Disarmo all'opposizione, corsa alle armi al governo. Il vertice della Nato ha sancito l'addio definitivo alla speranza di ridurre la spesa militare alimentata dal Movimento 5 Stelle nella scorsa legislatura. Del resto la dinamica era già chiara dopo la prima intervista della ministra della Difesa, Elisabetta Trenta: niente taglio del F-35 né riduzioni di questi investimenti. Insomma, a meno di non venir meno alla parola data a Donald Trump, sull'aumento della spesa fino al 2%, il sogno di un risparmio su questo settore è destinato a restare tale. Attualmente la spesa italiana destinata all'Alleanza atlantica è molto più bassa, intorno all'1,15%, rispetto alla soglia indicata.
Roberta Pinotti, che ha preceduto Trenta alla guida della Difesa, aveva cercato di smussare le richieste, invitando a non ragionare solo sotto il profilo numerico. Il governo Lega 5 Stelle si è subito adeguato, accodandosi alla strategia del precedente esecutivo, secondo quanto affermato dalla ministra durante la riunione:
Anche gli investimenti per assicurare la resilienza cibernetica a livello nazionale devono essere comprese nel 2% del Pil che i paesi della Nato hanno deciso di riservare alle spese per la difesa. Si tratta di un investimento che riguarda il settore civile oltre a quello militare e il nostro obiettivo è che nel 2% siano contabilizzati gli sforzi italiani nel rafforzare la propria sicurezza interna.
I tagli, insomma, sono riposti nello scantinato. Benché, a onor del vero, il tema della cyber security è un vecchio pallino di Beppe Grillo.
Quando si voleva tagliare...
Il rovesciamento del Movimento 5 Stelle è completo: sono lontani i tempi in cui venivano minacciate rivoluzioni. Il deputato Luca Frusone, nel febbraio 2017, indicava una rimodulazione del Patto Atlantico in un'intervista a Today.it.
Non si può pensare ai nostri militari come pedine di interessi più grandi che esulano dagli interessi del Paese. Certamente l'Italia deve riaprire un dibattito sullo stato della Nato e altre organizzazioni sovranazionali.
Ed è dunque lontano il tempo del programma della Difesa con la denuncia sulle spese. E la garanzia di spostare quei soldi su altri capitoli del bilancio come la ricerca.
L'Italia è tra i primi dieci paesi al mondo per fatturato legato alla produzione di sistemi d'arma, cioè di quell'industria che si occupa di navi, aerei, mezzi terrestri, sistemi informatici di sicurezza per il comparto Difesa nazionale ed internazionale.