[Disarmo] R: Se la Turchia è una potenza con l’immunità



Non sono così sicuro della tesii di Hersh che gli USA si fermarono all'ultimo 
momento perchè scoprirono la provocazione ordita dalla Turchia con le 
petromonarchie Saudute;con la dovuta gratitudine a Hersh quello di salvare la 
faccia di Obama come vittima della montatura nel paese che esporta la 
democrazia è il minimo per salvarsi da condanne di tradimento:andrebbe almeno 
indagato quell'episodio dei due missili finiti in mare davanti alla Sria 
lanciati da una nave di Istraele(dichiarato come un errore);e così inverosimile 
che si saggiò le capacità di difesa elettronica che la Russia aveva installato 
in previsione dell'attacco missilistico?;e che fu proprio quella prova a 
consigliare la rinuncia.
SALUTI ANTIIMPERIALISTI:luigi

>----Messaggio originale----
>Da: rossana123 at libero.it
>Data: 11/04/2014 22.12
>A: <disarmo at peacelink.it>
>Ogg: [Disarmo] Se la Turchia è una potenza con l’immunità
>
>di Barbara Spinelli, da Repubblica, 10 aprile 2014
>
>Istituita nel 1949 per unire Europa e America nella guerra fredda, la Nato 
sta 
>diventando uno strumento spesso pernicioso, che sopravvive nel 
disorientamento, 
>implicato in conflitti armati fallimentari. Alla sua guida una potenza Usa 
poco 
>disposta a immettersi in un mondo multipolare, impelagata costantemente in 
>manovre torbide, abituata a suscitare spettri che poi non controlla.
>
>Alcuni Stati membri - Turchia in testa - usano la Nato per dilatare 
>nazionalismi e squilibri regionali senza mai doverne rispondere. Non 
incarnando 
>più una linea chiara, l’Alleanza andrebbe sciolta e l’idea d’occidente 
>ridiscussa sul serio: nessuno lo fa. È quanto si evince dall’inchiesta, 
>pubblicata ieri nel nostro giornale e come sempre accuratissima, condotta 
da 
>Seymour Hersh sulla recente crisi siriana. Al centro dell’indagine: la 
guerra 
>sventata per un pelo contro Damasco, nell’autunno scorso, e la maniera in cui 
l’
>amministrazione Usa ha rischiato di cadere in una trappola che si era 
>confezionata con le proprie mani. Una trappola congegnata dal governo 
Erdogan, 
>in congiunzione con regimi che l’occidente s’ostina a ritenere amici 
(Arabia 
>Saudita, Qatar) e assecondata agli esordi dallo stesso Obama.
>
>Tutti ricordiamo l’incidente che quasi trascinò America e Europa in un’
>ennesima guerra, nel 2013. All’origine, un micidiale attacco con armi 
chimiche 
>(il sarin), il 21 agosto nelle periferie di Damasco, che fece centinaia di 
>morti. Fu subito accusato il governo siriano, e Obama dichiarò che la Linea 
>Rossa, da lui fissata il 20 agosto 2012, era stata sorpassata. L’intervento 
>militare fu presentato come ineludibile, e il governo inglese e quello 
francese 
>assentirono (il ministro Bonino annunciò che l’Italia non avrebbe 
partecipato, 
>senza un mandato del Consiglio di sicurezza dell’Onu).
>
>Come in Iraq, mancavano tuttavia prove evidenti delle colpe di Assad. L’
>occidente e la Nato sono rapidi a parlare; lenti a comprendere gli intrichi 
>regionali, oltre che a imparare da sbagli passati. Ubriacati dalle 
rivoluzioni 
>arabe, non avevano calcolato le loro degenerazioni islamiche, bellicose. 
>Avevano spento Gheddafi creando caos, e il disastro minacciava di 
ripetersi, 
>amplificato, a Damasco. Inutilmente lo spionaggio americano aveva fornito 
le 
>prove, sin dalla primavera del 2013, che l’esercito siriano non era l’unico 
a 
>possedere il gas nervino. La Casa Bianca prima ignorò l’avvertimento, poi 
fu 
>presa dai dubbi, poi cambiò di nuovo idea e presentò l’ipotesi dell’attacco 
>siriano come un fatto incontrovertibile che giustificava la rappresaglia. 
>Proprio come era avvenuto in Iraq, ai tempi di Bush jr. O in occasione dell’
>incidente del Golfo del Tonchino nel ‘64, quando Johnson s’inventò un’
offensiva 
>viet-cong per scatenare bombardamenti del Vietnam del Nord.
>
>Hersch constata il barcollare nefasto dell’amministrazione Usa, in Siria. 
>Ingenti quantitativi di gas nervino sono finiti nelle mani del Fronte Al-
Nusra, 
>la fazione jihadista presente nel movimento anti-Assad. Tra i principali 
>fornitori c’era Erdogan (tramite l’azienda turca Zirve Export), e le 
consegne 
>vennero organizzate all’inizio del 2012 in accordo con Arabia Saudita e 
Qatar, 
>con l’assidua assistenza americana e dei servizi britannici. Si trattava di 
>piegare l’Iran, alleato chiave di Damasco, e a questo scopo Washington 
consentì 
>a incanalare armi chimiche in provenienza dagli arsenali di Gheddafi in 
Libia. 
>Quando Washington cominciò a tergiversare, nel 2013, l’asse turco-saudita 
si 
>diede un obiettivo preciso: «fabbricare» un attacco chimico di vaste 
>proporzioni, attribuirlo a Assad, e mettere nell’angolo Obama stringendolo 
>nella morsa della Linea Rossa.
>
>Nell’ultima fase dell’operazione Obama tentò una marcia indietro, cercando 
di 
>divincolarsi dall’accordo segretamente concluso con i tre «amici» dell’
>occidente: con la Turchia membro della Nato, e con Arabia Saudita e Qatar. Fu 
a 
>quel punto che Erdogan, sentendosi abbandonato, ordì l’eccidio del 21 agosto. 
L’
>orrore causato dall’uso del sarin nei sobborghi di Damasco avrebbe indotto 
la 
>Casa Bianca a rientrare nei ranghi e a proclamare infranta la Linea Rossa. 
Cosa 
>che Obama fece, anche se ancora una volta, alla fine, tornò sui suoi passi: 
>accolse la promessa siriana di smantellare le armi chimiche, accettò la 
>mediazione di Putin, e fermò l’offensiva contro Damasco.
>
>C’è qualcosa di marcio in occidente e nella Nato, se un paese membro può 
>impunemente, addirittura tramite carneficine, portare l’Alleanza sul bordo 
>della guerra. Se l’impunità impedisce che la verità venga alla luce: la 
verità 
>di un’America incapace di imbrigliare le deviazioni violente di propri 
alleati, 
>e l’uso che vien fatto della Nato come scudo, e come scusa. E c’è del 
marcio 
>nell’Unione europea, che da anni tratta con Ankara senza mai indagare sulle 
sue 
>condotte di potenza regionale irresponsabile. Erdogan ha vinto di nuovo le 
>elezioni, il 30 marzo, e subito ha minacciato gli oppositori interni ed 
esterni 
>senza tema d’esser redarguito: «Chi ha attaccato la Turchia è rimasto deluso, 
e 
>da domani può essere che qualcuno scapperà. Noi però entreremo nei loro covi, 
e 
>loro pagheranno il prezzo». Questo significa che nessuna istituzione 
>occidentale - Nato o Unione europea - è in grado di garantire un ordine nel 
>mondo, come pretende. È vero piuttosto il contrario: ambedue stanno 
divenendo 
>garanti del caos, e di manovre che mal-governano e neppure capiscono. 
>Continuano a considerare Siria e Iran grandi nemici, e non si rendono conto 
che 
>stanno invischiandosi in un Grande Gioco a fianco di alleati inaffidabili 
>(Turchia, Arabia Saudita, Qatar), il cui primo interesse strategico è 
regolare 
>i conti con l’Islam sciita.
>
>La cosa più inquietante è la volubile incompetenza degli Stati Uniti, nel 
>Grande Gioco. Solo in parte dominano la storia che fanno, divisi tra 
>establishment militare, servizi, ideologi politici. Washington precipita 
spesso 
>in imboscate di cui si libera a stento (quando si libera, ricade nel 
vecchio 
>bipolarismo russo-americano). Lo si è visto in Iraq, Afghanistan, Libia. 
Appena 
>due giorni prima dell’attacco che aveva programmato in Siria Obama chiese l’
>approvazione del Congresso, e fu il primo segno di un ritiro volontario 
dall’
>operazione turco-saudita, opportuno ma umiliante. Lo stesso era successo 
nell’
>ormai irrilevante Inghilterra: Cameron s’era già armato di tutto punto, e il 
30 
>agosto 2013 il Parlamento votò contro e lo svestì.
>
>L’accumularsi di simili incidenti dovrebbe spingere l’Europa a dotarsi di 
una 
>comune politica estera e di difesa, che non sia al traino della sempre più 
>fiacca, ingabbiata potenza Usa. Dal 2005 Bruxelles negozia con Ankara, 
>rinviando continuamente l’ingesso nell’Unione, ma la questione decisiva non 
l’
>affronta: in Europa non si entra con un’intatta sovranità assoluta, e 
questo 
>nessuno s’azzarda a dirlo a chi si candida all’adesione (analogo errore fu 
>commesso nell’allargamento a Est). Non si entra neppure senza la memoria 
dei 
>propri misfatti: nel caso turco, il genocidio degli armeni nel 1915-16. Non 
è 
>una questione minore, visto che Erdogan non esita a produrre e distribuire 
nel 
>mondo il gas nervino, e a provocare massacri pur di raggiungere - sotto l’
>ombrello della Nato - le proprie mire nazionaliste.
>
>Il caso siriano e la trappola turco-saudita (originariamente turco-saudita-
>americana) confermano che l’ordine mondiale non può più essere affidato 
alla 
>sola e imprevedibile leadership Usa. Il nuovo ordine ha da essere 
multipolare, 
>e l’Europa dovrà, in esso, conquistarsi un suo spazio. L’attacco 
occidentale 
>contro la Siria è stato cancellato all’ultimo minuto, ma casi simili 
possono 
>riprodursi, e che le cose erano marce lo si saprà sempre troppo tardi. 
Troppo 
>tardi si apprenderà che Occidente è parola piena di strepito, buoni 
propositi, 
>vista corta, e anche inciviltà.
>
>(10 aprile 2014)
>
>
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