[Disarmo] Le scuse di Blair per la guerra in Iraq non convincono la stampa britannica
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- From: "rossana123 at libero.it" <rossana123 at libero.it>
- Date: Tue, 27 Oct 2015 23:52:37 +0100 (CET)
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http://www.internazionale.it/notizie/2015/10/27/iraq-blair-guerra-scuse
L’intervista a Tony Blair trasmessa dalla Cnn il 25 ottobre ha suscitato numerose reazioni nel Regno Unito. Per la prima volta l’ex premier britannico ha ammesso che l’invasione dell’Iraq fu decisa sulla base di “informazioni d’intelligence sbagliate” e ha “contribuito all’emergere dell’organizzazione Stato islamico.
Un altro aspetto che è stato sottolineato da molti mezzi d’informazione è che l’intervista è stata trasmessa prima della pubblicazione del rapporto della commissione britannica d’inchiesta guidata da sir John Chilcot sul ruolo del Regno Unito nella guerra in Iraq, che, secondo molti osservatori, potrebbe mettere pesantemente in causa Blair.
Comunque, le “scuse” dell’ex premier non sembrano aver convinto gli
editorialisti britannici, che hanno visto piuttosto un’operazione di
“spin” da parte di colui che ha elevato la comunicazione politica a
stile di governo.
Critiche in lungo e in largo
The Guardian
Sul quotidiano di sinistra, Richard Norton-Taylor scrive che “Blair sa bene che sarà pesantemente criticato dall’inchiesta Chilcot per il modo in cui si è unito all’invasione di George W. Bush senza informarne dovutamente né il governo né il parlamento né l’opinione pubblica, e per aver ignorato il parere dei consiglieri legali del governo. […] Il fatto che abbia ammesso che alcuni ‘errori’ sono stati commessi, contribuirà a rendere meno incisivo un rapporto che, viste le prove raccolte finora, dovrebbe essere schiacciante”.
Un insulto ai soldati morti
Daily Mail
Il Daily Mail definisce l’intervista “risibilmente morbida”, tanto che Blair “come al solito non si assume nessuna responsabilità personale. Invece di ammettere di essere stato l’architetto di questa catastrofe completa, si presenta come la vittima involontaria di informazioni sbagliate raccolte da altri. Non menziona per niente il ‘patto di sangue’ fatto con George W. Bush per lanciare la guerra contro Saddam, un anno prima di dare il via all’invasione. E non menziona nemmeno il ‘dossier losco’, con le prove fabbricate sulla presenza di armi di distruzione di massa che Blair e i suoi consiglieri dell’ombra hanno usato per giustificare la guerra dinanzi all’opinione pubblica britannica. E naturalmente nessuna menzione del fatto che il procuratore generale ha dichiarato che l’invasione era una violazione del diritto internazionale”.
Parole ambigue
Daily Mirror
Per il Daily Mirror Blair ha presentato “delle scuse poco sentite” e le sue “parole ambigue erano chiaramente state programmate per precedere la pubblicazione del rapporto Chilcot. Blair – contrariamente alle famiglie dei soldati morti – ha potuto leggere ampie parti del rapporto in anticipo. E ora lancia la sua mossa preventiva. Sono delle mezze scuse, che riguardano solo le zone dove si sente più vulnerabile. Ma l’accusa principale contro di lui rimane tristemente senza risposta: ha portato il suo paese in guerra sulla base di una bugia”.
Sarà la storia a giudicare
Daily Telegraph
Anche il Daily Telegraph non crede che Blair abbia davvero presentato delle scuse, anzi l’ex premier “non ha la sensazione di doverle presentare perché rimane convinto che le sue azioni erano corrette, tenuto conto delle circostanze, e ritiene ‘difficile scusarsi per aver rovesciato Saddam’”, anche se questo non era ufficialmente l’obiettivo dell’invasione, ma una sua “inevitabile conseguenza”. In realtà, conclude il quotidiano, “Blair sta preparando il terreno politico alla lotta che dovrà condurre per difendere la sua reputazione”.
Difesa preventiva
The Times
Il Times ritiene che la mossa di Tony Blair punti anzitutto ad anticipare e minimizzare le conseguenze della pubblicazione del rapporto Chilcot: per il giornale, “Tony Blair ha avviato un’offensiva di pubbliche relazioni prima della pubblicazione del rapporto Chilcot, usando un’intervista televisiva per limitare la sua responsabilità per gli ‘errori’ commessi durante la guerra in Iraq”.
Un passo verso i jihadisti dello Stato islamico
The Independent
L’Independent sostiene che le ammissioni di Blair “rappresentano un progresso sulla via della comprensione dello svolgimento di quell’avventura cominciata male e delle sue conseguenze sul lungo periodo”. Tuttavia, osserva il giornale, “i suoi commenti e le analisi, storie, inchieste, scuse e mezze scuse precedenti non possono sostituire un’inchiesta approfondita sulla decisione di lanciarsi in una guerra che ha avuto conseguenze così drammatiche. I risultati crudeli e mortali dell’illegale invasione anglo-americana dell’Iraq si fanno ancora sentire in Medio Oriente e nel mondo. […] L’emergere del gruppo Stato islamico non era inevitabile: è stata la conseguenza di una mal concepita e non vincibile ‘guerra al terrore’”.
Con un occhio alla carriera
The Sun
Sul Sun infine, Trevor Kavanagh, scrive che Blair, “il grande comunicatore”, ha “respinto qualsiasi responsabilità per la più grande catastrofe geopolitica del secolo. Ha portato il suo paese in guerra sulla base di false informazioni, certo della vittoria e determinato a sostenere a tutti i costi il presidente George W. Bush. Suggerisce che non aveva previsto l’inevitabile caos in Iraq una volta deposto Saddam. Ma le conseguenze furono ampiamente discusse all’epoca”. E anche allora “Blair era sospettato di avere un occhio di riguardo per il suo futuro. Una buona guerra avrebbe fornito un comodo viatico per la sua vita una volta uscito da Downing Street”.
In collaborazione con VoxEurop.
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