro del Mediterraneo, dei
rapporti con il Nord Africa e della stabilizzazione della Libia").
Cioè la solita Italia che mantiene il piede in due scarpe.
In realtà entrambi sono nazionalisti e come tutti i nazionalisti
pronti a schierarsi in guerra con il più forte. Tranne poi,
magari, cambiare schieramento.
Da parte di Alfonso
Navarra
Posizioni pro e contro
gli F-35 negli ambienti militari italiani
Poniamo a confronto
due articoli da siti specialisti in affari militari sul
problema F-35, uno pro, tratto da Infodifesa, a firma di
Giovanni Caprara; l'altro che possiamo leggere su Analisi
Difesa, a firma di Gianandrea Gaiani.
Notiamo che quello
pro ritiene che agganciarsi al carro americano (e snobbare
quello europeo) significa in sostanza potere partecipare alla
rivoluzione digitale del sistema della difesa, quella che
viene riassunta nella sigla NCW, Network Centric Warfare.
Caprara, il
favorevole al progetto di Infodifesa, definisce chiaramente la
scelta degli F-35 come politica: “ La posizione delle nazioni
che schierano questo velivolo è di sicura predominanza,
in quanto ne aumenta la credibilità nel panorama delle
Aeronautiche Militari elevandone il livello di
competitività, e con la versione imbarcata esalta la
proiezione di forza, una componente geopolitica
fondamentale in uno scenario mondiale che si sta
evolvendo rapidamente, con gli Stati Uniti che premono
per aumentare le spese militari, l’Unione Europea che si
divide sulla questione dei migranti, l’implementazione
dei sistemi d’arma della Russia e Cina, e la minaccia
del terrorismo islamico mai sopita. La politica estera
italiana, inserita nel contesto della NATO e dell’Unione
Europea, potrà trarre vantaggi considerevoli dallo
schieramento degli F-35, infatti avrà un peso maggiore
nelle missioni di pace ed aumenterà la credibilità e la
deterrenza della Marina Militare che godrà di un
importante miglioramento nella capacità di proiettare la
sua forza“.
Quello contro su
Analisi Difesa paradossalmente pone in primo piano istanze,
tra virgolette, sovraniste. Scrive Gaiani che (alla luce dei
nein della Luftwaffe): “appare sempre più
paradossale la scelta italiana di dotarsi degli F-35
(gli unici davvero necessari sono gli F-35B per la
Marina e destinati all’imbarco sulla portaerei Cavour
che può imbarcare solo aerei a decollo corto e
atterraggio verticale), i cui costi sono da tempo fuori
controllo e che porteranno la nostra Aeronautica a
schierare due macchine (Typhoon e Lightning II)
estremamente costose anche in termini di gestione a
fronte di bilanci della Difesa sempre più scarni. Oltre
a lasciare ancora a lungo l’Italia in posizione di
sudditanza nei confronti degli USA, la cui politica è
sempre più palesemente ostile all’Europa e dove il “buy
american” impedisce la penetrazione negli USA di
prodotti italiani ed europei della Difesa,
l’acquisizione dell’F-35 rappresenta un suicidio
industriale anche a fronte degli scarsi ritorni
tecnologici, compensazioni e posti di lavoro determinati
dal programma dell’aereo statunitense.
Certo l’F-35 vanta capacità
indubbiamente avanzate ma non è detto che all’Italia
serva davvero un aereo semi-stealth da “first strike”
(anche nucleare, con le bombe B-61-12 statunitensi
basate a Ghedi) ) dal momento che, per scelta
politica di Roma, neppure gli aerei da combattimento in
servizio oggi vengono impiegati per azioni di attacco,
ovviamente con l’esclusione dei conflitti in cui
Washington ci ha “ordinato” di farlo (Kosovo, Libia e
Afghanistan). “
Dovremmo perciò
pensare, secondo Gaiani, ad una difesa che, sotto il nostro
pieno controllo tecnologico ed organizzativo, guardi più
coerentemente ai nostri interessi geopolitici, per combattere
eventualmente le guerre davvero nostre, e a sviluppare un
nostro autonomo complesso militare industriale nel contesto
europeo.
E qui si rischia un
paradosso: i “sovranisti” in politica interna sono quelli che
ci consegnano all'America di Trump in politica estera,
privilegiando il “partito americano” dentro le nostre forze
armate. Mentre gli “europeisti” sono quelli che, affidandoci
al carro tedesco-francese, propongono l'Italia come terzo
cavallo della biga, in posizione meno rilevante ma pur sempre
trainante.
Ovviamente una
posizione ecopacifista alternativa guarda alla difesa non con
gli occhi del “partito americano” (e quindi di “prima la
NATO”) e neanche con gli occhi del “partito europeo”, ma con
quelli di custodi di un territorio in nome e per conto
dell'intera umanità da unire in un progresso comune: la
conversione ecologica di tutti.
E' questa linea
coraggiosa che un vero governo del cambiamento dovrebbe
portare avanti...
https://infodifesa.it/il-ruolo-dellf-35-nella-guerra-informatica/
IL RUOLO DELL’F-35 NELLA GUERRA INFORMATICA
14/08/2018
Con gli aeromobili di quinta
generazione si sono evolute anche le strategie di impiego
dei velivoli militari. Il combattimento ravvicinato fra i
caccia appartiene al passato, le specifiche dei nuovi JFS
sono orientate verso la guerra informatica, una risposta
del comparto della difesa ai nuovi scenari bellici con lo
scopo di adeguarsi alla condotta delle operazioni nell’era
dell’iperconnessione. Il concetto di Network Centric
Warfare, NCW, si è trasformato ed ora è una sorta di
fusione tra elementi umani, organizzativi, tecnici e
procedurali connessi in rete per interagire fra loro più
velocemente ed efficacemente.
Operare in rete implica la
coordinazione e sinergia di persone, comandi e strutture
di supporto che, guidati dalla nuova dottrina NCW,
riescono a relazionarsi in modo diverso dal passato.
Questo grazie alla capacità e velocità della rete per la
raccolta, analisi e condivisione delle informazioni e ciò
si traduce in un vantaggio senza precedenti nella condotta
delle missioni. Tale peculiarità è definita come
Superiorità nell’Informazione, Information Superiority,
ossia un controllo della rete avanzato da agevolare le
operazioni senza che l’avversario ponga in essere un
efficace contrasto. La IS si trasforma in una condizione
di squilibrio sull’attore che non la possiede, infatti il
detentore può raccogliere, elaborare e sfruttare il flusso
ininterrotto e mirato di dati, ponendosi in condizione di
assoluta predominanza.
Di fatto, la condotta bellica
migliorerà esponenzialmente in termini di conoscenza,
comprensione e valutazione di quanto stia accadendo sullo
scenario, pertanto più rapide ed efficaci potranno essere
la coordinazione e la sincronizzazione delle forze
fisicamente in campo. Con l’F-35 ed in generale con
gli aeromobili di quinta generazione, il classico
combattimento aereo fra due o più velivoli, detto
“dog-fight”, si è evoluto in una forma di guerra
elettronica molto avanzata, la “data-fight”. L’aeromobile è quasi un
satellite, o meglio un sensore strategico in grado di
elaborare e scambiare informazioni in tempo reale con
unità di superficie, forze terrestri, altri velivoli,
sistemi tecnico operativi e centri decisionali sia
militari che governativi. Questo gli consente di tracciare
prima l’avversario e pone in condizioni di vantaggio
assoluto la propria catena di comando, che sarà in grado
di emanare ordini corretti sulla conoscenza acquisita ed
approfondita dello scenario di guerra.
In questo ambito il concetto di
NCW si apre alla Shared Situational Awareness, SSA, la
condivisione della conoscenza sulla situazione. E’ lo
stadio della precisione con cui la percezione di una
determinata situazione corrisponda alla realtà. Quando è
comune fra gli attori connessi, decisori ed attuatori,
migliora nettamente la tempestività nella distribuzione di
informazioni che diverranno anche più precise ed
affidabili. Ai quattro domini in cui hanno luogo le
operazioni militari, spazio aereo, marittimo, terrestre e
cibernetico, si deve aggiungere quello cognitivo, ossia
ogni singolo combattente ha la sua mentalità che agisce
sul proprio comportamento verso diversi fattori come: il
morale, l’addestramento, l’esperienza e la conoscenza
della situazione in cui opera. La forza militare dotata di
NCW è in grado di limitare le singole percezioni. Nel
dominio fisico ossia lo spazio aereo, marittimo e
terrestre, i militari sono tutti collegati tra loro, e
l’assenza di discontinuità elimina le azioni mentali di un
singolo individuo, uniformandolo alla condotta voluta dai
decisori, e questo si riflette nel dominio cognitivo dove
tutti gli elementi sono in grado di condividere la
conoscenza per sincronizzare le azioni. Un fattore che
permette ad una forza NCW di operare in aree
geograficamente più ampie con risorse umane e di mezzi
inferiori al passato, perché saranno meglio dislocate e
con maggiore precisione, agevolati dalla sincronizzazione
del ciclo decisionale. In tal modo accrescono
esponenzialmente le probabilità di successo, ma,
soprattutto, si aumentano le possibilità di sopravvivenza
dei soldati in ambienti a media ed alta densità
conflittuale. Questo è stato verificato
nell’addestramento Joint Stars 2017, dove gli F-35 hanno
garantito il supporto aereo con funzioni di soppressione
delle difese aeree avversarie, ricerca, soccorso, e
controllo dello spazio aereo. In concerto con i velivoli
G550, l’F-35 ha svolto compiti di sorveglianza ed
acquisizione dei bersagli, a dimostrazione che può essere
impiegato in tutti quegli scenari dove è necessario
condividere informazioni plurime dopo averle elaborate. I
fruitori possono essere utenti anche civili, infatti
l’elevate capacità del JSF potrebbero essere utili nel
controllo delle frontiere per fronteggiare l’immigrazione
clandestina. Una delle peculiarità dei velivoli di quinta
generazione è quella definita Stealth, ossia invisibilità,
ma in questo caso vuol dire bassa osservabilità. La
piattaforma del JSF, è concepita per ritardare il più
possibile il rilevamento e tracciamento dai sistemi di
difesa aerea avversari, infatti i radar in banda X, i più
comuni, osserverebbero l’F-35 troppo tardi per organizzare
una risposta difensiva efficace, questo consente al
velivolo incursore di “ingannare” il nemico con falsi
bersagli e di ridurre le capacità del radar ostile con
disturbi elettronici, una condotta definita “Jamming”.
Nelle operazioni in contesti
multinazionali del prossimo futuro, si dovrà perseguire
l’obiettivo strategico avvalendosi di un insieme di azioni
dirette ad influenzare il comportamento di tutti gli
attori coinvolti nello scenario bellico, sia amici che
nemici. E’ definita come Effects Based Operation, EBO.
L’applicazione è estendibile anche in tempo di pace con la
sinergia ed il coordinamento di tutte le piattaforme
impiegabili a livello tattico, operativo e strategico. Di
fatto una struttura informatica atta a pianificare ed
eseguire operazioni semplici o complesse per il
raggiungimento di effetti coerenti con gli obiettivi da
perseguire. L’F-35 avrà una evoluzione che permetterà,
alle nazioni che lo possiedono, di ridurre i costi sia per
l’acquisto che per la manutenzione: il sistema DAS,
Distributed Aperture System, raccoglie e trasmette
immagini ad alta risoluzione direttamente al casco del
pilota. Il DAS è composto da sei telecamere ad infrarossi
assemblate in varie posizioni sulla carlinga e consentono
al pilota una visione completa dello spazio in cui sta
operando, in qualsiasi condizione meteo e sia di giorno
che di notte. La finalità è quella di rilevare ed
intercettare minacce provenienti da ogni angolazione, ciò
si traduce in una situational awareness mai fornita prima
ai piloti in termini di prontezza operativa e di risposta
armata, ma soprattutto è in grado di assicurare il più
elevato tasso di sopravvivenza in ambienti ostili.
Il DAS sarà integrato nel casco
dal 2023, e varrà una diminuzione dei costi pari a 3
miliardi di dollari in tutto il ciclo di vita del
velivolo. Fornire ai decisori dati corretti ed in tempo
reale, trasforma l’F-35 in una scelta politica. La
posizione delle nazioni che schierano questo velivolo è di
sicura predominanza, in quanto ne aumenta la credibilità
nel panorama delle Aeronautiche Militari elevandone il
livello di competitività, e con la versione imbarcata
esalta la proiezione di forza, una componente geopolitica
fondamentale in uno scenario mondiale che si sta evolvendo
rapidamente, con gli Stati Uniti che premono per aumentare
le spese militari, l’Unione Europea che si divide sulla
questione dei migranti, l’implementazione dei sistemi
d’arma della Russia e Cina, e la minaccia del terrorismo
islamico mai sopita. La politica estera italiana, inserita
nel contesto della NATO e dell’Unione Europea, potrà
trarre vantaggi considerevoli dallo schieramento degli
F-35, infatti avrà un peso maggiore nelle missioni di pace
ed aumenterà la credibilità e la deterrenza della Marina
Militare che godrà di un importante miglioramento nella
capacità di proiettare la sua forza. A causa dei costi
comunque elevati e delle specifiche del caccia, è
auspicabile che il governo lo acquisti nel numero
necessario a sostituire i vetusti Harrier, elevando Nave
Cavour al ruolo di portaeromobili di quinta generazione, e
di quanto ne abbisogni l’Aeronautica Militare per
garantire il controllo dei confini italiani.
Giovanni Caprara per
Infodifesa.it
Fonti:
Francesco Bussoleti, “Il mondo
scopre che gli F-35 sono gli Iphone dei caccia.” Difesa e
Sicurezza
“NCW al centro della
trasformazione”. Difesa.it
https://www.analisidifesa.it/2017/12/f-35-per-la-luftwaffe-il-nein-di-berlino-e-una-lezione-per-litalia/
F-35 per la Luftwaffe? Il
“nein” di Berlino è una lezione per l’Italia
-
22 dicembre 2017
-
di Gianandrea
Gaiani
-
in Editoriale
-
Il Ministero della Difesa
tedesco ha reso noto che, come previsto da tempo, il
velivolo Panavia Tornado verrà sostituito nei ranghi
della Luftwaffe dall’Eurofighter Typhoon e non dal
Lockheed Martin F-35 Lightning, come aveva auspicato
all’inizio di novembre il capo di stato maggiore
dell’aeronautica, il tenente generale Karl Muellner.
Parlando alla conferenza
IQPC International Fighter a Berlino, il generale
Muellner disse che l’F-35 permetterebbe alla Germania
di raggiungere tre obiettivi primari per la sua
sostituzione con il Tornado: soddisferebbe i requisiti
militari della Luftwaffe, rafforzerebbe la
cooperazione europea attraverso l’interoperabilità e
contribuirebbe a bilanciare il surplus commerciale
della Germania con gli Stati Uniti.
Sottolineando come il
successore del Tornado dovrebbe avere capacità di
combattere altri aerei, interdizione, soppressione
delle difese aeree (SEAD), supporto aereo ravvicinato
(CAS), ricognizione tattica, guerra elettronica e
missioni di deterrenza nucleare, Muellner aveva
dichiarato che “la Luftwaffe considera la capacità
dell’F-35 come il punto di riferimento … e penso di
essermi espresso abbastanza chiaramente su quale sia
il favorito della Luftwaffe”.
-
Una dichiarazione che ha
avuto ampia eco sui media, certo superiore a quella
con cui l’opzione del velivolo statunitense è stata
decisamente respinta dal vice ministro della Difesa
Ralf Brauksiepe.
-
“La visione indicata del
capo della forza aerea che l’F-35 Lightning II è un
successore particolarmente adatto al Tornado non è la
posizione del governo federale” che, come è noto da
tempo, intende sostituire i Tornado con gli
Eurofighter Typhoon tra il 2025 e il 2030 quando gli
ultimi Tornado dovrebbero venire ritirati dal
servizio.
La Germania punta quindi a
incentrare i suoi reparti aerei da combattimento su un
solo velivolo (come del resto fa anche la Francia con
i Dassault Rafale) di produzione nazionale all’interno
del consorzio Eurofighter (Germania, Italia, Spagna e
Gran Bretagna). Una scelta coerente con la necessità
di concentrare gli stanziamenti su prodotti
dell’industria nazionale, con i progetti di difesa
europea e con il varo del programma franco-tedesco per
lo sviluppo di un nuovo
velivolo di Quinta generazione annunciato nel luglio
scorso.
Anche alla luce di questi
fatti appare sempre più paradossale la scelta italiana
di dotarsi degli F-35 (gli unici davvero necessari
sono gli F-35B per la Marina e destinati all’imbarco
sulla portaerei Cavour che può imbarcare solo aerei a
decollo corto e atterraggio verticale), i cui costi
sono da tempo fuori controllo e che porteranno la
nostra Aeronautica a schierare due macchine (Typhoon e
Lightning II) estremamente costose anche in termini di
gestione a fronte di bilanci della Difesa sempre più
scarni.
Oltre a lasciare ancora a
lungo l’Italia in posizione di sudditanza nei
confronti degli USA, la cui politica è sempre più
palesemente ostile all’Europa e dove il “buy american”
impedisce la penetrazione negli USA di prodotti
italiani ed europei della Difesa, l’acquisizione
dell’F-35 rappresenta un suicidio industriale anche a
fronte degli scarsi ritorni tecnologici, compensazioni
e posti di lavoro determinati dal programma dell’aereo
statunitense.
-
Per sostenere l’industria,
potenzialità di export del made in Italy e occupazione meglio
sarebbe acquisire altre due dozzine di nuovi Typhoon
per rimpiazzare i Tornado e almeno altrettanti M-346FA
(versione da combattimento dell’addestratore M-346
Master – nella foto sotto) per sostituire gli AMX Acol
promuovendo così sul mercato il caccia leggero di
Leonardo.
Una scelta che certo
comprometterebbe i 4 miliardi spesi negli ultimi 20
anni per il programma F-35, che potrebbero in parte
venire recuperati cedendo ad altri acquirenti i pochi
F-35A già ordinati o consegnati e negoziando con gli
Usa il mantenimento alla FACO di Cameri gli
stabilimenti per la manutenzione degli F-35B della
Marina e per gli F-35A di altri Paesi NATO e dell’Usaf
dislocati in Europa.
Certo l’F-35 vanta
capacità indubbiamente avanzate ma non è detto che
all’Italia serva davvero un aereo semi-stealth da
“first strike” (anche nucleare, con le bombe B-61-12
statunitensi basate a Ghedi) ) dal momento che, per
scelta politica di Roma, neppure gli aerei da
combattimento in servizio oggi vengono impiegati per
azioni di attacco, ovviamente con l’esclusione dei
conflitti in cui Washington ci ha “ordinato” di
farlo (Kosovo, Libia e Afghanistan).
-
I potenziali nemici che
presumibilmente dovremo affrontare sono alla portata
dei Typhoon (che infatti imbarcano già i missili da
crociera MBDA Storm Shadow), a meno che non si voglia
continuare a seguire la delirante politica
anglo-americana di contrapposizione alla Russia che
domina gli ambenti NATO.
Inoltre che senso ha
blaterare tanto di difesa europea se poi, per giunta
in tempi di “vacche magre”, si comprano aerei e
tecnologie americane invece di svilupparne di proprie?
Tenuto conto anche delle
scarse risorse finanziarie disponibili per la Difesa,
una scelta all’insegna del “buy italian” è dunque
quanto mai necessaria se davvero si vuole impedire il
collasso o la svendita agli stranieri dell’industria
nazionale, che con la rinuncia all’F-35 potrebbe
disporre anche di risorse utili alla ricerca hi-tech
per affiancare (in un ruolo non troppo subalterno) i
franco-tedeschi nel programma per un nuovo
cacciabombardiere europeo di Quinta generazione,
accedendo anche ai fondi messi recentemente a
disposizione dalla Ue per i programmi di difesa
comune.
-
Un’occasione da non perdere
per mantenere l’Italia nella ristretta cerchia dei
produttori di aerei da combattimento.
----------------------
Lista Disarmo di PeaceLink
Si ricorda che tutti i messaggi di questa lista sono pubblicati su internet:
https://lists.peacelink.it/disarmo/
Per cancellarsi:
https://lists.peacelink.it/sympa/signoff/disarmo