[Disarmo] Fwd: Istanbul, la mossa dello scorpione




Indipendentemente da quanto ci verrà propinato dalle varie fonti interessate e dai soliti prestigiosi analisti al soldo , materiale o morale, delle note centrali di disinformazione, la mattanza di questa notte a Istanbul (39 morti, 70 feriti, per ora) si inserisce logicamente nello tsunami di russofobia scatenato dai perdenti della contesa elettorale statunitense, i neocon e tutta la consorteria che si fa rappresentare da Obama-Clinton, bloccati nella strategia della guerra alla Russia (che forse verrà sostituita da un'accentuata bellicosità verso la Cina e forse no, ma intanto scompagina tutti i piani del partito antirusso).
 
Non importa chi ci verrà rifilato come esecutore della strage, curdi o jihadisti dell'Isis lo sono di prammatica in Turchia. Come nel caso degli attentati in Occidente si tratta di lanzichenecchi mercenari dell'Occidente e di Israele. per quanto singolarmente questi sicari e pali possano essere convinti (stati convinti) di lavorare per una causa loro. Chi ha inferto questa mazzata all'imperio di Erdogan non può che essere chi dissente dalle sue più recenti mosse di avvicinamento alla Russia e di intesa con Mosca e Tehran sulla Siria. Sulla natura e sul comportamento del velleitario sultano turco restano vaste zone d'ombra e di ambiguità, troppo recente essendo il suo ruolo di ufficiale pagatore e di rifornitore del terrorismo jihadista inteso a frantumare Iraq e Siria. Tuttavia un risultato concreto, in forte controtendenza rispetto a questa linea, è il vertice di Mosca tra russi, turchi e iraniani, che ha tagliato fuori i più poderosi e famelici  protagonisti del complotto mediorientale, Usa, Israele, Arabia Saudita e Qatar e ha imposto una tregua alquanto funzionante e la prospettiva di un negoziato risolutore in Kazakistan che non preveda la rimozione di Bashar El Assad.
 
Anatema per gli esclusi, che si vedono scompaginato un assetto della regione e quindi degli equilibri geopolitici preparato con grande cura ed enorme impegno di mezzi. A livello di comunicazione si è reagito con la forsennata campagna antirussa, fondata sulla del tutto indimostrata fola della Cia che Putin in persona avrebbe hackerato i contenuti dei siti del Partito Democratico, evidenziandone le porcate a detrimento di Sanders e favorendo così la vittoria di Trump. Come effetto collaterale della psicosi contro la manipolazione che un potere esterno avrebbe effettuato sulla conoscenza, coscienza e scelta degli americani, si sono collocati in simbiosi con i manipolatori russi tutti coloro che diffondono "fake news", cioè notizie e valutazioni  difformi dalle vulgate "ufficiali" e ai suoi autori sgradite. E si è partiti con una campagna di criminalizzazione della rete tesa a sopprimere qualsiasi comunicazione non approvata dal finalmente costituito orwelliano "Ministero della Verità". Caccia maccartista alle streghe della controinformazione partita dal Congresso Usa, e subito rilanciata da clienti e vassalli, parlamento europeo, Bundestag tedesco e, da noi, dal grottesco Pitruzzella, capo dell'Autorità Antitrust (che con l'informazione non c'entrerebbe una mazza), il quale vaticina la cattura e messa a silenzio di tutti noi che violiamo le regole nel web.
 
All'interna di una siffatta atmosfera di isterismo collettivo, si è proceduto all'assassinio dell'ambasciatore russo ad Ankara, teso ad avvertire i "rinnegati" in procinto di incontrarsi a Mosca per risolvere la questione siriana in modo inopportuno. La pesantissima mossa non avendo tuttavia intimidito nessuno, ha suscitato nell'agonizzante e putribondo grumo bellicista della Casa Bianca una tale esplosione di collera e frustrazione da fargli ordinare l'espulsione, all'evidenza del tutto dissennata e puramente strumentale,  di quasi 40 funzionari diplomatici russi, offrendo in tal stolto modo a Putin l'occasione per una figurona mondiale di eleganza e superiorità: niente espulsioni di statunitensi per rappresaglia, anzi inviti e doni agli ambasciatori occidentali e alle loro famiglie.
 
E' da qui che parte l'ultima reazione di una banda di scorpioni pronta a giocarsi il tutto per il tutto con un attentato stragistico come quello di Istanbul. Il tutto per il tutto perchè o Erdogan, terrorizzato da chi ha dimostrato di poter far saltare per aria ogni cosa, dalle Torri Gemelle alle discoteche e redazioni parigine ai mercatini di Natale berlinesi e ai lungomare di Nizza, si ravvede e torna all'ovile, con tanto di rinnovato vigore turco-jihadista anti-Assad, o per lui sarà armageddon. Chi la durerà?  Di Erdogan non c'è molto da fidarsi. Di Putin di più.
 
Fulvio Grimaldi - 1 1 2017