[Disarmo] Comunicato No Trident sui fatti di Parigi
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- From: Jure Ellero LT <glry at ngi.it>
- Date: Sat, 21 Nov 2015 20:48:52 +0100
Da: rotad
[mailto:rotad at tiscali.it]
Inviato:
sabato 21 novembre 2015 11:02
Con gli attentati di Parigi
la guerra ha fatto un altro decisivo passo avanti. La vera novità è che la
guerra che i paesi occidentali, e la Francia in
primis, hanno esportato in giro per il mondo,
rimanendone sostanzialmente immuni finora sul proprio
territorio, arriva anche in casa propria,
facendo toccare con mano cosa voglia dire vivere in
una situazione di conflitto armato. Per questo motivo, per
quanto colpiti dalla morte di tante vittime civili a
Parigi, non ci associamo al coro unanime che il circo
mediatico e le istituzioni stanno mettendo in campo.
Si tratta infatti di lacrime ipocrite e colpevoli, che
servono a nascondere le responsabilità di chi da circa
30 anni non sta facendo altro che portare saccheggio,
morte e distruzione nella maggior parte dei paesi del
Medio Oriente e dell’Africa. Quegli stessi giornalisti
non hanno espresso il minimo di commozione e di
condanna per i recenti attentati a Beirut, all’aereo
russo fatto cadere nel Sinai o alle bombe contro la
manifestazione di Ankara. Evidentemente i morti
occidentali sono speciali, mentre gli altri sono di
una razza inferiore e non meritano compassione e
rabbia. Quando gli eserciti delle potenze occidentali
hanno bombardato ed invaso interi paesi, con la scusa
di difendere i diritti umani, di esportare la
democrazia e tante altre fandonie che ci hanno
raccontato, solo per mascherare una politica
neocoloniale tesa a ristabilire su di essi la
supremazia delle grandi potenze occidentali e dei loro
capitali, quegli stessi giornalisti ne hanno esaltato
le presunte ragioni umanitarie. Le migliaia di morti civili,
la distruzione di intere città, provocati dai nostri
aerei da 10 km di altezza, oppure con i droni guidati
da qualche asettica stanza di comando in una delle
tante basi militari disseminate in giro per il mondo,
i missili lanciati da centinaia di km di distanza da
navi militari, non fanno testo: sono considerati
effetti collaterali delle nostre bombe intelligenti, e
soprattutto non sporcano le mani dei nostri eserciti
del sangue di quelle vittime innocenti, colpevoli solo
di essere nati nel paese sbagliato. I piromani che hanno
attizzato in tutti i modi possibili l’incendio del
Medio Oriente vengono presentati con il volto
rassicurante dei pompieri, come le vittime incolpevoli
di una violenza immotivata. L’aggressione a freddo
della Libia, proprio da parte di Francia e
Inghilterra, per ristabilire il proprio controllo su
di essa con il supporto attivo anche dell’Italia,
scompaiono dalla memoria dei nostri gazzettieri quando
si tratta di capire il perché del caos attuale.
Il sostegno fornito alla destabilizzazione della
Siria, coprendo e finanziando proprio quelle
formazioni del radicalismo islamico che poi sono
confluite nell’ISIS, pensando di poter combattere
dietro le quinte una guerra per interposta persona
contro Assad ed i suoi alleati, sono completamente
rimossi da qualsiasi serio bilancio di come siamo
arrivati a questo punto. E non diverso è
l’atteggiamento quando si tratta di valutare l’inferno
che sono diventati i diversi paesi dell’Africa Sub
sahariana, dove proprio la Francia, che li considera
il proprio giardino di casa, rafforza la sua presenza.
Dove non arriva la corruzione delle classi dirigenti
locali, o i colpi di Stato fomentati direttamente, si
interviene con il proprio esercito e con le proprie armi
di distruzione di massa per ribadire la
subordinazione di questi paesi alle esigenze
imperiali della Francia. Come è
avvenuto recentemente proprio in Mali. Ora l’ISIS, la cui nascita
ed il cui rafforzamento sono stati favoriti dalle
politiche attivamente seguite in Iraq,in Libia e in
Siria dalle potenze occidentali allo scopo di
destabilizzare quei paesi in concorso con le potenze
dell’area mediorientale come la Turchia e le
petromonarchie, viene indicato come il nemico
principale. Ma questo accade solo perché la creatura
da essi stessi alimentata è sfuggita loro di mano e
pretende di avere interessi propri ed un proprio
progetto che contrastano con quelli di chi l’ha tenuto
in incubazione e ne ha favorito l’espansione. Ma anche
la favola del male assoluto dedito solo al crimine
efferato e alla negazione di ogni umanità non regge
più a fronte di una indagine minimamente seria sulle
capacità di proselitismo dimostrate da
quest’organizzazione. Se si vuole comprendere da
dove trae la sua forza di attrazione l’ISIS che, come
abbiamo visto con gli ultimi attentati e con quelli di
gennaio, raccoglie adesioni anche tra diversi nativi
francesi, forse sarebbe il caso di riconsiderare il
saccheggio, le distruzioni e le morti, provocati dalla
ultrasecolare politica dei paesi occidentali e dalla
Francia in prima fila. La stessa conformazione attuale
del vicino oriente è il frutto della spartizione a
tavolino decisa da Francia ed Inghilterra agli inizi
del secolo scorso, per spartirsi la zona in rispettivi
protettorati ed impedire la creazione di una nazione
araba in grado di contrastare le loro mire
espansionistiche. Forse sarebbe il caso di
interrogarsi sulla marginalizzazione e la
razzizzazione imposta a quote crescenti di popolazione
delle disumane periferie delle grandi città. Alla
frustrazione provocata tra tanti giovani più che
disposti ad integrarsi nel paese in cui sono nati, e
continuamente umiliati facendo sentire su di loro il
peso delle proprie origini familiari, della esclusione
scientificamente programmata da quel modello di vita
propagandato quotidianamente da quegli stessi mass
media come il migliore dei mondi possibile. Il fatto che tanti giovani
si facciano affascinare da un progetto reazionario
come quello dell’ISIS e siano disposti a
sacrificare la propria vita per esso, non è indice
della natura perversa dell’Islam, o della
inferiorità razziale degli arabi e dei
musulmani,come si continua a propagandare in maniera
più o meno esplicita da parte della grande
stampa, ma segnala a chi ha occhi per vedere, quanto
sia crescente ed intollerabile il senso di
frustrazione, di emarginazione e di insofferenza di
una massa di giovani per un futuro da cui si sentono
totalmente esclusi e prevaricati. Ma segnala anche
l’assenza di qualsivoglia prospettiva alternativa
credibile tanto nelle metropoli occidentali quanto
nelle aree del Medio Oriente disposta a battersi per
il superamento di questo sistema sociale fondato sulla
logica del profitto che dietro le sue luccicanti
vetrine nasconde solo sfruttamento bestiale,
oppressione e degrado delle relazioni umane. Le emozioni e lo
sbigottimento da parte della maggioranza della
popolazione, provocati dagli attentati di Parigi,
vengono utilizzate per fomentare un clima
sciovinistico e xenofobo, per chiamare a stringersi
intorno al proprio governo e per giustificare un
rafforzamento delle politiche di guerra, ma anche per
creare consenso verso una svolta autoritaria
all’interno utilizzando l’alibi del terrorismo allo
scopo di limitare le libertà politiche di quegli
stessi cittadini. Senza contare le politiche ancora
più repressive che saranno attuate contro gli
immigrati, criminalizzati in massa in quanto
potenziali terroristi. Noi antimilitaristi che da
sempre denunciamo le politiche di guerra seguite dai
nostri governanti e ci battiamo contro di esse, spesso
siamo guardati con aria di sufficienza, ma forse
avvenimenti come quelli di Parigi, dietro l’onda della
comprensibile commozione, possono far intendere a
tante persone, come la guerra mondiale sia
effettivamente già in corso e che a cominciarla sono
state le nostre classi dominanti ed i loro
rappresentanti politici e istituzionali. Il fatto che
sino ad ora sia stata a senso unico o sia avvenuta per
interposta persona ci dice solo che siamo ancora agli
inizi di una tendenza destinata a diventare ben più
drammatica e orribile di quanto ci sta capitando di
vedere se non riusciremo a fermarla. Ci dice che non
potremo continuare a seguirla distrattamente dai
notiziari della sera, come fosse un fatto che non ci
riguarda, salvo svegliarci dal sonno quando qualche
schizzo di questa immensa mattanza arriva sotto casa
nostra, per domandarci sorpresi come mai possa
accadere proprio a noi una cosa simile. Infatti, al di là della
momentanea apparente unità di intenti contro il nemico
comune, prosegue la corsa agli armamenti, e proseguono
le lotte tra le grandi potenze per appropriarsi di
risorse e territori ritenuti stratecigi a discapito
dei propri concorrenti. Il materiale incendiario per
un nuovo conflitto militare generalizzato si va sempre
di più accumulando ed in una simile condizione la
scintilla per l’innesco più o meno casuale o
intenzionale è solo questione di tempo. Non sarà la
diplomazia che lo potrà fermare, non saranno le
momentanee intese tra le grandi potenze, ma solo il
protagonismo di coloro che non sono più disposti a
farsi intruppare dietro le campagne nazionaliste che
mirano solo a creare il consenso della popolazione
verso quel conflitto cui si vanno concretamente
preparando. Chi, scosso dagli
avvenimenti francesi ritiene di non poter restare più
passivo spettatore di quanto sta avvenendo, si
attivizzi e si unisca a noi nella lotta contro il
militarismo e la guerra, per indirizzare tutta la
propria rabbia contro i principali responsabili di
questo quotidiano macello. Contro chi per pura sete di
profitto continua a produrre e a vendere armi anche a
coloro contro cui sostiene di combattere, contro chi
in nome della sicurezza e degli interessi nazionali,
militarizza sempre di più i nostri territori ed emana
leggi sempre più autoritarie per difendersi non da un
supposto nemico esterno, ma da possibili reazioni dei
suoi stessi cittadini colpiti dalle conseguenze di una
politica che li impoverisce quotidianamente per
difendere i privilegi delle classi dominanti. COMITATI NO TRIDENT -
NAPOLI Per info: assembleanowar.na at gmail.com __._,_.___
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