[Disarmo] Grossi lavori a Camp Darby - 2 giugno la protesta




Armi su rotaia e mille alberi abbattuti: il piano Camp Darby riaccende i pacifisti 

A dicembre, secondo quanto previsto da un piano approvato nel 2016, partiranno i lavori per realizzare un tronco ferroviario che arriverà nel cuore della base dalla piccola stazione che sorge nella vicina pineta di Tombolo. Il 2 giugno la protesta.

http://iltirreno.gelocal.it/livorno/cronaca/2017/05/30/news/il-piano-camp-darby-riaccende-i-pacifisti-1.15414175
(segnalato da bybyunclesam)

PISA. Tutti sapevano. Eppure per oltre un anno il progetto destinato a cambiare l’assetto paesaggistico al confine tra Pisa e Livorno è rimasto avvolto nel silenzio. Lo stesso che venerdì, in occasione della Festa della Repubblica e delle forze armate, gli antimilitaristi proveranno a rompere davanti ai cancelli di Camp Darby, dove si riuniranno per contestare il piano da 45 milioni di dollari che potrebbe rivoluzionare anche il ruolo del territorio costiero toscano nello scacchiere geopolitico internazionale.

Rimasto chiuso nei cassetti degli uffici tecnici, il contenuto del progetto è planato sui banchi dell’amministrazione pisana durante l’ultimo consiglio comunale, proveniente dalla sinistra alternativa al Pd. Informare la cittadinanza e avere qualche dettaglio in più è l’obiettivo del question time presentato dai consiglieri Ciccio Auletta e Marco Ricci di “Una città in comune” – formazione di opposizione che riunisce il Prc e vari movimenti di sinistra – su un progetto presentato dal ministero della Difesa su richiesta del Pentagono e approvato un anno fa per la costruzione di una nuova rete ferroviaria da far arrivare nel cuore di Camp Darby. Circa 2,5 chilometri di strada ferrata che fra qualche anno alimenteranno la sussistenza dell’enclave americana nata nel 1951 con un accordo tra Roma e Washington che ha trasformato mille ettari di territorio (la maggior parte inseriti nelle aree protette del Parco di Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli) in un grande mistero. Nessuno sa cosa realmente si nasconda sotto l’ombra delle migliaia di pini marittimi che coprono caserme, bunker, strutture civili e militari e i depositi di armi e munizioni dell’Ammunition Storage Area, dove tra due anni non transiteranno più camion, ma solo vagoni con materiale bellico.

Tutti, dicevamo, erano stati informati, almeno inizialmente. Dal Comune di Pisa alla Regione, dalla Sovrintendenza all’Ente Parco di San Rossore. Ma quel progetto che può cambiare le strategie a stelle e strisce sul suolo nazionale è rimasto chiuso nei cassetti, anche in ossequio al “patto del silenzio” imposto dal timbro del ministero della Difesa italiano. «Opera strategica» è stata definita. Militare, ma soprattutto logistica. Lo scopo è costruire una nuova linea ferroviaria, due terminal e un ponte girevole per trasferire sulla strada ferrata il trasporto di munizioni. «Opera strategica per la salute dell’uomo e per la sicurezza nazionale». Non ci sono limiti urbanistici che tengano. O habitat naturali da difendere. A dicembre, secondo quanto previsto dal piano approvato nel 2016 dal Comipar, commissione mista governo americano e italiano, partiranno i lavori per realizzare un tronco ferroviario che arriverà nel cuore della base dalla piccola stazione che sorge nella vicina pineta di Tombolo, il “paradiso nero” rappresentato in un film del 1947 diretto da Giorgio Ferroni, ispirato da un articolo di Indro Montanelli.

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Un luogo allora maledetto, dove tra disertori, prostitute e contrabbandieri stanziavano i militari statunitensi, destinato tra due anni (la fine dei lavori è prevista per il 2019) ad accogliere le armi e le munizioni made in Usa che arriveranno via mare o da chissà dove. Da lì sei convogli l’anno, o due al giorno in casi eccezionali, partiranno per alimentare i depositi di munizioni. Ad accoglierli un terminal coperto alto diciotto metri, preceduto da uno più piccolo che assumerà il ruolo di controllo e vigilanza. Gli ostacoli che l’inchiostro ha incontrato sulla carta per tracciare la nuova linea ferroviaria, costituita da un unico binario, ma in alcuni tratti in grado di raggiunge i 27 metri di larghezza con la previsione di tre binari paralleli, saranno tutti rimossi. Previsto l’abbattimento di 937 alberi su 7 ettari di parco. «Il materiale esplosivo, invece che su strade pubbliche, arriverebbe così direttamente su ferrovia», spiega il progetto che avrà un’incidenza su circa 36 ettari del Parco. Un canale che scorre tra pini, lecci e frassini sarà deviato; il Canale dei Navicelli, costruito per collegare Pisa a Livorno, sarà sormontato da un ponte mobile che permetterà il transito dei treni e la navigazione delle navi. In cambio, gli americani hanno promesso di trasformare 14 ettari di suolo “artificiale” in habitat naturale.

Eppure nel 2015 il Pentagono riuscì a far esultare anche i movimenti antimilitaristi annunciando un taglio di 500 milioni di dollari l’anno alle spese militari, la chiusura di 15 basi in Europa e una riorganizzazione per Camp Darby iniziata a concretizzarsi nel 2016 con una sforbiciata ai livelli occupazionali dei civili italiani e con uno storico arretramento degli anfibi americani dall’area ricreativa: decine di ettari di caserme, scuole e impianti sportivi su cui nel 2019 tornerà a sventolare il tricolore italiano. Un ruolo meno logistico e sempre più “bellico” è il futuro che probabilmente spetta alla base, che potrebbe tornare a essere uno dei più grandi arsenali Usa all’estero. Dall’ombra dei pini che sorgono tra Pisa e Livorno sono transitati parte degli armamenti destinati ai campi di guerra degli ultimi decenni.

Da Camp Darby sono partite anche le armi per la seconda guerra del Golfo del 2003. Il nemico è cambiato, ma la storia sembra ripetersi. E come un refrain vede da un lato una rinvigorita centralità della base e dall’altro chi, collettivi e movimenti, cerca di impedire queste prospettive. «Anche fisicamente» hanno promesso, pronti a rispolverare il “train stopping”, le azioni – che videro protagonista anche l’allora universitario Auletta – con le quali agli inizi degli anni Duemila i disobbedienti cercavano di fermare i treni in arrivo a Camp Darby incatenandosi ai binari o occupandoli. La storia si ripete e dà appuntamento a venerdì quando gli antimilitaristi si riuniranno nei pressi della base al grido di “Yankee go home”.