Oggi alle 12:14 il Presidente del Consiglio, Paolo
Gentiloni con un
tweet si è espresso sulla situazione in
Venezuela dichiarando: “#Venezuela: Arresto dei
leader opposizione inaccettabile. Italia impegnata contro
rischio dittatura e guerra civile”. Ieri
lo stesso Gentiloni in un'intervista al Tg5 pubblicata
sul sito
del Governo aveva affermato: “In
Venezuela c'è una situazione al limite della guerra
civile, al limite di un regime dittatoriale.
Noi non riconosceremo l'Assemblea costituente voluta
da Maduro. C'è la preoccupazione per i 130 mila
italo-venezuelani che sono veramente in condizioni
molto precarie. Il governo è attivo non solo sul
piano diplomatico ma anche su quello della difesa
dei nostri connazionali”.
Prese di posizione rilevanti ma che risultano non
solo tardive, ma alquanto ipocrite. Le
violazioni dei diritti umani, gli arresti e i processi
arbitrari in Venezuela sono infatti stati denunciati
già dal 2014 da Amnesty International,
da Human
Rights Watch e da tutte le associazioni
internazionali accreditate.
Eppure, ed è qui l’ipocrisia, ciò non ha impedito a Paolo
Gentiloni, ministro degli Esteri durante il
governo Renzi, di autorizzare proprio l'anno scorso
l'esportazione di 10mila pistole semiautomatiche
AF-1 Strike One (calibro 9x19) prodotte dalla
Arsenal Firearms S.r.l.: non è chiaro a quali
corpi armati siano destinate, ma secondo diverse fonti
sarebbero state inviate alla Polizia venezuelana (Cuerpo
de Policía Nacional Bolivariana - Cpnb) che sul suo
profilo Facebook
ne presenta una dimostrazione dicendo
anche di averle acquisite e alla Marina Militare
(Infantería de Marina).
Secondo l'associazione venezuelana Control Ciudadano,
queste pistole semiautomatiche sarebbero
state acquistate dalla Russia: può
essere che una certa quantità sia di fabbricazione
russa, considerato che la pistola Strike
One della Arsenal Firearms nasce da un
progetto italo-russo tra Dimitry Streshinskiy e Nicola
Bandini.
Ma la Relazione ufficiale della Presidenza del
Consiglio inviata
al Parlamento lo scorso 18 aprile
riporta un’informazione differente e quanto mai
dettagliata: l’Autorità nazionale italiana per
le autorizzazioni dei materiali di armamento (U.A.M.A)
incardinata presso il Ministero degli Esteri ha
rilasciato nel 2016 un’autorizzazione alla Arsenal
Firearms S.r.l. per l’esportazione di 10mila
pistole AF-1 Strike One (calibro
9x19) per un valore complessivo di 7 milioni di
euro. Che è la cifra esatta rilasciata per una
singola autorizzazione all’esportazione verso il
Venezuela di “armi e armi
automatiche di calibro uguale o inferiori a 12,7
mm”. Detto semplicemente: la Farnesina a guida Gentiloni
ha messo le pistole nelle fondine della polizia e
dei militari venezuelani. Non è la prima volta
che l’Italia
arma la Repubblica Bolivariana: ma
questa volta si tratta con ogni probabilità di pistole
destinate alle stesse forze di polizia che sono
andate a prelevare da casa i due oppositori e i cui
video sono pubblicati sui siti di tutte le maggiori
testate italiane. Che, ovviamente, mentre riportano i
video e i tweet degli arresti, pare siano totalmente
all’oscuro delle esportazioni di armi italiane alla
polizia e alle forze amate del Venezuela.
Stando alle informazioni dell’Agenzia delle Dogane
compresa nella Relazione governativa, nel 2016
sarebbero state solo 1.550 le pistole Strike One effettivamente
inviate al Venezuela per un
valore di poco più di 753mila euro: una conferma, in
questo senso la si ha anche dai dati sul commercio
estero dell’Istat che segnala nel maggio del 2016 un
simile importo per esportazioni di “pistole e
revolver” dalla Provincia di Brescia al Venezuela (la
sede italiana della Arsenal Firearms S.r.l è
infatti in via X Giornate 14, a Magno di Gardone Val
Trompia, in provincia di Brescia). E fino all’aprile
del 2017, ultimo dato disponibile, nessun’altra arma
sarebbe stata consegnata al Venezuela. Il che
significa che – a meno che le consegne non siano
avvenute negli ultimi mesi (fatto ancor più grave alla
luce dei recenti eventi in Venezuela) – Gentiloni è
ancora in tempo a revocare l’esportazione di 8.550
pistole AF-1 Strike One. Sarebbe una misura
necessaria alla luce della Legge 185 del 1990 che
espressamente vieta l’esportazione di armi “verso i
Paesi i cui governi sono responsabili di accertate
violazioni delle convenzioni internazionali in
materia di diritti dell'uomo” e che darebbe un
po’ di credibilità alle sue esternazioni via twitter.
O dobbiamo attendere che uno dei 130mila italiani in
Venezuela venga ammazzato da un colpo sparato dalle
forze dell’ordine con una pistola di fabbricazione
italiana per cominciare ad indignarci?
Giorgio Beretta
giorgio.beretta at unimondo.org