[Disarmo] quando il peggio del passato diventa il meglio del presente



 

Le ex spie USA a Merkel: impedire la guerra ucraina

Ex dirigenti della NSA e altri veterani dell'intelligence USA scrivono una lettera aperta ad Angela Merkel per evitare a tutti i costi una guerra con la Russia per l'Ucraina

Redazione
mercoledì 3 settembre 2014 07:53


a cura di Tyler Durden.

Allarmati dall'isteria anti-russa che sta tempestando Washington e dallo spettro di una nuova Guerra Fredda, alcuni veterani dell'intelligence USA - uno dei quali è nientemeno che William Binney, l'ex crittografo-matematico di alto livello dell'NSA che nel marzo del 2012 aveva rivelato dall'interno i programmi di spionaggio della NSA, oltre un anno prima di Edward Snowden - hanno fatto l'insolito passo di spedire il seguente promemoria, datato 30 agosto 2014, alla cancelliera tedesca Angela Merkel, nel quale si demolisce l'affidabilità delle affermazioni dei media statunitensi e ucraini in merito a un'«invasione» russa.

Tramite AntiWar e ConsortiumNews, con nostre sottolineature


MEMORANDUM PER: Angela Merkel, Cancelliera della Germania.

DA: Intelligence Professionals for Sanity (VIPS) [Professionisti Veterani dell'Intelligence per il Buonsenso, NdT].

Oggetto: Ucraina e NATO.

Noi sottoscritti firmatari del presente documento siamo veterani di lunga data dell'intelligence USA. Facciamo l'insolito passo di scriverLe questa lettera aperta affinché abbia l'opportunità di essere informata del nostro parere prima del vertice NATO del 4-5 settembre.

Lei deve sapere, ad esempio, che le accuse in merito a una grande "invasione" russa dell'Ucraina non sembrano essere sostenute da dati di intelligence affidabili. Semmai, l'«intelligence» sembra essere costituita dallo stesso tipo di dati dubbi e "arrangiati per via politica" che 12 anni fa furono usati per "giustificare" l'attacco a guida statunitense contro l'Iraq.
Non vedemmo allora alcuna prova credibile circa la presenza di armi di distruzione di massa in Iraq, e non vediamo alcuna prova credibile di un'invasione russa nemmeno adesso.
Dodici anni fa, l'allora Cancelliere tedesco Gerhard Schroeder, consapevole di quanto fossero inconsistenti le prove sulle armi di distruzione di massa irachene, si rifiutò di associarsi all'attacco all'Iraq.
A nostro avviso Lei dovrebbe essere adeguatamente sospettosa rispetto alle accuse formulate dai funzionari del Dipartimento di Stato USA e della NATO che dichiarano una presunta invasione russa dell'Ucraina.
Il presidente Barack Obama ha cercato ieri di raffreddare la retorica dei suoi stessi diplomatici di alto livello e dei media legati alle grandi catene proprietarie quando ha pubblicamente descritto la recente attività in Ucraina come «una continuazione di quel che va avanti da mesi... non certo un forte cambiamento di fase.»
Obama, tuttavia, ha solo un tenue controllo sulle figure che costruiscono la politica della sua amministrazione alle quali, purtroppo, manca il senso della storia e la conoscenza della guerra, mentre a una vera linea politica sostituiscono le invettive anti-russe.
Un anno fa, i funzionari più falchi del Dipartimento di Stato e i loro amici presso i media hanno portato Obama a un passo dal lancio di un grosso attacco ai danni della Siria, basato, ancora una volta, su dati di "intelligence" che nel migliore dei casi erano da definire dubbi.
Soprattutto a causa della crescente preponderanza e affidamento attribuiti a dati di intelligence che riteniamo adulterati, crediamo che la possibilità di una crescita del livello delle ostilità oltre i confini dell'Ucraina sia aumentata nel corso degli ultimi giorni.
Ancora più importante è il fatto che riteniamo che questo scenario si possa evitare in base al grado di scetticismo giudizioso che Lei e altri leader europei porterete al vertice NATO della prossima settimana.

I precedenti delle menzogne
Si spera che i Suoi consiglieri Le abbiano ricordato il livello di credibilità che in passato ha dimostrato il segretario generale della NATO, Anders Fogh Rasmussen.
Sembra proprio che i discorsi di Rasmussen continuino a essere compilati da Washington. La cosa si è palesata con sufficiente chiarezza il giorno prima dell'invasione guidata dagli USA in Iraq, quando, in veste di Primo Ministro danese , dichiarò al suo parlamento: «L'Iraq possiede armi di distruzione di massa. Questa non è qualcosa che semplicemente pensiamo. È qualcosa che sappiamo.»
Le foto possono valere più di mille parole; ma possono anche ingannare. Noi abbiamo una considerevole esperienza nel raccogliere, analizzare e scrivere relazioni su qualsivoglia tipo di immagini, satellitari e non solo, così come su altri tipi di dati di intelligence. Basti dire che le immagini diffuse dalla NATO il 28 agosto forniscono una base alquanto impalpabile per poter accusare la Russia di aver invaso l'Ucraina. Cosa assai triste, hanno invece una forte somiglianza con le immagini mostrate da Colin Powell all'ONU il 5 febbraio 2003, e come quelle non provano niente.
Quello stesso giorno, avvisammo il Presidente Bush che i nostri ex colleghi analisti erano «sempre più impensieriti dalla politicizzazione dell'intelligence» e gli spiegammo in modo inequivocabile che «la presentazione di Powell non giungeva neanche lontanamente» a giustificare una guerra. Esortammo Bush ad «allargare la discussione ...  ben oltre la cerchia di quei consiglieri chiaramente piegati alla causa di una guerra della quale non vediamo nessuna convincente ragione e di cui riteniamo che le conseguenze non volute saranno probabilmente catastrofiche».
Pensi a cos'è oggi l'Iraq. È peggio che in condizioni catastrofiche.
Per quanto il Presidente Vladimir Putin abbia mostrato sinora una considerevole capacità di ritegno in merito al conflitto in Ucraina, ci è doveroso ricordare che anche la Russia ha facoltà di esercitare azioni "shock and awe" ("colpisci e sgomenta", NdT).
A nostro parere, qualora ci fosse anche solo la più remota possibilità che una cosa di questo tipo alla fine accada all'Europa a causa dell'Ucraina, dei leader prudenti e sobri dovrebbero meditarvi molto attentamente.
Se le foto fornite dalla NATO e dagli USA rappresentano la miglior "prova" disponibile di un'invasione dalla Russia, aumentano i nostri sospetti sul fatto che sia in corso un grosso tentativo di puntellare prima del vertice NATO le argomentazioni volte a far approvare azioni che sicuramente la Russia considererà delle provocazioni.
Caveat emptor è una locuzione latina che di certo Lei ben conosce. Può bastare aggiungere che occorre essere molto cauti su quel che ci vorrebbero vendere Rasmussen, o anche il Segretario di Stato John Kerry.
Abbiamo fiducia sul fatto che i suoi consiglieri l'abbiano tenuta informata in merito alla crisi ucraina fin da quando è iniziata nel 2014, e su come la possibilità che l'Ucraina diventi un membro effettivo della NATO sia un anatema per il Cremlino.
Secondo un dispaccio del 1° febbraio 2008 (pubblicato da WikiLeaks) proveniente dall'Ambasciata USA a Mosca e diretto al Segretario di Stato Condoleezza Rice, l'ambasciatore USA William Burns fu chiamato dal Ministro degli Esteri Sergey Lavrov, il quale gli spiegò la forte opposizione della Russia all'entrata nella NATO dell'Ucraina.
Lavrov mise in guardia specificatamente rispetto alle «paure sul fatto che la materia avrebbe potenzialmente spaccato in due il paese, portando a delle violenze e possibilmente anche alla guerra civile, che avrebbe costretto la Russia a decidere se intervenire o no.»
Burns diede a questo dispaccio un titolo inconsueto: "NYET MEANS NYET: RUSSIA'S NATO ENLARGEMENT REDLINES" ("Niet significa niet: le linee rosse della Russia rispetto all'allargamento della NATO", NdT) e lo inviò a Washington con precedenza IMMEDIATA.
Due mesi dopo, nel loro vertice tenuto a Bucarest, i leader NATO emanarono una dichiarazione formale che prometteva che «la Georgia e l'Ucraina faranno parte della NATO»
Appena ieri, il Primo Ministro ucraino Arseny Yatsenyuk ha usato la sua pagina Facebook per affermare che, con l'approvazione del Parlamento da lui sollecitata, il sentiero verso la piena partecipazione quale membro della NATO è ora aperto. Yatsenyuk, ovviamente, era l'uomo prescelto da Washington affinché diventasse Primo Ministro dopo il colpo di stato a Kiev del 22 febbraio. «Yats is the guy!», aveva esclamato la vice Segretario di Stato Victoria Nuland poche settimane prima del colpo di stato, nella telefonata intercettata con l'ambasciatore USA in Ucraina Geoffrey Pyatt. Ricorderà che si tratta della stessa intercettazione in cui la Nuland disse «Fuck the EU» ("si fotta la UE!", NdT).


La tempistica dell' "Invasione" russa
La narrazione comunemente accettata che è stata promossa da Kiev appena poche settimane fa consisteva nell'idea che le forze ucraine avessero avuto la meglio sui federalisti anti-golpisti nel sud-est dell'Ucraina, in quella che si dipingeva comunemente come una operazione "di pulizia". Ma questa immagine dell'offensiva traeva origine quasi soltanto nelle fonti governative ufficiali di Kiev. C'erano pochissime descrizioni che riferissero le cose direttamente dal terreno di battaglia nel sud-est dell'Ucraina. Ce ne fu una, tuttavia, che citava il Presidente ucraino Petro Poroshenko, la quale sollevò dei dubbi sull'affidabilità del ritratto della situazione dipinto dal governo.
Secondo un comunicato dell'«ufficio stampa del Presidente dell'Ucraina» del 18 agosto, Poroshenko si appellava ad avviare un «raggruppamento delle unità militari ucraine impegnate nelle operazioni nell'est del paese ... oggi dobbiamo riorganizzare le forze che dovranno difendere il nostro territorio e le continue offensive dell'esercito», dichiarava Poroshenko, che aggiungeva: «abbiamo bisogno di considerare una nuova operazione militare alla luce delle nuove circostanze.»
Se le «nuove circostanze» avessero avuto il senso di un'avanzata trionfale delle forze ucraine, perché mai sarebbe stata necessario un "raggruppamento" per "riorganizzare" le forze? All'incirca in quei giorni, le fonti dai campi di battaglia cominciavano a riferire di una catena di attacchi ben riusciti da parte delle forze federaliste anti-golpiste ai danni delle forze governative. Secondo queste fonti, era l'esercito governativo che iniziava a subire pesanti perdite e a perdere terreno, per lo più a causa dell'inettitudine e della pochezza della sua leadership.
Dieci giorni dopo, quando venivano accerchiati e/o costretti alla ritirata, la scusa preconfezionata che tirarono fuori fu trovata nell'«invasione russa».
E questo coincide esattamente con il momento in cui quelle foto sfuocate sono state diffuse dalla NATO, mentre a giornalisti come Michael Gordon del New York Times è stata data briglia sciolta per strillare al mondo intero che "stanno arrivando i russi". (Michael Gordon era già stato uno dei più egregi propagandisti ad aver promosso la guerra all'Iraq).


Nessuna invasione, ma molti sostegni russi di altro tipo
I gruppi federalisti anti-golpisti nel sud-est dell'Ucraina godono di un notevole supporto da parte della popolazione locale, in parte anche a causa dei pesanti bombardamenti d'artiglieria [dell'esercito di Kiev] sui principali centri abitati.
Crediamo anche che un sostegno russo si sia riversato probabilmente attraverso il confine, e che comprenda, in modo significativo, un'eccellente azione d'intelligence sul capo di battaglia. Ma resta lontano dall'essere appurato, in questa fase, se questo sostegno russo comprenda anche carri armati e artiglieria: soprattutto perché i federalisti sono stati meglio condotti e sorprendentemente capaci di sbaragliare le forze governative.
Nel contempo abbiamo ben pochi dubbi che, se e quando i federalisti ne avessero necessità, i carri armati russi arriverebbero.
Questa è la precisa ragione del perché la situazione richieda uno sforzo in direzione di un cessate il fuoco, che - come Lei ben sa - Kiev ha fin qui rimandato.
Cosa c'è da fare a questo punto? A nostro parere, Poroshenko e Yatsenyuk hanno bisogno di sentirsi dire in tutta chiarezza che l'opzione di diventare membri della NATO non è fra le carte sul tavolo, e che la NATO non ha nessuna intenzione di intraprendere una guerra per procura contro la Russia, specialmente non a sostegno dell'Armata Brancaleone ucraina. La stessa cosa va detta anche agli altri membri della NATO.


Per il gruppo di coordinamento dei Veteran Intelligence Professionals for Sanity:
. William Binney, ex Direttore Tecnico, Analisi geopolitica e militare mondiale NSA; co-fondatore del SIGINT Automation Research Center (conged.)
. David MacMichael, National Intelligence Council (conged.)
. Ray McGovern, ex ufficiale d'intelligence della fanteria dell'esercito USA & analista CIA (conged.)
. Elizabeth Murray, ex Vice responsabile della National Intelligence per il medio oriente (conged.)
. Todd E. Pierce, Maggiore, giurista dell'esercito USA (conged.)
. Coleen Rowley, Division Counsel & Agente Speciale, FBI (conged.)
. Ann Wright, Col., Esercito USA (conged.); Ufficiale del Servizio Estero (dimesso).

Traduzione per Megachip a cura di Pino Cabras.


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