[Disarmo] Le molte “verità” sulla Siria: come la nostra rivalità ha distrutto un paese



di Ramzy Baroud – 20 ottobre 2016

“Gli Stati Uniti hanno il potere di decretare la morte di nazioni”, ha scritto 
Stephen Kinzer sul Boston Globe.

L’articolo di Kinzer è intitolato: “I media stanno fuorviando il pubblico 
sulla Siria”. Nel suo testo lo studioso del Brown University Institute ha 
contestato che la disinformazione mediatica del suo paese sulla Siria sta 
determinando il tipo di ignoranza che consente al governo statunitense di 
perseguire qualsiasi politica, indipendentemente dalla sua imprudenza, nel 
paese arabo devastato dalla guerra.

Il governo statunitense può “decretare la morte di nazioni” con “sostegno 
popolare perché molti statunitensi – e molti giornalisti – si accontentano 
della storia ufficiale”, ha scritto.

Kinzer, in linea di principio, coglie fortemente nel giusto. Il suo articolo, 
tuttavia, è stata particolarmente popolare tra quelli che ritengono il governo 
siriano del tutto innocente di qualsiasi colpa nella guerra in corso e che Iran 
e Russia non abbiano colpa alcuna; meglio ancora, il loro intervento in Siria è 
interamente mosso da motivi morali e altruistico.

Detto questo, l’affermazione di Kinzer riguardo alla pericolosa interferenza 
del governo statunitense negli affari siriani, alla rinnovata Guerra Fredda con 
la Russia e all’indefinita missione militare in quel paese, è del tutto vera.

Né gli Stati Uniti né i loro alleati occidentali e altri rispettano le regole 
della guerra, né aderiscono a un insieme particolarmente nobile di principi 
mirati a por fine a tale guerra devastante che ha ucciso ben più di 300.000 
persone, ne ha reso profughe milioni e ha distrutto la ricchezza e le 
infrastrutture del paese.

Dunque qual è la verità sulla Siria?

Negli ultimi cinque anni e mezzo, da quando una rivolta regionale si è 
trasformata in una ribellione armata – divenuta una guerra civile, regionale e 
internazionale – ‘la verità sulla Siria’ è stata segmentata in molte ‘verità’ a 
proprio uso e consumo, ciascuna promossa da una delle parti in guerra come l’
unica e sola, assoluta e incontestata realtà. Ma poiché nel conflitto ci sono 
molte parti, le versioni della ‘verità’ comunicateci attraverso media copiosi 
sono numerose e, nella maggior parte dei casi, non verificabili.

La sola verità sulla quale tutte le parti sembrano concordare è che centinaia 
di migliaia di persone sono morte e che la Siria è a pezzi. Ma, naturalmente, 
ciascuna addita l’altra parte come colpevole del genocidio in corso.

Una ‘verità’ stranamente tonificante, anche se inquietante, è stata esposta l’
anno scorso da Alon Ben-David sul Jerusalem Post israeliano.

Il titolo del suo articolo la dice lunga: “Possa non finire mai. La scomoda 
verità a proposito della guerra in Siria”.

“Se l’interesse israeliano alla guerra in Siria potesse essere sintetizzato in 
poche parole, sarebbe: “Che non finisca mai”, ha scritto Ben-David.

Naturalmente Israele non è mai rimasto realmente fuori dalla palude, ma questo 
è un tema a parte.

A parte il linguaggio egocentrico, insensibile, la ‘verità’ di Israele, 
secondo l’autore, si basa su due premesse: la necessità di un’autorità 
ufficiale a Damasco e che la guerra debba continuare, almeno, fino a quando il 
fuoco non avrà ridotto l’intero paese in cenere, cosa che di fatto sta 
accadendo.

I sostenitori della Russia, naturalmente, si rifiutano di accettare il fatto 
che anche Mosca sta combattendo una guerra territoriale e che è del tutto equo 
porre in discussione le azioni della Russia nel contesto della rivalità 
regionale e globale tra USA e Russia tentando, contemporaneamente, di 
evidenziare i motivi egoistici di Mosca.

L’altro schieramento, che sollecita una maggior potenza di fuoco statunitense, 
commette un peccato ancora peggiore. Non da ultimo, dopo l’invasione dell’Iraq 
nel 2003, gli Stati Uniti non hanno solo ferito, ma realmente devastato il 
Medio Oriente – uccidendo, ferendo e cacciando milioni di persone – e non hanno 
alcuna intenzione di preservare l’integrità territoriale siriana e i diritti 
umani del suo popolo.

Il plausibile odio di tale gruppo nei confronti del regime di Bashar al-Assad 
lo ha reso cieco a numerosi fatti, compreso quello che il solo paese della 
regione nei cui confronti Washington è realmente impegnato in termini di 
sicurezza è Israele, che ha recentemente ricevuto un generoso pacchetto di 
aiuti di 38 miliardi di dollari.

Tenendo presente il ragionamento di Ben-David, non sorprende che gli Stati 
Uniti non abbiano alcuna fretta di concludere la guerra in Siria, se non 
addirittura la vogliano intenzionalmente prolungare.

La ‘verità’ statunitense sulla Siria – reiterata, naturalmente, dai tifosi 
europei – è largamente incentrata sulla demonizzazione della Russia, mai sul 
salvare vite e nemmeno, almeno non ancora, sul cambiamento di regime.

Per gli Stati Uniti la guerra è in larga misura rilevante per gli interessi 
regionali statunitensi. Dopo aver sofferto importanti battute d’arresto 
militari e politiche in Medio Oriente, e considerate le sue attuali sfortune 
economiche, la potenza militare statunitense si è fortemente eclissata. Si 
tratta oggi, più o meno, di un altro paese occidentale potente, ma non più l’
unico dominante, in grado, da solo, di “decretare la morte di nazioni”.

Così quando il Segretario di Stato John Kerry ha recentemente sollecitato un’
indagine per crimini di guerra sui bombardamenti russi in Siria, possiamo 
essere certi che non era sincero e che il suo appassionato appello era mirato 
unicamente a conquistare capitale politico. Come c’era da aspettarsi, le sue 
accuse sono state ripetute a pappagallo in un tandem prevedibile dai francesi, 
dai britannici e da altri. Poi, poco dopo, sono svaporate nel crescente ma 
inutile discorso in cui le parole sono solo parole, mentre la guerra si 
trascina ininterrotta.

Dunque perché la verità sulla Siria è così difficile da decifrare?

Nonostante la proliferazione di massicce piattaforme di propaganda, ci sono 
ancora molti buoni giornalisti che riconoscono che, nonostante le opinioni 
personali, i fatti vanno controllati e che giornalismo e analisi onesti non 
dovrebbero essere partecipi della crescente guerra di propaganda.

Sì, tali giornalisti esistono, ma combattono contro molti ostacoli. Uno di 
essi è che gran parte dell’infrastruttura mediatica ben finanziata esistente 
partecipa alla guerra propagandistica in Medio Oriente. E i buoni giornalisti 
sono costretti, pur controvoglia, a mettersi in riga o a restare del tutto 
fuori dal dibattito.

Ma il problema non è solo la manipolazione mediatica di fatti, video e 
immagini. La guerra in Siria ha polarizzato il dibattito come non mai in 
precedenza e la maggior parte dei coinvolti in tale conflitto si trova 
costretta a schierarsi abbandonando, così, ogni razionalità o buonsenso.

E’ piuttosto triste che anni dopo che la guerra in Siria sarà finita e che le 
ultime fosse comuni saranno state scavate e coperte, molti verità sgradevoli 
saranno rivelate. Ma conterà, a quel punto?

Solo recentemente abbiamo scoperto che il Pentagono aveva speso più di 500 
milioni di dollari per fabbricare video di propaganda bellica sull’Iraq 
[Traduzione in italiano qui]. I fondi sono stati in larga misura spesi per 
produrre falsi video di al-Qaeda. Non sorprendentemente, gran parte dei media 
statunitensi o non ha riferito la notizia oppure vi ha rapidamente sorvolato, 
come se l’informazione più rivelatrice sull’invasione statunitense dell’Iraq – 
che ha destabilizzato il Medio Oriente fino ai giorni nostri – fosse la meno 
rilevante.

Che cosa finiremo per apprendere in futuro sulla Siria? E farà qualche 
differenza, a parte una sensazione di gratificazione morale per quelli che 
hanno sostenuto per tutto il tempo che la guerra in Siria non ha mai nulla a 
che vedere con i siriani?

La verità sulla Siria è che, indipendentemente da come la guerra finirà, la 
Siria è stata distrutta e il suo futuro è sanguinoso e tetro, e che, 
indipendentemente dai “vincitori” regionali e globali del conflitto, il popolo 
siriano ha già perso.

Da ZNetitaly –