[Disarmo] Crisi mediterranee /1: PALESTINA Fwd: [JUGOINFO]
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- Date: Fri, 20 Jul 2018 14:55:20 +0200
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Ricevo e giro da Coordinamento
Nazionale Jugoslavia
Jure -------- Messaggio Inoltrato --------
Crisi
mediterranee /1: PALESTINA
* Parlamento israeliano approva la
legge sullo Stato-nazione che formalizza la segregazione
razziale
* Consiglio Comunale di Torino
vota Mozione di condanna di Israele per il massacro di
Gaza
Vedi anche: La Freedom
Flottilla in navigazione verso Gaza
=== * === Israele verso la “supremazia ebraica”?
L’apartheid diventa legge
di Sergio Cararo - Gideon Levy,
19.7.2017
E’ un brutto segnale, prevedibile ma brutto, per qualsiasi paese. Se poi quel paese è lo Stato di Israele con la sua narrazione alla spalle, il fatto assume la valenza di un “segno dei tempi” in cui ci è toccato di vivere. Il parlamento israeliano, la Knesset ha approvato il progetto di legge sullo “Stato-nazione” – la famosa Clausola 7 b – secondo cui Israele è ebraico in modo “esclusivo” .. Il progetto legislativo è diventato legge dello Stato dopo un acceso dibattito parlamentare di otto ore, ottenendo 62 voti a favore e ben 55 contrari. Segno che, fortunatamente, la società politica israeliana non è unanime su questo gravissimo passaggio. La norma è la quatordicesima “legge base” dello Stato (come noto Israele non ha una Costituzione). In base ad essa, solo gli ebrei hanno diritto all’autodeterminazione in Israele. Il testo legislativo tocca anche la questione delle colonie, legittimandole: “Lo Stato vede lo sviluppo di insediamenti ebraici come un interesse nazionale e prenderà misure per incoraggiare, avanzare e mettere in atto questo interesse”. Viene inoltre “degradata” la lingua araba, da status di lingua nazionale a “speciale”. Dal testo definitivo sono state tolte alcune clausole contestate, come la creazione di comunità per soli ebrei, che avrebbe concesso ai residenti di cacciare o respingere gli arabi. Subito dopo la votazione, il premier Benjamin Netanyahu ha affermato: “Questo è un momento cruciale – lunga vita allo Stato d’Israele”. Durante la riunione parlamentare, Avi Dichter, promotore della legge e capo del comitato per gli Affari esteri e la Difesa, si è rivolto ai legislatori arabi: “Eravamo qui prima di voi, e ci saremo dopo di voi”. Da parte loro, i rappresentanti della minoranza rabo/palestinese hanno strappato il testo della legge come segno di protesta. Gli arabi israeliani – i palestinesi – rappresentano ben il 20% di una popolazione di nove milioni di abitanti, e sono per la maggioranza di fede musulmana con piccole minoranze druse e cristiane. Nonostante essi godano per legge di pari diritti, i cittadini palestinesi in Israele hanno sempre lamentato di essere sottoposti a discriminazioni ed essere trattati come “cittadini di serie B”. I palestinesi possono esercitare il diritto di voto, eleggere i loro parlamentari alla Knesset – nelle elezioni del 2015, la Union List, la coalizione arabo-israeliana guidata dal quarantunenne Ayman Odeh, ha conquistato quattordici seggi, diventando per la prima volta nella storia la terza forza politica di Israele – ma sa già in partenza che, comunque vada, non sarà mai rappresentato in un governo, sia esso di destra, di centro o di sinistra, perché prima di ogni altra cosa viene l’identità ebraica dell’esecutivo.. La popolazione palestinese in Israele subisce
discriminazioni nella ripartizione dei finanziamenti
per i servizi pubblici; ciò significa che la maggior
parte delle città a popolazione prevalentemente
palestinese ubicate all’interno di Israele ricevono
stanziamenti di bilancio decisamente inferiori per la
sanità, l’istruzione e altri servizi sociali rispetto
alle città a maggioranza ebrea. Selim Joubran, giudice arabo della Corte Costituzionale, ha denunciato quattro anni fa come tra ebrei e palestinesi in Israele “ci sono divari nell’educazione, nell’impiego, nell’assegnazione di terreni per le costruzioni e l’espansione della comunità, scarsezza di zone industriali e infrastrutture, molti errori nei segnali stradali in arabo”. **** Sulla legge approvata in Israele, riproduciamo l’articolo di Gideon Levy comparso sul settimanale “Internazionale” del 19/7/2018. La legge che dice la verità su Israele Di Gideon Levy Il parlamento israeliano, la Knesset, ha approvato una delle leggi più importanti della sua storia, oltre che quella più conforme alla realtà. La legge sullo stato-nazione (che definisce Israele come la patria storica del popolo ebraico, incoraggia la creazione di comunità riservate agli ebrei, declassa l’arabo da lingua ufficiale a lingua a statuto speciale) mette fine al generico nazionalismo di Israele e presenta il sionismo per quello che è. La legge mette fine anche alla farsa di uno stato israeliano “ebraico e democratico”, una combinazione che non è mai esistita e non sarebbe mai potuta esistere per l’intrinseca contraddizione tra questi due valori, impossibili da conciliare se non con l’inganno. Se lo stato è ebraico non può
essere democratico, perché non esiste uguaglianza.
Se è democratico, non può essere ebraico, poiché una
democrazia non garantisce privilegi sulla base
dell’origine etnica. Quindi la Knesset ha deciso:
Israele è ebraica. Israele dichiara di essere lo
stato nazione del popolo ebraico, non uno stato
formato dai suoi cittadini, non uno stato di due
popoli che convivono al suo interno, e ha quindi
smesso di essere una democrazia egualitaria, non
soltanto in pratica ma anche in teoria. È per questo
che questa legge è così importante. È una legge
sincera. Il presidente della repubblica, Reuven Rivlin, e il procuratore generale di stato, i difensori pubblici della moralità, avevano protestato, ottenendo le lodi del campo progressista. Il presidente aveva gridato che la legge sarebbe stata “un’arma nelle mani dei nemici di Israele”, mentre il procuratore generale aveva messo in guardia contro le sue “conseguenze internazionali”. La prospettiva che la verità su Israele si riveli agli occhi del mondo li ha spinti ad agire. Rivlin, va detto, si è scagliato con grande vigore e coraggio contro la clausola che permette ai comitati di comunità di escludere alcuni residenti e contro le sue implicazioni per il governo, ma la verità è che a scioccare la maggior parte dei progressisti non è stato altro che vedere la realtà codificata in legge. Era bello dire che l’apartheid riguardava solo il Sudafrica Anche il giurista Mordechai Kremnitzer ha denunciato invano il fatto che la proposta di legge avrebbe “scatenato una rivoluzione, né più né meno. Sancirà la fine di Israele come stato ebraico e democratico”. Ha poi aggiunto che la legge avrebbe reso Israele un paese guida “per stati nazionalisti come Polonia e Ungheria”, come se non fosse già così da molto tempo. In Polonia e Ungheria non esiste un popolo che esercita la tirannia su un altro popolo privo di diritti, un fatto che è diventato una realtà permanente e un elemento inscindibile del modo in cui agiscono Israele e il suo governo, senza che se ne intraveda la fine. Tutti questi anni d’ipocrisia sono stati piacevoli. Era bello dire che l’apartheid riguardava solo il Sudafrica, perché lì tutto il sistema si basava su leggi razziali, mentre noi non avevamo alcuna legge simile. Dire che quello che succede a Hebron non è apartheid, che quello che succede in Cisgiordania non è apartheid e che l’occupazione in realtà non faceva parte del regime. Dire che eravamo l’unica democrazia della regione, nonostante i territori occupati. Era piacevole sostenere che, poiché gli arabi israeliani possono votare, la nostra è una democrazia egualitaria. O fare notare che esiste un partito arabo, anche se non ha alcuna influenza. O dire che gli arabi possono essere ammessi negli ospedali ebraici, che possono studiare nelle università ebraiche e vivere dove meglio credono (sì, come no). === * ===
Alla mozione votata dal
Consiglio Comunale di Torino di condanna di Israele
per il massacro di Gaza, c'è stata una violenta
risposta delle comunità ebraiche torinesi e nazionali e
la richiesta da parte di quest'ultime di un incontro con
la sindaca Appendino il tutto sostenuto in modo fazioso
dal quotidiano "La Stampa" senza citare minimamente le
argomentazioni e i dati contenuti nella mozione. La
società civile torinese ha reagito mandando una lettera
di appoggio alla mozione alla sindaca che qui sotto
riportiamo. Finalmente una buona iniziativa.
La società civile torinese unita nel
sostenere una importantissima mozione approvata pochi
giorni fa in Consiglio Comunale con la quale si chiede
al governo di interrompere la vendita di armi ad Israele
e l'apertura di canali umanitari per le forniture
mediche verso Gaza!
Signora Sindaca Appendino, in quanto organizzazioni della società civile torinese, e consapevoli delle pressioni che si sono verificate negli ultimi giorni, vogliamo dichiarare la nostra adesione alla mozione approvata a larghissima maggioranza dal Consiglio Comunale di Torino. In questo documento, si esprime profonda preoccupazione per la repressione e l'uso smisurato della forza da parte dell'esercito israeliano contro la popolazione civile palestinese e si chiede “la sospensione delle forniture di armi e attrezzature militari nei confronti di Israele”. In tal senso è necessario ricordare l’ultimo rapporto di Amnesty International che hanno accertato come nel corso delle proteste della “Grande marcia del ritorno” a Gaza l’esercito israeliano abbia “ucciso e ferito manifestanti palestinesi che non costituivano alcuna minaccia imminente”. Nella maggior parte dei casi analizzati da Amnesty, i manifestanti uccisi sono stati colpiti sulla parte superiore del corpo, come la testa e il petto, in diversi casi mentre davano le spalle ai soldati. I cecchini israeliani hanno ucciso o ferito in modo intenzionale manifestanti disarmati, disabili, giornalisti e personale medico che erano distanti dalla barriera da 150 a 400 metri. I palestinesi uccisi sono stati più di 100 e il numero di feriti si aggira attorno alle 10.000 persone, mentre nessun soldato o civile israeliano è rimasto ferito. Secondo Medici Senza Frontiere, la metà degli oltre 500 pazienti trattati nei suoi centri “presentano ferite da armi da fuoco davvero devastanti” molti dei quali subiranno dei deficit funzionali per tutta la vita. A questo bisogna aggiungere che la maggioranza dei feriti “è a rischio amputazione per la mancanza di cure sufficienti a Gaza” a causa del blocco israeliano che provoca una situazione di profonda crisi umanitaria. Pertanto risultano più che condivisibili le parole della vicedirettrice di Amnesty International per il Medio Oriente, Magdalena Mughrabi secondo cui “la comunità internazionale deve agire concretamente e fermare l’afflusso di armi e di equipaggiamento militare a Israele poiché non farlo significherà continuare ad alimentare gravi violazioni dei diritti umani contro uomini, donne e bambini”. Ci pare che Amnesty International (come anche Human Right Watch, Medici Senza Frontiere e Commissione Speciale per i diritti umani dell'ONU) sia una fonte universalmente riconosciuta come affidabile e non sospetta né di essere pregiudizialmente antiisraeliana né tanto meno antisemita. Per tutte queste ragioni, ribadiamo il nostro sostegno alla decisione del Consiglio Comunale di Torino che può costituire un esempio per le altre amministrazioni locali nella difesa dei diritti umani ed il rispetto della giustizia internazionale. Di seguito la lista completa delle realtà
firmatarie:
- Progetto Palestina - BDS Torino - FIOM CGIL TORINO - Arci Torino - USB Piemonte - Rete ECO - Ebrei Contro l'Occupazione - ACMOS - Terra del Fuoco - Associazione Frantz Fanon - ANPI sezione V Torino - ANPI sezione Nizza-Lingotto - Arte Migrante Mondo - Operazione Colomba - Pax Christi Italia - Pagina Ufficiale - Centro Studi Sereno Regis - Giosef Unito - Centro Documentazione Pace - Comitato di Solidarietà con il Popolo Palestinese - Unione Democratica Arabo Palestinese - UDAP - Officine Corsare - Studenti Indipendenti - SI - Laboratorio Studentesco - LaSt - Alter.POLIS - Noi Restiamo - Donne in Nero - Torino - Un Ponte Per - Torino - Palestina raccontata - Un Ponte Per Gaza - Assopace Palestina - Torino - Invicta Palestina - Cooperativa Babel __._,_.___
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IL 5 PER MILLE A CNJ ONLUS Sulla tua Dichiarazione dei Redditi puoi indicare il nostro Codice Fiscale: 97479800589 INFO: http://www.cnj.it/coordinamentos.htm#005 --- Giuseppe Torre Prizes for Critical Studies about the Tribunal for the ex Yugoslavia ENGLISH: http://www.cnj.it/home/images/INIZIATIVE/ICTY/Call2017.pdf ITALIANO: http://www.cnj.it/home/images/INIZIATIVE/ICTY/Bando2017.pdf -------------------------------------------------------- FOR FAIR USE ONLY *** La lista JUGOINFO è curata da componenti di Jugocoord ONLUS: http://www.cnj.it/ . I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le posizioni ufficiali o condivise da tutto Jugocoord, ma vengono fatti circolare per il loro contenuto informativo al solo scopo di segnalazione e commento. *** Bilten JUGOINFO uredjuju clanovi od Jugocoord-a: http://www.cnj.it/ . Prilozi koje vam saljemo ne odrazavaju uvek nas zvanicni stav, niti nase jedinstveno misljenje, vec svojim sadrzajem predstavljaju korisnu informaciju i potstrek na razmisljanje. *** Archivio/Arhiv: http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/messages ili https://www.mail-archive.com/jugoinfo at yahoogroups.com/ ---> Per iscriversi [o per cancellarsi] / Upisivanje [brisanje]: crj-mailinglist-[un]subscribe at yahoogroups.com ---> EMAIL: jugocoord(a)tiscali.it ---> C.N.J.: DOCUMENTO COSTITUTIVO / OSNIVACKI DOKUMENT: > http://www.cnj.it/documentazione/documento_costitutivo.htm JUGOCOORD ONLUS, C.P. 13114 (Uff. Roma 4), 00185 ROMA - ITALIA .
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