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[Disarmo] Venezuela, sanzioni USA? Il petrolio si vende in Yuan
- Subject: [Disarmo] Venezuela, sanzioni USA? Il petrolio si vende in Yuan
- From: jure LT <glry at ngi.it>
- Date: Sat, 16 Sep 2017 17:24:11 +0200
Venezuela comincia a vendere il proprio petrolio in Yuan cinese. Pericolo concreto di attacco U.S.A. Attilio Folliero, Caracas, 15/09/2017 Abstact: Lo scorso 25 agosto il Governo statunitense ha emanato pesanti sanzioni contro il Venezuela e PDVSA, l’industria petrolifera statale. https://umbvrei.blogspot.com/2017/08/pesanti-sanzioni-degli-stati-uniti.html L’obiettivo di queste sanzioni è impedire al Venezuela l’approvvigionamento di dollari e l’accesso ai finanziamenti. PDVSA, attraverso CITGO, la sua filiale negli Stati Uniti, vende il petrolio venezuelano negli USA; i dollari derivanti da questa vendita, fino al giorno delle sanzioni, venivano trasferiti al Venezuela, che li utilizzava per importare i beni di cui il paese ha bisogno. Il Venezuela vende agli USA oltre un milione di barili di petrolio al giorno, ma in virtù di queste sanzioni è materialmente impossibilitato ad incassare i dollari derivanti dalla vendita. Non solo: le sanzioni impediscono la compravendita di titoli (Bond) emessi legalmente da PDVSA e quindi viene impedito l’accesso ad ogni forma di finanziamento. Secondo Peter Koening (1), economista ed ex funzionario della Banca Mondiale (Word Bank) si tratta delle sanzioni più dure della storia emanate dal Governo degli Stati Uniti; sono il frutto evidente di una guerra finanziaria diretta a paralizzare il paese e costituiscono, inoltre un crimine di guerra, dato che mettono in pericolo la vita di milioni di venezuelani. In definitiva con queste sanzioni impedendo al Venezuela di accedere ai dollari, la moneta utilizzata nel commercio internazionale, si impedisce anche di poter comprare cibo e medicine nel mercato internazionale. Inoltre, le sanzioni hanno anche l’obiettivo di mandare il paese in default, in fallimento: non potendo accedere ai propri conti in dollari, il Venezuela sarebbe anche impossibilitato a pagare le rate in scadenza del proprio debito pubblico. Queste sanzioni stanno spingendo il Venezuela ad abbandonare il dollaro ed a cercare nuovi mercati per la vendita del proprio petrolio e l’approvvigionamento dei beni di cui ha bisogno il paese. Come conseguenza, il Venezuela comincia a vendere il proprio petrolio in Yuan cinese. E non è il solo. Cina, Russia, i paesi dell’Organizzazione di Shanghai (SCO) ed ora anche il Venezuela si stanno sempre più allontanando dall'egemonia del dollaro. Il commercio internazionale tra questi paesi si effettuerà attraverso le rispettive monete locali ed in particolare utilizzando sempre più le monete della Cina e della Russia (Yuan e Rublo). .......... Articolo completo: sábado, 16 de septiembre de 2017 Venezuela comincia a vendere il proprio petrolio in Yuan cinese. Sempre più concreto il pericolo di una invasione statunitense. Attilio Folliero, Caracas, 15/09/2017 https://umbvrei.blogspot.it/2017/09/venezuela-comincia-vendere-il-proprio.html Il 15 settembre 2017 Venezuela ha cominciato a segnalare il prezzo di vendita del proprio petrolio in Yuan cinese, la cui sigla internazionale è CNY. Il Ministero dell’Energia e Petrolio del Venezuela nella sua pagina web ha riportato il prezzo medio di vendita settimanale del proprio petrolio in 306,26 Yuan, in aumento rispetto alla settimana scorsa quando era stato in media 300,91 Yuan. Prezzi del petrolio nella pagina web del Ministero dell'Energia e Petrolio del Venezuela
Per
la prima volta nella sua storia il prezzo del petrolio
venezuelano non è più indicato in dollari. Nella stessa pagina
web, però si riporta anche il cambio Dollaro/Yuan. Per un
dollaro la settimana scorsa (all’8 settembre) occorrevano 6,52
yuan, alla data odierna per un dollaro occorrono 6,55 yuan.
Si tratta di un altro segnale della decadenza del
dollaro (e degli Stati Uniti).
Perché Venezuela ha cominciato a segnalare e
vendere il proprio petrolio in Yuan? Lo scorso 25 agosto il
Governo statunitense di Donald Trump ha emanato pesanti sanzioni contro il Venezuela e PDVSA,
l’industria petrolifera statale.
L’obiettivo di queste sanzioni è impedire al
Venezuela l’approvvigionamento di dollari e l’accesso ai
finanziamenti. PDVSA, attraverso CITGO, la sua filiale negli
Stati Uniti, vende il petrolio venezuelano negli USA; i
dollari derivanti da questa vendita, fino al giorno delle
sanzioni, venivano trasferiti al Venezuela, che li utilizzava
per importare i beni di cui il paese ha bisogno.
Il Venezuela vende agli USA oltre un milione di
barili di petrolio al giorno, ma in virtù di queste sanzioni è
materialmente impossibilitato ad incassare i dollari derivanti
dalla vendita. Non solo: le sanzioni impediscono la
compravendita di titoli (Bond) emessi legalmente da PDVSA e
quindi viene impedito l’accesso ad ogni forma di
finanziamento.
Secondo Peter Koening (1),
economista ed ex funzionario della Banca Mondiale (Word Bank)
si tratta delle sanzioni più dure della storia emanate dal
Governo degli Stati Uniti; sono il frutto evidente di una
guerra finanziaria diretta a paralizzare il paese e
costituiscono, inoltre un crimine di guerra, dato che mettono
in pericolo la vita di milioni di venezuelani.
In definitiva con queste sanzioni impedendo al
Venezuela di accedere ai dollari, la moneta utilizzata nel
commercio internazionale, si impedisce anche di poter comprare
cibo e medicine nel mercato internazionale. Inoltre, le
sanzioni hanno anche l’obiettivo di mandare il paese in
default, in fallimento: non potendo accedere ai propri conti
in dollari, il Venezuela sarebbe anche impossibilitato a
pagare le rate in scadenza del proprio debito pubblico.
Queste sanzioni stanno spingendo il Venezuela ad
abbandonare il dollaro ed a cercare nuovi mercati per la
vendita del proprio petrolio e l’approvvigionamento dei beni
di cui ha bisogno il paese.
La Cina è un paese in forte sviluppo che ha
bisogno di energia, di petrolio e sta investendo fortemente in
Venezuela e in tutto il continente americano; è sufficiente
pensare che sta finanziando la costruzione del Nuovo Canale
del Nicaragua, opera ingegneristica che permetterà il
passaggio delle grandi navi cargo tra il Pacifico e
l’Atlantico.
Cina, Russia, i paesi dell’Organizzazione di
Shanghai (SCO) ed ora anche il Venezuela si stanno sempre più
allontanando dall'egemonia del dollaro. Il commercio
internazionale tra questi paesi si effettuerà attraverso le
rispettive monete locali ed in particolare utilizzando sempre
più le monete della Cina e della Russia (Yuan e Rublo).
Il dollaro, a cui è legato anche l’Euro, e tutto
il complesso finanziario che ruota attorno ad esso (Federal
Reserve, Wall Street, Bank for International Settlement,
ovvero il BIS, ed il sistema SWIFT) saranno progressivamente
sostituiti dal CIPS, il Sistema della Cina per i pagamenti
internazionali e dal costituente Sistema per i pagamenti
internazionali della Russia. Non va dimenticato che Russia e
Cina in questi ultimi anni hanno acquistato grandi quantità di
oro e continuano ad acquistarlo per sostenere la propria
moneta. Sta dunque per terminare il monopolio del dollaro
e della finanza statunitense ed occidentale. In definitiva
stiamo assistendo al tramonto degli Stati Uniti.
Come reagiranno gli USA? Gli USA accetteranno di
farsi pacificamente da parte? Certamente gli USA non
accetteranno di farsi da parte; cercheranno in tutti i modi di
mantenere il dollaro come principale moneta degli scambi
commerciali internazionali.
In realtà per gli USA è una questione di vita o
di morte: il giorno in cui il dollaro cesserà di essere la
principale moneta del commercio internazionale, il giorno in
cui il dollaro cesserà di essere la moneta di Riserva
Internazionale per eccellenza sarà la fine per l’Impero
statunitense. Nel momento il cui il dollaro cesserà di essere
la moneta di riferimento internazionale, la grande quantità di
dollari della Riserva Internazionale, la grande quantità di
dollari in circolazione, la grande quantità di dollari che la FED ha stampato per
finanziare il debito pubblico USA sarà immessa nel mercato
facendo letteralmente crollare il suo valore. In definitiva
chi ha i dollari sarà costretto a venderli per acquistare le
nuove monete internazionali. Il valore del dollaro crollerà e
gli USA saranno interessati da una iperinflazione; l’Unione
non reggerà e gli Stati Uniti termineranno dividendosi. Da
tanti anni pensiamo e scriviamo che questo sia il futuro
riservato agli Stati Uniti. Ovviamente gli USA sono ancora una
grande potenza militare, anche se in declino, per cui
utilizzeranno tutta la forza di cui dispongono per impedire
l’abbandono del dollaro e quindi la loro fine.
Il Venezuela non aveva alternative: abbandonare
il dollaro o sprofondare. La decisione di abbandonare il
dollaro e vendere il proprio petrolio in Yuan inevitabilmente
porterà gli Stati Uniti ad adottare provvedimenti di natura
militare. Insomma non è difficile prevedere un intervento
armato (diretto o indiretto) contro il Venezuela. In Venezuela
tutti sono consapevoli di questo pericolo. Un anno fa circa,
il Generale venezuelano Jacinto Pérez Arcay in una intervista a
Russia Today, considerava "inevitabile"
l'invasione statunitense del Venezuela. Oggi, dopo questa
decisione di vendere il proprio petrolio in Yuan, il pericolo
di una invasione statunitense diventa sempre più concreto e
imminente.
Bisogna ancora aggiungere che la decisione di
abbandonare il dollaro non riguarda solo il Governo, ma tutta
la società venezuelana. La Banca Centrale del Venezuela ha
cessato di offrire dollari al pubblico, sia imprese che
privati (attraverso il Mercato cosiddetto Dicom);
i cittadini e le imprese che disponevano di un conto corrente
in dollari presto potranno aprire un conto corrente in Yuan,
Rublo o Rupia. Insomma si va verso l’abbandono totale del
dollaro.
Ovviamente il Venezuela non è isolato; Russia e
Cina, le grandi potenze in ascesa che hanno grandi
investimenti in Venezuela, non possono permettere una
invasione del Venezuela; hanno il diritto di veto in seno al
Consiglio di Sicurezza dell’ONU e sicuramente lo
utilizzerebbero. Tutto ciò potrebbe non essere sufficiente per
dissuadere gli USA da avventure militari contro il Venezuela o
contro la Russia e la stessa Cina. Per gli USA – come
analizzato – è una questione di vita o di morte.
Inevitabilmente il mondo sta andando incontro ad
una guerra di proporzioni inimmaginabili. O meglio chi regge i
destini del mondo sa benissimo quali sarebbero le conseguenze;
non dimentichiamo che gli USA e altri paesi possiedono armi
atomiche il cui utilizzo mette in pericolo la vita sul nostro
pianeta. Loro, coloro che reggono i destini del mondo, sanno
benissimo che stiamo andando verso una guerra catastrofica che
potrebbe portare all'estinzione della vita sul nostro pianeta.
È per questo motivo che si sono “preoccupati” di creare il
“Deposito globale di sementi delle Svalbard" (Svalbard Global
Seed Vault), un bunker quasi al Polo Nord in cui si conservano
le sementi di tutto il mondo. Le sementi sembrano dunque a
salvo, ma rimarrebbe vivo qualcuno per poterle utilizzare?
Nota
(1) Peter Koening lo scorso 2 settembre ha
inviato una lettera al Presidente Maduro in cui appunto
esprime le sue considerazioni circa le sanzioni imposte da
Trump al Venezuela. La lettera è leggibile all’Url: http://www.laiguana.tv/articulos/67286-carta-maduro-economista-banco-mundial
---------- fin |
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