Il baratto miliardario tra Berlino e Roma. Un
memorandum militare con l’intesa «sottomarina» a
vantaggio del made in Italy. E si prefigura il modello
Ue nella produzione e commercio delle nuove armi.
Emerge tutto con il sommergibile U-212 A, classe
Todaro, al centro della ventennale partnership tra la
marina militare italiana e il Bundesamt für Ausrüstung,
Informationstechnik und Nutzung der Bundeswehr, la
centrale che gestisce gli acquisti delle forze armate
tedesche.
«Sono convinto che questa collaborazione sarà
altrettanto redditizia in futuro. Una bella intesa per
l’industria delle armi che offre una potenziale
espansione» conferma Harald Stein, presidente del
Baainbw. Il 10 marzo a Coblenza ha firmato il
memorandum con i contrammiragli Ruggiero Di Biase, capo
del coordinamento dei programmi di difesa e Dario
Giacomin, responsabile del sommergibile sul versante
italiano.
L’11 maggio scorso è stato varato a Muggiano (La
Spezia) il quarto battello italo-tedesco intitolato a
Romeo Romei: lungo 55 metri per un dislocamento pari a
1.830 tonnellate con 27 uomini di equipaggio, raggiunge
i 20 nodi ed è armato con 12 siluri Whitehead A-184
versione A3 più 24 mine antinave.
Ultimo della flottiglia di 8 esemplari con tecnologia
Stealth prodotti grazie alla joint-venture tra
Fincantieri e ThyssenKrupp Marine Systems (da Kiel
responsabile della progettazione) che in Germania può
contare soprattutto sulla tecnologia dei motori
elettrici Siemens.
Business militare di rilievo: 168 milioni di euro
l’ultimo prezzo di ciascun U-212 A. Una voce eclatante
nel bilancio del ministero guidato da Roberta Pinotti,
se è paragonabile alla maxi-fornitura dei caccia F-35.
Un contratto ghiotto ricco di novità. Non solo perché
traccia le linee-guida della produzione bellica comune
europea, al punto che gli esperti militari lo
definiscono un vero e proprio modello. Ma anche perché
mette nero su bianco le clausole «innovative»
dell’import-export degno del manuale Cencelli.
Come spiega la nostra marina militare: «Sebbene la
compagine industriale dei subfornitori cui Fincantieri
si rivolge sia prevalentemente tedesca, si è garantito
un equivalente ritorno occupazionale per l’intero
comparto industriale italiano imponendo un off-set del
100%, il che significa che per ogni ordine di lavoro
emesso da Fincantieri deve seguire un equivalente volume
di ordini dalla Germania verso le nostre industrie (non
solo difesa)».
Testuale, ufficiale e inequivocabile. La traduzione
suona come un baratto a somma zero: il sommergibile made
in Germany fa scattare le importazioni di Berlino a
beneficio del made in Italy.
Resta il mistero dell’elenco dei possibili beneficiari.
Le industrie connesse alla difesa sono naturalmente
ammesse, ma sulla lista «merceologica» e sui requisiti
delle aziende italiane compatibili con il memorandum si
gioca una partita tutt’altro che trascurabile.
È il compimento di un’esperienza cominciata nel 1995
dal governo Dini: la costruzione di sei sommergibili
identici (4 alla Germania, 2 all’Italia più altri 2
facoltativi). Nel 1999 con il governo D’Alema scatta
anche l’opzione completata una settimana fa con il
Romei, mentre il Todaro e lo Scirè sono entrati in
servizio nel 2006 e 2007.
La marina tedesca ha reso operativo l’ultimo dei suoi
nell’ottobre 2016. La copertura finanziaria al programma
U-212 A era stata assicurata nel 2008 dal secondo
governo Prodi. E ora con il governo Gentiloni si alza il
periscopio sul nuovo memorandum e sul baratto degli
ordini.
A Berlino ci si dimostra «europei» dal punto di vista
della contabilità. Del resto, il commercio di armi
tedesche abbatte ogni vincolo di stabilità: dai carri
armati Leopard 2 usati venduti alla Grecia in piena
«guerra» con Bruxelles fino agli U-Boot appena
consegnati alla Norvegia.
A Roma il contrammiraglio Di Biase commenta: «La
cooperazione tedesca recentemente apertasi con Oslo per
la costruzione di sottomarini non ha intenzione di
competere con la già esistente cooperazione
tedesco-italiana. Questo memorandum consente una
maggiore sinergia e offre vantaggi per tutti i partner».
E la ministra Pinotti conferma come il ventennale
«programma sommergibili» abbia alimentato piccole e
medie imprese, università e centri di ricerca, tutti
arruolati nel sistema-Italia.