[Disarmo] Le ONG delle guerre umanitarie e delle rivoluzioni colorate
- Subject: [Disarmo] Le ONG delle guerre umanitarie e delle rivoluzioni colorate
- From: jure LT <glry at ngi.it>
- Date: Thu, 14 Sep 2017 21:58:46 +0200
Grazie al lavoro di raccolta articoli e links del Coordiamento Nazionale Jugoslavia. Jure Ellero --------- 1. Le ONG umanitarie (1). Il complesso industriale dei diritti umani 2. Le ONG umanitarie (2). La rete di George Soros 3. Le ONG umanitarie e la crisi europea dei rifugiati
Le ONG umanitarie (1). Il
complesso industriale dei diritti umani
MARIA GRAZIA BRUZZONE
@MAR__BRU
07/05/2017 Non sappiamo se vi
sia stata o meno collusione con scafisti o
trafficanti di profughi da parte di qualche Ong.
Scoprilo e sanzionarlp spetterà alla magistratura e
soprattutto alla politica, magari con l’aiuto
dell’intelligence e di Frontex – dai quali sembrano
provenire le intercettazioni di cui si parla.
Frontex già a fine
2016 aveva segnalato preoccupazioni su alcune Ong ( quidal FT e qui), dopo che il sito
GEFIRA aveva monitorato ivimenti di navi di Ong
umanitarie che si avvicinavano molto alle coste
libiche e sgnalato contatti sospetti cona terraferma
(qui il post e video).
Se l'operazione
Mare Nostrum fosse continuata, estesa ad altri Stati
europei, invece di delegare compiti forse eccessivi
a Ong, senza regole certe né finanziamenti
trasparenti, tanti problemi si sarebbero potuti
evitare. Ma si sa, su immigrazione e rifugiati l'UE
è assente.
Qui tuttavia
vogliamo solo tentare di far luce in generale sulle Ong
umanitarie, quanto meno le più importanti, che
negli anni hanno acquisito un nuovo ruolo di
prolungamento delle politiche delle democrazie
occidentali: sorta di PR, casse di risonanza, con
l’aiuto dei media, delle narrazioni che ne
supportano la geopolitica e sempre più legate ad
istituzioni e governi - in testa quello americano -
da loro finanziate insieme a privati e filantropi
apparentemente disinteressati.
Parte integrante
del cosiddetto Soft power o Smart power.
Un intreccio dove
un posto non di poco rilievo gioca il controverso
finanziere George Soros con la sua Open Society
Foundations , campione della Società Aperta
globalizzata, che di Ong ne finanzia a centinaia e
il cui interesse anche nella politica globale di
migranti e rifugiati è lui stesso a spiegare come
vedremo in un post successivo.
L’incontro recente
fra Soros e il presidente del Consiglio Gentiloni a
palazzo Chigi, non sappiamo chiesto da l’uno o
dall’altro, potrebbe costituire una ulteriore
conferma.
Di tutto questo si
parla assai poco nel circuito mediatico mainstream.
“La narrazione
culturale classica appare del tutto innocente:
miliardari caritatevoli, politici illuminati,
società transnazionali, istituzioni pubbliche
insieme a legioni di volontari lavorano insieme in
nome della giustizia sociale per forgiare un mondo
migliore, aiutando i diseredati, difendendo i
diritti umani contro genocidi e crimini contro
l’umanità”.
Una retorica cara
specialmente alla sinistra democratica che ad un
esame più approfondito presenta varie falle .
Lo scriveva
qualche mese fa un post intitolato Smart
power & The Human Rights Industrial Complex,
allusione al cosiddetto complesso
militar-industriale a cui finiscono per far gioco -
consapevolmente o meno – tante Ong, a partire da
alcune delle più note come Amnesty International e Human
Wight Watch (HRW), dove i conflitti di
interesse e intrecci finanziari e politici appaiono
palesi.
E lo testimoniava anche un post
francese che già nel 2010 prendeva di mira tre
Ong (di nuovo Amnesty, HRW più FIDH-
International Federation for Human Rights) in
relazione agli interventi di Parigi in Mali, in un
post intitolato Guerre de l’information. Au dessous del
ONG, une vérité cachée.
L’autore del primo
post è Patrick Henningsen, scrittore e giornalista
investigativo, fondatore di 21st Century Wire -
sito associato all’alternativo Inforwars , scrive
il Guardian,
e collaboratore di Russia Today (il post è stato
comunque rilanciato da un sito britannico e da Global
Research).
LA MUTAZIONE NEL XXI
SECOLO
“Sebbene tutte le
Ong umanitarie si presentino come neutrali e non
partigiane, la realtà è spesso diversa ….
“Un aspetto
difficile nell’analizzarle è che nella maggior parte
di esse lavorano individui ottimi, ben educati,
grandi lavoratori, molti dei quali sono spinti da
vero altruismo e dalle migliori intenzioni. Per lo
più sono inconsapevoli o disinteressati a chi
finanzia le loro organizzazioni e cosa significhino
tali legami finanziari per quanto concerne aspetti
geopolitici o conflitti militari.”
“E’ certo vero che
negli anni campagne sincere e dedicate hanno aiutato
a liberare individui ingiustamente imprigionati e
ottenuto processi e giustizia. Come è vero che molte
organizzazioni hanno contribuito a prendere
coscienza su molti importanti temi sociali e
ambientali”.
Ma “a causa
dell’accresciuto finanziamento da parte di
interessi corporatee a legami diretti con
governi e think tanks politici negli
anni recenti queste organizzazioni sono diventate
sempre più politicizzate e più strettamente
connesse agli ‘agenti di influenza’ occidentali.
Col risultato che queste organizzazioni per i
‘diritti umani’ rischiano di contribuire ai problemi
che credono di voler eliminare, attraverso la loro
spesso involontaria ‘complicità’ nel sostenere
obiettivi di politica estera di Washington, Londra,
Parigi e Bruxelles” .“Il problema è sistemico e
istituzionale”.
“Quello che nel XX
secolo era
una sorta di appendice di un emergente movimento
progressista internazionale si è rapidamente
espanso nel XXI secolo come un ‘terzo settore’
internazionalizzato multi-miliardario supportato da
alcune delle corporations transnazionali leader nel
mondo. Un impressionante labirinto, guidato da
organizzazioni come Amnesty, e HRW. Ciascuna di
queste organizzazioni ha legami diretti con governi
centrali e, forse più sorprendentemente, collegamenti
che conducono al cuore del [cosiddetto]complesso
militar-industriale. Di qui l'espressione
"Complesso industriale dei diritti umani".
Fa eco il post
francese citato: “Infiltrate da rappresentanti
governativi, prendendo parte a certi conflitti e
ignorandone altri: in filigrana si disegnano i c ontorni
di una strategia che è il riflesso della politica
dei dipartimenti di affari esteri. Certi
governi, come quello degli Stati Uniti del resto non
si nascondono questa strumentalizzazione delle Ong
‘non governative’. L’ex segretario di Stato Colin
Powell in un discorso indirizzato alle Ong
all’inizio dell’Operazione Enduring Freedom
(l’invasione dell’Afghanistan) nell’ottobre 2001,
anno cruciale, dichiarava: ‘Le Ong sono un
moltiplicatore di forza per noi, una parte
estremamente importante della nostra squadra
combattente’ ” .
Una dichiarazione,
quella di Powell, che si può accostare a quella,
molto citata dai siti alternativi, dell’ex comandate
Nato Gen. Wesley Clark che sei anni dopo, in un
discorso pubblico, citava una conversazione al
Pentagono proprio del 2001 e un memo del Segretario
alla Difesa secondo il quale nei successivi 5 anni
gli Usa avrebbero attaccato e distrutto i governi di
7 paesi : Iraq, poi Siria, Libano, Libia, Somalia,
Sudan, Iran. En passant sia il Generale Clark che
Soros figurano nel board of trustees dell’ International
Crisis Group,
ESEMPI di allineamento
.
Il post francese
punta il dito su report di Amnesty e HRW che
hanno denunciato uccisioni e nefandezze da parte di
truppe del Mali, di fatto accusando anche gli
alleati Francesi di quelle milizie, con lo scopo di
allontanarli da quel territori, si affermava, per
lasciare campo libero a interventi di altri (leggi
US/Nato).
Nel 2012 il 'caso
Kony'. Da un video presto virale negli Usa che
accusava Joseph Kony, leader della Lords Resistance
Army prende il via una campagna mediatica sulla
necessità di un intervento occidentale per salvare
bambini africani in pericolo. A promuovere la
campagna è la Ong Invisible Children,che
raccoglie finanziamenti anche nelle scuole. Kony in
realtà non lo si vedeva in giro da anni. Ma Obama ha
la scusa per dispiegare militari in Uganda ed
espandere l’Africom.
Sempre nel 2012 è Amnesty a
lanciare la campagna Diritti umani per le donne in
Afghanistan dove è in corso l’intervento Usa /Nato.
“ Keep
the progress going”, è lo slogan che
accompagna immagini di donne in burqa azzurro. E’ la
prima ‘guerra femminista’, ma nessuno scandalo fanno
le 9000 vittime, molte civili (poi cresciute di
numero).
Nel 2011 un report
su soldati Libici ‘drogati dal Viagra’ che
violentavano le donne – rivelatosi fake –
sembra validare la propaganda sulle ‘atrocità delle
milizie di Gheddafi contribuendo a sollecitare
l’intervento ‘umanitario’ Nato in Libia . La
richiesta della no fly zone permette di bombardare
l’esercito libico e far fuori il raiss.
Report dimostratisi
fake ce ne erano già stati in Iraq - militari
di Saddam avrebbero rubato incubatrici dal Kuwait
lasciando morire neonati, testimonianza di un
dottore della Mezzaluna Rossa ‘verificata’ da Amnesty;
l’uranio yellow cake arrivato in Iraq per sviluppare
le armi di distruzione di massa. E in Siria: il
rapimento di un giornalista NBC da parte dei
miliziani pro-Assad, liberato dai ‘moderati’ del
Free Syrian Army; le ‘barrel bombs’ sganciate a
Kobane, col direttore di HRW Ken Roth che
ha twittat immagini in realtà riferite a Gaza.
Tutti falsi.
L’attacco al
sarin di Damasco nel 2013 venne attribuito anche
quello ad Assad, come riferito da HRW alla CBS.
Accuse in seguito contestato da molte fonti
autorevoli che hanno invece accsato i ‘ribelli’.
Il sarin - l’avrebbe loro fornito la stessa Hillary
Clinton allora titolare degli Esteri per incastrare
Assad, ha scritto il giornalista
premio Pulitzer Seymour Hersch in un post tradotto da vocidall'estero.
Probabili fake anche i video impressionanti e le
foto prese altrove.
La Siria dove la
guerra perdura è una miniera di report, e di
fake.
Il ‘caso Caesar’,
esploso due giorni prima dell’inizio di colloqui di
pace in Svizzera, dal nome in codice di un presunto
fotografo siriano che avrebbe documentato con 55.000
foto torture ed esecuzioni su scala industriale di
detenuti da parte di Assad. ‘Verificate’ da HRW,
metà si rivelano foto di soldati morti sul campo.
Dubbi sulle altre, c’era di mezzo la CIA.
Il report di Amnesty sulle
atrocità compiute dalle milizie governative, con
accuse di violazione della legge internazionale sui
diritti umani e crimini contro l’umanità . Un post documentatissimo di
Tim Hayward, docente all’università di
Edimburgo e direttore di Ethic Forum e Just World
Institute fa le bucce ai metodi adottati da Amnesty ,
che non soddisfano i loro stessi criteri.
Il medesimo autore in un
altro post punta il dito su Médicins Sans
Frontièresche in un report ha accusato il
solito Assad di aver bombardato ospedali e civili.
In realtà MSF non era sul campo – si trovava fra i
ribelli da loro protetta – e si è basata sulla
testimonianza dei White Helmets.
Gli stessi Caschi
Bianchi sono la fonte della notizia del recente
attacco chimico (al sarin? al cloro?) ad Idlib. News
divulgata per primo dal Syrian Observatory on
Human Rights e poi da tutti i media, compresi
i nostri, a base di foto e video fake ad
opera dei White Helmets, come confermano medici di
una Ong svedese.
Del resto le
principali Ong umanitarie, che già nei '90 avevano
appogiato la partizione dell'ex Jugoslavia,
sostengono apertamente il regime change in
Siria come in Libia, Ucraina e Yemen. In Siria
presentando subito il conflitto come ‘guerra
civile’, Ong umanitarie e media hanno fatto la loro
parte nel divulgare un’importante narrazione della
politica estera occidentale che ha impedito di
conoscere la realtà, molto più complessa, e le
complicità di Usa, Turchia e alleati.
FINANZIAMENTI
Follow the money,
scrive Henningsen, secondo il quale molte di queste
entità ricevono grandi quantità di finanziamenti
dalle stesse fonti, corporations transnazionali.
Quali? Un elenco dettagliato dei donatori in realtà
non esiste, e il finanziamento delle varie ONG è da
sempre opaco, come denuncia anche il post
francese. Vale anche per le maggiori, Amnesty
Intl , HRW e la stessa FIDH, la più
antica. Malgrado la loro fama e i riconoscimenti da
parte di ONU, Unesco, Europa. E vale anche per Médécins
Sans Frontières, Save the Children ecc.
Fra i privati ai
nostri post non resta che segnalare il ruolo di
finanziatore di George Soros. Sia Amnesty Intl sia
HRW hanno ricevuto ciascuna $100 milioni,
riferiscono i due post pur . L'impegno di Soros a
versarli a HRW è del 2010 ( vedi anche qui).
Il molto discusso
finanziere di origine ungherese, che nel 1992 atterò
sterlina e lira con le sue speculazioni causando
perdite ingenti ai due governi, e in Francia è stato
addirittura processato per insider trading ai danni
di SociétéGénerale, è molto più di un semplice
donatore. Attraverso la sua Open Society
Foundations sostiene una rete di centinaia di
ONG che operano negli Usa e in tutto il mondo
coprendo un enorme spettro di attività e obiettivi
spesso apertamente politici. Lo vedremo più
avanti.
Più trasparenti,
abbiamo verificato, sono i finanziamenti pubblici alle
organizzazioni umanitarie, monitorati da Globan
Humanitarian Assistance – GHA che pubblica
ogni anno un rapporto. Ma complessivo, senza citare
alcuna Ong in particolare.
Dal rapporto del
2015 si apprende che
l’assistenza umanitaria nel mondo nel 2014 ha
potuto usufruire di ben $24.5 miliardi, in crescita
sull’anno precedente. Il 2013 è stato un anno di
grandi trasferimenti di persone da Medio Oriente e
Africa (12.3 milioni di profughi dal M.O., più degli
11.8 mil dal Sud Sahara), a ciò viene attribuita la
crescita altissima di donazioni da parte di Arabia
Saudita e Emirati Arabi Uniti -UAE, diventati
il 6° e il 15° donatore (+219% e + 317%
rispettivamente. Che è una notizia.
Chissà se il
recente protagonismo dell’Arabia Saudita è da
mettere in relazione con la sua elezione nel
prestigioso Human Rights Council dell’ONU
(UNHRC), attraverso una negoziazione col Regno
Unito, entrato nell’organismo internazionale insieme
all’Arabia che poi ne ha addirittura conquistato la presidenza.
Con un passaggio di soldi e favori fra i due Stati,
ha raccontato il Guardian che parlava anche di
una donazione araba di $1 milione all’UNHRC. Molto
recentemente l’Arabia Saudita, dove alle donne
velatissime è persino vietato guidare l’auto, è
diventata membro anche della Commissione ONU per i
Diritti delle Donne, suscitando ovunque
ilarità e sdegno.
Nella mappa interattiva
del GHA con i contributi di tutti gli stati e
dell’UE,svettano gli Usa, con $6 miliardi.
Molto staccati gli europei, a parte GB ($2,3mld) che
versa quanto le istituzioni UE e Germania ($1.2mld).
Seguono i paesi nordici. L’Italia con i suoi miseri
$378 milioni, è quasi alla pari dell’UAE , ma la
Francia è a quota $472 mil, la Spagna si ferma a
$220 mil.
Si precisa inoltre
che di tali finanziamenti, soltanto lo 0,2% va a
finire a Ong locali e il 3.1% a governi di stati
‘bisognosi’.
Il rapporto poi,
pur molto ampio, si riferisce soltanto a
finanziamenti pubblici in generale, non alle
istituzioni di ciascun paese.
La FIDH per
esempio, la più antica Ong internazionale che
difende tutti i diritti, umani, civili, politici,
economici, sociali, culturali e tiene insieme
qualcosa come 178 organizzazioni di 120 paesi, riceve
fondi dal Dipartimento di Stato Usa attraverso
il NED – National
Endowment for Democracy, organizzazione
bipartisan nata nel 1983 per ‘promuovere la
democrazia nel mondo’ finanziata dal Congresso.
Quanto a Médécins Sans
Frontières, secondo un rapporto del GHA citato nel 2010 da Libération intitolato
“Finanziamenti privati: una tendenza emergente negli
aiuti umanitari, quell'anno figurava al
secondo posto delle più importanti Ong
umanitarie in termini finanziari, con $1 miliardo di
donazioni ricevute. Fondi che superavano
quelli degli aiuti del Regno Unito. In generale i
finanziamenti privati erano saliti dal 17% nel 2006
al 32% nel 2010 ma per MSF rappresentavano il 90%.
Chi fossero i donatori non viene detto.
Recentemente, riferisce nel 2016 Le Monde , MSF ha
rifiutato €62 milioni da parte di istituzioni e
paesi UE perché non condivideva la linea che si
oppone all’accoglienza dei profughi. Cruciale è
stato l’accordo con la Turchia, fortemente criticato
dalla Ong francese. Nel 2015 aveva ricevuto 19
milioni dalle istituzioni UE e 37 milioni da undici
stati dell’Unione, più 6.8 milioni dal governo
Norvegese. MSF rifiuta anche quelli per il suo
lavoro con Frontex .
MSF figura nella lista ufficiale dell'OSF delle
Ong 'partners' della Open Society Institute di
George Soros. Non è specificato quali partners
ricevano anche finanziamenti.
E PORTE GIREVOLI.
“Non è un segreto
che ve ne siano fra il Dipartimento di Stato e molte
delle le principali Ong occidentali per i diritti
umani” scrive Henningsen.
Il caso più
clamoroso è quello di Suzanne Nossel, una delle
sostenitrici delle cause umanitarie di più alto
profilo a Washington, transitata direttamente nel
2012 dal posto di vice Segretario per le
Organizzazioni internazionali al Dipartimento di
Stato, assistente personale di Hillary Clinton
ministra degli Esteri, alla poltrona di direttore
esecutivo di Amnesty Intl -Usa. Già capo operativo
di HRW,
vice presidente per la strategia e le operazioni al Wall
Street Journal e consulente per la
comunicazione e i media per McKinsey & Co,
membro e finanziatore del Council of Foreign
Relations, di cui Nossel è senior fellow. Con la
Clinton Nossel era responsabile per i diritti umani
multilaterali (qui la sua bio), vicina ai ‘falchi’
Samantha Power e Susan Rice e al meno noto Atrocity
Prevention Board, comitato inter-agenzie che
comprende anche funzionari dell’intelligence.
“Nossel è stata
un elemento chiave, rappresentando un ponte per
aiutare a progettare a livello internazionale la
comunicazione politica americana attraverso la Ong Amnesty”
. A lei si deve l’invenzione dell’espressione “ Soft
Power”- il modo ‘dolce’ di imporre il potere
contrapposto alla modalità ‘hard’, militare –
cavallo di battaglia della presidenza Obama.
‘Washington deve offrire una leadership assertiva –
diplomatica, economica e non ultima, militare – per
portare avanti uno spettro di obiettivi:
autodeterminazione, diritti umani, libero mercato,
legalità, sviluppo economico e l’eliminazione di
dittatori e armi di distruzione di massa’, ha
scritto Nossel a proposito dei compiti dei politici
progressisti nel XXI secolo.
Dopo Amnesty Nossel
è diventata ed è tuttora direttore esecutivo del PENAmerica
Center, la storica, influente associazione di
scrittori e editori con diramazioni internazionali
in 101 paesi. Scrittrice e blogger lei stessa,
continua il suo attivismo per i diritti umani,
sostenendo boicottaggi ad es dell’Iran o contro la
partecipazione ai Giochi Europei, ‘consigliando’
agli Stati di fare altrettanto ( qui una bio di Nossel, qui un post sul doppio
standardadottato)
Alle porte girevoli
fra governo Usa e Human Wright Watch è
dedicato un intero post di Countepunch (2014) in
forma di lettera aperta al direttore Ken Roth
(quello delle foto fake in Siria prese da Gaza, vedi
sopra). Per esempio Miguel Diaz, ex analista CIA
cooptato nel board dei consulenti, poi tornato al
Dipartimento di Stato come interlocutore fra
intelligence ed esperti non governativi. Simile il
percorso di Tom Malinowski, già direttore di HRW-
Washington. E che dire di Mr Steinberg,
passato da HRW alla poltrona di assistente di
Samatha Power, ambasciatrice Usa all’ONU e noto
falco . Sono solo alcuni casi, scrive Counterpunch,
che racconta varie prese di posizione
contraddittorie della ong, per es. sulle renditions
– detenzioni lunghe senza processo sotto Obama sulle
quali HRW ha
taciuto dopo aver denunciato quelle di Bush. O le
denunce contro Cuba e il Venezuela, ma non delle
atrocità ad Haiti dopo il colpo di stato promosso
dagli Usa.
Notevoli anche
gli intrecci
politici di AVAAZ, Ong internazionale
fondata nel 2007 da ResPublica e Move.on (l’Ong di
azione politica online degli attivisti Dem che
riceverebbe fondi direttamente da Soros) sotto
l’ombrello dell’ OSF del magnate, i cui
fondatori hanno avuto tutti relazioni con ONU e
Banca Mondiale, scrive Henningsen. AVAAZ, che
vanta 7 milioni di membri nel mondo e nel 2009 ha
dichiarato di ricevere solo microdonazioni da
simpatizzanti, opera con la società di PR Purpose , orientata
al business; insieme usano i social media per
campagne politiche ‘dal basso’ che preparano il
terreno per programmi del FMI o della Nato, come
sanzioni o interventi militari (vedi anche qui un post italiano).
AVAAZ - secondo
GEFIRA - avrebbe donato $500.000 al MOAS - Migrants
Offshore Aid Station, l'Ong maltese fondata nel 2014
dalla coppia italo-americana Catrambone ale centro
delle polemiche di oggi sui salvataggi di migranti
dalla Libia.
A ricevere sostegno
sostanziale dal Foreign Office britannico, oltre
che fondi dalla UE , è il discusso SOHR – Syrian
Observatory for Human Rights, distintosi nel
fornire spesso informazioni ai media sulle presunte
atrocità commesse dall’esercito regolare siriano
(vedi sopra : era anche la fonte delle notizie
sull’ultimo attacco chimico a Idlib.) Nata nel 2006,
SOHR in realtà fa capo a un unico individuo, un
siriano dissidente di nome Osama Ali Suleiman ma
noto come Rahmi Abdul Rahman che vive a Londra in un
mini-appartamento di Covent Garden.
---
Le ONG umanitarie (2). La
rete di George Soros
MARIA GRAZIA
BRUZZONE @MAR__BRU
07/05/2017 Il molto discusso
magnate, filantropo investitore di origine
ungherese, che nel 1992 atterò sterlina e
lira con le sue speculazioni, poco amato in
Francia dove è stato processato per insider trading
ai danni di Société Génerale, è molto più di un
semplice donatore di ONG e promotore dei diritti
umani ( qui il Soros benefattore raccontato
da lui stesso).
Attraverso la sua Open
Society Foundation sostiene una rete di centinaia
di Ong che operano coprendo un enorme spettro
di attività e con obiettivi spesso apertamente
politici negli Usa e nel mondo. E collegamenti con i
media .
Proprio per questi
motivi di lui e delle sue Ong si finisce per sapere
di più, per via dei molti leaks, ultimi i DCLeaks,
oltre che attraverso la stessa OSF e il suo braccio
europeo, l' Open Society Policy Institute.
E’ un labirinto
dove non è facile districarsi.
LA RETE USA. Un post di Discover
The Networks, apparentemente del 2011,
pubblica un nutritissimo elenco delle Ong finanziate
direttamente dalla OSF di Soros e in coda un gruppo
più limitato che ricevono soldi da alcune delle
prime. Leggendo le brevi spiegazioni accluse a ogni
titolo, par di capire che si tratta di Ong che
operano fondamentalmente negli Usa.
Da un post 2011 (linkato), di sorosfiles.com (sito
di due documentatissimi attivisti diventati
anti-Soros) si arriva a un elenco più limitato delle
prime 150 Ong, con indicate anche le somme versate
a ciascuna, ma solo dal 2005 al 2009.
Scorrendo le liste
salta agli occhi come tali Ong portino avanti tutti
i temi di punta dei Democratici e/o sottendono fette
di elettorato tradizionalmente Dem:
anti-militarismo, contro la tortura, il razzismo e
in generale contro l’agenda conservatrice; a favore
di Palestinesi e Castro, pro-latinos,
pro-musulmani, e pro immigrati e loro diritti;
più, ovviamente, clima, ambiente, lavoro, diritti
delle donne e LGBT, sanità, educazione, riforma
della legge sulla droga - questa al secondo posto
nei finanziamenti. Al primo posto una Ong sui media,
con $15 mil ricevuti 2005-09. Tutti temi in sé
cari ai sinceri democratici e progressisti,
americani e non solo, per lo più fatti propri dai
media mainstream. Schierati – come Soros- contro gli
argomenti nazionalisti, anti immigrati e anti
musulmani della destra di Trump.
Soros filantropo ‘di
sinistra’ disinteressato? Vediamo.
Un altro post di sorosfiles non
solo conferma quel che appare intuitivo: che il
miliardario con la sua fondazione – oltre a
finanziare direttamente il partito dell’Asinello,
che figura nella lista - è diventato una potente
macchina di creazione del consenso a favore dei
Democratici .
Ma il post va
oltre e spiega gli strettissimi legami, politici ed
economici fra il finanziere e Obama (non personali,
riteniamo). Racconta come da documenti erariali del
2010 Soros avrebbe (noi usiamo il condizionale)
espanso il suo impero negli Usa usufruendo di fondi
della legge che varava aiuti all’economia nota
come ‘Obama stimulus’.
La OSF insomma –
sintetizziamo - usava i beneficiari delle sue Ong
per fare lobbying e acquisire contratti pubblici
legati alla formazione, la green economy ecc. .
Portando avanti i temi Dem e conquistando elettori
al partito mentre allargava la propria influenza,
guadagnandoci pure sopra.
Che Soros abbia
sostenuto fortemente Hillary Clinton alle ultime
elezioni è del resto noto. D’altra parte sul fronte
opposto, quello della destra repubblicana di Donald
Trump, con il sostegno di altri miliardari come i
fratelli Koch e i Mercer e di think tanks
conservatori, si è dato vita a una rete non così
fitta ma aggressiva e alla fine vincente, come si è
visto ( qui e qui Underblog).
La RETE ESTERA. Già
nella lista citata spuntavano alcune Ong attive
fuori dagli Usa: il ministero dell’Educazione della
Liberia, l’Università Europea di San Pietroburgo, la Baltic
American Partnership, che gode anche di
finanziamenti dell’USAID, braccio semipubblico della
CIA nel mondo . E l’International Crisis Group, citato
sopra, che ha come scopo "la ricerca e il sostegno
nelle crisi e nei conflitti armati", si legge
enigmaticamente in un'altra lista, questa ufficiale
dell'Open Society Institute a proposito delle
partnership dell'organizzazione.
Numerosissimi i
partners citati, dalla Banca Mondiale a WHO, UNICEF,
UNESCO, OSCE, UE, Consiglio d'Europa; e
organizzazioni governative, governi, fondazioni
private americane ed europee, istituzioni educative
e università (fra queste Columbia, Oxford,
Cambridge, Ottawa, Maastricht University).
Tra le Ong partner
figurano anche HRW, Médécins sans
Frontières, il sito di analisi politica Project
Syndicate, Refugee International, per
"l'assistenza e la protezione dei rifugiati"; le
branches locali di Transparency International contro
la corruzione, e Policy Association on Open Society per
"promuovere la democraziona nell'Est Europa e ex
Urss". Esempi dall'elenco di per sè parziale,
ammette la fonte.
Nutrito l’elenco
delle Ong
finanziate dall’OSF fino al 2014 emerso
dai DCLeaks nel 2016, a cui rimandiamo. The
Saker (sito vicino alla Russia) che ne pubblica una parte ne
sintetizza gli obiettivi attraverso le parole
chiave: diritti umani, delle donne e LGTB, notizie
alternative (pur avendo ottimi rapporti con i media
mainstream, osserva il post), uguaglianza di genere,
minoranze, democrazia. E immigrazione. "In
pratica cercano di influenzare gruppi di sinistra,
governi femministe, migranti, gypsies, giornalisti
nonché partiti nuovi (citati il M5S, Podemos e
Syriza - ?!?). Deprecano la destra, il fascismo, la
Russia, l’Ungheria di Orban, qualsiasi cosa resista
all’UE". The Saker elenca anche varie tecniche
di influenza.
Nell’elenco molte
Ong che operano in Europa, specie nell’Europa
dell’Est, prima la Polonia, e una dozzina
specificamente ‘Europee’, più Transparency Intl-
Liaison Office to UE, Young European
Federalists, e Alter EU, presente nei 28 paesi
UE, per conquistare alle idee a ai valori di OSF i
candidati all’Europarlamento.
In questo contesto
fa un po’ sorridere che le tre organizzazioni
italiane nella lista siano l’Associazione Upre ,
che promuove la cultura Rom e le relazioni
interculturali; l’ Arcigay e l’Associazione 21
Luglio – queste presenti anche in un altro file dei
DcLeaks che cita pure le somme elargite.
SOROS NEI DCLEAKS.
"Migliaia di files
interni alla OSF di Soros sono stati resi pubblici
nel 2016 dopoessere stati piratati. Riuniti nel sito
Soros DCLeaks contengono moltissime informazioniche
dimostrano l'influenza che cerca di avere il
miliardario mondialista (e pro immigrazione) nel
mondo. I files si riferiscono al periodo 2008-2016"
"Secondo le
rivelazioni di DCLeaks questi documenti sono stati
hackerati da un gruppo di attivisti americani che
vogliono mostrare la realtà del 'processo di presa
delle decisioni" e dei 'veri elementi della vita
politica americana'". Così un post francese (di Lucien
Pons).
Il post segnala
alcuni files di particolare interesse per gli
europei.
$100 000 sono
stati dati a United for Intercultural
action per l'insieme dei paesi dell'UE.
Obiettivo "Contrastare i partiti populisti in Europa
in vista delle elezioni europee. In collaborazione
con European
Network against racist et Hope not Hate, United condurrà
una campagna di comunicazione focalizzata
specialmente su Francia, Grecia, Ungheria, Italia e
Paesi Bassi".
$ 130.000 sono
stati attribuiti al giornale EUObserver,
che aveva lo scopo di analizzare la montante
"narrazione di odio" e combatterla, reclutando
giovani giornalisti sul campo.
$49.500 sono
andati a "Italiani alternativi" [sembra riferirsi
non a un gruppo specifco ma a un programma e a vari
gruppi] per "dare più importanza e tempo di parola
ai senza voce, cioè migranti e giovani". Per questa
via attivisti italiani e volontari hanno ricevuto
donazioni.
In tutta l'Europa,
"centinaia di Ong 'indipendenti' lavorano con l'OSF
, anche istituzioni come l'UE"- aggiunge il post
francese. Uno dei progetti della fondazione è chiaro
:"Fare accettare agli Europei i migranti e la
sparizione delle frontiere".
Si potrà essere o
meno d'accordo, disturba l'interferenza
Significativi gli obiettivi del suo Open
European Policy Institute, il braccio Europeo
dell'OSF, raccontati ufficialmente sul suo
sito :
*Fornire prove e
argomenti per dar forma a dibattiti politici e
processi decisionali:
*Collegare la rete
di OSF con le istituzioni UE e gli Stati membri;
*Impegnarsi in
dibattiti sul futuro delle istituzioni UE e delle
politiche per promuovere valori della società
aperta;
*Costruire solide
relazioni con funzionari, politici, e altri
protagonisti per mantenere le libertà civili, i
diritti e e la giustizia nell'agenda europea.
Non sorprende
troppo scoprire che l' Open Society European
Policy Institute abbia preparato un memo
intitolato “Alleati affidabili nel Parlamento
Europeo 2014-2109" in cui annota l’importanza
di costruire relazioni’ durature e degne di fiducia’
con europarlamentari ‘credibili nel sostenere il
lavoro di Open Society’.
La mappa tracciata
offre una intelligence sui membri dell’8° Parlamento
Europeo propensi a supportare i valori della Open
Society nella legislatura 2014-2019. Comprende 11
comitati e 26 delegazioni e i più alti corpi
decisionali dell’Europarlamento: 226
europarlamentari sono/sarebbero alleati o vicini
all’Open Society. Qui la lista nuda e cruda, qui il file originale dai
Soros DCLeak con il lungo e dettagliato
documento.
SOROS IN UCRAINA.
Vi aveva dedicato un post Remocontro, il
sito di Ennio Remondino, una mini-inchiesta sulle
ong umanitarie e il ruolo di NED e CIA nel paese
dove operavano ben 150 Ong.
“E’ ormai assodato
che Soros è stato profondamente implicato nelle
proteste di Maidan a Kiev e nel colpo di stato
violento che ha cacciato un governo democraticamente
eletto in nome dei “valori Europei …”, scrive Zerohedge.
"Dai recenti
DCLeaks - leggiamo in un post linkato -
si apprende che la rete di organizzazioni no-profit
ha operato anche su membri UE per supportare una
narrazione pro-Maidan e per scoraggiare eventuali
legami e sostegno alla Russia" (si fa l’esempio della Grecia e
dei soldi ai media greci). E ancora:
“Oggi - prosegue ZH -
nuovi documenti nella nuova tranche di 2500 files [i
DCLeaks] mostrano l’immenso potere e controllo avuto
da Soros sull’Ucraina anche dopo il sovvertimento
del governo…Dai leaks emerge come “Soros e le sue
Ong ebbero dettagliati incontri con i vari
protagonisti del colpo di stato in Ucraina,
dall’ambasciatore Usa Goffrey Pyatt e vari ministri
ucraini …. Piani per minare l’influenza della Russia
e i suoi legami con l’Ucraina sono al centro di ogni
conversazione… L’Ong di Soros International
Renaissance Foundation(IRF) gioca un ruolo
centrale nella costruzione della Nuova Ucraina,
come Soros definisce il suo progetto”.
Non stupisce che
un anno dopo i fatti di Kiev Putin abbia bandito
per legge una serie di Ong straniere - ha scritto il Guardian -
a cominciare dal NED, non proprio una Ong come
abbiamo visto ma finanziato direttamente dal
Congresso Usa, a seguire Amnesty , HRW e
varie Ong ucraine e polacche legate a Soros.
Lo stesso sta
facendo la Cina, imponendo alle ONG stretti
controlli di sicurezza.
---
http://www.ilblogdellestelle.it/le_ong_umanitarie_george_soros_e_la_crisi_europea_dei_rifugiati.html
Le ONG umanitarie: George Soros e la crisi
europea dei rifugiati
di Maria Grazia
Bruzzone
Maggio 2017 [N.B. Questa terza parte dell'inchiesta non
appare più sul sito internet de LA STAMPA]
Nel panorama
frastagliato delle Ong umanitarie che abbiamo
delineato nei post precedenti, già emergeva il ruolo
centrale del controverso magnate, finanziere e
‘filantropo’ americano di origini ungheresi George
Soros, e della sterminata rete di Ong che fanno capo
alla sua Open Society Foundations – OSF basata a New
York, con le sue varie diramazioni che si estendono
in 37 paesi. Soros
e la crisi europea. …Guardando
le risposte dei nostri partner,
osserviamo che poca attenzione viene data a una
pianificazione a lungo termine o ad approcci
fondamentalmente nuovi al patrocinio”. Si mette poi
l’accento sul bisogno di respingere la “crescente
intolleranza nei confronti dei migranti”. Come? TRAFFICI
SOSPETTI CON LA LIBIA. SERVIZI
MINIMI MA UTILI AI PROFUGHI. Il sito w2eu.info, in un post
dal tiolo “informazione indipendente per rifugiati e
migranti che arrivano in Europa” , ci racconta che
intende sostenere gli sforzi dei migranti perché “la
libertà di movimento è un diritto di tutti”. I suoi
attivisti, che si trovano in differenti paesi UE,
affermano che prestano il loro lavoro gratuitamente.
Il sito fornisce informazioni su argomenti quali: i
Contatti, una Panoramica, la Sicurezza in mare, il
trattato Dublino III in materia di Asilo, Genere,
Minori, Regolarizzazione, Detenzione, Deportazione,
Soggiorno, Famiglia, Assistenza medica, e Lavoro
relativi a tutti i paesi dell’UE. Lo stesso sito
fornisce volantini, istruzioni e “biglietti da
visita” da stampare in lingue come l’inglese, il
francese, l’arabo, il farsi il pashtu, tigrino
(Etiopia ed Eritrea) e il somali. Il biglietto da
visita di WatchTheMed illustra l’allarme via
telefono su un lato e una breve guida su due casi:
Pericolo in mare e Pericolo di respingimento. L’opuscolo
intitolato “Benvenuti in Grecia” dell’ottobre
2015, spiega che, anche se ai sensi del regolamento
di Dublino, il migrante deve poter chiedere asilo
nel primo paese in cui arriva, i paesi dell’UE non
hanno ancora rinunciato a questa convenzione; viene
suggerito senz’altro di procedere con il viaggio
verso l’interno dell’Europa. Lo si informa, inoltre
che ai migranti economici, non sarà concesso
l’asilo; ancora una volta un chiaro accenno a cosa
dire per essere accettato. Si fornisce anche il
calendario per i traghetti e le navi complete dei
prezzi del biglietto. E ci sono informazioni sulla
geografia di Atene, gli indirizzi di organizzazioni
umanitarie e pure un breve elenco di frasi utili in
greco. __._,_.___
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