[Disarmo] Vogliamo discendenti, non trascendenti
- Subject: [Disarmo] Vogliamo discendenti, non trascendenti
- From: "alfonsonavarra at virgilio.it" <alfonsonavarra at virgilio.it>
- Date: Sat, 11 Mar 2017 16:50:36 +0100 (CET)
- Reply-to: "alfonsonavarra at virgilio.it" <alfonsonavarra at virgilio.it>
Vogliamo discendenti, non trascendenti
Milano, 11 marzo 2017
Vi propongo delle riflessioni sul rapporto con la "tecnologia della potenza" che ritengo ineludibili per affrontare e superare il "crinale apocalittico della Storia" (La Pira) che stiamo attraversando.
E' giusto pensare ai nostri figli, e ai figli dei figli, come a dei soggetti che ci migliorino, non che ci superino, ci oltrepassino distanziati da un abisso, da un fossato non colmabile: a degli esseri umani migliori, non a dei Superuomini, o Postuomini, o Transuomini.
Vogliamo eredi, non alieni che subentrino al nostro posto, discendenti che ci succedano proseguendo il nostro lavoro, non trascendenti che si muovano con logiche e modalità a noi incomprensibili.
Non c'è bisogno di concepirsi creature del Padreterno, basta proporsi laicamente come nati dalla Madre Terra per rifiutare di affidarsi, come progetto di evoluzione antropologica, di costruzione di donne e uomini nuovi (si sarebbe detto un tempo), alla potenza tecnologica ed alla falsa logica libertaria del "si fa ogni possibile" .
Dobbiamo evolvere così come evolve la Natura che ci ha prodotto, con tempi lunghi, evitando, almeno da parte nostra, crisi e salti catastrofici, perseguendo una "conversione ecologica" di noi stessi, della nostra società, non una "rivoluzione" orientata dalle tecnologie della potenza.
Il punto è che, sapendo che la complessità sociale impedisce di distinguere con assoluta nettezza ciò che è scienza fondamentale da ciò che è tecnologia, oggi diventa prioritario e urgente riprendere il controllo democratico sugli sviluppi tecnologici delle conoscenze scientifiche e sul loro uso sociale.
E' ormai quasi un luogo comune (nome, omen) che la ricerca scientifica debba uscire dalla dicotomia pubblico-privato ed essere inclusa nella categoria dei beni comuni. Ma questa proclamazione diventa una pura emissione di fiato (come tanti sproloqui "condivisivi" che si sentono sulla "Rete") se non si affronta il nodo della PROPRIETA' dei mezzi della "grande" produzione scientifica e della TITOLARITA' su chi decide a quali fini e come usarli.
Il dibattito e la decisione su questo problema non deve essere riservato ai soli addetti ai lavori, ai soli scienziati, perché tutte e tutti dobbiamo essere coscienti che la ricerca applicata a nuovi saperi di base può avere conseguenze non previste e rovinose per la sopravvivenza dell'umanità e dei suoi individui.
Ma si tratta anche di stoppare in partenza, con trattati internazionali e leggi nazionali, ogni lavoro che vada nella direzione di progetti di ricerca disumanizzanti, di progetti di ricerca volti appunto a produrre esseri che non ci migliorino ma guardino a noi come ad un passato remoto, cui non avranno più rapporti.
Il solo sforzarsi in questa direzione basterebbe ad inficiare la fondamentale eguaglianza degli esseri umani, che è un valore ed una realtà che dobbiamo salvaguardare ed attuare, e non contraddire e consentire sia contraddetta.
Quando all'ONU i rappresentanti dei popoli si riuniscono ancora discutono e deliberano ragionando sulla base della pari dignità sociale di tutte e tutti, pure nelle differenze di genere e culturali, ecc. Sarà spesso ipocrisia, ma è una ipocrisia che rende omaggio alla virtù, una ipocrisia che rende possibile la codificazione di diritti e doveri eguali per tutte/i nella disponibilità e nella gestione delle risorse che garantiscono la dignità – e la continuità – della vita.
Queste mie note costituiscono un primo tentativo laico di rispondere al problema: su cosa fondiamo il criterio, acquisito solo a parole, che prima di tutto dobbiamo occuparci di difendere la vita umana di tutte e tutti, la sopravvivenza globale dell'Umanità?
In un mio precedente intervento avevo infatti ricordato che ci sono parecchi che obiettano al principio "Prima l'Umanità" e tra questi citavo la tecnocrazia che sta sviluppando CON I FATTI la nuova ideologia del post-umano.
Stiamo per "creare" nuovi Esseri, possibilmente immortali, in cui la coscienza si è integrata nell'Intelligenza Artificiale e la vita biologica si è trasferita in ologrammi gestiti dal Web globale (è solo una variante di progetti di ricerca veramente in corso).
In un futuro vicinissimo dominato dalle macchine informatizzate – ci viene suggerito - che senso ha angosciarsi se qualche miliardo di scimmie umane potrebbe perire durante una guerra atomica?
Terminavo l'intervento con una messa in guardia: il tempo passa inesorabile ed il consenso ad una concezione umanistica, per quanto rinnovata e integrata in visioni naturalistiche, non va affatto dato per scontato...
Alfonso Navarra
ps
Per arrivare al popolo bisogna prima sensibilizzare gli stessi pacifisti, che non considerano il disarmo nucleare GLOBALE una priorità.
E' il nostro compito e la nostra missione di Disarmisti esigenti.
Ecco perché ci riuniamo a :
1- Milano, il 23 marzo, in via Borsieri 12, dalle 18.00 alle 21.00
2- Firenze, il 25 marzo, nello studio di Joachim Lau, via delle Farine, 2 (vicino Piazza della Signoria), dalle 15.00 alle 19.00 (ci siamo sentiti con Joachim per telefono)
3- a Roma, il 27 marzo, il giorno dell'apertura della conferenza di New York. Il luogo è stato definito, grazie ad Antonia Sani: il CESV di via Liberiana con proposta dalle ore 15.00 alle ore 19-20.
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