RE: [Disarmo] Kurdi, Kurdistan e IS - Retekurdistan



"Al comando dei turchi, i curdi parteciparono attivamente al massacro di migliaia di giovani armeni ."
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Date: Fri, 29 Aug 2014 21:43:23 +0200
From: glry at ngi.it
To: disarmo at peacelink.it
Subject: [Disarmo] Kurdi, Kurdistan e IS - Retekurdistan

 
Cento anni di resistenza curda e lo stato islamico

- Memed Aksoy * Da Retekurdistan

(Contropiano.org - 27.8.14)


Quasi 100 anni fa, il Kurdistan è stato trasformato in una colonia
internazionale dalle potenze coloniali dell'epoca,
Francia e Inghilterra. Fin dall'accordo Sykes-Picot (1916) e poi il
Trattato di Losanna (1923), che separava il popolo
curdo sotto il dominio di quattro stati (Turchia, Iran, Iraq, Siria), il
popolo kurdo è stato in guerra, in una forma o
nell'altra. In migliaia si sono ribellati, hanno resistito, sono stati
massacrati, impiccati, esiliati, assimilati e torturati. In
breve, ai curdi non è stata data la possibilità di autodeterminarsi e
non sono stati riconosciuti dal mondo come
società o nazione distinta. Ciò in cui essi, e gli stati che hanno
cercato di ridurli in schiavitù, sono stati catturati è la
"Trappola curda", istituita dai poteri dominanti del mondo. Non voglio
parlare di tutte le ribellioni curde o massacri
perché vi sfinirei. Di seguito verrà data un'idea della tragedia curda
dei tempi moderni: - In Turchia (Kurdistan
settentrionale) ci fu il massacro di Zilan (1921), il massacro di Sheikh
Said (1925), il genocidio di Dersim (1938), il
massacro di Maras (1978), e la ribellione del PKK (dal 1978) contro
questi eventi. In totale, questi massacri hanno
richiesto più di 300.000 vite. - In Iran (Kurdistan orientale), le
ribellioni di Simko (1918 e 1926), di Qazi Muhammad
e la breve durata della Repubblica curda di Mahabad (1946), e la rivolta
del KDP-I del 1979, si sono concluse con
la morte di almeno 50.000 persone e con lo sfollamento di massa. - In
Iraq (Kurdistan meridionale) ci fu la ribellione
di Barzani (1961-1970) e la rivolta del 1983 che si concluse con la
campagna genocida "Al Anfal" (1986-1989), che
costarono la vita a oltre 190.000 curdi. - In Siria (Kurdistan
occidentale), centinaia di migliaia di curdi non sono stati
riconosciuti dal governo come cittadini e, pertanto, non ebbero alcun
diritto dal 1962 in poi. Il "cordone arabo" del
1965 sfollò coercitivamente centinaia di migliaia di curdi e insediò
arabi nelle loro case, per "arabizzare" le terre
curde. Dal 2004 vi è stata un'escalation costante di massacri curdi, che
ha raggiunto l'apice con la guerra siriana e
continua oggi nel nord della Siria (Kurdistan occidentale) mentre i
curdi, ancora uccisi a centinaia, resistono contro
lo Stato islamico (IS).

Perché il Kurdistan è importante.

Ora i curdi affrontano un'altra alba, combattendo i
terroristi internazionali nella forma dello Stato Islamico (IS). Ma
perché il Kurdistan è così prezioso per le potenze
regionali e internazionali, e perché la terza guerra mondiale sta avendo
luogo sul suolo curdo? Petrolio, acqua, sali
minerali e importanza geostrategica sono tutti fattori rilevanti, ma in
modo più significativo il Kurdistan e la regione
circostante detengono gli indizi per le domande senza risposta sulla
nostra civiltà. E' dal Kurdistan, la Mezzaluna
Fertile e la Mesopotamia, che la maggior parte, se non tutte le
rivoluzioni sociali, si sono sparse per il resto del
mondo. Il primo problema sociale della disuguaglianza di genere e poi la
disuguaglianza di classe, sono pure sorti
qui. In realtà Kurdistan, con il suo patrimonio etnico, religioso,
ideologico, culturale e storico, è l'ingranaggio
centrale e quindi microcosmo di tutto il Medio Oriente. In breve, chi
controlla il Kurdistan controlla la regione.
Questo è il motivo per cui il Kurdistan non è mai stato lasciato al
dominio di una potenza e perché tutte le potenze
coinvolte hanno cercato di mantenere il controllo. Da qui il motivo per
cui la "trappola curda" è stata utilizzata da
potenze internazionali per più di cento anni, al fine di indebolire,
dividere e rendere dipendenti i curdi e i loro vicini.
Recente prova di questo è stata l'intervista di Barack Obama con il New
York Times; in poche parole, egli dice al
KRG e al governo iracheno: se non eseguirete le politiche degli Stati
Uniti, porteremo avanti solo azioni limitate
contro l'IS.
Il presidente degli Stati Uniti continua a dire che il KRG deve la sua
democrazia e la stabilità al sacrificio
fatto dai soldati americani. Il significato sottointeso è: i curdi ce lo
devono. Ciò che Obama omette è che i curdi del
Kurdistan meridionale (Nord Iraq) costituiscono solo il 20% circa dei
curdi e che i curdi che vivono sotto il dominio
della Turchia, Iran e Siria non hanno ricevuto alcun sostegno da parte
degli Stati Uniti, ma al contrario sono stati
colonizzati dagli stati da loro sostenuti e dalle potenze occidentali.
L'inserimento del PKK nell'elenco delle
organizzazioni terroristiche, da parte degli Stati Uniti e dell'Unione
europea, ne è un esempio tipico, e il completo
disinteresse verso la resistenza delle YPG contro l'IS e gli altri
elementi regressivi in Siria è un altro. E 'anche
ironico che queste sono le due forze che hanno combattuto contro l'IS
per aprire un corridoio sicuro per i rifugiati di
Sinjar, salvando ad oggi oltre 50.000 vite.

La resistenza curda contro l'IS.

L'IS è stato, senza dubbio, sostenuto
dagli Stati Uniti e dall'Unione Europea, quando faceva parte
dell'Esercito Siriano Libero, e si è formato nel vuoto
creato dall'intervento imperialista. Esso continua ad essere sostenuto
da Turchia, Arabia Saudita e Qatar, tutti
alleati occidentali. Ma questo non significa che l'IS non abbia la
propria agenda. Precedentemente noto come lo
Stato islamico dell'Iraq e della Siria, l'IS ha una storia di lotta di
almeno dieci anni, che inizia con l'invasione
americana dell'Iraq. Le sue radici ideologiche e politiche si trovano
nell'interpretazione salafita dell'Islam, che è
diventato sempre più politicizzato con la primavera araba, attirando
giovani sunniti alienati e insoddisfatti. Inoltre lo
Stato Islamico ha un desiderio genuino di diffondere l'Islam com'è stato
vissuto, secondo loro, al tempo del Profeta
Maometto. Evidentemente, la loro è una lettura del Corano e della Sunnah
letterale e distorta e non rappresenta la
maggioranza dei musulmani in tutto il mondo. Ma questo tradizionalismo
anacronistico è anche il motivo per cui
pochissime organizzazioni musulmane hanno preso una posizione aperta
contro l'IS e i loro massacri nella
regione, e per cui l'IS è stato in grado di strisciare fuori da sotto
l'ombra di Al Qaeda e Al-Nusra fino ad attirare alla
sua jihad migliaia di giovani uomini, e alcune donne, provenienti da
tutto il mondo. Per oltre due anni c'è stata una
resistenza silenziosa al saccheggio dello Stato Islamico nel Kurdistan
occidentale (Siria settentrionale), o come ai
curdi piace chiamarlo, Rojava.
Le Unità di Difesa del Popolo (YPG) sono state coinvolte in una
vittoriosa guerra di
guerriglia, prima contro il fronte Al-Nusra e poi, dopo la loro
separazione da questo gruppo, lo Stato Islamico. Le
YPG non sono formate solo da curdi e hanno unità composte da arabi,
turcomanni, armeni e assiri, in pratica
qualsiasi gruppo che vive nel Rojava. Il silenzio della comunità
internazionale su questa resistenza è
comprensibile, perché non rientra nella loro grandiosa narrazione del
Kurdistan e del Medio Oriente. In realtà c'è
una rivoluzione in corso in Rojava, dove sono stati dichiarati tre
cantoni autonomi, amministrati dalle assemblee dei
popoli, dove il comunitarismo è praticato ovunque possibile, dove la
rappresentanza femminile è del 60%, e dove
tutte le diverse etnie e fedi trovano rappresentanza in una società
democratica laica.
Il Partito dell'Unione
Democratica (PYD) è la forza trainante di questa rivoluzione, ma ci sono
anche altri partiti politici che partecipano
all'amministrazione. La visione ideologica e paradigmatica di questo
sistema, che la gente chiama "Autonomia
democratica", è stata formulata da Abdullah Ocalan, il leader curdo in
carcere dal 1999 in un'isola-prigione in
Turchia. Ocalan chiama questa visione "il paradigma democratico,
ecologico e dell'emancipazione di genere", e
sembra dare i suoi primi frutti in Rojava. E' questo sistema e la
società che sta creando, che rappresentano un
grande pericolo per lo status quo in Medio Oriente. I dittatori locali,
i regimi repressivi e i loro cospiratori
internazionali temono la democrazia radicale che si sta sviluppando in
Kurdistan e diffondendo in Medio Oriente.
Questa è la ragione per cui l'IS ha attaccato il Rojava senza mollare
per due anni ed è anche il motivo per cui è
sempre stato sconfitto. Il sistema nel Rojava ha unito le persone
indipendentemente dalle differenze e dato loro la
speranza di una nuova vita. L'incursione dell'IS in Iraq e l'assedio
comico di Mosul dove è stato rinvigorito con
nuove armi e tecnologia militare, era solo per preparare un nuovo
attacco nel Rojava al secondo anniversario della
rivoluzione del luglio 2014. Il suo attacco a Sinjar e nella regione
confinante il Rojava è stato anche per evitare che
la rivoluzione si diffondesse ad altre parti del Kurdistan. Tuttavia
l'IS sta perdendo la battaglia e i suoi attacchi
stanno solo rafforzando l'unità tra curdi. Il popolo curdo sta
cominciando a vedere chi è amico e chi no, dal
momento che il PKK, le YPG e alcune forze peshmerga si sono unite per
difendere la loro gente.

Ora, secondo i
report, il califfo dell'IS Abu Bakr al-Baghdadi ha chiesto un cessate il
fuoco con i curdi, dopo due settimane di
massacro nel Kurdistan meridionale. Che cosa lo ha indotto a farlo? E'
stato il clamore internazionale, il
bombardamento degli Stati Uniti o la nomina di un nuovo Primo Ministro
iracheno, che sta presumibilmente
riportando le tribù sunnite in carreggiata e fermando il loro sostegno
per l'IS? O il loro compito di ripulire l'area da
yazidi, cristiani, caldei, kakais e altri gruppi etnici e religiosi nel
Kurdistan meridionale, è stato portato a termine?
Anche se non nello stesso modo, la storia sembra ripetersi in queste
situazioni; il caos è stato creato, milioni sono
stati massacrati e sfollati, le mappe sono ridisegnate secondo il
capitale finanziario e, infine, un gruppo selezionato
consolida il proprio potere e guadagno. L'unica speranza che la storia
non si ripeta giace nel sistema del Rojava e
nel rifiuto della mentalità dello stato-nazione, dei dogmi religiosi e
del patriarcato.

La politica della carota e del bastone.

Una delle questioni su cui spesso ci si interroga è: i curdi vogliono un
intervento militare da parte delle
potenze occidentali? La risposta è un sonoro 'No'. Perché una ragione di
questa disastrosa situazione è l'intervento
militare da parte delle potenze occidentali in Iraq e Siria e negli
altri paesi della regione. Tuttavia possiamo vedere
che è stata avviata una campagna attiva, volta a far sembrare che i
curdi vogliano che Regno Unito e Stati Uniti
inviino truppe in Kurdistan. Non è questo il caso. Ciò che questi poteri
possono fare è utilizzare i loro rapporti
diplomatici per fermare il sostegno all'IS. Impedire ai militanti IS di
attraversare il confine Turchia-Siria, agli jihadisti
internazionali di recarsi nella regione e colpire la loro economia,
contribuirebbe a indebolirli. Inoltre, gli Stati Uniti e
l'UE devono immediatamente togliere il PKK dalla lista delle
organizzazioni terroristiche e impegnarsi con tutte le
parti curde a risolvere la questione del Kurdistan e il caos in Medio
Oriente in modo giusto e democratico. Tuttavia,
se le potenze internazionali pensano di poter ricolonizzare il
Kurdistan, fornendo sostegno e poi chiedendo fedeltà
o obbedienza, avranno penosamente sbagliato.
I curdi non devono niente a nessuno e l'insistenza sul
mantenimento della "trappola curda" non è un'opzione. Se i partiti curdi
riescono a unirsi, sviluppare una cultura
democratica dall'interno e rimanere fedeli al ricco patrimonio del
Kurdistan con tutte le sue diverse etnie, religioni e
culture, allora i curdi e il Kurdistan possono essere un faro di
speranza per lo sviluppo di una modernità
democratica nel cuore del Medio Oriente. Altrimenti, gli imperialisti
internazionali e i loro alleati regionali
continueranno ad attuare la politica del bastone e della carota sui
popoli del Medio Oriente, dividendo, indebolendo
e sfruttando ulteriormente loro e le ricchezze in cui vivono per almeno
i prossimi 100 anni.


*Da Retekurdistan (traduzione di Marta Saba)


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J.Ellero



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