Psyop: operazione Siria
Manlio Dinucci
Le «Psyops» (Operazioni psicologiche), cui sono addette
speciali unità delle forze armate e dei servizi segreti
Usa, sono definite dal Pentagono «operazioni pianificate
per influenzare attraverso determinate informazioni le
emozioni e motivazioni e quindi il comportamento
dell’opinione pubblica, di organizzazioni e governi
stranieri, così da indurre o rafforzare atteggiamenti
favorevoli agli obiettivi prefissi».
Esattamente lo scopo della colossale psyop
politico-mediatica lanciata sulla Siria. Dopo che per
cinque anni si è cercato di demolire lo Stato siriano,
scardinandolo all’interno con gruppi terroristi armati e
infiltrati dall’esterno e provocando oltre 250mila morti,
ora che l’operazione militare sta fallendo si lancia
quella psicologica per far apparire come aggressori il
governo e tutti quei siriani che resistono
all’aggressione.
Punta di lancia della psyop è la demonizzazione del
presidente Assad (come già fatto con Milosevic e
Gheddafi), presentato come un sadico dittatore che gode a
bombardare ospedali e sterminare bambini, con l’aiuto
dell’amico Putin (dipinto come neo-zar del rinato impero
russo).
A tal fine sarà presentata a Roma agli inizi di ottobre,
per iniziativa di varie organizzazioni «umanitarie», una
mostra fotografica finanziata dalla monarchia assoluta del
Qatar e già esposta all’Onu e al Museo dell’olocausto a
Washington per iniziativa di Usa, Arabia Saudita e
Turchia: essa contiene parte delle 55mila foto che un
misterioso disertore siriano, nome in codice Caesar, dice
di aver scattato per incarico del governo di Damasco allo
scopo di documentare le torture e le uccisioni dei
prigioneri, ossia i propri crimini (sull’attendibilità
delle foto vedi il report di Sibialiria e
l’Antidiplomatico).
Occorre a questo punto un’altra mostra, per esporre tutte
le documentazioni che demoliscono le «informazioni» della
psyop sulla Siria. Ad esempio, il documento ufficiale
dell’Agenzia di intelligence del Pentagono, datato 12
agosto 2012 (desecretato il 18 maggio 2015 per iniziativa
di «Judicial Watch»): esso riporta che «i paesi
occidentali, gli stati del Golfo e la Turchia sostengono
in Siria le forze di opposizione per stabilire un
principato salafita nella Siria orientale, cosa voluta
dalle potenze che sostengono l’opposizione allo scopo di
isolare il regime siriano».
Ciò spiega l’incontro nel maggio 2013 (documentato
fotograficamente) tra il senatore Usa John McCain, in
Siria per conto della Casa Bianca, e Ibrahim al-Badri, il
«califfo» a capo dell’Isis. Spiega anche perché il
presidente Obama autorizza segretamente nel 2013
l’operazione «Timber Sycamore», condotta dalla Cia e
finanziata da Riyad con milioni di dollari, per
armare e addestrare i «ribelli» da infiltrare in Siria (v.
il New York Times del 24 gennaio 2016).
Altra documentazione si trova nella mail di Hillary
Clinton (declassificata come «case number F-2014-20439, Doc No. C05794498»),
nella quale, in veste di segretaria di stato, scrive nel
dicembre 2012 che, data la «relazione strategica»
Iran-Siria, «il rovesciamento di Assad costituirebbe un
immenso beneficio per di Israele, e farebbe anche
diminuire il comprensibile timore israeliano di perdere il
monopolio nucleare».
Per demolire le
«informazioni» della psyop, ci vuole anche una retrospettiva storica di
come gli Usa hanno strumentalizzato i curdi fin dalla
prima guerra del Golfo nel 1991. Allora per «balcanizzare» l’Iraq, oggi per
disgregare la Siria. Le basi aeree installate oggi dagli Usa nell’area
curda in Siria servono alla strategia del «divide et impera», che mira non
alla liberazione ma all’asservimento dei popoli, compreso
quello curdo.
27 settembre 2016