[Disarmo] idee ireniche vs idee belligene



Certi appelli che mi vedo sottoporre per la sottoscrizione li considero alla stregua di quei giovanotti che ti fermano per strada e ti chiedono: "Vuoi firmare contro la droga?".

Vale a dire una richiesta sloganistica, generica, superficiale.

"Vuoi firmare per il disarmo nucleare?"

Chi può dire di no? Per prime le potenze nucleari ti dicono che esso è del tutto "necessario".

L'Onu non manca di risoluzioni sull'illegalità delle armi nucleari: ma occorre anche vedere su quali PREMESSE esse si fondano.

Il problema è di vedere perché, dopo 70 anni, stiamo entrando - come dice la copertina dell'Economist - in una seconda era nucleare.

Questo partendo dalla premessa che gli attori sono fondamentalmente in buona fede e che quindi quanto affermano esplicitamente va preso sul serio.

Come diceva Mao citando Confucio: il 95% della gente è buona.

Oggi lo dicono anche i comunisti cinesi, che preferiscono Confucio a Mao: per diffondere la cultura e la civiltà cinese aprono infatti in tutto il mondo Istituti Confucio e non Istituti Mao...

(Questo significa anche, per tornare al punto, che ciascuno di di noi - come regola - è buono al 95% e dice la verità al 95%...)

Se ci basassimo sulla convinzione opposta, cioè che il 95% della gente è cattiva (magari è così, molti grandi intellettuali della destra nobile, ad es. Borges, la pensano così) allora dovremo rassegnarci al collasso - prima o poi della civiltà, se non alla fine della specie...

La domanda da farsi è: perché gente in buona fede da 70 anni proclama la "necessità" del disarmo nucleare, vota risoluzioni e fa trattati in questo senso, ma la questione non si risolve?

Il problema - a mio avviso - sta nelle premesse sbagliate con le quali si approccia il problema. Ho sviluppato ragionamenti in proposito nel post "il diritto ad un mondo libero dalla minaccia nucleare" che prende in esame la sentenza della Corte internazionale del 1996.

Ne ripropongo i passi centrali:

"Proviamo allora a nominare le cose e le situazioni per quelle che sono e che, in virtù della forza cogente di fatti inoppugnabili, conducono all’ovvia conclusione che bisogna esigere un disarmo nucleare totale:

1- le armi nucleari non sono "armi" ma "ordigni catastrofici", vanno ben oltre la specificazione che sono "di distruzione di massa";

2- la guerra nucleare non è una "guerra" ma un "evento cataclismatico";

3- qualsiasi risposta nucleare è sempre sproporzionata e non può rispettare il diritto umanitario;

4- il diritto degli Stati a preservare sé stessi non è assoluto e non deve mettere a rischio il diritto alla sopravvivenza della specie umana.

(...)

Partecipando di persona alla Conferenza di Vienna ho avuto l’impressione che i punti 1), 2) e 3) siano bene o male acquisiti da parte della maggioranza degli Stati, almeno quelli non nucleari: quello che manca è la consapevolezza del punto 4). Il disarmo nucleare è "necessario" per tutti (compresi USA e Russia), più "necessario" per alcuni altri, molto più "necessario" per alcuni altri ancora (i capifila dell’iniziativa umanitaria, ad esempio l’Austria). Per nessuno è un obbligo di urgenza prioritaria ed impellente, dovuto al fatto che è responsabilità degli Stati riconoscersi un limite, il limite di non potere giocare con la sopravvivenza dell’umanità. Un obbligo che nasce dal dovere di riconoscere ed attuare il diritto primario di sopravvivenza della specie. Il disarmo "necessario" può essere eluso, rinviato, contrattato, negoziato: il potere inadempiente può al massimo essere accusato di incapacità e irresponsabilità. Il disarmo obbligato dall’osservanza di un principio giuridico originario – un principio che sta alla base dello stesso diritto naturale - va attuato con prepotente urgenza: qui il potere non può scappare, se non ottempera diventa tecnicamente criminale, ovvero responsabile di crimini contro l’umanità e contro la pace e perciò stesso impugnabile come illegittimo, processabile, condannabile. Sì, manca proprio la consapevolezza che il disarmo nucleare è un atto dovuto dei governi nei confronti del diritto alla vita dei loro popoli: lo deduco anche dal fatto che il "percorso umanitario" si è sciolto (dopo Oslo, Nayarit e Vienna non si è dato un altro appuntamento) ma è confluito nel TNP, l’ambito istituzionale che secondo Hessel e Jacquard è, uso proprio i loro aggettivi in "ESIGETE! il disarmo nucleare totale, EDIESSE, 2014, ingannevole, ingiusto e perverso".

Volendo andare avanti nel ragionamento, definirei "belligena" l'idea che la sovranità degli Stati, quindi il loro diritto di autodifesa, sia un prius, un assoluto che non incontra il suo limite, in particolare il limite che non può esercitarsi mettendo a rischio la sopravvivenza della specie.

Per non abusare della vostra pazienza, provo ora a farvi un elenco schematico delle idee belligene che - se seguite più o meno consapevolmente - portano gli attori "in buona fede" negli imbuti che fanno precipitare nelle guerre. Le idee belligene giustificano apparati sociali enormi - es. gli eserciti e i complessi militari-industriali - e permettono al 5% dei "cattivi" in essi acquattati di prevalere sul 95% dei "buoni" (che oltre al candore della colomba dovrebbero anche praticare l'astuzia del serpente, come predicava un giovane saggio di 2.000 anni fa).

Idea belligena: l'altro è un nemico potenziale, un soggetto ostile di cui diffidare, la mia sicurezza dipende dal fatto che uso strumenti deterrenti - in grado di danneggiarlo, di ferirlo, di ucciderlo - per dissuaderlo dall'attaccarmi.

Idea opposta produttrice di pace: la sicurezza deve essere non mia ma comune, deve nascere dalla fiducia reciproca, dal fatto che lavoriamo insieme, che cooperiamo su obiettivi che condividiamo.

Idea belligena: quando parlo di forza intendo solo la forza armata (ed è così nell'attuale diritto internazionale). La difesa dalla violenza può essere efficace solo con strumenti militari.

Idea opposta produttrice di pace: la forza più potente è la forza del popolo unito (dei popoli uniti), la forza della nonviolenza attiva. Posso e devo basare la difesa dalle aggressioni e dalle ingiustizie sulla forza dell'unità popolare organizzata, sulla forza della nonviolenza attiva. La difesa di una comunità (i suoi livelli di libertà e di giustizia) può essere anche preparata con una difesa nonviolenta organizzata.

Idea belligena: devo ridurre ad identità omogenea tutto ciò che è diverso, io ed il mio gruppo di affini siamo la misura di tutte le cose, della verità, della giustizia e della bellezza.

Idea opposta produttrice di pace: la differenza, a partire dalla fondamentale differenza sessuale, è produttrice di ricchezza umana e di civiltà. Dobbiamo tutelare favorire le diversità nella fondamentale dignità umana. Ogni individuo è un unico eppure è un eguale in ciò che lo rende essenzialmente umano.

Ogni essere umano è un fine e non un mezzo.

Idea belligena: la specie umana è padrona della natura e ne può fare ciò che vuole senza altro limite che non sia la sua volontà arbitraria. L'uomo ha solo una storia, non una natura, e può decidere di diventare ciò che vuole.

Idea opposta produttrice di pace: la specie umana è un prodotto dell'evoluzione naturale, frutto del flusso della vita. Dobbiamo considerarci custodi e non padroni del pianeta Terra, salvaguardarne gli equilibri ecosistemici per responsabilità verso le generazioni future (ma anche verso le passate) e per responsabilità verso la spinta vitale di cui dobbiamo sentirci parte, si creda o non si creda in un Dio trascendente la natura stessa.

Idea belligena: la libertà è di fare quello che voglio anche a spese del prossimo. Perseguo i miei bisogni, i miei interessi, i miei desideri nella volontà di accrescere la mia potenza, personale e di gruppo.

Idea opposta produttrice di pace: la libertà non deve nuocere al prossimo, ma anche essere pensata come "partecipazione", costruzione insieme agli altri di un potere comune per liberare tutte e tutti dal bisogno.

Non c'è vera libertà finché tutti non siamo liberi e liberi innanzitutto dai bisogni più elementari dal punto di vista della perpetuazione della vita.

Nella temperie culturale dei nostri tempi per fortuna non siamo come ai primi del Novecento. Pensiamo al Manifesto del Futurismo: "Noi vogliamo glorificare la guerra - sola igiene del mondo - il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna". Ma di strada da fare ne abbiamo ancora tanta per rendere convincenti le "idee ireniche" e indurre ad abbandonare le false sicurezze fondate sulle "idee belligene" spesso fatte lasciare correre dai molti "buoni" che così diventano preda dei pochi "cattivi" ...

A proposito di firma per il disarmo nucleare totale: se ancora non lo hai fatto vai alla URL: www.petizioni24.com/esigiamo