[Disarmo] Fwd: Legittima difesa, la legge leghista è pronta
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- Date: Thu, 21 Jun 2018 07:53:07 +0200
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Date: gio 21 giu 2018, 06:52
Subject: Legittima difesa, la legge leghista è pronta
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Legittima difesa, la legge leghista è pronta
Giustizia. La proposta firmata dall’attuale sottosegretario Molteni è stata già depositata alla Camera. Ed è in piena contraddizione con il M5S. In casa, invertita la proporzionalità tra difesa e offesa; l’uso di armi sempre legittimo
I deputati della Lega in aula durante la discussione sulla legittima difesa nella passata legislatura
© Ansa
Basta che l’arma sia registrata e detenuta regolarmente: è l’unica cosa che non cambia. Almeno per il momento. Per il resto si presume sempre che sia legittima difesa – e casomai la procura dovrà dimostrare il contrario – , nel caso quell’arma la si usi per «respingere l’ingresso, mediante effrazione, di sconosciuti in un’abitazione privata ovvero presso un’attività commerciale professionale o imprenditoriale con violenza o minaccia di uso di armi». E tutto può diventare possibile, nella visione pistolera del mondo che ispira la Proposta di legge d’iniziativa leghista che porta la prima firma di Nicola Molteni, braccio destro di Matteo Salvini e oggi sottosegretario all’Interno, e sottoscritta tra gli altri dall’attuale sottosegretario alla presidenza del consiglio Giancarlo Giorgetti. È stata depositata alla Camera il 23 marzo scorso, quando il governo giallo-verde non era ancora all’orizzonte ma l’iniziativa, concordata allora con lo stesso Salvini, ha poi trovato posto nel «contratto» sottoscritto anche dal M5S.
Nei quattro articoli che compongono il testo del provvedimento, scritto ricalcando un vecchio progetto dello stesso sottosegretario Molteni, sono contenute le modifiche a due articoli del codice penale, il 52 (legittima difesa) e il 624-bis (furto in abitazione e furto con strappo), e la modifica dell’articolo 165 del codice di procedura penale che, insieme a quella dell’ordinamento penitenziario (legge 354/1975) rende più difficile anche la sospensione condizionale della pena per chi scippa o ruba nelle abitazioni («è comunque subordinata al pagamento integrale dell’importo dovuto per il risanamento del danno alla persona offesa»).
Il core dell’iniziativa è la modifica all’art. 52 c.p. che attualmente, si legge nella premessa della Pdf, «appare insufficiente a garantire una possibilità di difesa da aggressioni violente, soprattutto nella parte in cui richiede, affinché ricorra la legittima difesa, la proporzionalità tra difesa e offesa». Con la nuova legge invece «si considera che abbia agito per difesa legittima colui che compie un atto per respingere l’ingresso o l’intrusione» di chi commette «violazione del domicilio di cui all’articolo 614» o nel luogo di lavoro.
Il secondo articolo invece innalza le pene stabilite per il furto in abitazione, prevedendo «la reclusione da un minimo di 5 anni a un massimo di 8 anni e la multa da un minimo di 10.000 euro a un massimo di 20.000 euro». Per l’ipotesi aggravata la pena edittale minima sale a 6 anni e la massima resta quella attuale, 10 anni. Con multe da 20 mila a 30 mila euro. La repressione del reato, ritenuto dai leghisti «particolarmente odioso», si spinge poi fino a vietare, in questi, casi, «il giudizio di equivalenza tra aggravanti e attenuanti».
Una proposta che se dovesse andare in porto aprirebbe naturalmente la strada alla «corsa alle armi degli italiani», come ricorda Pippo Civati, di Possibile, che denuncia perciò «l’ennesima piroetta della coppia Di Maio-Di Battista sul possesso di armi»: «Nel maggio 2015 – afferma – chiedevano una riduzione per evitare tragedie, sottolineando il rischio di una deriva statunitense. Oggi sono a pienamente d’accordo con Salvini».
E in effetti appare incredibile la giravolta cui si assiste se si confronta la proposta leghista (contemplata nel «contratto di governo») con quanto pubblicato appena un anno fa sul blog di Grillo e ripetuto anche in Commissione Giustizia dall’allora deputato 5S Vittorio Ferraresi, oggi sottosegretario alla Giustizia. Alla Camera il M5S aveva appena votato contro la modifica alla legge sulla legittima difesa targata Pd (il cui iter è poi stato interrotto) che andava nella stessa direzione di quella appena depositata dalla Lega, ma da applicare solo di notte.
«La sicurezza e la giustizia devono essere in primis assicurati dallo Stato», asserivano i grillini sul loro sito ufficiale, lamentandosi della bocciatura della loro controproposta, «che non è altro – scrivevano – quella del famoso professore di diritto penale Tullio Padovani, venuto in Commissione Giustizia dicendo che non doveva essere toccato l’articolo 52 c.p. ma gli articoli 55 e 59 che creano maggiore incertezza ai cittadini e giudici». Quando è stato scritto il «contratto di governo» evidentemente lo avevano dimenticato.
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