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[Disarmo] ITALIA: PORTI NUCLEARI, UN’EMERGENZA OSCURATA DAL SEGRETO DI STATO
- Subject: [Disarmo] ITALIA: PORTI NUCLEARI, UN’EMERGENZA OSCURATA DAL SEGRETO DI STATO
- From: rossana123 <rossana123 at fastwebnet.it>
- Date: Sat, 8 Apr 2017 21:05:56 +0200
di Gianni Lannes
Attualmente, qual è il livello di contaminazione nucleare del Mar Mediterraneo, provocato dalle attività belliche della Nato? Alla prova dei fatti, i cosiddetti “alleati” hanno trasformato lo Stivale in una portaerei per fare la guerra, in violazione dell'articolo 11 della Costituzione italiana. E il Governo Renzi che combina? Applaude lo straniero occupante? L'abusivo capo dello Stato pro tempore, pappa e ciccia con lo zio Sam dagli anni '70, fa finta di nulla? Non tutti sanno che un sottomarino a propulsione nucleare è una centrale atomica a tutti gli effetti. Un sottomarino a propulsione nucleare, tuttavia, è meno protetto rispetto ad una centrale atomica di terra in quanto ha bisogno - per esigenze di leggerezza e manovrabilità - di minori schermature esterne ed inoltre può essere soggetto a collisioni, affondamento, eccetera. L'Italia che ha abolito le centrali nucleari con due referendum popolari (1987, 2011), corre ancora il rischio - nelle aree marine di transito e a ridosso delle aree portuali delle città dove sostano unità nucleari - che si verifichi un incidente ai reattori atomici di bordo. Esiste inoltre il problema del transito di scorie radioattive francesi (plutonio) nel Mediterraneo. Il plutonio è un elemento radioattivo presente in vari reattori nucleari. Una dispersione di plutonio contaminerebbe il mare per oltre 24 mila anni (durata del dimezzamento radioattivo del plutonio). Lo scienziato Enzo Tiezzi ha argomentato: «Un chilo di plutonio disperso nell’ambiente rappresenta il potenziale per 18 miliardi di cancro al polmone. Un milionesimo di grammo costituisce una dose letale». Anche il cesio 137 non scherza: è un prodotto di fissione dell'uranio e ha un'emivita di 30 anni. E così altri radioisotopi che hanno contaminato il Mediterraneo e le acque costiere italiane, come hanno certificato le analisi del Crirad di Parigi e dell'Università della Tuscia nell'arcipelago della Maddalena. In loco, nell'isola di Santo Stefano, dal 1972 al 2008 c'era un distaccamento di sommergibili atomici della sesta flotta, una presenza mai autorizzata dal Parlamento italiano. In questo parco marino nazionale non vi è stata alcuna bonifica e Washington non ha pagato il conto dell'nquinamento provocato dalle sue attività belliche. In compenso, la popolazione locale è afflitta da patologie tumorali, e da decenni nascono bambini con gravi malformazioni. Nel 2003 ho realizzato un'inchiesta per il settimanale Famiglia Cristiana. E nel 2004 ho portato a termine un reportage pubblicato dal settimanale D La Repubblica delle donne.
Quali sono i porti italiani in cui vi può essere
transito di unità navali a propulsione nucleare? Essi sono: Augusta, Brindisi,
Cagliari, Castellammare
di Stabia, Gaeta, La Maddalena, La Spezia, Livorno, Napoli,
Taranto, Trieste, Venezia.
L’elenco è contenuto nel “piano di emergenza per le
navi militari a propulsione nucleare” classificato come
“riservato” dalla Marina. La versione integrale del documento
della Presidenza del Consiglio dei Ministri
(Dipartimento della Protezione Civile) datata luglio 1996 è
intitolata "Piano
nazionale delle misure protettive contro le emergenze
radiologiche". Questo documento non è accessibile a cittadini e
cittadini della Repubblica italiana. Tale divieto è un palese ed
intollerabile abuso di potere di chi ha occupato le istituzioni
dello Stato per conto straniero.
E’ possibile in base alla legge conoscere il piano
di emergenza per i porti a rischio nucleare? Grazie al decreto
legislativo
230/95 un cittadino può conoscere preventivamente le
informazioni di interesse civile
contenute nel piano di emergenza nucleare della propria città:
il tipo di incidente
ipotizzato, l’impatto sull’ambiente e sulla salute delle persone
e le misure di
protezione civile previste dagli organi competenti (in
particolare la
Prefettura). In base al decreto in questione le Prefetture
dovrebbero dare ai
cittadini queste informazioni anche in assenza di richiesta
esplicita: è un
obbligo sancito dall’articolo 129 del decreto 230/95.
Dunque, in una dozzina di porti italiani è prevista
la possibilità di transito e attracco di sottomarini a
propulsione nucleare; tale
attività comporta evidenti rischi per la popolazione civile,
vista la
possibilità che possano determinarsi incidenti dalle conseguenze
gravissime per
la salute pubblica e per l'ecosistema.
Il decreto legislativo 17 marzo 1995, numero 230,
emanato in attuazione delle direttive Euratom 80/386, 84/467,
84/466, 89/618,
90/641 e 92/3 in materia di radiazioni ionizzanti, nella Sezione
I (Piani di emergenza)
disciplina l'emergenza nucleare riferita alle situazioni
determinate da eventi
incidentali negli impianti nucleari e all'articolo 124 (Aree
portuali) prende
in considerazione la possibilità di emergenza in conseguenza di
incidenti
derivanti dalla presenza di naviglio a propulsione nucleare
nelle aree portuali.
Al Capo X (Stato di emergenza nucleare), Sezione II
(Informazione della popolazione), articoli 127-134 del decreto
legislativo n.
230 del 1995, vengono prese in esame le misure di informazione
della
popolazione in merito alla protezione sanitaria e al
comportamento da adottare
per i casi di emergenza radiologica; l'articolo 129 (obbligo di
informazione)
prevede che le «informazioni previste nella presente sezione
devono essere
fornite alle popolazioni [...] senza che le stesse ne debbano
fare richiesta.
Le informazioni devono essere accessibili al pubblico, sia in
condizioni normali,
sia in fase di preallarme o di emergenza radiologica».
All'articolo 130, si afferma che «La popolazione che
rischia di essere interessata dall'emergenza radiologica viene
informata e
regolarmente aggiornata sulle misure di protezione sanitaria ad
essa
applicabili nei vari casi di emergenza prevedibili, nonché sul
comportamento da
adottare in caso di emergenza radiologica»; l'articolo 133
prevede
l'istituzione presso il Ministero della sanità della Commissione
permanente per
l'informazione sulla protezione contro i rischi da radiazioni
ionizzanti,
avente il compito di «predisporre e aggiornare le informazioni
preventive di
cui agli articoli 130 e 132 e di indicare le vie di
comunicazione idonee alla
loro diffusione, nonché la frequenza della diffusione stessa»;
al medesimo
articolo si dispone inoltre di «predisporre gli schemi generali
delle
informazioni da diffondere in caso di emergenza di cui all'
articolo 131 e
indicare i criteri per l'individuazione degli idonei mezzi di
comunicazione»,
e, infine, di «studiare le modalità per la verifica che
l'informazione
preventiva sia giunta alla popolazione, utilizzando anche le
strutture del servizio
sanitario nazionale e il sistema informativo sanitario».
Nonostante la normativa vigente sia estremamente
chiara circa l'obbligo di fornire adeguata informazione alla
popolazione civile
riguardo i rischi derivanti da incidente nucleare e individui le
autorità e gli
enti cui spetta il compito di predisporre i piani di emergenza,
a tutt'oggi, in
particolare per quanto riguarda le aree portuali interessate dal
transito di
sottomarini a propulsione nucleare, tali disposizioni vengono
disattese e non
viene fornita alla popolazione adeguata informazione a riguardo
di eventuali
emergenze nucleari; non sono noti - tranne che, parzialmente,
per i porti di La
Spezia e Taranto - i piani di emergenza predisposti dalla Marina
militare di
concerto con le Prefetture.
Il 23 novembre 2004 in risposta ad un’interpellanza il
Governo conveniva che la classifica di sicurezza, «impedendo la
divulgazione
delle pianificazioni, precludeva di fatto la possibilità di
informare la popolazione
sul rischio potenziale a cui era esposta, non permettendo, tra
l'altro,
l'acquisizione, da parte della popolazione stessa, delle norme
di comportamento
da rispettare nel caso dovesse verificarsi realmente una tale
emergenza». Nell'ambito
della medesima risposta, il Governo rendeva noto che l'Agenzia
per la
protezione dell' ambiente e il Ministero delle politiche
comunitarie avevano in
progetto un'azione coordinata finalizzata all'emissione in tempi
rapidi dei
decreti attuativi del suddetto decreto legislativo in risposta
ad una procedura
di infrazione al riguardo avviata dalla Commissione europea.
A tutt'oggi i decreti attuativi non sono stati
ancora promulgati, in compenso le unità Nato a propulsione e
armamento nucleare
transitano a ridosso delle coste italiane e sostano segretamente
in numerosi
porti della Penisola.
Per quale ragione non vengono desecretati i piani di
emergenza per la popolazione come prescritto dal decreto
legislativo 17 marzo
1995, numero 230?
Dal momento che le coperture assicurative private in
caso di incidente nucleare escludono il risarcimento dei danni,
è stata
prevista e attivata una copertura assicurativa dallo Stato
italiano atta a
risarcire i danni a cose e persone in caso di incidente nucleare
per ogni
singolo cittadino danneggiato e, in caso negativo, se intenda
predisporre tale copertura
assicurativa in ogni sito in cui è previsto il piano di
emergenza nucleare?
Si sono già
verificati incidenti su unità navali a propulsione e armamento
nucleare?
Sono stati riportati numerosi incidenti, già avvenuti
nel Mediterraneo, nel rapporto di Greenpeace 1994 a cura di
Paola Biocca e
Annarita Peritore, in cui si legge:
«Nel fondo del Mediterraneo giacciono due capsule
nucleari, perdute a seguito di un
incidente aereo di cui non sono mai stati resi noti
gli estremi. Il 29 agosto 1959 la città di Napoli rischiò la
catastrofe per un
incendio a bordo del caccia Decour. Nel 1976 lo scontro tra due
navi
statunitensi (la portaerei J.F. Kennedy e l'incrociatore
Belknap, entrambe
dotate di armi nucleari) avvenuto durante un'esercitazione al
largo della
Sicilia, stava per causare un grave incidente nella Santa
Barbara nucleare. In
quell'occasione fu lanciato l'allarme Broken Arrow, il piu'
grave secondo la
classificazione USA. Tre sottomarini d'attacco della flotta
francese (il 50%
della flotta) hanno subito gravi incidenti negli ultimi 12 mesi:
agosto 1993:
il Rubis entra in collisione con una petroliera a largo di Fos:
si sfiora la catastrofe
ambientale; febbraio 1994: incendio a bordo dell'Amethiste;
marzo 1994:
incendio a bordo dell'Emeraude,10 vittime tra l'equipaggio. Il
governo francese
non ha ancora reso pienamente note la dinamica e gli esiti degli
incidenti. Dal
1945 al 1988 nel Mediterraneo si sono verificati 114 incidenti
in cui sono
state coinvolte una o più navi da guerra. Nel solo 1989 almeno
25 incendi sono
scoppiati a bordo di sottomarini nucleari nel mondo. Le tre
flotte nucleari che
pattugliano il Mediterraneo (USA, Gran Bretagna e Francia) hanno
subito
rispettivamente 61,16 e 12 incidenti».
Questi riscontri documentati per quanto datati sono
estremamente
significativi. Vanno comunque ricordati altri due incidenti
gravi: il 14 maggio 2000 all'inglese Tireless in Sicilia, e il
25 ottobre 2003 in Sardegna (arcipelago della Maddalena) al
sommergibile Hartford, battente bandiera United States of
America. Di recente, il Tireless ha fatto rientro nel
Mediterraneo.
riferimenti:
http://staff.polito.it/massimo.zucchetti/Rapporto_Sommergibili.pdf http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=porti+nucleari http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=TIRELESS |
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