[Disarmo] Libro: "L'industria israeliana della violenza"



Ricevo e reinvio da ISM-Italia

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Jure Ellero

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Gaza e l'industria israeliana della violenza

Furio Colombo ha stigmatizzato il nostro saggio usando uno schema ormai consolidato, fatto di accuse pesanti, senza una sola argomentazione di merito. Non solo ci bolla col marchio dell’antisemitismo, ma, peggio, sostiene che «Il testo è scritto con un evidente richiamo al documento “I protocolli dei Savi di Sion”». Ammette che non alteriamo i fatti (ma i fatti sono pietre, come la pulizia etnica della Palestina, Piombo Fuso, o Margine Protettivo), ma ci accusa di «assemblarli come un film nel quale Hamas, una delle più importanti filiali di terrorismo del mondo, viene vista come associazione di solidarietà e mutuo soccorso»[sic!]. A che cosa si sarà richiamato Ilan Pappe nello scrivere La Pulizia Etnica della Palestina? O nel parlare di «genocidio incrementale a Gaza»? O Avi Shlaim per Il Muro di Ferro? Colombo sosterrebbe che sono tutti ebrei che odiano sé stessi? Come non riconoscere che la guerra permanente contro Gaza serve a presentare nuove armi sul mercato globale, testate in corpore vili? È oggetto di vanto tra i mercanti di guerra israeliani.

Gli autori: A. D. Arcostanzo, E. Bartolomei, D. Carminati e A. Tradardi

Torino, 29 luglio 2015

ATTENZIONE: L'intervista su Gaza e ..... ,registrata oggi per il caffè di RAI 1, andrà in onda venerdì 31 alle ore 6 (del mattino)

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 Lunedì 27 Luglio 2015  IL FATTO QUOTIDIANO ESTERI  pag 15

STORIA&GEOGRAFlA

LA SOLUZIONE? DARE LA COLPA A ISRAELE di FURIO COLOMBO

I CRIMINI CONTRO l'umanità si moltiplicano. Ci ricordiamo del milione di morti (un terzo bambini, uccisi col macete in Rwanda) e arriviamo all'uomo bruciato vivo in gabbia dai soldati-bambini del Califfato. Ma è poca cosa a confronto con l'istinto criminale di Israele.

Un libro è appena uscito dalla fonte inesauribile dell'odio dedicato da molti contro Israele e gli ebrei. Ascoltate: "Gaza non è solo un campo di concentramento, ma un laboratorio di sperimentazione delle nuove armi e una vetrina dell'industria per la repressione dei mondi offesi".

Il libro è: "L'industria israeliana della violenza" di Enrico Bartolomei, Diana Carminati, Alfredo Tradardi, (Derive/Approdi). Il luogo è Gaza, dove ha sede Harnas, organizzazione militare che costituisce, non solo per Israele, una minaccia, continua, bene armata e finanziata.

Il testo è scritto con un evidente richiamo al documento "I protocolli dei Savi di Sion". Quel documento è un falso. Questo libro conta sulla martellante ripetizione di un'unica interpretazione di qualunque cosa accada nel Medio Oriente: Israele è portatore di una perfidia assassina che non ha alcuna ambientazione di tempo o luogo, non dipende da fatti politici e neppure da eventi o da governi. Non esita a sostenere che ogni altro fatto di violenza, nella cupa realtà contemporanea, è un prodotto in più di scuola, di matrice e di interessi israeliani. Tipico di questo libro non è alterare i fatti ma assemblarli come un film nel quale Hamas, una delle più importanti filiali di terrorismo del mondo, viene vista come associazione di solidarietà e mutuo soccorso. E tutti gli episodi di guerra e violenza di Israele vengono mostrati come una prova continua di vocazione al massacro. In questo modo è vinta la gara con Isis Television, che non chiede scuse o ragioni per la propria crudeltà,intende solo educare all'obbedienza.

Qui il progetto è efficace ma rovesciato: non importa tutto il male del mondo, importa Israele. Se metti a tacere Israele tutti saranno liberi dalla violenza.


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