[Disarmo] Molte verita' = nessuna verita' - Re: Le molte “verità” sulla Siria: come la nostra rivalità ha distrutto un paese



Questo articolo cade a fagiolo, se avete visionato il mio precedente link sull'uso e abuso delle "molte verità". Anche questo articolo rientra nel campo del "molta informazione  = nessuna informazione = totale confusione": se tutti possono aver ragione non esiste nessuna verità, e il mondo va verso l'autodistruzione per cause sconosciute, ovvero, come scritto ad inizio articolo, per "imprudenza" degli USA nel muovere le proprie forze armate in qualsivoglia teatro mondiale. Imprudenza e pericolosa interferenza, mica crimine e dolo, mentre "la verità sulla Siria è difficile da decifrare". Altro che regalo, signor David Munoz Gutierrez.

Sempre nel tema, ecco un mio scritto di ieri su l'Antidiplomatico, in risposta ad un intervento che seguiva lo stesso schema dell'articolo qui riportato.

Jure Ellero

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Le "due facce della stessa medaglia" e la "terza via"

A Leonardo:

"Parificare" è il Verbo: male l'uno, tale l'altro. Altro che sfumature di grigio. E' la funzione dell'ammazzablog, dell'anestetizzatore di neuroni: parificare aggressore ed aggredito e indicare l'utopica 'terza via' salvifica (ma guai a dire di mollare la NATO), l'umanitarismo, il pacifismo buonista in apparenza neutro tra 'i contendenti' mostrati di pari feccia morale mossi. Cosicchè non ha importanza chi possa prevalere nella 'pari contesa', in Siria come in Libia, in Jugoslavia come in Iraq o domani in Iran, Cina, Russia. Una volta mostrati pari feccia 'i contendenti', facile è portare 'il pubblico' a fregarsene di chi prevalga, a ragionare della giustizia, delle ragioni, del diritto: se pari sono, tanto vale parteggiare per chi più, almeno in immediato e all'apparenza, ci conviene. Tanto vale stare al gioco USA quindi, nostri amati fratelli che tanto benessere ci hanno finora dato, per quanto schifosi siano e siano stati nella storia e potranno mai esserlo, e diffidare dei viscidi russi, o cinesi, o diomenescampi Arabi. Oppure fregarcene di come vada a finire, semprechè non esagerino con i megatoni, tanto pari sono, rapinatori e rapinati. Certo ci vuol mestiere a farlo 'sto giochino, il tuo lavoro qui è importante, ci vuol conoscenza e addestramento: fa bene chi ha supposto che sei al soldo. Notevole il tuo accenno alla 'bandiera insanguinata': di primo acchito mi è venuta in mente la Storia del tricolore italiano e le sue nefandezze in giro per il mondo, dalla Libia all'Africa Orientale alla Jugoslavia e alla Francia - parlo del '900 - fino all'Afghanistan, alla Libia e alla Siria di oggi. Trascurando cos'han fatto i Savoja nel Meridione.

Jure Ellero


Precedente di Leonardo:

Concordo con l'apparente idiozia (perché chi decide sa benissimo dove ci sta portando) delle strategie Nato e dei paesi "occidentali" in generale. Ma del resto non sarebbe la prima volta che i vertici decidono di riavviare la macchina economica con il nostro sangue in una inutile guerra (è mai utile?).
Dobbiamo però stare attenti a non vedere la Russia di Putin (nel senso che la possiede) come la salvatrice dal nostro mondo, sempre meno sostenibile, del pensiero unico neo-liberale. La Russia è in mano a un gruppo di oligarchi, passati dal crimine di strada all'acquisizione di oligopoli con l'uso della violenza, e di ex agenti del Kgb. L'esercito russo è uno stato nello stato, che ha bisogno di guerre per perpetuare e sostenere l'oligarchia. Le guerre sporche di Cecenia, la guerra al terrorismo sovietica, gli interventi in politica estera, non sono meno ipocriti e interessati di quelli dei nostri governi.
Insomma, non credo che la chiave del cambiamento a "Ovest" provenga da "Est". Piuttosto deve provenire in maniera endogena da ogni singolo cittadino del pianeta e quindi dai governi mondiali.
Certo è che gli Stati Uniti non molleranno facilmente l'osso del dominio che inevitabilmente, con o senza guerra, cadrà dalla loro bocca per questioni economiche e geopolitiche. Credo quindi sia necessario un dialogo multipolare e non bipolare Usa-Russia, ma mi pare che la tendenza sia quella di schierarsi da un lato o dall'altro della barricata, alimentando le tensioni tra i due blocchi.

Non ho mai detto che gli Usa siano meglio della Russia o vice versa. Anzi, ho detto che gli Stati Uniti non vedono di buon occhio qualsiasi potenza che ne minacci il predominio economico e geopolitico, che fondamentalmente posseggono dal dopoguerra, nonostante ritengo sia inesorabile il loro declino.
Ribadito questo, se Putin (del quale invito a leggere un po' di storia come politico e uomo) non è "caduto nelle loro trappole" lo ha fatto solo perché sa benissimo che una guerra non converrebbe nemmeno a loro (per ora).
Quello che non condivido è lo schierarsi da una parte o dall'altra di questo conflitto (per ora solo politico) distinguendo banalmente e artificiosamente tra buoni e cattivi. Oppure apprezzare Putin solo perché dice, fondamentalmente, quello che per tanti anni avremmo voluto dire noi rispetto all'ingerenza della politica estera statunitense fatta di due pesi e due misure. Sono due facce della stessa medaglia a mio modo di vedere. Quindi è necessaria una "terza parte" per rallentare e frenare questo processo di eventi che non ci porteranno da nessuna parte.
Concludo dicendo che Putin, così come Blair, Bush Jr, Obama e tanti altri capi di stato, dovrebbe essere processato per crimini di guerra (Cecenia), non certo indicato come la soluzione alla nostra condizione di dipendenza nel quadro economico e politico occidentale.

Qui si dovrebbe cercare di ragionare sui fatti, senza lasciarsi accecare dalla difesa di una bandiera (solitamente disegnata con discriminazioni e sangue) rispetto a un'altra o peggio di un dogma religioso rispetto a un altro (idem come sopra).


Leonardo


--------- fine citazione



Il 25/10/2016 06:08, "rossana123 at libero.it" (via disarmo Mailing List) ha scritto:
di Ramzy Baroud – 20 ottobre 2016

“Gli Stati Uniti hanno il potere di decretare la morte di nazioni”, ha scritto 
Stephen Kinzer sul Boston Globe.

L’articolo di Kinzer è intitolato: “I media stanno fuorviando il pubblico 
sulla Siria”. Nel suo testo lo studioso del Brown University Institute ha 
contestato che la disinformazione mediatica del suo paese sulla Siria sta 
determinando il tipo di ignoranza che consente al governo statunitense di 
perseguire qualsiasi politica, indipendentemente dalla sua imprudenza, nel 
paese arabo devastato dalla guerra.

Il governo statunitense può “decretare la morte di nazioni” con “sostegno 
popolare perché molti statunitensi – e molti giornalisti – si accontentano 
della storia ufficiale”, ha scritto.

Kinzer, in linea di principio, coglie fortemente nel giusto. Il suo articolo, 
tuttavia, è stata particolarmente popolare tra quelli che ritengono il governo 
siriano del tutto innocente di qualsiasi colpa nella guerra in corso e che Iran 
e Russia non abbiano colpa alcuna; meglio ancora, il loro intervento in Siria è 
interamente mosso da motivi morali e altruistico.

Detto questo, l’affermazione di Kinzer riguardo alla pericolosa interferenza 
del governo statunitense negli affari siriani, alla rinnovata Guerra Fredda con 
la Russia e all’indefinita missione militare in quel paese, è del tutto vera.

Né gli Stati Uniti né i loro alleati occidentali e altri rispettano le regole 
della guerra, né aderiscono a un insieme particolarmente nobile di principi 
mirati a por fine a tale guerra devastante che ha ucciso ben più di 300.000 
persone, ne ha reso profughe milioni e ha distrutto la ricchezza e le 
infrastrutture del paese.

Dunque qual è la verità sulla Siria?

Negli ultimi cinque anni e mezzo, da quando una rivolta regionale si è 
trasformata in una ribellione armata – divenuta una guerra civile, regionale e 
internazionale – ‘la verità sulla Siria’ è stata segmentata in molte ‘verità’ a 
proprio uso e consumo, ciascuna promossa da una delle parti in guerra come l’
unica e sola, assoluta e incontestata realtà. Ma poiché nel conflitto ci sono 
molte parti, le versioni della ‘verità’ comunicateci attraverso media copiosi 
sono numerose e, nella maggior parte dei casi, non verificabili.

La sola verità sulla quale tutte le parti sembrano concordare è che centinaia 
di migliaia di persone sono morte e che la Siria è a pezzi. Ma, naturalmente, 
ciascuna addita l’altra parte come colpevole del genocidio in corso.

Una ‘verità’ stranamente tonificante, anche se inquietante, è stata esposta l’
anno scorso da Alon Ben-David sul Jerusalem Post israeliano.

Il titolo del suo articolo la dice lunga: “Possa non finire mai. La scomoda 
verità a proposito della guerra in Siria”.

“Se l’interesse israeliano alla guerra in Siria potesse essere sintetizzato in 
poche parole, sarebbe: “Che non finisca mai”, ha scritto Ben-David.

Naturalmente Israele non è mai rimasto realmente fuori dalla palude, ma questo 
è un tema a parte.

A parte il linguaggio egocentrico, insensibile, la ‘verità’ di Israele, 
secondo l’autore, si basa su due premesse: la necessità di un’autorità 
ufficiale a Damasco e che la guerra debba continuare, almeno, fino a quando il 
fuoco non avrà ridotto l’intero paese in cenere, cosa che di fatto sta 
accadendo.

I sostenitori della Russia, naturalmente, si rifiutano di accettare il fatto 
che anche Mosca sta combattendo una guerra territoriale e che è del tutto equo 
porre in discussione le azioni della Russia nel contesto della rivalità 
regionale e globale tra USA e Russia tentando, contemporaneamente, di 
evidenziare i motivi egoistici di Mosca.

L’altro schieramento, che sollecita una maggior potenza di fuoco statunitense, 
commette un peccato ancora peggiore. Non da ultimo, dopo l’invasione dell’Iraq 
nel 2003, gli Stati Uniti non hanno solo ferito, ma realmente devastato il 
Medio Oriente – uccidendo, ferendo e cacciando milioni di persone – e non hanno 
alcuna intenzione di preservare l’integrità territoriale siriana e i diritti 
umani del suo popolo.

Il plausibile odio di tale gruppo nei confronti del regime di Bashar al-Assad 
lo ha reso cieco a numerosi fatti, compreso quello che il solo paese della 
regione nei cui confronti Washington è realmente impegnato in termini di 
sicurezza è Israele, che ha recentemente ricevuto un generoso pacchetto di 
aiuti di 38 miliardi di dollari.

Tenendo presente il ragionamento di Ben-David, non sorprende che gli Stati 
Uniti non abbiano alcuna fretta di concludere la guerra in Siria, se non 
addirittura la vogliano intenzionalmente prolungare.

La ‘verità’ statunitense sulla Siria – reiterata, naturalmente, dai tifosi 
europei – è largamente incentrata sulla demonizzazione della Russia, mai sul 
salvare vite e nemmeno, almeno non ancora, sul cambiamento di regime.

Per gli Stati Uniti la guerra è in larga misura rilevante per gli interessi 
regionali statunitensi. Dopo aver sofferto importanti battute d’arresto 
militari e politiche in Medio Oriente, e considerate le sue attuali sfortune 
economiche, la potenza militare statunitense si è fortemente eclissata. Si 
tratta oggi, più o meno, di un altro paese occidentale potente, ma non più l’
unico dominante, in grado, da solo, di “decretare la morte di nazioni”.

Così quando il Segretario di Stato John Kerry ha recentemente sollecitato un’
indagine per crimini di guerra sui bombardamenti russi in Siria, possiamo 
essere certi che non era sincero e che il suo appassionato appello era mirato 
unicamente a conquistare capitale politico. Come c’era da aspettarsi, le sue 
accuse sono state ripetute a pappagallo in un tandem prevedibile dai francesi, 
dai britannici e da altri. Poi, poco dopo, sono svaporate nel crescente ma 
inutile discorso in cui le parole sono solo parole, mentre la guerra si 
trascina ininterrotta.

Dunque perché la verità sulla Siria è così difficile da decifrare?

Nonostante la proliferazione di massicce piattaforme di propaganda, ci sono 
ancora molti buoni giornalisti che riconoscono che, nonostante le opinioni 
personali, i fatti vanno controllati e che giornalismo e analisi onesti non 
dovrebbero essere partecipi della crescente guerra di propaganda.

Sì, tali giornalisti esistono, ma combattono contro molti ostacoli. Uno di 
essi è che gran parte dell’infrastruttura mediatica ben finanziata esistente 
partecipa alla guerra propagandistica in Medio Oriente. E i buoni giornalisti 
sono costretti, pur controvoglia, a mettersi in riga o a restare del tutto 
fuori dal dibattito.

Ma il problema non è solo la manipolazione mediatica di fatti, video e 
immagini. La guerra in Siria ha polarizzato il dibattito come non mai in 
precedenza e la maggior parte dei coinvolti in tale conflitto si trova 
costretta a schierarsi abbandonando, così, ogni razionalità o buonsenso.

E’ piuttosto triste che anni dopo che la guerra in Siria sarà finita e che le 
ultime fosse comuni saranno state scavate e coperte, molti verità sgradevoli 
saranno rivelate. Ma conterà, a quel punto?

Solo recentemente abbiamo scoperto che il Pentagono aveva speso più di 500 
milioni di dollari per fabbricare video di propaganda bellica sull’Iraq 
[Traduzione in italiano qui]. I fondi sono stati in larga misura spesi per 
produrre falsi video di al-Qaeda. Non sorprendentemente, gran parte dei media 
statunitensi o non ha riferito la notizia oppure vi ha rapidamente sorvolato, 
come se l’informazione più rivelatrice sull’invasione statunitense dell’Iraq – 
che ha destabilizzato il Medio Oriente fino ai giorni nostri – fosse la meno 
rilevante.

Che cosa finiremo per apprendere in futuro sulla Siria? E farà qualche 
differenza, a parte una sensazione di gratificazione morale per quelli che 
hanno sostenuto per tutto il tempo che la guerra in Siria non ha mai nulla a 
che vedere con i siriani?

La verità sulla Siria è che, indipendentemente da come la guerra finirà, la 
Siria è stata distrutta e il suo futuro è sanguinoso e tetro, e che, 
indipendentemente dai “vincitori” regionali e globali del conflitto, il popolo 
siriano ha già perso.

Da ZNetitaly –




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