[Disarmo] New York - la messa al bando delle armi nucleari non è dietro l'angolo



da parte di Alfonso Navarra

 

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La messa al bando delle armi nucleari non è dietro l'angolo.

Ma, oltre il TNP, con un percorso autonomo, possiamo lavorarci (se impariamo a  tenere a bada i lupi militaristi) ...

 

Ripropongo la mia modesta "ricetta": dobbiamo premere dal basso perché in America Latina un Paese (Cuba?) si prenda la responsabilità di indire una Conferenza internazionale con lo scopo precipuo ed esplicito di concordare un testo vincolante per gli Stati partecipanti di proibizione delle armi nucleari, un Trattato che parta anche con la firma di pochi ma con possibilità di estensione universale ...

Se avete qualche idea migliore, fatemelo sapere...

 

L'intervento completo è sotto riportato

Il testo include anche:

Tony Robinson: “All’orizzonte c’è un trattato per la messa al bando delle armi nucleari”

Alfonso Navarra: “Cosa succederà al TNP di New York”

 

La messa al bando delle armi nucleari non è dietro l'angolo.

Ma, oltre il TNP, con un percorso autonomo, possiamo lavorarci (se impariamo a  tenere a bada i lupi militaristi) ...

 

Di Alfonso Navarra – 19 maggio 2015

 

L'ottimismo dell'attivista del Movimento Umanista Tony Robinson, vedi resoconto da New York  sotto riportato, è di un fervore particolare: forse l'energia degli anni giovanili gioca un suo  ruolo nella sua propensione a dare per scontati sviluppi positivi di cui esiste qualche  premessa ma che possono anche essere soffocati nella culla o neanche partire.

Le proposte avanzate dagli Stati non nucleari, per quello che registro da quanto viene  pubblicato sul sito ufficiale della nona Conferenza di riesame del TNP:

- sono generiche quando si riferiscono alla necessità di elaborare uno strumento che colmi il  gap giuridico delle armi nucleari nei confronti delle armi biologiche e chimiche;

- non registrano un accordo concordato rispetto a tempi e scadenze sull'avvio dei negoziati di  questo strumento giuridico indefinito;

- si basano su premesse culturali che non hanno rotto con la gabbia concettuale del TNP ma la  emendano con le "conseguenze umanitarie" dell'uso delle armi nucleari e con la  consapevolezza che tale uso confligge con il diritto umanitario internazionale.

Può sembrare un passo in avanti notevole ma - a mio parere - occorre ben altro per scardinare  il paradigma che giustifica la "deterrenza" ed ho anche tentato di spiegare i termini essenziali  dell'evoluzione culturale da maturare (vedi intervento: "Cosa succederà al TNP di New York", che ripropongo in calce).

A queste considerazioni possiamo aggiungere che:

- il disarmo nucleare non è oggi la priorità di nessuno Stato;

- tra i "ribelli" non nucleari ci sono paesi "vassalli" delle grandi potenze, che possono  facilmente subire la loro influenza economica e richiedere il loro aiuto in partite locali  "identitarie"  molto più sentite che non la denuclearizzazione generale;

- lo stesso ruolo dell'Austria potrebbe essere più pubblicitario che sostanziale: non dobbiamo  dimenticare che Vienna, sede dell'AIEA, è organizzativamente "il terzo pilastro del TNP".

La Storia ci dimostra che i pacifisti tendono ad interpretare troppo positivamente l'ambiguità di  documenti e situazioni che non danno un chiaro altolà alle mire dei "lupi" della politica  internazionale, i quali sogliono travestirsi da agnelli per mangiare meglio le loro vittime.

Un esempio? L'ingenuità con cui venne accolto il Patto Briand Kellogg del 1928, dando per  scontato da parte pacifista che avesse eliminato la guerra come strumento di politica  internazionale.

Quello che voglio dire è che quando si scrive un documento bisogna avere in testa che esso  non deve lasciare spiragli di ambiguità all'astuzia interpretativa dei "lupi".

Questo può avvenire se si ha la consapevolezza che tali "lupi" esistono, senza esagerarne  numero e potenza (il principale mestiere di queste fiere è di spargere la paura sulla minaccia costituita dai propri concorrenti nel dominio), ma anche senza negare che complessi militari industriali energetici, grandi  e meno grandi, che trainano la tendenza alla guerra sono vivi, vegeti ed operanti.

I "pezzi di carta" sono importanti ma non sono tutto nella costruzione di un mondo disarmato e  di pace.

Proprio per questo è bene, insisto, scrivere le cose "a prova di lupo".  Ed imparare a muoversi  prevenendo in anticipo le loro mosse.

Guardiamo al precedente storico del Briand-Kellogg del 1928.

Le informazioni spicciole possiamo ovviamente trovarle su Wikipedia.

I due principali articoli del trattato, composto da tre articoli, recitavano quanto segue:

« Articolo I: Le alte parti contraenti dichiarano solennemente in nome dei loro popoli rispettivi  di condannare il ricorso alla guerra per la risoluzione delle divergenze internazionali e di  rinunziare a usarne come strumento di politica nazionale nelle loro relazioni reciproche.

Articolo II: Le alte parti contraenti riconoscono che il regolamento o la risoluzione di tutte le  divergenze o conflitti di qualunque natura o di qualunque origine possano essere, che  avessero a nascere tra di loro, non dovrà mai essere cercato se non con mezzi pacifici. »

Il patto, le cui ratifiche vennero depositate a Washington  fino al 1939  da 63 stati - tra i quali  Stati Uniti d'America, Australia, Canada, Cecoslovacchia, Germania, Regno Unito, India,  Stato libero d'Irlanda, Italia,  Nuova Zelanda, Unione del Sudafrica, Polonia, Belgio, Francia e Giappone  -, non trovò però mai effettiva applicazione a causa delle lacune e delle omissioni  su alcuni punti salienti.

Per non farla troppo lunga, il difetto principale, oltre alla mancanza di sanzioni per i violatori,  era la non regolamentazione del diritto a di adottare misure simili alla guerra, come la  rappresaglia armata ed, inoltre, la messa al bando della guerra come causa di risoluzione delle  controversie tra gli stati firmatari non escludeva (benché nessuna parte del trattato vi faccia  esplicito riferimento) il ricorso alla legittima difesa : la mancata adozione del trattato si deve  proprio al fatto che gli stati firmatari continuarono a riservarsi il diritto incondizionato a  ricorrere alla legittima difesa anche nei confronti degli altri firmatari.

Tutti i rappresentanti concordarono sulla necessità che fosse bandita la guerra come mezzo di  risoluzione dei conflitti, ma, allo stesso tempo, stabilivano unanimemente che fosse  impossibile rinunciarvi, poiché era il solo modo per difendersi da un attacco o da un'invasione,  e si appellavano al diritto di ricorrere alla legittima difesa come norma di diritto  consuetudinario .

Il patto non si sarebbe potuto attuare, insomma, pure se i firmatari avessero avuto le migliori  intenzioni, perché ai contraenti non passava nemmeno per l'anticamera del cervello l'idea che  la legittima difesa avrebbe potuto essere esercitata con il metodo della "difesa sociale nonviolenta".

A dire il vero, quello che accadeva allora (e sappiamo tutti poi come è andata a finire e probabilmente l'ascesa di Hitler ha solo anticipato i tempi) è valido anche oggi: in sintesi, no difesa nonviolenta prevista, organizzata, praticata in modo convinto, implica no abolizione della guerra, e/o produzione di pezzi di carta “pacifisti” che la realtà  bellica si incaricherà di smentire...

Il senso di quello che voglio dire, in conclusione, è che l'entusiasmo deve essere accompagnato dall'intelligenza strategica, se si vuole vincere davvero la "battaglia" per il disarmo nucleare nei processi storici reali e non solo sui palcoscenici della diplomazia. Non bisogna illudersi per poi deludersi e smontarsi...

Ripropongo perciò la mia modesta "ricetta": dobbiamo premere dal basso perché in America Latina un Paese (Cuba?) si prenda la responsabilità di indire una Conferenza con lo scopo precipuo ed esplicito di concordare un testo vincolante per gli Stati partecipanti di proibizione delle armi nucleari, un Trattato che parta anche con pochi ma con possibilità di estensione universale ...

Se avete qualche idea migliore, fatemelo sapere...

Ultimo punto da chiarire: il disarmo nucleare non è l'abolizione della guerra, per chi non lo  avesse ancora capito.

E' la possibilità di "give peace a chanche", come cantava John Lennon, ma anche, va ammesso per onestà intellettuale, di continuare con le guerre, così come si è purtroppo fatto per millenni, ma senza chiudere il  capitolo della vicenda umana.

Lo so che è poco per chi sogna il Paradiso in Terra subito, ma credo che bisogni, in questa  fase storica, accontentarsi...

Faccio un esempio. Ritengo probabilissimo che tra 100 anni , senza negare l'identità ebraica  (plurimillenaria) e l'identità araba (millenaria), solo i demagoghi sciocchi continueranno a parlare di Stato "Ebraico" e di Stato "Palestinese", così come oggi, nel momento in cui stiamo costruendo l'Europa democratica contro l'Europa della dittatura finanziaria, solo il putiniano e lepeniano Matteo Salvini può pensare - non so se ci creda davvero - ad una "Padania Libera".

Purtroppo è anche probabilissimo che una contesa che tra 100 anni, cioè uno sputo nella  storia dell'umanità, verrà considerata del tutto priva di senso, faccia oggi da scintilla per la santabarbara atomica che ci siamo costruiti... e quindi ci privi della Storia umana per i secoli  dei secoli.

Con l'esigere il disarmo nucleare subito, come ci invita a fare il testamento spirituale di Stéphane Hessel, possiamo impedire (speriamo) questa fine da ...oni!

 

 

Dall'AGENZIA PRESSENZA

 

Cosa c’è all’orizzonte? Un trattato per la messa al bando delle armi nucleari

18.05.2015 - Budapest - Tony Robinson (attivista del Movimento Umanista - ndr)

 

 

La settimana prossima a New York si concluderà la conferenza di revisione del Trattato di Non  Proliferazione Nucleare. Il circo quinquennale di incontri termina senza che siano in vista  progressi sul tema chiave del disarmo.

 

Eppure la probabilità dell’inizio di negoziati per arrivare a un trattato che metta al bando le  armi nucleari non è mai stata così grande. Tenete d’occhio le notizie in coincidenza con il  settantesimo anniversario delle bombe atomiche che il 6 e il 9 agosto 1945 distrussero  Hiroshima e Nagasaki.

 

Com’è possibile il paradosso per cui a New York non si fanno progressi, eppure pochi mesi  dopo potrebbero iniziare i negoziati per un trattato di messa al bando delle armi nucleari? Be’,  il motivo è che le nazioni civili del mondo si sono rese conto che sono state raggirate dai 5  membri permanenti del Consiglio di Sicurezza e che questi non hanno la minima intenzione di  disarmarsi.

 

La settimana scorsa a New York si sono svolti negoziati sul testo di un documento prodotto  dal comitato per il disarmo e quello che era un promettente punto d’inizio si è ridotto in fretta a  un nulla di fatto.

 

Una nazione dopo l’altra ha chiesto di riconoscere le conseguenze umanitarie dell’uso delle  armi nucleari, ha chiesto scadenze precise per il disarmo e strumenti legali per definire un  inquadramento per la loro attuazione. E i 5 con i loro alleati hanno parlato più e più volte dei  loro interessi strategici sulla sicurezza e indicato un processo passo a passo che è ormai  morto da quasi vent’anni.

 

Gli stati non nucleari ne hanno avuto abbastanza di questo giochetto con le sue regole  unilaterali. Paesi come il Sudafrica hanno nascosto a fatica l’indignazione per quello che  stavano sentendo.

 

Il documento finale del 2010 menzionava le conseguenze umanitarie dell’uso delle armi  nucleari e tre successive conferenze tenutesi in Norvegia, Messico e Austria hanno mostrato  ciò che questo significa. Le prove comprendono: la devastazione fisica che l’esplosione di una  bomba produrrebbe in una città come

 

New York; l’inverno nucleare e un numero di morti che potrebbe arrivare a due miliardi di  persone causati da solo 100 delle attuali 16.000 testate nucleari; l’impossibilità fisica per  organizzazioni umanitarie come la Croce Rossa o la Mezzaluna Rossa di prestare soccorso ai  civili; l’illegalità delle armi atomiche in base al diritto umanitario e alla Convenzione di Ginevra;  la successione di incidenti quasi catastrofici avvenuti negli ultimi settant’anni e il notevole  rischio di un’esplosione accidentale grazie alla guerra cibernetica.

 

La Francia ha rappresentato alla perfezione l’arroganza degli stati nucleari sostenendo che da  decenni non sono emerse nuove informazioni riguardo alle conseguenze umanitarie delle armi  nucleari. In fondo non bisogna stupirsi, visto che la Francia non ha partecipato a nessuna delle  tre conferenze.

 

Alla fine della conferenza di Vienna l’Austria si è impegnata a lavorare con altre nazioni per  colmare il vuoto legislativo contenuto nel TNP, che in origine andava risolto nel giro di 25 anni.  Il trattato infatti è entrato in vigore nel 1970 e doveva scadere nel 1995, data in cui si pensava  che il disarmo sarebbe stato realizzato.

 

Novantun nazioni hanno sostenuto la posizione austriaca e altre se ne aggiungono giorno  dopo giorno. Il distante brontolio di scontento di cinque anni fa è diventato un appoggio  travolgente a un’iniziativa che punta a togliere il controllo alle potenze nucleari per affidarlo al  resto del mondo.

 

Un trattato per la messa al bando delle armi nucleari non significa il disarmo di chi le possiede,  ma fornirà un inquadramento in questo senso quando la loro situazione politica interna non  appoggerà più le armi nucleari. Darà inoltre legittimità alle nazioni giustamente convinte che le  armi nucleari siano immorali e non debbano avere spazio nelle questioni riguardanti la  sicurezza globale. Rafforzerebbe le campagne di pressione sulle istituzioni finanziarie  internazionali e sull’industria nucleare militare.

 

E’ possibile che le potenze nucleari non prevedano tutto questo perché tengono la testa sotto  la sabbia. Pensano che se si rifiutano di collaborare con gli altri questi se ne torneranno a  casa, ma gli altri hanno scoperto una strategia migliore e i cinque membri del Consiglio di  Sicurezza e i loro alleati si troveranno sempre più isolati.

 

(Traduzione dall’inglese di Anna Polo)

 

 

http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/noguerra/DisarmoAtomico_1431979561.htm

 

Cosa succederà al TNP di New York

 

di Alfonso Navarra

 

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A New York - nona revisione del TNP, termine dei lavori il 22 maggio pv - sta emergendo clamorosamente il contrasto tra Stati armati nuclearmente (e chi si ripara sotto il loro "ombrello") con gli Stati non nucleari: gli 84 dell'"Impegno di Vienna" ma anche i 159 che hanno firmato le dichiarazioni sulle conseguenze umanitarie delle armi nucleari.

Si sta discutendo la bozza di documento finale della Prima Commissione sul Disarmo.

I "ribelli" sostanzialmente chiedono che il testo preparato dalla Presidenza, ritenuto del tutto insufficiente :

- riconosca che la guerra nucleare avrebbe un "grave impatto umanitario", e non solo "gravi conseguenze", come proposto dai P5 (le cinque Potenze nucleari, USA, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna)

- l'obiettivo deve restare il disarmo nucleare totale (l'articolo VI così come è non va toccato: si pretende invece dai P5 che il disarmo nucleare venga messo "a compimento" del disarmo generale e completo)

- anche una singola esplosione non dovrebbe mai verificarsi, mentre i P5 si riferiscono solo ad una conflagrazione (evidentemente generale);

- le armi nucleari non dovrebbero mai essere usate "in nessuna circostanza" (è l'aggiunta che caldeggiano Austria & C.)

- il gap giuridico con le armi chimiche e biologiche andrebbe colmato e quindi andrebbe costruito uno strumento giuridico internazionale a tale scopo

Ma tutto si blocca, le potenze nucleari hanno sollevato un fuoco di sbarramento perché i "ribelli" vogliono inserire il punto che "i P5 hanno accumulato ritardi nell'attuare l'articolo 6" (le trattative in buona fede per disarmare) : non ci sarebbero stati "progressi significativi"; e ciò naturalmente urta la suscettibilità degli Stati nucleari, che non vogliono sentirsi sul banco degli imputati.

Come finirà?

Io prevedo un documento di compromesso "pastrocchio", perché la "gabbia" del TNP, nella sua struttura e nel suo funzionamento, non permette altro entro il suo recinto bello e stabilito.

Si funziona per "consenso", cioè in pratica i P5 hanno diritto di veto.

Ed il consenso si attua nell'ambito di un paradigma concettuale che è stato approvato da tutte le Parti: le premesse da cui partono i ragionamenti, quali che essi siano, sono viziate in partenza.

Le premesse che un nuovo paradigma deve esplicitamente rifiutare sono:

1 - le armi nucleari sono un fattore strategico, rientrano in un ambito di sicurezza militare che precede la sicurezza umana;

2- esiste un diritto all'autodifesa degli Stati "sovrani" che precede il diritto alla sopravvivenza dell'umanità (quest'ultimo diritto neanche si sa cosa sia negli ordinamenti internazionali);

3- una "deterrenza" temporanea da parte di un club limitato si giustifica se gli Stati che non la esercitano sono compensati dall'aiuto ricevuto nel sviluppare il nucleare "civile" (che è una favola ipocrita).

Se non si rifiutano queste tre premesse, che al momento (quasi) TUTTI gli Stati hanno accettato e sottoscritto ufficialmente, appaiono ovviamente contraddittorie ed insensate richieste come:

- non bisogna modernizzare le armi nucleari;

- la deterrenza non deve prevedere lo stato di allerta per alcune di esse;

- le dottrine militari non ne devono prevedere l'impiego in nessuna circostanza;

- si possono possederle (temporaneamente) ma questo non deve significare che se ne minacci l'uso;

- la deterrenza deve esercitarsi solo ad un livello minimo... ed altre amenità del genere!

Perchè le istanze sopra richiamate tali non possono che risultare (pretese insensate e ridicole) se non si rifiutano chiaramente ed esplicitamente le 3 premesse sopra elencate, alla luce del fatto che "le armi nucleari non sono armi ma ordigni che provocano catastrofi"; "la guerra nucleare non è una guerra ma un evento cataclismatico che porta alla scomparsa della specie umana"; "il diritto alla sopravvivenza dell'umanità non può essere messo in gioco dai giochi "difensivi" dei singoli Stati"; "non c'è il diritto a sviluppare a livello applicativo ed industriale di massa una tecnologia che è tecnicamente la base per mettere insieme un arsenale nucleare".

Il percorso umanitario vuole arrivare ad abolire le armi nucleari allo stesso modo delle armi biologiche e chimiche: quindi in quanto incompatibili con l'attuale diritto umanitario internazionale. E' un approccio insufficiente, stando alle argomentazioni fin qui sviluppate. La deterrenza nucleare è una minaccia incombente, radicale e totale alla vita universale, grazie al fatto che essa può scatenare guerre cataclismatiche persino "per caso e/o per errore": qui c'è un salto di qualità della problematica , nel modo di interpretarla e di affrontarla, che ci impone la realtà stessa delle cose.

Questa bussola di consapevolezza dobbiamo tenerla presente - credo - quando andiamo a proporre percorsi di azione che, naturalmente, dovranno fare i conti con le strutture giuridiche esistenti ed i livelli di consapevolezza da cui traggono origine.

Personalmente consiglierei alla società civile internazionale questa strategia: fare leva sul gruppo dei Paesi Latinoamericani, i più avanzati e consapevoli, per avviare, con una conferenza ad hoc, il percorso di un Trattato che proibisca le armi nucleari. Un Trattato che impegni chi ci sta subito e via via chi si aggiunge, in un'ottica non contrappositiva, perché bisogna insistere nel messaggio che chi disarma non minaccia chi, per il momento, resta armato...