[Disarmo] Fwd: Trump ai Paesi Nato: «Più spese militari o perdiamo la pazienza»




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Date: mer 4 lug 2018, 07:47
Subject: Trump ai Paesi Nato: «Più spese militari o perdiamo la pazienza»
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Trump ai Paesi Nato: «Più spese militari o perdiamo la pazienza»

Stati uniti. Lettera agli alleati: «Gli Usa dedicano più risorse alla difesa europea della stessa Europa. L’inadeguatezza della Germania è un pericolo». L’«impegno stabilito» è il 2% del Pil alla difesa per ogni membro, ma non è un requisito: rispettato solo da 5 Stati membri su 28

 

Il presidente statunitense Trump insieme al segretario generale Nato Stoltenberg

 © Afp

Marina CatucciIl ManifestoNEW YORK

04.07.2018

3.7.2018, 23:57

In vista della riunione della Nato a Bruxelles il prossimo 11 luglio, Donald Trump riscalda l’ambiente, inviando ai Paesi membri, tra cui Canada, Germania e Norvegia, lettere in cui ancora una volta critica gli alleati per aver stanziato troppi pochi fondi per la propria difesa, ed avverte che «gli Stati uniti stanno perdendo la pazienza» e potrebbero prendere in considerazione una «risposta», incluso l’adeguamento della presenza militare degli Stati uniti nel mondo.

Le lettere sono solo l’ultimo segno di acrimonia fra Trump e gli alleati atlantici: già durante la campagna per le primarie repubblicane il tycoon aveva ripetutamente messo in discussione il valore della Nato e anche da presidente ha più volte affermato che i membri dell’Alleanza stanno approfittando della «bontà degli Stati Uniti».

«Come abbiamo discusso ad aprile durante la sua visita, negli Stati uniti c’è crescente frustrazione verso alcuni alleati che non hanno intensificato il loro impegno come avevano promesso – ha scritto Trump alla cancelliera tedesca Angela Merkel in una lettera particolarmente pungente, secondo la fonte che ne ha condiviso brani con il New York Times – Gli Stati uniti continuano a dedicare più risorse alla difesa dell’Europa di quanto faccia il continente stesso, compresa la Germania. Questo non è più sostenibile per noi (…) La sensazione di frustrazione crescente non è limitata al nostro ramo esecutivo, ma coinvolge anche il Congresso degli Stati uniti».

Trump ha poi aggiunto che la Germania ha anche una parte di colpa per il misero investimento degli altri Paesi della Nato in tema di difesa: «La continua sottovalutazione tedesca in materia di difesa mina la sicurezza dell’Alleanza e fornisce una scusa agli altri alleati che, a loro volta, non intendono rispettare i propri impegni riguardo la spesa militare, in quanto gli altri Paesi vedono voi come modello».

La posizione di Trump non è del tutto corretta e si riferisce in modo impreciso all’impegno stabilito dalla Nato perché ogni membro dedichi ogni anno il 2% del prodotto interno lordo alla difesa, che solo 5 dei 28 membri ha mantenuto: Stati uniti, Grecia, Gran Bretagna, Estonia e Polonia. Questo 2% però è solo una linea guida, non un requisito legalmente vincolante: la regola venne stabilita nel 2006, quando gli Usa stavano aumentando le spese militari a causa delle guerre in Afghanistan e in Iraq, mentre gli alleati europei le stavano riducendo.

In quell’occasione i ministri della Difesa dei Paesi membri, e non i capi di Stato, adottarono la linea guida che suggeriva di dedicare il 2% della propria produzione economica annuale alle spese militari, ma come generico obiettivo, non come regola.

Solo nel 2014, dopo la crisi in Ucraina (la rivolta di piazza Majdan e l’annessione della Crimea da parte della Russia dopo referendum popolare, il conflitto armato in Donbass), i leader della Nato riuniti in Galles accettarono lo standard del 2%, ma anche allora esortarono i membri a «muovere verso» quell’obiettivo entro il 2024, cioè tra sette anni. Inoltre per quanto riguarda i contributi al budget comune che copre i costi civili e militari, nessuno degli alleati della Nato è in arretrato.

Se i rapporti con l’Alleanza atlantica sono tesi, si sono ammorbiditi i toni, invece, con Cina, Corea del Sud, India e Turchia, nei confronti dei quali Trump sembra aver attenuato la richiesta di interrompere le importazioni di petrolio iraniano entro il 4 novembre, quando Washington reintrodurrà le sanzioni contro il settore energetico di Teheran.

«Siamo pronti a collaborare con i Paesi che staranno riducendo le loro importazioni, valutando caso per caso», ha dichiarato il direttore del Dipartimento di politica e pianificazione, Brian Hook.

La dichiarazione è stata un modo per rassicurare i mercati petroliferi e gli altri Paesi sul fatto che non verranno sanzionati in autunno, anche se il petrolio iraniano dovesse continuare, come è probabile, a essere esportato in tutto il mondo. I Paesi in questione sono tutti importanti importatori di petrolio dall’Iran ed è improbabile che, già a novembre, possano essere in grado di cambiare completamente fornitore.