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[Disarmo] Fwd: [punti_pace_paxchristi] riconvertire la fabbrica di bombe
- Subject: [Disarmo] Fwd: [punti_pace_paxchristi] riconvertire la fabbrica di bombe
- From: Elio Pagani <eliopaxnowar at gmail.com>
- Date: Fri, 4 Aug 2017 18:54:09 +0200
---------- Messaggio inoltrato ----------
Da: "Sergio Paronetto" <punti_pace_paxchristi at liste.retelilliput.org>
Data: 4 ago 2017 18:23
Oggetto: [punti_pace_paxchristi] riconvertire la fabbrica di bombe
A: "Pax Christi Italia Punti Pace" <punti_pace_paxchristi at liste.retelilliput.org>
Cc:
Certo,
è necessaria una volontà politica. Per questo, vogliamo mobilitare
l’opinione pubblica», spiega Cinzia Guaita, l’altra portavoce, durante
una riunione nella chiesa sconsacrata del Salvatore, la più antica
della “città delle chiese”, Iglesias, appunto. Da lì – dal complesso
chiamato “I giardini della biodiversità”, dato in gestione dal Comune
alle associazioni – è partita la grande manifestazione del 7 maggio che
ha dato origine, una settimana dopo, al Comitato. Un’entità plurale:
nel fanno parte 24 realtà, dal movimento dei Focolari a
Legambiente, da Sardegna pulita alla Federazione delle Chiese
evangeliche, dall’Arci alla Fondazione finanzia etica, dal centro
studi Sereno Regis alla Rete per la sanità pubblica. Tanti, però, di
quanti lo formano riconoscono un’ispirazione nelle parole di papa
Francesco contro i «mercanti di morte».
Da: "Sergio Paronetto" <punti_pace_paxchristi at liste.retelilliput.org>
Data: 4 ago 2017 18:23
Oggetto: [punti_pace_paxchristi] riconvertire la fabbrica di bombe
A: "Pax Christi Italia Punti Pace" <punti_pace_paxchristi at liste.retelilliput.org>
Cc:
Al neonato comitato per la riconversione manca Pax Christi che in Sardegna non esiste (ci sono solo alcuni simpatizzanti). Ma forse il CN qualcosa si può tentare.S.
Lucia Capuzzi ("Avvenire" 4.8.2017) .............dietro il muro di
cemento giallo che sorge alla periferia di Domusnovas, in località
Matt’è Conti, si fabbrica una merce “delicata”. «Sistemi antimine,
testate missilistiche, dispositivi elettronici con spolette», dice il
sito ufficiale della società Rwm Italia che qui, nella provincia del
Sud Sardegna, ha l’unico stabilimento produttivo, mentre la sede
amministrativa è a Ghedi, nel bresciano. Il portale della “Federazione
aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza” parla, più
esplicitamente, di «bombe d’aereo general purpose e da penetrazione» e
una vasta categoria di manufatti affini.
Nel sud-ovest della
Sardegna, nel cuore del Sulcis- Iglesiente – tra le regioni più povere
d’Italia –, una delle poche aziende “sopravvissute” alla crisi
mineraria realizza armi. In particolare bombe – 19.675 l’anno scorso – Mk-80. Le stesse, con tanto di codici Rwm – come hanno denunciato varie Ong e Avvenire
ha documentato in numerose inchieste – ritrovate in Yemen dopo i raid
della coalizione a guida saudita che, dal 2015, è in guerra con i
ribelli Houthi. Sulla questione, Rwm ha scelto il silenzio: contattata,
non ha risposto all’email. Dalla relazione finanziaria 2016, tuttavia,
risulta un «ordine significativo» di «munizioni» da 411 milioni da
parte di un cliente dell’area Mena (Medio Oriente e Nord Africa), di cui
l’Arabia Saudita è parte.
Mentre i clienti restano “riservati”,
evidenti sono gli ottimi risultati economici dell’azienda. Il
fatturato di Rwm – appartenente alla tedesca Rheinmetall Defence – si
legge nel bilancio 2016, è di 50 milioni di euro. Tanto che la società –
la terza nel settore, con 45 nuove autorizzazioni per l’export
concesse dal ministero degli Esteri italiano lo scorso anno – ha deciso
di ingrandire l’impianto sardo. Il progetto – illustrato a Berlino il 9
maggio – prevede la costruzione di un «nuovo campo prove 140»
adiacente allo stabilimento di Domusnovas. L’opera – che ricadrebbe
nella porzione di territorio situata nel comune di Iglesias – richiede
un investimento da 40 milioni di euro. E il reclutamento di altri 40
dipendenti. Questi si aggiungerebbero agli 86 attuali e all’indotto
prodotto dalla fabbrica di un centinaio di posti di lavoro.
Numeri
non da capogiro ma comunque significativi. Non solo per Domusnovas –
che ha circa 6mila abitanti – ma per l’intero Sulcis, dove la
disoccupazione raggiunge quota 65 per cento. Eppure, anche in una zona
tanto depressa, sta prendendo forma un movimento della società civile
per la creazione di lavori alternativi alla produzione di bombe. Uno
«sviluppo realmente sano e sostenibile» senza sottostare al ricatto di
un «impiego a qualunque costo».
Anche a quello di «rendersi
complici di un conflitto che ha generato una delle peggiori catastrofi
umanitarie degli ultimi sessant’anni», spiega Arnaldo Scarpa, portavoce
del neonato Comitato per la riconversione di Rwm. «La legge 185 consente
la riconversione dell’industria bellica, modificando la produzione.
Senza, dunque, pregiudicare l’occupazione. Negli anni Novanta è già
stata utilizzata. Emblematico è il caso della Valsella, passata dalla
fabbricazione di mine anti-uomo a quella di componenti elettronici.
Dimostranti di fronte all’azienda il cui fatturato si aggira intorno ai 50 milioni di euro l’anno
Anzi, il 3 maggio, Arnaldo Scarpa,
del movimento dei Focolari, ha scritto a Bergoglio per raccontargli il
progetto del Comitato e chiedergli una benedizione. La risposta è
arrivata un mese dopo, in una lettera a firma del sostituto alla
Segreteria di Stato, monsignor Angelo Becciu.
«Il Papa è lieto di sapere che vi state concretamente interessando
nel promuovere un lavoro dignitoso alternativo alla costruzione delle
armi, in un territorio ancora attraversato dalla grave crisi
occupazionale. La pace è un bene talmente prezioso che il lavoro per la
sua edificazione non può conoscere tentennamenti e va sempre congiunto
con la ricerca dell’autentica unità e fraternità », si legge. Anche il
vescovo di Iglesias, monsignor Giovanni Paolo Zedda, definisce
«positiva» l’idea della riconversione. «Il sacrosanto diritto al lavoro
e il doveroso impegno per la pace non sono sullo stesso piano. Il
lavoro deve essere pienamente umano, degno in tutti i suoi aspetti –
sottolinea monsignor Zedda –. Una società veramente civile non può
sopportare un lavoro che dona sussistenza alle famiglie degli operai, ma
contemporaneamente provoca morte in altre parti della terra. La
proposta della trasformazione è certamente la strada più giusta. Non è
facile, tuttavia, operare una riconversione se non c’è una volontà
politica seria da parte di tutti gli attori coinvolti, dallo Stato alla
Regione ». Quest’ultima, finora, ha glissato. «Le proposte sul campo,
sono dunque, al momento, deboli.
Ci vuole una programmazione
economica diversa per “bonificare” il deserto economico chiamato
Sulcis. Fino a quando non ci sarà, il sindacato deve difendere, pur con
fastidio, anche fabbriche di merci “non piacevoli” », afferma Fabio
Enne, segretario generale della Cisl del Sulcis. Qualcosa, però,
nell’immobile microcosmo politico, s’è mosso. Il 20 luglio, il Comune
di Iglesias ha preso, all’unanimità, l’impegno a «realizzare tutte le
azioni atte a creare le necessarie precondizioni funzioni alla
possibile riconversione» di Rwm, nella garanzia degli attuali livelli
d’occupazione. Un piccolo passo. Del resto, il Comitato lo ripete
spesso: «La nostra è la lotta di Davide contro Golia».
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