Lo scorso 25 aprile, mentre nel nostro Paese si festeggiava la Liberazione in un clima di incertezza politica e stallo sul nuovo Governo, il Pentagono ha siglato con Lockheed Martin un nuovo contratto contenente l’ordine italiano per un nuovo pacchetto di cacciabombardieri F-35. Si tratta di un piccolo acconto da 10 milioni di dollari relativo ai velivoli dei Lotti produttivi a basso rateo (LRIP) 13 e 14, cioè almeno altri ottonuovi aerei (6 nella versione convenzionale e 2 a decollo corto e atterraggio verticale), se si fa riferimento al più recente profilo di acquisizione reso noto l’anno scorso dalla Corte dei Conti – in cui compaiono dettagli per il Lotto 13 ma non per il 14 (che potrebbe essere composto da un numeropari o maggiore di velivoli).
L’acconto – relativamente contenuto – di dieci milioni versato poche settimane fa dà avvio al percorso di acquisizione di otto aerei che complessivamente dovrebbero costare 730 milioni di dollari se confida nelle previsioni, contestate da molti esperti del settore, della casa produttrice Lockheed Martin (85 milioni di dollari per la versione convenzionale e 110 per quella imbarcata); cifra che sale invece a circa 1,3 miliardi di dollari secondo stime più realistiche (150 milioni di dollari per la versione convenzionale e 180 per quella imbarcata tenendo conto dei costi del motore e degli interventi correttivi di retrofit).
Se l’acquisizione verrà portata a termine con i passi successivi a questo primo versamento, gli otto nuovi esemplari di JSF andranno a sommarsi ai tre velivoli del Lotto 12 ordinati un anno fa (contratto N00019-17-C-0001 del 28 aprile 2017) portando il totale degli F-35 finora acquistati dall’Italia ad almeno 26 macchine, di cui dieci già consegnate (nove all’Aeronautica e uno alla Marina).
Il costo medio reale di ogni aereo è stato finora di circa 150 milioni di euro, ma per rendere pienamente operativi i velivoli pre-serie già consegnati (e quelli in prossima consegna) sarà necessario aggiornarne il software (elemento fondamentale per ottenere livelli operativi da battaglia, e dal costo rilevante) allo standard ‘Block 4’ spendendo all’incirca 40 milioni di dollari in più per ciascun aereo.
Il costo complessivo dei novanta cacciabombardieri F-35 che l’Italia prevede di comprare è di almeno 14 miliardi di euro (di cui 4 già pagati), cui vanno aggiunti almeno 35 miliardi di euro di costi operativi e di supporto logistico per i trent’anni di vita di questi novanta aerei. Si stima che complessivamente il Programma, secondo i calcoli dall’ultima relazione disponibile redatta dalla Corte dei Conti, produca ricavi per l’industria (non per lo Stato) nell’ordine del 57% dei costi sostenuti (la metà di quanto previsto inizialmente) con una ricaduta occupazionale totale di circa 1.500 posti di lavoro, 900 nella FACO di Cameri, di cui almeno 600 precari, elemento che ha recentemente causato proteste e prime minacce di sciopero. Siamo ben lontani dai 6.400 posti di lavoro promessi inizialmente da Difesa e industria (oltre che da diverse forze politiche), numero già ridotto rispetto alla stima iniziale di 10.000 lavoratori.
Il programma elettorale originario del Movimento 5 Stelle, formazione della neo-ministra della Difesa Elisabetta Trenta, prevedeva il taglio del Programma F-35. Un primo segnale concreto in tal senso potrebbe venire già dal prossimo Documento Programmatico Pluriennale: l’ultimo DPP, redatto sotto la Ministra Pinotti, prevedeva un esborso di 727 milioni per quest’anno, 747 milioni nel 2019 e 2.217 milioni tra il 2020 e il 2022.