Per capire cosa succede nel mondo islamico è
necessario avere una cultura storica: senza storia infatti non può
esserci alcuna comprensione degli avvenimenti. Bisogna sapere, per
esempio, che nell’antico Califfato c’era piena libertà religiosa sia per
i cristiani che per gli ebrei, mentre l’intolleranza più cieca
riguardava solo il mondo cristiano: basti pensare alle Crociate,
all’Inquisizione, alle persecuzioni anti- ebraiche.
In realtà il vero problema del mondo arabo è
stata la sua colonizzazione durata secoli, dalla fine del 400 dopo
Cristo alla decomposizione dell’Impero ottomano. Da queste macerie
nacque un sogno: il sogno di ricostruire e unificare il mondo arabo, il
sogno di Lawrence d’Arabia. Un progetto che però si è andato a
infrangere contro le mire egemoniche di paesi europei come la Gran
Bretagna e la Francia, che per perseguire i propri interessi nazionali
in Medio Oriente “crearono” paesi tra loro diversi: la Siria, il Libano,
l’Iraq. Ed è stato un peccato, perché una nazione unificata araba
avrebbe potuto svilupparsi in senso multietnico, visto che in ognuno di
quei territori avevano sempre convissuto islamici, cristiani ed ebrei.
Questa nazione avrebbe potuto consolidarsi, svilupparsi in un clima di
libertà religiosa.
Le cose sono andate diversamente. Prima con la
frantumazione in Paesi differenti, ognuno inserito in una differente
sfera d’influenza. E poi, molto più recentemente, con gli effetti della
strategia americana, con la seconda guerra del Golfo che è servita solo a
distruggere lo stato iracheno. Ora da una parte c’è la componente
sciita; dall’altra quella curda, decisa a diventare indipendente; e
infine quella sunnita.
In questo contesto esplosivo — e con le
conseguenze di una serie di fenomeni storici come il fallimento del
socialismo arabo, il fallimento delle nuove democrazie, il problema
palestinese irrisolto, il sottosviluppo economico e un sentimento
diffuso e generalizzato di umiliazione collettiva — si è arrivati alla
situazione attuale. In cui perfino nei “laici” Territori occupati la
radicalizzazione del conflitto e la disperazione hanno portato a una
crescita del potere dei fattori religiosi. A questo punto, serve in
primo luogo una risposta di tipo culturale. Dobbiamo introdurre nei
nostri paesi l’insegnamento delle religioni, non del cattolicesimo ma di
tutte le diversità: perché la religione non è, come pensava Voltaire,
un’invenzione della cura, ma, come diceva Karl Marx, è il sospiro della
creatura infelice. In altre parole, è l’infelicità umana che alimenta la
religione. In secondo luogo, per favorire l’integrazione degli studenti
musulmani, bisogna mostrare come la Francia — proprio come l’Italia, o
la Spagna — sia in realtà una nazionale multiculturale. In Italia ad
esempio non ci sono solo discendenti dei latini, è una nazione composta
da popoli diversi, siciliani, piemontesi, trentini. E ci sono molti
ebrei. L’Italia insomma non ha una razza unica, ma tante diverse, con
lingue diverse che col tempo si sono integrate. È la vera eredità
dell’universalismo dell’impero romano. La storia insomma deve aiutare
anche i giovani a capire come l’integrazione, nel tempo, sia possibile.
Terzo tema: cosa fare oggi con la parola
“terrorismo”? Una parola che in realtà non è quella giusta, perché è
vuota. Una parola che non contiene in sé una vera fede, una vera
passione, ma solo un mondo dalla realtà rovesciata. Era così anche in
fenomeni terroristici di altro tipo, come le Brigate Rosse e l’eversione
nera in Italia. Le persone non nascono terroriste, si comincia magari
per seguire un qualche ideale di salvezza. Come succede con l’Is: dal
disagio storico e sociale si passa a pensare di essere al servizio di
Dio. E nel caso degli estremisti islamici, il fuoco, il carburante che
alimenta la loro follia è la questione irrisolta del Medio Oriente.
Questo fuoco è come un cancro, che fa metastasi ormai nell’intero
pianeta. Ecco perché bisogna risolvere una volta per tutte il problema
mediorientale. Imponendo la pace a tutti le componenti che alimentano
questa guerra civile. È questo l’unico modo per isolare il fanatismo di
Daesh e del sedicente Califfato.
Ma come fare? A questo punto, ricostruire
l’integrità della Siria e dell’Iraq appare impossibile. L’unica
soluzione allora è riprendere, tornare a far vivere il sogno di Lawrence
d’Arabia, promuovendo una grande Confederazione del Medio Oriente in
cui sia ripristinata la libertà di culto. Se decidiamo che è davvero
questo lo scopo da raggiungere, allora possiamo portare avanti una
grande coalizione che promuova la pace. Solo così quel concetto vuoto
che chiamiamo “terrorismo” potrà essere progressivamente liquidato.
Questa è una missione vitale, non solo per i francesi o gli europei, ma
per tutta l’umanità.
( Questo testo è l’intervento che l’autore ha tenuto al convegno internazionale di Rimini organizzato da Edizioni Erickson)