[Disarmo] L'economia è guerra nella strategia cinese
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- Date: Fri, 7 Aug 2015 17:54:19 +0200 (CEST)
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L'ECONOMIA E' GUERRA NELLA STRATEGIA CINESE
Il numero di Limes (2/15) in edicola ha come titolo: "Tra euro e neuro". E'
dedicato alla finanza internazionale, ai suoi centri di potere, ai suoi strumenti dazione e alle principali partite geofinanziarie in corso.Di particolare interesse trovo tre articoli:
1) L'editoriale "Sembrare ed essere" di Francesco Caracciolo, il direttore
2) "Perché Obama teme il Grexit" di John C. Hulsman;
e soprattutto:
3) "La grande strategia cinese", di Quiao Liang, l'autore di "Guerra senza limiti", in cui espone la strategia asimmetrica che compensa l'inferiorità militare con la capacità di gestire i processi economici come vere e proprie CAMPAGNE MILITARI.
Secondo il generale cinese, il potere di una nazione non deriva dall'armamento bruto, ma dalla FORZA ECONOMICA.
La sua analisi è che gli USA sono dominanti, al di là della potenza delle loro Forze Armate, grazie alla capacità di controllare il commercio mondiale grazie all'emissione della valuta globale, il dollaro.
Pechino, per ribaltare lo status quo, dovrà non semplicemente puntare sulla crescita del PIL (e meno che mai ribattere colpo su colpo nella corsa agli armamenti), ma sulla PROIEZIONE ECONOMICA attraverso le "vie della seta" che pongono la Cina al centro della rete commerciale globale.
L'espansione economica deve avere come obiettivo quello di abbattere di fatto il signoraggio del dollaro: il controllo delle "vie della seta" è quindi paragonabile ai fluidi movimenti del taiji: uno scivolare gentile che si contrappone alla rozza boxe statunitense, volta a picchiare sulle rotte marittime, specialmente nel Pacifico. Non è quindi una ritirata bensì un avanzamanto in uno spazio non presidiato - per ora - dalla superpotenza.
Spieghiamo meglio il pensiero di Quiao, già formulato in "Guerra senza limiti". Invece di cercare di combattere gli americani sul loro terreno, lanciando la Marina nel Mar Cinese Meridionale contro la più potente flotta a stelle e strisce, la Cina dovrebbe concentrarsi prima di tutto sulle direttrici terrestri occidentali delle vie della seta. Invece di combattere gli USA in uno spazio dominato dal dollaro la Cina deve aggirarlo, mettendosi all'avanguardia dell'uso della moneta elettronica. Gli scambi elettronici di merci e di somme di denaro rimuovono il dollaro ndall'equazione. Costruire ferrovie in Asia Centrale salavaguarda i commerci cinesi dal rischio di venire ostacolati dalla Marina statunitense: allo stesso modo la creazione di un sistema di pagamento on line mette al riparo le economie domestiche dai possibili intralci della FED.
Secondo il generale cinese, il sistema economico americano è vecchio e arretrato, impreparato per la grande e imminente rivoluzione internazionale. La Cina, potenza regionale e mondiale in via d'espansione è meglio posizionata per sfruttare il cambiamento mentre gli Stati Uniti stagnano. Rimuovere o ridurre il ruolo d'intermediazione commerciale del dollaro stremerebbe l'intera architettura economica presieduta dagli USA, la sua influenza globale e infine la stessa potenza militare.
Lo scontro più diretto con gli USA è da prevedersi tra 10 anni: è un arco temporale sufficiente per la Cina che dovrà adattarsi a nuovi modelli economici e prepararsi ad affrontare un avversario "indebolito" e "suonato".
Scrive Rodger Baker, l'americano che su Limes ha avuto l'incarico di replicare a Quiao: "(Anche) la guerra popolare di Mao suggerisce di attaccare il nemico là dove è debole. Contro il pugile americano, Quiao invoca il taiji. Assorbire i colpi dell'avversario, farlo sfogare e stancare. Per poi troneggiare sull'esausto rivale".
Su "Guerra senza limiti" segnalo una recensione apparsa su Gnosis, la rivista governativa di "intelligence"
http://gnosis.aisi.gov.it/sito%5CRivista24.nsf/servnavig/31
E' da ricordare che la prefazione dell'edizione italiana del 1999 è stata fatta dal gen. Fabio Mini, che nella sua produzione originale dimostra di tenere molto in conto i suggerimenti che provengono dal pensiero strategico cinese.
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