Re: [Disarmo] (ListaNoNato) Gaza deve vivere - Appello campagna internazionale e la lotta dei Palestinesi




Finalmente ci siamo: la "responsabilità sta nelle scelte della dirigenza politica palestinese, da almeno due decenni a questa parte." E direi pure prima, chè nemmeno Arafat scherzava in ambiguità e compromessi, tranne forse nella fase finale, e forse pure per quelle scelte è stato fatto fuori. Dir questo è tutt'altra cosa dall'imputare al popolo palestinese, di Gaza, dei Territori occupati e della Diaspora, la responsabilità del non avere OGGI spazio d'azione, anche militare. E, come ho già scritto, questa situazione è stata creata ad arte sia dai suoi nemici esterni (Sionisti, Satrapi del Petrolio, Comunità Internazionale e Buonisti di casa nostra) che dai nemici interni, collaborazionisti e opportunisti vari. Se questo può diventare un nostro pronunciamento di sintesi, sia pure superficiale ma corretto e correggibile, ne sarei ben lieto. Palestina Libera, Uno Stato per tutti i Popoli di Palestina, e Israele nei libri di Storia!

Jure Ellero

Il 06/07/2017 08:41, bye bye uncle sam ha scritto:
"Palestina libera" sempre, ma se l'attuale situazione è quella che è non ci possiamo nascondere che una fetta non trascurabile della responsabilità sta nelle scelte della dirigenza politica palestinese, da almeno due decenni a questa parte. Io d'altro canto sono convinto che se venisse meno l'appoggio USA all'entità sionista, questa si disintegrerebbe nel giro di qualche anno. E' quello che mi auguro e che auguro ai popoli di Palestina, Ebrei compresi.

saluti,
Federico R.

Il giorno 6 luglio 2017 08:24, Paolo D'Arpini <circolovegetariano at gmail.com <mailto:circolovegetariano at gmail.com>> ha scritto:

    ed anch'io dissento

    Il giorno 5 luglio 2017 22:19, jure LT <glry at ngi.it
    <mailto:glry at ngi.it>> ha scritto:


        "Il peggio nemico dei palestinesi  sono i “fratelli” arabi,
        dopo vengono i sionisti."

        E la frittata è ribaltata. Dissento.
        Nemmeno il discorso di Brandi e precedenti mi trova d'accordo,
        come già detto.

        Jure


        Il 05/07/2017 10:59, Sebastiano Cosenza ha scritto:

        Vincenzo Brandi ha egregiamente fotografato la situazione
        tragica del popolo palestinese.   Ho adottato a distanza
         negli anni 80  un bambino palestinese che da adolescente ha
        passato la maggior parte della sua esistenza nelle carceri
        sioniste, non so se  ancora vivo.   Viveva nel campo profughi
        di  El Bureayj , indottrinato e mandato dagli integralisti di
         Hamas al macello . Il peggio nemico dei palestinesi sono i
        “fratelli” arabi, dopo vengono i sionisti.

        sebastiano

        *Da:*'brandienzo at libero.it <mailto:brandienzo at libero.it>' via
        ComitatoNoNato [mailto:comitatononato at googlegroups.com
        <mailto:comitatononato at googlegroups.com>]
        *Inviato:* martedì 4 luglio 2017 21:31
        *A:* Paolo D'Arpini; jure LT
        *Cc:* Fulvio Grimaldi; bye bye uncle sam; Lista NO NATO;
        Lista Disarmo PeaceLink; Lista Antifa-ts;
        aa-info at yahoogroups.com <mailto:aa-info at yahoogroups.com>;
        CU_FVG at yahoogroups.com <mailto:CU_FVG at yahoogroups.com>; Paola
        Manduca; nowaroma at googlegroups.com
        <mailto:nowaroma at googlegroups.com>
        *Oggetto:* (ListaNoNato) Gaza deve vivere - Appello campagna
        internazionale e la lotta dei Palestinesi

        Vorrei fare qualche pacata osservazione sulla vivace
        discussione che si accesa su Gaza e la lotta dei Palestinesi.

        Sono sempre stato un sostenitore attivo della causa
        palestinese, ma non c'è dubbio che le varie organizzazioni
        palestinesi abbiano bisogno di una nuova strategia che parta
        da una franca autocritica e indichi una strada per l'avvenire.

        In questi ultimi anni i partiti laici palestinesi (forse con
        la sola eccezione del Fronte Popolare e di qualche altra
        formazione di sinistra o che si ispira al nazionalismo laico
        arabo) hanno continuato a vivacchiare di elemosine
        internazionali sperando nella mediazione americana o in una
        fantomatica ripresa delle "trattative". Riguardo alla
        terribile crisi che infiammava il vicino paese fratello, la
        Siria, hanno assunto una posizione alla Ponzio Pilato
        dichiarandosi neutrali.

        I musulmani militanti di Hamas si sono schierati addirittura
        contro il governo di Damasco (che li aveva ospitati e
        sostenuti per anni) su sollecitazione di Qatar e Turchia,
        salvo a tentare di fare disperatamente marcia indietro, e
        cercare di riaccostarsi all'Iran, quando si sono accorti di
        essere rimasti isolati.

        Nessuna manifestazione di solidarietà ad Hezbollah, che pure
        era l'unica formazione araba capace di sconfiggere Israele
        sul campo, né con l'eroica resistenza del popolo yemenita.

        Se gli amici palestinesi, che continuo a sostenere, vogliono
        uscire dalla drammatica situazione in cui si trovano (non
        tutti, perchè c'è anche un gruppetto di burocrati
        privilegiati), devono decidere di darsi una smossa e cambiare
        musica, senza sperare sempre in appelli  versus omnes e
        miracoli dall'esterno, Vincenzo Brandi

            ----Messaggio originale----
            Da: "Paolo D'Arpini" <circolovegetariano at gmail.com
            <mailto:circolovegetariano at gmail.com>>
            Data: 04/07/2017 19.32
            A: "jure LT"<glry at ngi.it <mailto:glry at ngi.it>>
            Cc: "Fulvio Grimaldi"<fulvio.grimaldi at gmail.com
            <mailto:fulvio.grimaldi at gmail.com>>, "bye bye uncle
            sam"<byebyeunclesam at gmail.com
            <mailto:byebyeunclesam at gmail.com>>, "Lista NO
            NATO"<ComitatoNoNato at googlegroups.com
            <mailto:ComitatoNoNato at googlegroups.com>>, "Lista Disarmo
            PeaceLink"<disarmo at peacelink.it
            <mailto:disarmo at peacelink.it>>, "Lista
            Antifa-ts"<antifa-ts at inventati.org
            <mailto:antifa-ts at inventati.org>>,
            "aa-info at yahoogroups.com
            <mailto:aa-info at yahoogroups.com>"<aa-info at yahoogroups.com
            <mailto:aa-info at yahoogroups.com>>,
            <CU_FVG at yahoogroups.com <mailto:CU_FVG at yahoogroups.com>>,
            "Paola Manduca"<paolamanduca at gmail.com
            <mailto:paolamanduca at gmail.com>>
            Ogg: Re: (ListaNoNato) Gaza deve vivere - Appello
            campagna internazionale

            * Israele si ritiri dai Territori e da Gerusalemme** la
            smetta di massacrare  impunemente i palestinesi  per
            estendere nuove colonie e mettere in atto una pulizia
            etnica. Riporti dentro i confini stabiliti dalla comunità
            internazionale i carri armati  e pure i coloni
            armatissimi disseminati ovunque. Accetti una forza di
            interposizione con il nuovo stato di Palestina. Se  i
            palestinesi  si ribellano contro Israele vengono tacciati
            di terrorismo, pur che agiscono con pietre e coltelli, un
            solo morto ebreo vale 1000 palestinesi. Inoltre,
            soprattutto a Gaza, essi vivono una condizione
            estremamente precaria che indebolisce oltre al corpo
            anche lo spirito... I palestinesi non hanno colpe. Ed
            inoltre ora debbono pagare anche l'appropriazione
            (rapina) dei giacimenti di gas e petrolio che
            rientrerebbero nelle loro acque territoriali ma di cui
            Israele si è già appropriato... (vedi:
            **http://paolodarpini.blogspot.it/2017/07/israele-e-la-terza-guerra-mondiale-la.html
            <http://paolodarpini.blogspot.it/2017/07/israele-e-la-terza-guerra-mondiale-la.html>)*

            Il giorno 4 luglio 2017 19:14, Paolo D'Arpini
            <circolovegetariano at gmail.com
            <mailto:circolovegetariano at gmail.com>> ha scritto:

            Concordo con Jure

            Il giorno 4 luglio 2017 19:13, jure LT <glry at ngi.it
            <mailto:glry at ngi.it>> ha scritto:


            Comodo e facile imputare ai Palestinesi la loro
            incapacità di azione, sia in Gaza che nei Territori
            occupati. E dire che visto che si ritrovano con Hamas e i
            Fratelli musulmani a capo qua, e i collaborazionisti là,
            tutto quel che subiscono (e hanno subito da oltre un
            secolo) in pratica se lo meritano e se lo tengano,
            cosicchè la Questione Palestinese può passare in secondo
            piano.
            E far finta di non capire che in MO (ma non solo)
            l'allargamento dei conflitti va a tutto vantaggio di
            Nato_Us_Israele, che vede così appannarsi la questione
            storica del sionismo sia a livello mediatico che
            dell'opinione pubblica cosciente.
            Mi sembra che stavolta siete voi rimasti a rimirare uno o
            l'altro albero senza saper scorgere la foresta e
            l'universo, e le belve che vi si aggirano.
            Jure

            Il 04/07/2017 10:53, Fulvio Grimaldi ha scritto:

                Giusto, Federico e aggiungerei anche che da tempo i
                palestinesi, a parte qualche razzo, sono tutti
                abbastanza inoffensivi e possono giustificare un
                allargamento della solidarietà in termini di
                compassione, carità, umanità, roba che tutti possono
                condividere e che non fa fare un passo avanti alla
                liberazione. Qualche pensierino lo farei anche sulle
                giravolte e gli opportunismi dei Fratelli musulmani
                di Hamas, a fianco del Qatar e  di altri nababbi
                contro la Siria, la Libia e contro l'Egitto liberato
                dai FM, cosa che sicuramente ai 2 milioni di
                palestinesi di Gaza non ha procurato alcun vantaggio,
                ma solo un pò di quattrini a Hamas.

                Il giorno 4 luglio 2017 10:45, bye bye uncle sam
                <byebyeunclesam at gmail.com
                <mailto:byebyeunclesam at gmail.com>> ha scritto:

                a volte, da parte di coloro che si mobilitano per
                Gaza e la Palestina in generale, pare anche di
                percepire una sorta di compiacimento per il destino
                attuale dello Yemen e della Siria.

                sarà forse perché nel primo governano gli Houthi
                "filo-iraniani" e nel secondo "il feroce dittatore
                Assad che usa barili bomba e armi chimiche contro il
                suo popolo indifeso"?

                Federico R.

                Il giorno 4 luglio 2017 10:39, Fulvio Grimaldi
                <fulvio.grimaldi at gmail.com
                <mailto:fulvio.grimaldi at gmail.com>> ha scritto:

                Pensate che sia corretto, utile, isolare Gaza da
                contesti assolutmanete affini e intrecciati, come lo
                Yemen in preda a un genocidio addirittura peggiore, o
                alla Siria sbranata da 7 anni e con metà della
                popolazione in campi o in fuga? Io sono convinto che
                questi temi vanno affrontati, denunciati, urlati
                insieme. Stabilire delle priorità può soddisfare
                predilezioni personalöi, ma non credo che serva alla
                comprensione-coscientizzazione, mobilitazione.

                Fulvio

                Il giorno 2 luglio 2017 21:53, jure LT <glry at ngi.it
                <mailto:glry at ngi.it>> ha scritto:



                Ricevo e reinvio da Paola M.

                Jure Ellero

--
                questo call sta crescendo world wide e dal basso e
                sarà rilasciato pubblicamente in modo coordinato tra
                una decina di giorni insieme a lettere all' ONU e EU
                e a quel punto serviranno tutti i firmatari per
                diffonderlo pubblicamente dove possono, dare
                interviste e scrivere..nel tema e nello spirito del
                call, che non è solo emergenziale

                chiediamo ora di firmare ed aiutare a diffondere
                nelle reti, movimenti e associazioni
                i firmatari saranno avvisti della data della uscita
                pubblica coordinata.
                saluti
                Paola


                ----------------------


                ITA


                Gaza deve vivere per la vita di tutta la Palestina

                Appello per una campagna internazionale

                La vita della popolazione di Gaza è seriamente messa
                in pericolo e noi, cittadini/e del mondo,
                associazioni, gruppi, non credenti e credenti di fedi
                diverse, sentiamo la responsabilità di agire laddove
                le Risoluzioni hanno fallito, e porre all’attenzione
                internazionale questo lento genocidio.

                Prima di tutto il nostro sguardo si appunta
                sull'assedio, imposto dalle Autorità israeliane e
                attivamente sostenuto dal Governo Egiziano. Con un
                concorso di colpa anche di quei loro alleati che, in
                modo attivo o passivo, persistono nel privare la
                popolazione di Gaza  dei diritti umani, dì
                rifornimenti essenziali, di medicine, di trattamento
                del sistema fognario, di acqua potabile ed
                elettricità, di libertà di movimento.

                Non si tratta di una catastrofe naturale, ma prodotta
                dall'uomo.
                Il lento strangolamento di Gaza mette in luce non
                solo il sacrificio di quella popolazione civile, ma
                mette in gioco anche le nozioni di autonomia,
                libertà, in quanto diritti universali e la
                sopravvivenza stessa della Palestina.

                Come cittadini/e del mondo, la nostra responsabilità
                e il nostro interesse nei confronti del popolo di
                Gaza è chiedere la sua liberazione, passo essenziale
                per la liberazione e la conservazione della Palestina.

                Alla domanda di coloro che chiedono “Ma chi ci
                guadagna dalla sopravvivenza di Gaza?” le risposte
                sono ovvie: i quasi due milioni di esseri umani che
                vivono a Gaza, e i tre milioni di esseri umani che
                vivono in Cisgiordania e a Gerusalemme.

                Gaza è sotto assedio da 10 anni. L'accordo per il
                cessate il fuoco del 2014 tra il Governo di Gaza e
                diverse fazioni palestinesi  e le Autorità
                israeliane, comprendeva negoziati per aprire le
                frontiere di terra e fornire un porto di mare, in
                modo tale da alleggerire l'assedio.
                Nei tre anni successivi, con rare eccezioni di
                qualche atto irresponsabile, Gaza per parte sua ha
                onorato l'accordo. Ma non è avvenuto lo stesso da
                parte di Israele: attacchi di bassa intensità, dalla
                terra, dal mare e dall'aria quasi quotidiani e
                uccisioni di almeno 30 abitanti di Gaza, tra cui
                pescatori. E le Autorità egiziane, invece di mettere
                in pratica l'accordo da loro favorito, hanno stretto
                l'assedio e aumentato la sofferenza, bombardando e
                allagando tunnels e mettendo in pratica una quasi
                totale chiusura della loro frontiera con Gaza,
                l'unico punto di transito alternativo per persone,
                cibo, medicine e molti rifornimenti civili la cui
                entrata non è permessa dal confine israeliano.

                Israele non ha  rispettato nemmeno gli accordi
                elaborati con le Nazioni Unite per l'entrata dei
                materiali da costruzione per ricostruire le migliaia
                di case distrutte dalle sue ultime aggressioni militari.

                Si contano ormai centinaia di morti per mancanza di
                medicine, di cure come radioterapia e chemioterapia,
                per mancanza di strumenti per la diagnostica e la
                cura, e aumenteranno inevitabilmente per
                l'inquinamento ambientale, la povertà e la
                conseguente malnutrizione dei settori più fragili
                della popolazione, in particolare i bambini. La
                carenza di elettricità, carburante, la mancanza di
                fognature e di acqua potabile è insostenibile e
                insopportabile, e incide sulla salute pubblica. Il
crollo delle attività produttive e commerciali causa oltre il 40% di disoccupazione, con la conseguente
                disperazione di una popolazione per lo più giovane.

                L'Unione Europea, attualmente silenziosa, non è stata
                neanche in grado di mantenere i suoi impegni
                preesistenti. Ancor più chiaro il suo fallimento nel
                tenere aperto il passaggio di Rafah secondo il
                meccanismo ancora attivo EUBAM. Analogamente è stato
                abbandonato un progetto approvato per un porto a
                Gaza. Entrambi questi impegni erano contenuti negli
                accordi 2014 per la cessazione delle ostilità.

                Le Nazioni Unite hanno fallito nell’emanazione delle
                loro tante Risoluzioni, in quanto Israele non ne ha
                mai rispettata nessuna, senza per questo subire sanzioni.

                Anche i recenti appelli del Palestinian Human Rights
                Organisations Council (PHROC), dei Physicians for
                human rights, la denuncia di Gisha e le tante denunce
                che si susseguono, ci sollecitano a sviluppare una
                campagna internazionale per Gaza, non solo con
                richieste sull'emergenza, ma presentando una lista di
                bisogni strutturali da soddisfare.

                La lista degli interventi è lunga – perché l'inazione
                di fronte alle tante violazioni dei diritti umani è
                stata ancora più lunga. E crescerà, se non interviene
                un cambiamento. Ma il tempo per agire è breve se si
                vuole che le decisioni siano efficaci.

                I diritti alla salute e alla vita possono essere
                garantiti solo da un sistema sanitario pienamente
                funzionante, dalla fornitura di infrastrutture
                essenziali, da una economia che funzioni. Sono
                condizioni che, secondo il Diritto Umanitario
                internazionale dovrebbero essere fornite dalle
                autorità occupanti, ma in mancanza di scadenze
                vincolanti e senza sanzioni il Diritto umanitario
                internazionale è stato disprezzato e violato troppo a
                lungo, fino ad essere reso “inutile”. Adesso il tempo
                è scaduto.

                Mentre si concerta un piano integrato per la messa a
                disposizione di strumenti e si fanno i primi passi
                per una pressione internazionale sulle Autorità
                israeliane affinché adempiano alle loro
                responsabilità e obblighi derivanti dal Diritto
                internazionale, è necessario essere pronti a
                rispondere direttamente ai bisogni fondamentali del
                popolo palestinese e farlo in un quadro di
                indipendenza dal chi queste necessità nega,
                mantenendo l'assedio.

                Dunque chiediamo alla Comunità internazionale degli
                Stati, alla Unione Europea e alle Nazioni Unite di
                agire immediatamente e per un piano di azione a lungo
                termine. Ci sono già fondi congelati e progetti per
                rispondere a molte di queste richieste.

                - Fornitura immediata e stabile di medicine, presidi
                medico chirurgici, strumentazione medica e sue
                componenti, per ripristinare molto rapidamente quanto
                manca per provvedere alla salute e garantirne il
                mantenimento.

                - Immediata disposizione di una linea stabile di
                fornitura di carburante per generare energia e nuovi
                cavi per coprire le necessità, mentre a Gaza si
                ricostruisce un secondo impianto di produzione

                - Apertura immediata e stabile 24/7 del passaggio di
                Rafah attraverso EUBAM.

                -Impianti di desalinizzazione costruiti secondo le
                tecniche e le misure adeguate a provvedere acqua
                potabile per l'intera comunità.

                - Costruzione del porto e nel frattempo attivazione
                temporanea di un  servizio di piccoli battelli per
                passeggeri e piccoli carichi, con la terra più
                vicina, Cipro.

                - Fornitura di impianti di energia solare per tutte
                le strutture ospedaliere che servono più di 500
                pazienti al mese e  ai dipartimenti per cure
                specialistiche avanzate indipendentemente dal numero
                di pazienti e, nel frattempo, fornitura temporanea di
                carburante per coprire le necessità dai generatori
                esistenti.

                - Fornitura di cemento ed altri materiali necessari
                per la ricostruzione delle abitazioni, già accertate
                da Nazioni Unite e UNRWA.

                - Ricostruzione ed espansione, come necessaria, del
                distrutto sistema fognario.

                - Costruzione di servizi e impianti di riciclaggio e
                smaltimento dei rifiuti

                - Garantire accesso indipendente alla comunicazione
                satellitare e telefonica

                - Garantire la possibilità di produrre e utilizzare
                prodotti locali per scambi economici con l'estero,
                per la compravendita di prodotti per il consumo sul
                mercato libero

                Se si verificano queste condizioni il lavoro potrà
                ricominciare e anche il settore dell'istruzione
                migliorerà, a Gaza tornerà la circolazione di beni e
                danaro, e i giovani potranno avere un futuro.

                Non è più accettabile il lento genocidio imposto al
                popolo di Gaza.

                La libertà di vivere del popolo di Gaza è la sola
                sana leva  per un processo democratico in Palestina e
                per la autodeterminazione del suo popolo.

                Dunque è anche il solo piano realistico per la pace.
                Agire adesso!

                Contatto:
                wexgaza at gmail.com <mailto:wexgaza at gmail.com>



                ----------------------

                EN

                Gaza alive is life for Palestine

                Call for support of a world-wide campaign for Gaza

                The life of the people of Gaza is seriously
                endangered and we, people of the world, associations,
                groups and religious denominations share the
                responsibility to act where past Resolutions have
                failed, and make sure this slow genocide finds its
                place on the international agenda.

                First and foremost, our sights must be on the siege,
                imposed by the Israeli authorities and actively
                supported by the Egyptian government. Culpability is
                also shared by those of their allies who, actively or
                passively, persist in colluding to deprive Gaza’s
                people of human rights, essential supplies,
                medicines, sewage treatment, drinkable water, energy
                and freedom of movement.

                This is not a natural catastrophe, but a man-made one.
                Gaza’s slow strangulation highlights not only the
                sacrifice of the civilians there, but also what hopes
                may be left for autonomy, freedom and the survival of
                Palestine.


                As world citizens, who are now seriously concerned
                about the plight of the people of Gaza, feel it is
                our responsibility to demand their liberation, an
                essential step towards the liberation and
                preservation of Palestine.

                To those who ask, "Who profits from Gaza staying
                alive?" the answers are obvious: two millions human
                beings living in Gaza and three million human beings
                living in the West Bank and East Jerusalem.

                Gaza has been under siege for 10 years now. The 2014
                ceasefire agreement between the Gaza Government and
                factions and the Israeli government included
                negotiations to open its land borders and provide a
                seaport, thus providing some relief from the siege.

                Over the following three years, with some rare
                exceptions carried out by rogue actors, Gaza has
                honored its side of the deal. Not so the Israelis:
                low intensity attacks from land, sea and air have
                been an almost-daily occurrence, and have killed at
                least 30 Gazans, including fishermen. Rather than
                enforce the agreement brokered by them, the Egyptian
                authorities have tightened the siege and increased
                the suffering by bombing and flooding tunnels, and
                implementing an almost total closure of Rafah
                Crossing, the only alternative transit point for
                people, food, medicines and many other civilian
                supplies not permitted entry by Israel.

                Not even the elaborate agreements reached with the UN
                for the entry of construction materials to rebuild
                the thousands of destroyed homes have been respected
                by Israel.

                Hundreds of deaths have already resulted from a lack
                of medicines, of treatments such as radiotherapy and
                chemotherapy, and of instruments for diagnostics and
                care, and more will inevitably result from
                environmental contamination, poverty and consequent
                poor nutrition of the most fragile sectors of the
                population, especially children. The electricity,
                fuel, sewage and water situations have become
                unbearable and untenable, impacting severely on
                public health. The collapse of productive and
                commercial activities has resulted in an unemployment
                rate of over 40% and a consequent sense of despair
                among the population, affecting mostly the youth.

                The currently silent European Union has failed to
                maintain even its pre-existing commitments. Most
                obvious is its failure to keep the Rafah border open,
                under the still-active EUBAM mechanism. Similarly, it
                has abandoned an approved project for a Gaza seaport.
                Both of these were contained in the 2014 agreements
                for the cessation of hostilities.

                The UN has failed to implement its many Resolutions.

                We have been urged to act also by the most recent
                calls of the PHROC (Palestinian Human Rights
                Organizations Council), Physicians for Human Rights
                and by the condemnation expressed  by Gisha (Israeli
                Legal Center for the Freedom of Movement in the
                Occupied Palestinian Territories) and the many others
                now being issued, to build up an international
                campaign for Gaza that presents not only emergency
                requests, but a list of structural needs to be
                satisfied..

                The list of the interventions is long – because
                inaction has persisted even longer. And it will just
                keep mounting until change occurs.
                But the time to act and provide what is so urgently
                need is short.

                The right to health, and to life,  can only be
                guaranteed by a fully-functioning health system, by
                the provision of essential infrastructure and by a
                functioning economy. These should be provided by the
                authorities enforcing the siege. With no firm
                deadlines or sanctions in place, the humanitarian
                international laws requiring the occupying entity to
                provide to the needs of the occupied population have
                been disregarded and violated for too long; time has
                now run out.

                In the establishment of an integrated plan for the
                provision of tools, to accompany the first step in
                exercising international pressure on the Israeli
                authorities to fulfill their responsibilities and
                obligations under international law, it will be
                necessary to be ready to directly meet the
                Palestinian people’s essential needs and to do so
                within a framework that is independent of the parties
                denying these needs and upholding the siege.

                So, we ask the international community of States, the
                European Union and the UN to act immediately and on a
                long-term plan of action. There are already frozen
                funds and approved projects that could accommodate
                many of the following requests:

                - Immediate and stable supply of medicines, medical
                surgical devices, instruments and their parts, to
                restore very rapidly the deficits in provision of
                health services, and grant their maintenance.

                - Immediate provision of a stable supply line of fuel
                to generate energy and of new energy cables to cover
                needs during construction of a second power plant in
                Gaza.

                - Immediate, stabilized 24/7 opening of the Rafha
                border by EUBAM.

                - Construction of a desalination plant of the size
                needed to provide drinking water for the whole community.

                - Construction of the promised sea port while
                temporarily ensuring the activation of a small
                passenger and small items vessel service between Gaza
                and Cyprus.

                - Provision of solar energy plants for all hospital
                structures serving more than 500 patients/month and
                for advanced specialist care departments regardless
                of the number of patients treated, and, in the
                interim, temporary provision of fuel to cover the
                requirements of existing generators.

                - Delivery of cement and other items needed for
                housing reconstruction as  already ascertained by the
                UN and UNRWA.

                - Reconstruction of the destroyed sewage system and
                its expansion to meet the population’s needs.

                - Establishing and building rubbish recycling and
                disposal services and plants.

                - Granting independent access to satellite and
                telephone communications.

                - Granting the possibility to produce and use local
                products for trade abroad and to purchase consumer
                goods from on the free market.

                If any of the above requests are met work will
                restart and the education sector will also see
                improvements; the circulation of money and goods will
                make a return in Gaza, and young people may once more
                have a future to look forward to.

                The slow genocide being imposed on the people of Gaza
                can no longer be accepted.
                A free Gaza represents the only healthy leverage in
                the forging of a democratic process in Palestine and
                its self determination.

                Hence it is also the only realistic plan for peace.
                Act now!

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