[Disarmo] Guerra dei decibel Usa-Cuba. «All’Avana attacchi acustici»
- Subject: [Disarmo] Guerra dei decibel Usa-Cuba. «All’Avana attacchi acustici»
- From: Elio Pagani <eliopaxnowar at gmail.com>
- Date: Tue, 22 Aug 2017 08:29:47 +0200
Guerra dei decibel Usa-Cuba. «All’Avana attacchi acustici»
Cuba/Usa. Diplomatici americani e canadesi avrebbero avuto danni all’udito. La ritorsione americana: espulsi due diplomatici cubani. In rete divampa l’ironia sul caso
Roberto LiviIl ManifestoL'AVANA
«Cuba possiede armi di distruzione di massa dei timpani dei diplomatici?» si chiede nel suo popolare blog il giornalista Fernando Ravsberg. Si riferisce a una sorta di improbabile spy story iniziata lo scorso maggio quando un giornale di Washington dava notizia dell’espulsione dagli Usa di due membri dell’ambasciata di Cuba come misura di ritorsione per «l’attacco acustico» che alcuni diplomatici americani e relativi famigliari avrebbero subito all’Avana.
I «FATTI» RIPORTATI risalgono alla fine dell’anno scorso quando i suddetti diplomatici sono stati fatti rientrare in patria dopo che avevano accusato disturbi all’udito, in alcuni casi assai gravi.
L’accusa avanzata dal Dipartimento di stato è che le abitazioni dove i diplomatici risiedevano all’Avana – di proprietà e gestite dallo stato cubano – sarebbero state oggetto di una sorta di bombardamento di ultrasuoni o che i danni fossero stati creati da speciali «cimici».
Tali attacchi secondo quanto ipotizzava il Washington Examiner sarebbero stati organizzati o dai servizi segreti cubani o da agenti di una potenza terza in collusione o all’insaputa dell’intelligence cubana.
SOLO UNA SETTIMANA FA CUBA ha negato decisamente ogni responsabilità . E ha annunciato di aver preso seriamente le accuse tanto da aver aperto un’inchiesta e offerto alla parte statunitense di collaborare.
La nota del Ministero degli esteri cubano estremamente asciutta e cauta non ha soddisfatto la Casa bianca. Il segretario di Stato Rex Tillerson ha rincarato la dose e ha affermato che «il governo di Cuba ha la responsabilità di individuare «chi sta attuando questi attacchi alla salute dei diplomatici» stranieri. Il plurale è dovuto al fatto che anche il Canada ha informato di un suo diplomatico che ha avuto danni all’udito all’Avana ma senza avanzare alcuna accusa al governo cubano. Ben lontani dalla cautela del governo cubano, sulla rete sono abbondati i commenti alla strana spy story.
In generale improntati al sarcasmo di chi ha ricordato come anni addietro alcuni giornali di Miami – riferendosi a una serie insolita di attacchi di squali nelle coste della Florida – ipotizzarono che gli aggressori fossero stati allevati e addestrati dai servizi segreti dell’isola comunista. O di chi ha immaginato che il regaetton sparato a tutto volume nelle strade dell’Avana abbia danneggiato le delicate orecchie degli yankies.
INUTILE DIRE CHE IL SARCASMOcercava di mascherare una forte preoccupazione espressa chiaramente invece da altri commentatori. Perché un fatto accaduto nel 2016 e così grave da causare l’espulsione di due diplomatici cubani è stato tenuto sotto silenzio fino a pochi giorni fa? Perché nessuno ha identificato le vittime? Perché nessuna delle due parti ha approfondito i fatti o espresso chiaramente le ipotesi? Un «attacco acustico» di tali dimensioni e che non è stato possibile individuare da parte del controspionaggio americano – sempre che esista – pare al di fuori delle possibilità tecnologiche di Cuba oltre che in contraddizione con la politica del governo dell’Avana.
ANCOR MENO CREDIBILE appare l’ipotesi di un commando terrorista capace di condurre all’Avana un tale azione senza lasciare tracce. Il fatto che le basi di accuse tanto gravi siano lasciate all’immaginazione delle persone porta alla domanda conclusiva: che effetto politico viene perseguito portando alla ribalta il conflitto in questo momento? È ancora presto per sapere se si tratta di «un piano» per minare le relazioni bilaterali, ad esempio chiudendo l’ambasciata americana all’Avana per il «pericolo» che i suoi funzionari diventino sordi – scrive Ravsberg.
O se la «fuga» di notizie sia «da collegarsi ad altre congiunture come le crisi in atto in Corea del Nord in Venezuela o il riavvicinamento di Cuba alla Russia».
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