pregare, imprecare, parlarne con chi conosciamo e chi non legere informarci diffondere "Perché ci odiano" di Paolo Barnard fare i piccoli gesti quotidiani che ci elevano dalla melma speranze poche fiducia in nessuno un cordiale saluto assieme agli auguri lorenzo
From: farabir at iii.it To: disarmo at peacelink.it Date: Thu, 1 Jan 2015 10:40:30 +0100 Subject: Re: [Disarmo] R: Gaza devastata scivola verso un nuovo conflitto Hamas-Israele
...bella domanda soprattutto in queste ore nelle
quali si pensa solo a mangiare, bene, fare baldoria per festeggiare il nuovo
anno.
Cosa dire? Cosa fare? Proprio non lo so. Siamo
narcotizzati.
Franco
----------------------------------------- Franco BORGHI Via
Frescobaldi 13 - 44042 CENTO Tel. 051.6836715 Cell.348.3802633 E-mail:
xenos at iii.it - farabir at iii.it
----- Original Message -----
Sent: Wednesday, December 31, 2014 6:43
PM
Subject: [Disarmo] R: Gaza devastata
scivola verso un nuovo conflitto Hamas-Israele
E' una tragedia senza fine , che possiamo fare
?
Remo
----Messaggio originale---- Da: rossana123 at libero.it Data:
24/12/2014 11.51 A: <disarmo at peacelink.it> Ogg:
[Disarmo] Gaza devastata scivola verso un nuovo conflitto
Hamas-Israele
Israele/Territori Occupati. Sono ripresi i bombardamenti e i
cannoneggiamenti israeliani e Hamas fa fatica a tenere sotto controllo le
fazioni armate minori che la scorsa settimana hanno lanciato un razzo. La
ricostruzione intanto non parte, per le restrizioni israeliane e per la
mancanza di fondi. Le donazioni promesse dai paesi occidentali e arabi
stentano ad arrivare nelle casse palestinesi
di Michele Giorgio
Il clima si fa cupo. Israele la scorsa settimana ha
bombardato Gaza con la sua aviazione, per la prima volta in
quasi quattro mesi, e in questi ultimi giorni le sue forze
navali e terrestri hanno ripreso a sparare
cannonate a scopo intimidatorio (almeno
nella maggior parte dei casi) su Sudanieh, Abasan, Khan
Yunis, Rafah e altre località. Come sempre le
motovedette militari aprono il fuoco verso
i pescatori di Gaza che violerebbero i limiti
del ristretto angolo di mare dove sono autorizzati
a spingersi. Hamas ha riaffermato, attraverso uno
dei suoi leader principali, Musa Abu Marzouk, che farà
rispettare il cessate il fuoco ma le sue forze di sicurezza
(negli ultimi quattro mesi) non sono riuscite a fermare
i lanci di tre razzi da parte di gruppi armati minori. E nel
frattempo la sua milizia, le Brigate Ezzedin al
Qassam, continua con regolarità a testare, con
lanci verso il mare, nuovi razzi e missili,
probabilmente quelli mostrati durante la parata nelle strade
di Gaza organizzata a metà mese per il 26esimo
anniversario della fondazione del movimento
islamico. Così in Israele – che andrà al voto tra tre mesi – si
comincia a parlare di “nuovo round” per distruggere le
gallerie che Hamas starebbe ricostruendo sotto le linee
tra il territorio di Gaza e quello israeliano.
Ciò mentre la stagione fredda sta mettendo a dura
prova la popolazione civile, senza energia elettrica per
gran parte del giorno. I più sfortunati sono i circa
100mila palestinesi ai quali i bombardamenti
israeliani hanno distrutto o danneggiato l’abitazione.
Questi uomini, donne e bambini sperano in una
ricostruzione che non è neppure cominciata. Anche
perchè Israele continua a porre forti restrizioni
all’ingresso a Gaza dei materiali edili. L’ong
internazionale Oxfam riferisce che
a novembre sono entrati a Gaza appena 287 camion carichi
con 40 tonnellate di materiali per la
ricostruzione. Una goccia nel mare del bisogno. Per
essere ricostruita entro tre anni, Gaza dovrebbe ricevere ogni
giorno 175 autocarri con 7mila tonnellate di cemento,
mattoni e molto altro. Secondo i calcoli delle
agenzie internazionali,
i bombardamenti aerei e i tiri di carro armato
hanno distrutto completamente 7 mila case di Gaza, altre
89 mila hanno subito danni irreparabili o sono state
distrutte in parte. Il doppio rispetto alle 42.000 recensite in un
primo momento. Intanto l’Unrwa (l’agenzia dell’Onu per i rifugiati
palestinesi) ha fatto sapere che per mancanza di fondi
rischia di non poter assistere Gaza. Ci vogliono 720 milioni di
dollari, mentre finora le somme arrivate si fermano
a 100 milioni. «Se la situazione non cambierà
urgentemente – ha avvertito il suo direttore
a Gaza, Robert Turner — finiremo i fondi
a gennaio e questo significa che non saremo in
grado di fornire sussidi a molti ne’ intervenire
per le riparazioni».
Come molti si attendevano le promesse fatte dai Paesi
donatori due mesi fa al Cairo si sono rivelate, almeno sino
a questo momento, soltanto dei pezzi di carta.
I palestinesi denunciano che solo il 2 per cento
del 5,4 miliardi dollari di aiuti garantiti per la
ricostruzione di Gaza è stato trasferito e che
nessuno degli Stati arabi ha versato le quote annunciate alla
conferenza in Egitto. «I paesi arabi non hanno pagato nulla fino
ad oggi», ha spiegato il ministro palestinese per
l’edilizia Mufid al-Hasayna, «gli europei hanno dato ben pochi milioni,
qualcosa in più gli svedesi». Ad ottobre il Qatar si era
impegnato a versare nelle casse del governo
palestinese 1 miliardo di dollari, l’Arabia Saudita
500 milioni, gli Stati Uniti e Unione europea insieme 780 milioni
in varie forme di aiuto, Turchia e gli Emirati avevano
promesso con 200 milioni. Non si è visto nulla. I Paesi
occidentali e i “fratelli” arabi e islamici
continuano ad ingannare il popolo
palestinese.
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