Ieri il presidente russo Vladimir Putin ha risposto per le rime ai recenti piani di potenziamento della Nato nei paesi baltici e più in generale nell’Europa dell’est. Una provocazione, l’ennesima di Obama nei confronti di Mosca, che non poteva non scatenare la reazione russa, avvenuta — infatti — immediatamente.
Il presidente russo — nel corso di una fiera di armi nei pressi di Mosca — ha annunciato il rafforzamento delle capacità militari del proprio arsenale con 40 nuovi missili balistici intercontinentali, dotati di testate nucleari, «in grado di sfuggire anche ai più sofisticati sistemi di difesa antimissilistica».
Le parole di Putin sono arrivate pochi giorni dopo l’annuncio statunitense del piano che prevede di schierare mezzi pesanti e aerei da combattimento nel Baltico, per garantire la sicurezza dei Paesi membri della Nato confinanti «di fronte al rischio di un’eventuale invasione russa», come hanno portato diligentemente tutte le agenzie del mondo. La replica di Mosca è stata affidata al viceministro della Difesa, Anatoly Antonov, che ha accusato la Nato di trascinare la Russia in una nuova corsa agli armamenti e ieri il Cremlino ha fatto sapere che risponderà a qualsiasi iniziativa di rafforzamento della presenza militare ai suoi confini.
In serata di ieri la contro risposta della Nato in un clima sempre più da guerra fredda: «La Russia sta sviluppando nuove capacità nucleari, usa di più la retorica atomica nel comunicare la strategia di difesa» e le dichiarazioni di Putin «confermano uno schema aggressivo» e sono «un tintinnio di sciabole ingiustificato, destabilizzante e pericoloso» secondo il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg.
La Russia da tempo ha cominciato un riammodernamento delle proprie forze, puntando su quanto di nuovo c’è sul mercato. Mosca deve affrontare gli stessi problemi che da tempo sono all’ordine del giorno in Cina (e come Mosca, Pechino da tempo spende parecchio al riguardo): modernizzare e predisporre al passo con i tempi il proprio esercito.
E l’annuncio di ieri viene letto proprio in questa direzione da molti esperti, benché nessuno metta in dubbio il ruolo fondamentale giocato dalle recenti decisioni degli Stati uniti. Questi botta e risposta rimandano alla mente la guerra fredda e rispondono ad una divisione del mondo multipolare ormai sempre più irrimediabile. A far saltare il tappo è stata la guerra in Ucraina (dove sono ripresi i combattimenti da settimane e sono ricominciati a morire i civili), con i grossolani errori occidentali e il vistoso supporto russo alle regioni separatiste. Ma i passi che si sono compiuti dopo l’inizio della guerra, da parte della Nato, lasciano pochi dubbi a chi ritiene che l’attuale situazione non sia semplicemente il frutto di qualcosa sfuggito improvvisamente di mano.
Gli Stati uniti sono andati esattamente nella direzione che Mosca teme da tempo, verso un aumento della propria presenza specificamente al confine con la Russia. Naturale dunque che Mosca, senza poter contare come in passato su un «patto» su cui contare, debba prepararsi a eventuali difese. Il fatto che sostenga questa tesi Putin, non salvaguarda del resto da un sentimento comune diffuso di cui in occidente dovremmo cominciare a renderci conto.
In pratica: qualcuno non ama il nostro mondo e i nostri modelli, ne ha altri, ne persegue altri, vive e scruta altri immaginari, altri sogni.