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[Disarmo] Fwd: Istanbul, la mossa dello scorpione
- Subject: [Disarmo] Fwd: Istanbul, la mossa dello scorpione
- From: Jure Ellero LT <glry at ngi.it>
- Date: Sun, 1 Jan 2017 23:13:51 +0100
Indipendentemente da
quanto ci verrà propinato dalle varie fonti interessate e dai
soliti prestigiosi analisti al soldo , materiale o
morale, delle note centrali di disinformazione, la mattanza di
questa notte a Istanbul (39 morti, 70 feriti, per ora) si
inserisce logicamente nello tsunami di russofobia scatenato
dai perdenti della contesa elettorale statunitense, i neocon e
tutta la consorteria che si fa rappresentare da Obama-Clinton,
bloccati nella strategia della guerra alla Russia (che forse
verrà sostituita da un'accentuata bellicosità verso la Cina e
forse no, ma intanto scompagina tutti i piani del partito
antirusso).
Non importa chi ci verrà
rifilato come esecutore della strage, curdi o jihadisti
dell'Isis lo sono di prammatica in Turchia. Come nel caso
degli attentati in Occidente si tratta di lanzichenecchi
mercenari dell'Occidente e di Israele. per quanto
singolarmente questi sicari e pali possano essere convinti
(stati convinti) di lavorare per una causa loro. Chi ha
inferto questa mazzata all'imperio di Erdogan non può che
essere chi dissente dalle sue più recenti mosse di
avvicinamento alla Russia e di intesa con Mosca e Tehran sulla
Siria. Sulla natura e sul comportamento del velleitario
sultano turco restano vaste zone d'ombra e di ambiguità,
troppo recente essendo il suo ruolo di ufficiale pagatore e di
rifornitore del terrorismo jihadista inteso a frantumare Iraq
e Siria. Tuttavia un risultato concreto, in forte
controtendenza rispetto a questa linea, è il vertice di Mosca
tra russi, turchi e iraniani, che ha tagliato fuori i più
poderosi e famelici protagonisti del complotto mediorientale,
Usa, Israele, Arabia Saudita e Qatar e ha imposto una tregua
alquanto funzionante e la prospettiva di un negoziato
risolutore in Kazakistan che non preveda la rimozione di
Bashar El Assad.
Anatema per gli esclusi,
che si vedono scompaginato un assetto della regione e quindi
degli equilibri geopolitici preparato con grande cura ed
enorme impegno di mezzi. A livello di comunicazione si è
reagito con la forsennata campagna antirussa, fondata sulla
del tutto indimostrata fola della Cia che Putin in persona
avrebbe hackerato i contenuti dei siti del Partito
Democratico, evidenziandone le porcate a detrimento di Sanders
e favorendo così la vittoria di Trump. Come effetto
collaterale della psicosi contro la manipolazione che un
potere esterno avrebbe effettuato sulla conoscenza, coscienza
e scelta degli americani, si sono collocati in simbiosi con i
manipolatori russi tutti coloro che diffondono "fake news",
cioè notizie e valutazioni difformi dalle vulgate "ufficiali"
e ai suoi autori sgradite. E si è partiti con una campagna di
criminalizzazione della rete tesa a sopprimere qualsiasi
comunicazione non approvata dal finalmente costituito
orwelliano "Ministero della Verità". Caccia maccartista alle
streghe della controinformazione partita dal Congresso Usa, e
subito rilanciata da clienti e vassalli, parlamento europeo,
Bundestag tedesco e, da noi, dal grottesco Pitruzzella, capo
dell'Autorità Antitrust (che con l'informazione non
c'entrerebbe una mazza), il quale vaticina la cattura e messa
a silenzio di tutti noi che violiamo le regole nel web.
All'interna di una
siffatta atmosfera di isterismo collettivo, si è proceduto
all'assassinio dell'ambasciatore russo ad Ankara, teso ad
avvertire i "rinnegati" in procinto di incontrarsi a Mosca per
risolvere la questione siriana in modo inopportuno. La
pesantissima mossa non avendo tuttavia intimidito nessuno, ha
suscitato nell'agonizzante e putribondo grumo bellicista della
Casa Bianca una tale esplosione di collera e frustrazione da
fargli ordinare l'espulsione, all'evidenza del tutto
dissennata e puramente strumentale, di quasi 40 funzionari
diplomatici russi, offrendo in tal stolto modo a Putin
l'occasione per una figurona mondiale di eleganza e
superiorità: niente espulsioni di statunitensi per
rappresaglia, anzi inviti e doni agli ambasciatori occidentali
e alle loro famiglie.
E' da qui che parte
l'ultima reazione di una banda di scorpioni pronta a giocarsi
il tutto per il tutto con un attentato stragistico come quello
di Istanbul. Il tutto per il tutto perchè o Erdogan,
terrorizzato da chi ha dimostrato di poter far saltare per
aria ogni cosa, dalle Torri Gemelle alle discoteche e
redazioni parigine ai mercatini di Natale berlinesi e ai
lungomare di Nizza, si ravvede e torna all'ovile, con tanto di
rinnovato vigore turco-jihadista anti-Assad, o per lui sarà
armageddon. Chi la durerà? Di Erdogan non c'è molto da
fidarsi. Di Putin di più.
Fulvio Grimaldi - 1 1 2017
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