[Disarmo] Kobane sotto assedio, l’esercito turco spara gas lacrimogeni sui reporter
- Subject: [Disarmo] Kobane sotto assedio, l’esercito turco spara gas lacrimogeni sui reporter
- From: "rossana123 at libero.it" <rossana123 at libero.it>
- Date: Mon, 6 Oct 2014 17:56:35 +0200 (CEST)
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Nuvole di gas in Turchia lungo la frontiera con la Siria. Lacrimogeni sono stati sparati dalle forze di sicurezza turche per allontanare decine di giornalisti e civili curdi. È successo a circa 700 metri dal confine dove i reporter seguono i combattimenti tra i miliziani islamici e i peshmerga curdi nella città siriana di Kobane. Nella parte orientale della città curda gli jihadisti del sedicente Stato islamico (Isil) hanno issato la loro bandiera su alcuni edifici.La Turchia ha potenziato la sua presenza militare dislocando dozzine di carri armati nei pressi di Mursitpinar, al confine.Mentre continua l’offensiva jihadista aumenta il dramma dei rifugiati, molti sono stati accolti nel campo profughi di Sanliurfa, alla frontiera con la Siria.Sono oltre 160mila i curdi siriani che sono già entrati ufficialmente in Turchia.
http://it.euronews.com/2014/10/06/kobane-sotto-assedio-l-esercito-turco-spara-gas-lacrimogeni-sui-reporter/
Perchè la Turchia lascia che l'IS avanzi si Kobane
http://www.pagina99.it/news/mondo/7095/Perche-la-Turchia-lascia-che-l.html
Siria
"Non muovono un dito", i curdi siriani furiosi per l'inazione di Ankara, che teme che oltre confine si estenda l'influenza del Pkk e la spinta all'autonomia della regione. Le voci e le analisi dal confine turco-siriano
SURUÇ (KURDISTAN TURCO) - Al “point zero” della città di Suruç sul confine turco, gli abitanti sussultano per le esplosioni e, arrampicati su alberi e muri si passano i binocoli per vedere in volto i combattenti dell’IS che accerchiano la collina di Kobane. Poco lontano da loro, a ridosso del filo spinato che delimita il confine con la Siria, tre militari turchi dall’alto di un carro armato osservano Kobane cadere.
“Non è possibile, non muovono un dito” dice esasperato Gornan, uno degli abitanti che ha la casa proprio sul confine, “non stanno facendo nulla per contrastare l’IS, non reagiscono nemmeno quando i mortai raggiungono il suolo turco!”. Nel suo giardino ci sono ancora alcuni candelotti lacrimogeni sparsi. “Sono i resti dei nostri scontri con l’esercito”, ci racconta. Quasi ogni giorno i residenti di Suruç si radunano sul confine per dimostrare solidarietà alla gemella siriana Kobane. Con loro ci sono anche i cittadini di Kobane che, scappati dall’IS in fretta e furia, sono per la maggior parte ospiti delle loro famiglie dalla parte turca o sono ospitati dalla municipalità in campi profughi.
“Sono arrivati in 100.000 due settimane fa” testimonia un operatore umanitario che non vuole riportare il suo nome per non avere problemi con il governo turco, “sembrava una valanga umana, una scena quasi apocalittica”. Dice che ogni giorno continuano ad arrivare a Suruç gruppi di circa mille persone.
L’IS avanza su Kobane, un’enclave curda siriana circondata da villaggi arabi, a pochi chilometri dalla città di Suruç sul confine turco. Per la prima volta venerdì dei colpi di mortaio hanno raggiunto il centro città. Con i binocoli si possono scorgere i combattenti vestiti di nero dell’auto-proclamatosi Stato Islamico accerchiare i fronti est ed ovest della collina su cui si erge Kobane. Colpi di mortaio piovono anche sul lato turco, senza provocare per il momento nessuna reazione dell’esercito. La gente in fuga dalla città che ha passato il confine può osservare la battaglia in lontananza. Le tensioni con la polizia turca non mancano: i profughi sentono che Ankara stia osservando da lontano la presa di Kobane, infischiandosene che a prenderla siano quelli che tutti definiscono il nemico assoluto.
Siria
"Non muovono un dito", i curdi siriani furiosi per l'inazione di Ankara, che teme che oltre confine si estenda l'influenza del Pkk e la spinta all'autonomia della regione. Le voci e le analisi dal confine turco-siriano
SURUÇ (KURDISTAN TURCO) - Al “point zero” della città di Suruç sul confine turco, gli abitanti sussultano per le esplosioni e, arrampicati su alberi e muri si passano i binocoli per vedere in volto i combattenti dell’IS che accerchiano la collina di Kobane. Poco lontano da loro, a ridosso del filo spinato che delimita il confine con la Siria, tre militari turchi dall’alto di un carro armato osservano Kobane cadere.
“Non è possibile, non muovono un dito” dice esasperato Gornan, uno degli abitanti che ha la casa proprio sul confine, “non stanno facendo nulla per contrastare l’IS, non reagiscono nemmeno quando i mortai raggiungono il suolo turco!”. Nel suo giardino ci sono ancora alcuni candelotti lacrimogeni sparsi. “Sono i resti dei nostri scontri con l’esercito”, ci racconta. Quasi ogni giorno i residenti di Suruç si radunano sul confine per dimostrare solidarietà alla gemella siriana Kobane. Con loro ci sono anche i cittadini di Kobane che, scappati dall’IS in fretta e furia, sono per la maggior parte ospiti delle loro famiglie dalla parte turca o sono ospitati dalla municipalità in campi profughi.
“Sono arrivati in 100.000 due settimane fa” testimonia un operatore umanitario che non vuole riportare il suo nome per non avere problemi con il governo turco, “sembrava una valanga umana, una scena quasi apocalittica”. Dice che ogni giorno continuano ad arrivare a Suruç gruppi di circa mille persone.
L’IS avanza su Kobane, un’enclave curda siriana circondata da villaggi arabi, a pochi chilometri dalla città di Suruç sul confine turco. Per la prima volta venerdì dei colpi di mortaio hanno raggiunto il centro città. Con i binocoli si possono scorgere i combattenti vestiti di nero dell’auto-proclamatosi Stato Islamico accerchiare i fronti est ed ovest della collina su cui si erge Kobane. Colpi di mortaio piovono anche sul lato turco, senza provocare per il momento nessuna reazione dell’esercito. La gente in fuga dalla città che ha passato il confine può osservare la battaglia in lontananza. Le tensioni con la polizia turca non mancano: i profughi sentono che Ankara stia osservando da lontano la presa di Kobane, infischiandosene che a prenderla siano quelli che tutti definiscono il nemico assoluto.
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