Nel
Sulcis Iglesiente, in Sardegna, un Comitato di cittadini
si batte per la riconversione da industria bellica a
civile della Rwm Italia, la fabbrica di bombe di
Domusnovas, nota per produrre le bombe d’aereo che la
coalizione saudita, dal 2015, sgancia sulle teste degli
yemeniti in una guerra che ha causato oltre 10.000 morti
tra i civili e una catastrofe umanitaria complicata da
carestie, tanto da far affermare all’Onu che si tratta
della maggiore emergenza dal 1946 a oggi. In questa
lettera aperta il Comitato si scaglia contro la Cgil che
rifiuta il tema della riconversione. Il rifiuto del
dominio della guerra comincia nei territori. “Chi glielo
dice agli yemeniti che muoiono sotto le nostre bombe,
fatte ed esportate in barba alla Costituzione e alla legge
185/90, che vogliamo essere solidali con loro?… Che siamo
compagni, perché dividiamo il nostro pane, non solo tra di
noi ma con tutti i lavoratori del mondo?…”
Foto
di Campagna Stop Bombe RWM (manifestazione a Domusnovas,
aprile 2017)
di
Arnaldo Scarpa
Alla
gentile attenzione della Segretaria Generale della CGIL
Susanna
Camusso
Compagna
Susanna, sono Arnaldo Scarpa, iscritto da lunga data alla
CGIL,insegnante,
da oltre dieci anni membro della RSU del mio Istituto, già
componente del direttivo provinciale FLC del
Sulcis-Iglesiente e del direttivo regionale della Sardegna.
Dal
maggio scorso sono uno dei due portavoce del Comitato
per la riconversione della RWM di Domusnovas-Iglesias*,
la fabbrica
tristemente nota per produrre le bombe d’aereo che la
coalizione saudita, dal 2015, sgancia sulle teste del
popolo yemenita in una guerra che ha causato oltre
10.000 morti tra i civili e una catastrofe umanitaria
complicata da carestie e pestilenze,
tanto da far affermare all’ONU che si tratta della maggiore
emergenza verificatasi dal 1946 ad oggi.
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Di
tutto questo dolore siamo responsabili anche noi cittadini
della Sardegna e dell’Italia, a causa delle scelte
scellerate del governo che autorizza tali esportazioni
mortifere e delle connivenze di parte delle forze politiche
e sindacali.
Mi
sconcerta assai e perciò chiedo il tuo autorevole intervento
la posizione sull’argomento del mio Segretario generale
territoriale e della segreteria FILCTEM in particolare. Il
primo rifiuta ogni tentativo di dialogo sul tema della riconversione.
La seconda ha, addirittura, firmato due comunicati insieme
alla CONFINDUSTRIA (udite, udite!) ed alla CISL (non era di
ispirazione cristiana?) nei quali si afferma che la
produzione della RWM va tutelata in ogni modo in quanto
perfettamente legale e necessaria per non deprimere
ulteriormente i livelli occupativi del territorio.
Di
fronte al comunicato stampa, mi chiedo e chiedo a te,
Susanna, se il nostro Statuto valga ancora qualcosa. In
particolare se l’articolo 2 che dichiara la “pace tra
i popoli bene supremo dell’umanità”, la “conquista di
rapporti internazionali in cui tutti i popoli vivano insieme
nella sicurezza e in pace” ispiratrice dell’azione
sindacale, la “solidarietà attiva tra i lavoratori di tutti
i Paesi” … “fattore decisivo per la pace”, sia diventato
solo carta straccia o un paravento che maschera ben altre
pratiche.
Illustrazione
di Mauro Biani (pubblicata su il manifesto), qui la sua adesione alla
nostra campagna
Chi
glielo dice agli yemeniti che muoiono sotto le nostre
bombe, fatte ed esportate in barba alla Costituzione
(cfr. art.11 e art.41) ed alla legge 185/90, che
vogliamo essere solidali con loro?Che
crediamo nella pace tra i popoli come bene supremo? Che
siamo compagni, perché dividiamo il nostro pane, non
solo tra di noi ma con tutti i lavoratori del mondo?
Non
ritieni che sia il caso di iniziare all’interno del
sindacato un urgente lavoro di revisione delle posizioni fin
qui assunte dalle strutture territoriali ed anche dei
silenzi del nazionale per recuperare quel minimo di coerenza
senza la quale si perde in credibilità ma anche, in fin dei
conti, in sostanza sindacale. Se il
sindacato smette di perseguire il principio della tutela
della dignità dell’uomo e si allea con chi, pur di fare
del profitto, passa sopra ai più elementari principi
etici, che cosa ci sta a fare? Da cosa
si distingue rispetto a qualsiasi altra organizzazione
lobbistica?
Nessun
lavoratore della RWM si è mai espresso pubblicamente sulle
scelte aziendali. Sono tutti “orgogliosi di lavorare nel
settore della difesa”, come gli hanno fatto sottoscrivere su
carta intestata della ditta? In che senso poi intendano la
“difesa” sarebbe da spiegare ai compagni yemeniti.
Oppure
siamo di fronte a persone tenute sotto ricatto dal padrone
tedesco (in questo caso)? Che cosa ne pensa la RSU? È
normale che nessuno si esprima personalmente o in gruppo?
Che nessuno accetti di dialogare con noi che, prima
che RWM delocalizzi, vorremmo che si creassero
alternative valide per tutti i dipendenti.
Inoltre,
da quale parte sta la CGIL rispetto alla questione degli
armamenti esportati dall’Italia in tutto il mondo,
perfino negli Stati dove sono più evidenti le violazioni
dei diritti umani e, fra l’altro, prodotti, in larga
misura, da società partecipate dallo Stato?
Ti
sarei grato e ti saremmo grati in tanti iscritti – pronti
anche a ritirare la delega se dovesse perdurare questa
latitanza rispetto ad un punto fondante dello Statuto – se
potessi rispondere fattivamente quanto prima.
*Il
Comitato Riconversione RWM per la pace ed il lavoro
sostenibile si è costituito il 15 maggio scorso ad Iglesias
ed è attualmente composto da oltre 20 aggregazioni locali,
nazionali ed internazionali accomunate dallo scopo di
promuovere la riconversione al civile di tutti i posti di
lavoro dello stabilimento RWM sito tra i territori di
Iglesias e Domusnovas, nell’ottica di uno sviluppo del territorio che sia pacifico e
sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale e come
segno di volontà di pace dal basso, che possa costituire
uno stimolo alla cittadinanza attiva e alla politica nei
vari territori nazionali e internazionali, necessario in
questo clima di “guerra mondiale a pezzi”