[Disarmo] Mattarella e l'uranio impoverito: menzogna




Come già detto (ml peacelink), non si tratta di polemica ma di menzogna. Che ci pensino chi in parlamento l'ha votato e chi fuori lo plaude, da Bersani alla Fiom (Landini, Il Manifesto 3 febbraio) e compagnia bella.

Inoltro un post di Lorenzo Sani, giornalista e inviato nazionale del Resto del Carlino-Nazione-Giorno

Jure Ellero


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From: Aldo
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Sent: Friday, January 30, 2015 10:29 PM
Subject: MATTARELLA E L’URANIO IMPOVERITO

Dal Blog di Beppe Grillo
http://www.beppegrillo.it/2015/01/mattarella_e_luranio_impoverito.html


Chiedo scusa per la lunghezza del post, ma lo devo ai tanti ragazzi che
non potranno mai leggerlo.
Ho avuto occasione di incontrare il candidato di Renzi al Quirinale,
Sergio Mattarella, quando questi era Ministro della Difesa del governo
Amato.
Lavoravo da qualche mese sulla vicenda dell’uranio impoverito e
sull’impressionante numero di leucemie linfoblastiche acute e linfomi
tra i nostri militari che erano o erano stati in missione nei Balcani,
soprattutto in Bosnia, ma non solo.
Sergio Mattarella negò a più riprese il possibile nesso tra l’insorgere
delle patologie e il servizio. Negò che la Nato avesse mai utilizzato
proiettili all’uranio impoverito (DU, Depleted Uranium), tantomeno che
questo fosse contenuto nei Tomahawk (missili) sparati in zona di guerra
dalle navi Usa in Adriatico.
Insomma, Mattarella, candidato di Renzi al Quirinale [e ora Presidente
della Repubblica], negò su tutta la linea. Negò pure ciò che era
possibile reperire nei primi giorni di internet sugli stessi siti della
Difesa Usa, che magnificava l’efficacia degli armamenti al DU e dettava,
contestualmente, le precauzioni sanitarie da adottare in caso di
bonifica: protocolli di sicurezza molto rigidi, che prevedevano
l’utilizzo di tute, guanti e maschere protettive, per svolgere il lavoro
che invece a mani nude e senza protezioni facevano i nostri soldati. I
quali, nel frattempo, continuavano ad ammalarsi e morire.
Ero a Nuxis, in Sardegna, al funerale di caporal maggiore della Brigata
Sassari Salvatore Vacca, riconosciuto poi come il primo morto di uranio
impoverito, che aveva prestato servizio alla caserma Tito Barak di
Sarajevo. Ero il solo giornalista presente, il 9 settembre 1999.
Tutta questa triste storia incominciò da quel funerale. Pensai che
l’argomento DU dovesse interessare a un Ministro della Difesa, dal
momento che quei ragazzi in divisa oltre che “nostri” erano soprattutto
suoi, ma evidentemente ero troppo ingenuo. Per i principali quotidiani e
le televisioni il problema dell’uranio Impoverito non esisteva e non ne
avevano ancora parlato.
Alle mie ripetute richieste di intervista Mattarella ha sempre risposto
negativamente. Ricevetti anche strane minacce mentre stavo indagando per
conto del mio giornale in Sardegna.
I militari italiani, nel frattempo, continuavano ad ammalarsi. Ricordo
anche che il comando della Brigata Sassari, dopo la morte di Salvatore
Vacca, convocò una conferenza stampa per smentire ciò che io non avevo
ancora scritto: fu il cappellano della Brigata, al quale mi ero rivolto
per sapere, in un incontro riservato, qualcosa di più su Salvatore e sul
possibile nesso tra la malattia e la missione in Bosnia, che spiattellò
tutto al comandante e cioè che un giornalista stava indagando sulla
morte di un loro soldato, dovuta, forse, a quei proiettili.
Smentita preventiva. Non mi è mai più capitato. Iniziai così a scrivere.
Dapprima da solo o quasi, poi qualcun altro incominciò a farlo, ricordo
il Manifesto, Liberazione, la Nuova Sardegna, ma ancora poca roba. Per i
big della stampa il problema non esisteva e lo scandalo DU non era
ancora diventato un caso planetario.
Il candidato di Renzi al Quirinale, Sergio Mattarella, nel nome della
trasparenza e della libera informazione, continuava a respingere le mie
richieste di intervista. Provai anche con uno dei suoi sottosegretari,
Gianni Rivera, il popolare ex Golden Boy, non ancora eroe di “Ballando
con le stelle”, che raggiunsi telefonicamente mentre questi stava
disputando una partita al circolo del tennis. Non malignate: l’orario di
lavoro di un giornalista non sempre coincide con quello di una persona
normale. Mettiamola così. Rivera non sapeva neppure cosa fosse l’uranio
impoverito.
Si arriva così al 27 gennaio 2001, giorno in cui decido di tendere
un’imboscata al Ministro Mattarella, che si trova ad Ascoli col
Presidente della commissione Difesa della Camera Valdo Spini per il
giuramento del primo contingente di donne militari di truppa
dell’Esercito italiano, lo stesso in cui qualche anno dopo si distinse
l’istruttore Salvatore Parolisi (ma questa è un’altra storia).
Avvicinai Mattarella nella ressa dei giornalisti e riuscii a porgli un
paio di domande, alle quali, assai piccato, si rifiutò ancora una volta
di rispondere. O meglio, anche in quell’occasione negò qualsiasi nesso
tra DU e i linfomi o le leucemie. Fantasie della stampa. Provai a
insistere, ma lui mi respinse con toni e modi definitivi “Questa non è
un’intervista” - mi disse - “Io le interviste le concordo prima, poi
voglio per iscritto le domande e infine leggere il testo del giornalista
prima che questi lo dia alle stampe”. Tutte le volte che ho letto
qualche sua intervista sui maggiori quotidiani, negli anni a venire, è
ovvio che poi ho pensato male. Mattarella girò i tacchi se ne andò, così
mi beccai anche il rimprovero dei colleghi perché avevo fatto scappare
il Ministro con domande “fuori tema”.
Raccontai questa scena nel mio pezzo che conclusi lasciando al lettore
ampia facoltà di scelta sul caso dell’uranio impoverito, che non era
diventato un “caso” solo perché Striscia la Notizia non se ne era ancora
occupata (l’Italia è questa). Insomma, scrissi, come volete la verità:
liscia, gassata o Mattarella? E’ una domanda che ora pongo anche a chi
ha avuto la pazienza di leggere tutto il post, del quale mi scuso ancora
una volta per la lunghezza. Come deve essere la verità in questo Paese
allo sbando: liscia, gassata o Mattarella?
Secondo l’Osservatorio Militare sono 307 i militari italiani morti e
oltre 3.700 i malati: è la macabra contabilità della cosiddetta
“Sindrome dei Balcani”. Il contingente italiano era di stanza nell’area
più inquinata dai colpi sparati in Bosnia e Kossovo: 50 siti, per un
totale di 17.237 proiettili, secondo fonti ufficiali Nato/Kfor. Non
solo: la missione Nato in cui si parlava di armamenti al DU e dei 13
Tomahawk con testata al DU sparati dall’Adriatico, è stata presentata
dall’ammiraglio Leighton Smith alla Base di Ponticelli, Napoli. Solo
Mattarella non sapeva o diceva di non sapere.

Lorenzo Sani , giornalista e inviato nazionale del Resto del
Carlino-Nazione-Giorno


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