[Disarmo] Critiche per l'addestramento militare degli operatori Caritas. Il sociologo: ''Terribile deriva poliziesca, immigrato considerato nemico''
- Subject: [Disarmo] Critiche per l'addestramento militare degli operatori Caritas. Il sociologo: ''Terribile deriva poliziesca, immigrato considerato nemico''
- From: rossana123 <rossana123 at fastwebnet.it>
- Date: Sat, 30 Dec 2017 07:56:13 +0100
Salvatore Palidda, esperto di migrazioni: "Non c'è da stupirsi, sono molti i lati oscuri delle Ong. Serve spirito critico nel volontariato". Per Chiara Rabini, consigliera delegata ai richiedenti asilo: "Iniziativa fuori luogo che insegue politiche securitarie" BOLZANO. Il direttore della Caritas ha
cercato in tutti i modi gettare acqua sul fuoco (qui
la sua intervista) ma le reazioni del mondo del
volontariato e della società civile sono molto dure. Il
corso di formazione per operatori a contatto con i richiedenti
asilo, affidato a un'agenzia che addestra reparti
militari, ha scosso molti. Dai racconti di chi ha partecipato emergono risvolti
inquietanti: Salto.bz
riferisce di partecipanti che hanno avuto attacchi di panico.
Durante le ore di formazione sono state inscenate
simulazioni di aggressioni con armi finte (che però
sembravano vere) e sequestri di persona. Il programma del corso, proposto da Copsiaf, è
dettagliato nella descrizione dell'approccio militare dato alla
formazione: "Giorno 1, 8 ore. Teoria:
Violenza e aggressività, rischio, sicurezza, paura e vittimologia.
Pratica: laboratori di consapevolezza corporea e
difesa personale con approccio a strumenti atti a offendere". Paolo Valente, direttore della Caritas, ha
cercato di smorzare le polemiche parlando di non-notizia,
rintuzzato però anche dal Corriere dell'Alto Adige che
in un commento a firma di Gabriele Di Luca ricorda
al direttore il codice etico della Caritas: "Caritas è la
carezza della Chiesa al suo popolo". Chiara Rabini, consigliera comunale di Bolzano,
referente per i richiedenti asilo e i rifugiati,
si dice stupita" dell'iniziativa della Ong bolzanina. "Dalle
notizie in mio possesso - afferma - non sono mai arrivate
segnalazioni di problematiche particolari tali da dover
promuovere una formazione di questo tipo". "Anzi - afferma - anche dalle strutture gestite da Caritas arrivano
notizie positive di inclusione, di successi nell'integrazione,
di buone pratiche. Per questo - continua Rabini - sono
molto stupita di questa scelta che non ha nulla a che vedere con
l'accoglienza". "Investire in formazione è giusto, ci mancherebbe - ammette - ma
questo tipo di corso è quantomeno fuori luogo. Se ci
sono problemi, questi sono dovuti alle condizioni in cui versa
l'accoglienza, alla mancanza di privacy dei richiedenti asilo
costretti in piccoli spazi". E infatti riferisce che alcuni episodi di tensione si erano
verificati all'ex Alimarket, "dove c'era una situazione
al limite dal punto di vista dei numeri e degli spazi".
Cosa poi risolta, "con il conseguente rientro dei conflitti dovuti
anche alla condivisione degli spazi con l'emergenza freddo". "Se si promuove la formazione - afferma la consigliera - lo si
faccia in coordinamento con le altre realtà e si stia
all'interno dell'ambito dell'operatore sociale. Perché
questo corso - conclude - sembra rispondere ad una
politica securitaria che purtroppo sta prendendo sempre
più piede". Molto duro il commento di Salvatore Palidda,
professore associato presso l'Università degli studi di
Genova, dove insegna tra l'altro sociologia della
devianza e del controllo sociale e sociologia delle migrazioni: "Quanto
successo è innanzitutto terribile, tragico e penoso per
le migliaia di volontari che sinceramente sono animati da spirito
umanitario". "Quest’episodio non sorprende se ci si ricorda
del processo involutivo avvenuto sin dalla prima guerra
del Golfo del 1990 e soprattutto dopo il 2001 che
ha innescato la militarizzazione delle polizie, la conversione
poliziesca delle forze armate, ma anche l’irretimento, la
fagocitazione e persino la parziale militarizzazione di
parti di tante Ong". "Il lato oscuro delle Ong non è una novità -
afferma il docente - purtroppo c’è sempre stato e la
documentazione in proposito è abbastanza tragica. L’episodio
raccontato da ildolomiti.it - continua Palidda - non
sorprende perché il cosiddetto problema dei migranti o dei
rifugiati è da tempo incardinato nel registro delle
guerre permanenti". "Gli immigrati sono considerati quindi soggetti
pericolosi, ossia gente che va trattata con modalità
poliziesche e/o militari. Ecco quindi che i solerti
dirigenti della Caritas di Bolzano hanno pensato bene
di essere all’avanguardia nel formare un personale adeguato alla
missione della 'guerra umanitaria' agli immigrati".
"Magari sempre come opera di bene per salvarne qualcuno - provoca
il docente - il 'buon selvaggio' o la
'scimmia ammaestrata' che potrà venire utile anche come
una sorta di gourkha, l’ascaro a cui lasciare il lavoro
sporco nei confronti dei suoi compatrioti". "La Caritas italiana ha sempre avuto tante anime e tanti
'scheletri nell’armadio' - spiega Palidda - per il
fatto stesso di essere una istituzione spesso troppo dipendente
dal finanziamento pubblico e da vertici della Chiesa che non
sempre seguono quanto predica lo stesso Papa Franscesco". "Non stupisce allora che l’animo militare di parte della
Caritas possa prendere il sopravvento in una
congiuntura come quella attuale che favorisce gli impegni
militar-polizieschi. C’è quindi da chiedersi:
avremo sempre più operatori di ONG assimilati o in concorrenza con
le forze militari e di polizia in azione sia nelle guerre
permanenti che nel governo proibizionista delle migrazioni?" "I volontari sinceri reagiranno a questa deriva guerrafondaia? Non si può che auspicare un salutare sviluppo dello spirito critico del volontariato sano non per salvare istituzioni che non possono non essere quello che sono diventate -conclude il docente - ma per praticare liberamente e senza essere manipolati la vera solidarietà e quindi la lotta per i diritti fondamentali di tutti gli esseri umani.
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