Spezziamo le ali al militarismo!
Mercoledì 18 novembre
Presidio e corteo al Lingotto
Dalle 17 in via Nizza angolo via Biglieri
Contro le fabbriche di armi, contro la mostra mercato
dellindustria
aerospaziale di guerra
Dal 17 al 19 novembre si terrà a Torino Aerospace &
defence meeting,
mostra mercato internazionale dellindustria aerospaziale
di guerra.
Unoccasione per valorizzare le eccellenze del made in
Italy nel settore
armiero, con un focus sulle cinque aziende piemontesi,
leader nel settore:
Alenia Aermacchi, Thales Alenia Space, Avio Aero, Selex
Es, Microtecnica
Actuation Systems / UTC. 280 SMEs.
La mostra-mercato è riservata agli addetti ai lavori:
fabbriche del
settore, governi e organizzazioni internazionali,
protagonisti
dellindustria di guerra, un business lucroso, che non va
mai in crisi.
Le immagini dei profughi che premono alle frontiere chiuse
dellEuropa, il
dibattito sullaccoglienza umanitaria, la retorica su chi
muore in mare o
in fondo a un tir nascondono una verità cruda ma banale.
Le guerre sono
combattute con armi costruite a due passi dalle nostre
case.
In questi giorni la NATO sta effettuando la più grande
esercitazione
bellica dalla fine della guerra fredda. Tra lo Stretto di
Gibilterra e il
Mediterraneo centrale e i grandi poligoni di Spagna,
Portogallo e Italia
38.000 militari, 200 velivoli e 50 unità navali di 33
nazioni. Ospiti
deccezione, i manager delle industrie militari di 15
Paesi.
Il principale trampolino di lancio nel nostro paese è
laeroporto
trapanese di Birgi.
Le prove generali dei conflitti dei prossimi anni vengono
fatte nelle basi
sparse per lItalia. Le stesse basi da cui sono partite le
missioni
dirette in Libia, Iraq, Afganistan, Serbia, Somalia,
Libano
LItalia è in guerra da molti anni. Ne parlano solo quando
un ben pagato
professionista ci lascia la pelle, sprecando retorica su
pace e
democrazia.
È una guerra su più fronti, che si coniuga nella neolingua
del
peacekeeping, dellintervento umanitario, ma parla il
lessico feroce
dellemergenza, dellordine pubblico, della repressione.
Gli stessi militari delle guerre in Bosnia, Iraq,
Afganistan, gli stessi
delle torture e degli stupri in Somalia, sono nei CIE,
nelle strade delle
nostre città, sono in Val Susa.
Guerra esterna e guerra interna sono due facce delle
stessa medaglia. Le
sostiene la stessa propaganda: le questioni sociali,
coniugate in termini
di ordine pubblico, sono il perno su cui fa leva la
narrazione
militarista.
Hanno applicato nel nostro paese teorie e tattiche
sperimentate dalla
Somalia allAfganistan.
Se la guerra è filantropia planetaria, se condizione per
il soccorso sono
le bombe, loccupazione militare, i rastrellamenti, se il
militare si fa
poliziotto ed entrambi sono anche operatori umanitari il
gioco è fatto.
Lopposizione alle missioni militari, che in altri anni ha
riempito le
piazze di folle oceaniche, si è lentamente esaurita, come
le bandiere
arcobaleno, che il sole e la pioggia hanno stinto e
lacerato sui balconi
delle case.
La mera testimonianza, la rivolta morale non basta a
fermare la guerra, se
non sa farsi resistenza concreta.
Negli ultimi anni il rifiuto della guerra è riuscito a
saldarsi con
lopposizione al militarismo: il movimento No F35 a
Novara, i no Muos che
si battono contro le antenne assassine a Niscemi, gli
antimilitaristi
sardi che si lottano contro poligoni ed esercitazioni.
Anche nelle strade
delle nostre città, dove controllo militare e repressione
delle insorgenze
sociali sono ricette universali, cé chi non accetta di
vivere da schiavo.
Le industrie belliche costruiscono le armi con le quali si
controlla, si
bombarda, si uccide in ogni dove. Le università che
orientano la ricerca
verso il settore bellico sono complici dei massacri. Il 17
novembre al
Politecnico di Torino ci sarà un convegno di studi, che
precederà le due
giornate del 18 e 19 allOval Lingotto dedicate agli
affari.
Chi si oppone alla guerra, senza opporsi alle produzioni
di morte, fa mera
testimonianza.
LAlenia è uno dei gioielli di Finmeccanica, il colosso
della produzione
bellica italiana.
La missione dellAlenia è fare aerei militari. Nello
stabilimento di
Caselle Torinese hanno costruito gli Eurofighter Thypoon,
i
cacciabombardieri made in Europe, e gli AMX. Le ali degli
F35, della
statunitense Loockeed Martin, sono costruite ed assemblati
dallAlenia.
Un business milionario. Un business di morte.
Per fermare la guerra non basta un no. Occorre incepparne
i meccanismi,
partendo dalle nostre città, dal territorio in cui
viviamo, dove ci sono
caserme, basi militari, aeroporti, fabbriche darmi,
uomini armati che
pattugliano le strade.
Assemblea Antimilitarista
antimilitarista at inventati.org