È il 15 novembre 2002 e un sottomarino nucleare americano si scontra con una nave gasiera al largo del rigassificatore di Barcellona. La “Norman Lady” è vuota avendo già scaricato il gas naturale liquido, mentre l'USS Oklahoma City riporta solo danni al periscopio. Altrimenti la nube di vapore in uscita dalla nave gasiera si sarebbe espansa sul mare e incendiata bruciando tutto al suo passaggio. Uno studio del Pentagono calcola l’energia sprigionata come equivalente a 55 bombe di Hiroshima prive di radiazione. Un altro prevede una nube di fuoco in un raggio di 55 km. Se in un incidente come a Barcellona questo potenziale venisse sommato alla fuoriuscita di combustibile radioattivo dai navigli a propulsione nucleare, quale effetto domino si potrebbe scatenare ? E cosa accadrebbe se la nave o sottomarino in questione avessero a bordo armi atomiche ?
Mercoledì 19 aprile alle ore 19 presso la Casa per la pace / Dom za mir "Danilo Dolci" in via Valdirivo 30, il Forum per cambiare Trieste e DiEM25 - Movimento per la Democrazia in Europa fondato da Yanis Varoufakis, affronteranno questo argomento nel corso di un incontro con studiosi, attivisti per la pace e l'ambiente e rappresentanti nelle istituzioni, a partire dalla lettera aperta inviata mesi fa alle pubbliche autorità civili e militari di Trieste e Koper-Capodistria.
Parteciperanno all'incontro Lino Santoro di Legambiente, i consiglieri comunale e regionale del Movimento 5 stelle Elena Danielis e Andrea Ussai, Aurelio Juri del Tavolo tecnico rigassificatori di Capodistria, il coordinatore di Trieste dice No al rigassificatore Luciano Ferluga e Alessandro Capuzzo del Movimento per la democrazia in Europa DiEM25.
L'intento dell'incontro di mercoledì 19 è duplice e consiste da un lato nell'evidenziare le responsabilità omissive delle istituzioni, che non hanno mai introdotto questo argomento nelle Valutazioni sull'impatto ambientale dei progetti di rigassificatore presentati su questo territorio. Dall'altro nel verificare la necessità di costruire, intorno ai porti nucleari civili e militari di transito di Trieste e Koper-Capodistria, un caso di studio da sottoporre alla Scuola di prevenzione nucleare dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica di Vienna, che ha sede a Trieste presso l'ICTP di Miramare.
Qui di seguito il testo della lettera aperta - rimasta finora senza risposta - e la foto di una portaerei a propulsione nucleare nella rada di Lazzaretto, sul confine italosloveno. È da segnalare che la norma di "supremazia" contenuta nella riforma costituzionale voluta dal governo Renzi, di cui si parla nella lettera, è decaduta col referendum del 4 dicembre che ha decretato il mantenimento della Costituzione vigente.
Per gli organizzatori, Alessandro Capuzzo
Alla Prefetta di Trieste Anna Paola Porzio
Alla Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani
Al Sindaco di Trieste Roberto Dipiazza
Al Sindaco di Koper-Capodistria Boris Popovic
Al Presidente dell'Autorità portuale di Trieste Zeno D'Agostino
All'addetto alla Pubbliche relazioni di Luka Koper Sebastjan Sik
Al Procuratore della Repubblica di Trieste Carlo Mastelloni
Al Comandante militare del Friuli Venezia Giulia Alessandro Guarisco
Al Comandante la Capitaneria di porto di Trieste Luca Sancilio
Oggetto: Terminale di rigassificazione e rischio nucleare nel Golfo di Trieste
Egregia Prefetta, egrege pubbliche Autorità italiane e slovene,
dopo la notizia del Via libera da parte del nostro Ministero dell'Ambiente al rigassificatore di Zaule, e la rinnovata presa di posizione unanime del Consiglio comunale triestino contraria alla sua realizzazione, si propone con la presente un'ulteriore motivazione utile all'abbandono del progetto di Terminale.
Sia il porto di Trieste sia quello sloveno di Koper-Capodistria, sono qualificati come porti nucleari militari e civili; al loro interno è concesso il transito e l'ormeggio di unità militari a propulsione nucleare, non soggette causa lo specifico status alle norme di sicurezza cogenti per il nucleare civile.
La città si trova in linea d'aria a breve distanza dalla base aerea di Aviano, dove sono stoccate una cinquantina di testate nucleari, e dalla centrale nucleare civile slovena di Krško, che ha destato più volte preoccupazione in passato per vari motivi.
Questa situazione sussiste anche dopo la definitiva uscita italiana dal nucleare civile, avvenuta per mezzo di due referendum, e a seguito dei devastanti incidenti di Chernobyl e Fukushima; nonchè in prossimità della discussione in Assemblea generale delle Nazioni unite di un Trattato per la messa al bando delle armi nucleari.
Numerosi sono le Associazioni e gli Enti locali che nel corso degli anni si sono opposti al mantenimento del porto nucleare militare a Trieste. Allegata alla presente, potete visionare la foto di una portaerei con questo tipo di propulsione, ripresa presso il Lazzaretto, sul confine sloveno di Muggia. Inoltre proprio a Trieste, presso l'Istituto internazionale di fisica teorica, ha sede la Scuola di prevenzione nucleare promossa da Onu ed Agenzia atomica di Vienna.
Pressochè tutte le espressioni sociali del territorio - sia triestino che d'oltreconfine - si sono espresse con vigore in questi anni contro i progetti di rigassificatori, a terra e in golfo, via via presentati. Vi scriviamo pertanto in quanto autorità competenti, segnalando la non considerazione del principio di precauzione in ordine a questo genere di rischio. Non risulta infatti che la documentazione sulle problematiche ambientali, relative alla installazione dei rigassificatori, abbia tenuto conto dell'esistenza di movimenti di naviglio e materiale radioattivo militare e civile, a terra in porto e in mare, sui due lati del confine.
La questione acquista ulteriore attualità in relazione al referendum nazionale del 4 dicembre prossimo, poichè la riforma costituzionale oggetto di voto, prevede anche una norma di "supremazia" governativa su Regione ed Enti locali, che potrebbe permettere al governo di imporre il rigassificatore, senza discussioni ulteriori.
Alleghiamo qui di seguito il link ai Piani d'emergenza in caso d'incidente al porto nucleare militare di Trieste, obbligatori per la legge italiana e le direttive europee, che la Tavola regionale per la pace e alcune associazioni ambientaliste sono riuscite ad ottenere dopo molte insistenze. Codesto Piano è stato negli anni scorsi trasmesso al Comune e alla Luka, il porto di Koper-Capodistria. Ovviamente il segreto militare copre con diversi omissis il Piano stesso, e non è dato sapere se - a bordo delle navi - vi siano armi di distruzione di massa: http://www.peacelink.it/disarmo/a/23470.html Inoltre il Comitato Pace "Dolci" ha ottenuto lo scorso anno, nell'anniversario dell'olocausto di Hiroshima e Nagasaki, un elenco di quanto la Protezione Civile comunale detiene in argomento: un piano del 2008, per la messa in sicurezza in caso di rinvenimento di sorgenti "orfane" in provincia di Trieste; un piano provinciale d'emergenza per il trasporto di materie radioattive e fissili, sempre del 2008; un piano provinciale di difesa da attacchi terroristici di tipo chimico biologico e nucleare - edizione 2003, prorogato altri dieci anni dal 2012 - classificato riservato; il citato piano di emergenza esterna per la sosta di unità militari a propulsione nucleare, alla fonda in prossimità del Porto di Tirieste - edizione 2007 - parzialmente riservato. Infine, un lacunoso opuscolo per la popolazione, riferito alla sosta delle navi militari a propulsione nucleare in porto, edito dal Comune nel luglio 2007.
Si ritiene dunque possibile, far convivere in un bacino ristretto come il nostro Golfo, attività ad alto rischio quali terminal petroli (il più grande del Mediterraneo), rigassificatori, inceneritori, centrali nucleari galleggianti ed industrie come la Ferriera, senza compromettere definitivamente un territorio già gravato da situazioni ecologiche pesanti per la sicurezza e la salute della popolazione e dell'ambiente ?
Sul sito di Greenaction transnational ricaviamo - dall'esame del piano di emergenza - le distanze di sicurezza per le navi nucleari militari ritenute necessarie in caso di incidente: 5 km per le unità di potenza da 60 megawatt, 10 km per le unità fino a 130 mw e 20 km per le unità fino a 450 megawatt.
Chiudiamo di conseguenza questa lettera aperta, chiedendoVi come mai nessuno abbia preso in considerazione il rischio nucleare, a riguardo dei progetti di terminali di rigassificazione via via presentati ? Cosa potrebbe capitare se una nave gasiera entrasse in collisione con una nave nucleare ? Il disastro della Moby Prince a Livorno a nostro parere, sarebbe in confronto poca cosa ...
Un'ultima considerazione: i due rigassificatori esistenti in territorio italiano, a Porto Viro presso Rovigo e a Livorno, sono largamente sottoutilizzati. Perchè dunque costruirne un altro ?
In attesa di cortese riscontro,
Angelo Baracca, esperto di tecnologia nucleare militare e civile, Firenze
Luciano Benini, fisico sanitario e ambientale, Fano
Alessandro Capuzzo, ecopacifista, Trieste
Aurelio Juri, già sindaco e parlamentare, sloveno ed europeo, Capodistria
Lino Santoro, chimico ambientale, Trieste
Massimo Zucchetti, ingegnere nucleare, Torino