[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
[Disarmo] R: Se la Turchia è una potenza con l’immunità
- Subject: [Disarmo] R: Se la Turchia è una potenza con l’immunità
- From: "luigiguasco at libero.it" <luigiguasco at libero.it>
- Date: Sat, 12 Apr 2014 10:49:40 +0200 (CEST)
- Reply-to: "luigiguasco at libero.it" <luigiguasco at libero.it>
Non sono così sicuro della tesii di Hersh che gli USA si fermarono all'ultimo momento perchè scoprirono la provocazione ordita dalla Turchia con le petromonarchie Saudute;con la dovuta gratitudine a Hersh quello di salvare la faccia di Obama come vittima della montatura nel paese che esporta la democrazia è il minimo per salvarsi da condanne di tradimento:andrebbe almeno indagato quell'episodio dei due missili finiti in mare davanti alla Sria lanciati da una nave di Istraele(dichiarato come un errore);e così inverosimile che si saggiò le capacità di difesa elettronica che la Russia aveva installato in previsione dell'attacco missilistico?;e che fu proprio quella prova a consigliare la rinuncia. SALUTI ANTIIMPERIALISTI:luigi >----Messaggio originale---- >Da: rossana123 at libero.it >Data: 11/04/2014 22.12 >A: <disarmo at peacelink.it> >Ogg: [Disarmo] Se la Turchia è una potenza con l’immunità > >di Barbara Spinelli, da Repubblica, 10 aprile 2014 > >Istituita nel 1949 per unire Europa e America nella guerra fredda, la Nato sta >diventando uno strumento spesso pernicioso, che sopravvive nel disorientamento, >implicato in conflitti armati fallimentari. Alla sua guida una potenza Usa poco >disposta a immettersi in un mondo multipolare, impelagata costantemente in >manovre torbide, abituata a suscitare spettri che poi non controlla. > >Alcuni Stati membri - Turchia in testa - usano la Nato per dilatare >nazionalismi e squilibri regionali senza mai doverne rispondere. Non incarnando >più una linea chiara, l’Alleanza andrebbe sciolta e l’idea d’occidente >ridiscussa sul serio: nessuno lo fa. È quanto si evince dall’inchiesta, >pubblicata ieri nel nostro giornale e come sempre accuratissima, condotta da >Seymour Hersh sulla recente crisi siriana. Al centro dell’indagine: la guerra >sventata per un pelo contro Damasco, nell’autunno scorso, e la maniera in cui l’ >amministrazione Usa ha rischiato di cadere in una trappola che si era >confezionata con le proprie mani. Una trappola congegnata dal governo Erdogan, >in congiunzione con regimi che l’occidente s’ostina a ritenere amici (Arabia >Saudita, Qatar) e assecondata agli esordi dallo stesso Obama. > >Tutti ricordiamo l’incidente che quasi trascinò America e Europa in un’ >ennesima guerra, nel 2013. All’origine, un micidiale attacco con armi chimiche >(il sarin), il 21 agosto nelle periferie di Damasco, che fece centinaia di >morti. Fu subito accusato il governo siriano, e Obama dichiarò che la Linea >Rossa, da lui fissata il 20 agosto 2012, era stata sorpassata. L’intervento >militare fu presentato come ineludibile, e il governo inglese e quello francese >assentirono (il ministro Bonino annunciò che l’Italia non avrebbe partecipato, >senza un mandato del Consiglio di sicurezza dell’Onu). > >Come in Iraq, mancavano tuttavia prove evidenti delle colpe di Assad. L’ >occidente e la Nato sono rapidi a parlare; lenti a comprendere gli intrichi >regionali, oltre che a imparare da sbagli passati. Ubriacati dalle rivoluzioni >arabe, non avevano calcolato le loro degenerazioni islamiche, bellicose. >Avevano spento Gheddafi creando caos, e il disastro minacciava di ripetersi, >amplificato, a Damasco. Inutilmente lo spionaggio americano aveva fornito le >prove, sin dalla primavera del 2013, che l’esercito siriano non era l’unico a >possedere il gas nervino. La Casa Bianca prima ignorò l’avvertimento, poi fu >presa dai dubbi, poi cambiò di nuovo idea e presentò l’ipotesi dell’attacco >siriano come un fatto incontrovertibile che giustificava la rappresaglia. >Proprio come era avvenuto in Iraq, ai tempi di Bush jr. O in occasione dell’ >incidente del Golfo del Tonchino nel ‘64, quando Johnson s’inventò un’ offensiva >viet-cong per scatenare bombardamenti del Vietnam del Nord. > >Hersch constata il barcollare nefasto dell’amministrazione Usa, in Siria. >Ingenti quantitativi di gas nervino sono finiti nelle mani del Fronte Al- Nusra, >la fazione jihadista presente nel movimento anti-Assad. Tra i principali >fornitori c’era Erdogan (tramite l’azienda turca Zirve Export), e le consegne >vennero organizzate all’inizio del 2012 in accordo con Arabia Saudita e Qatar, >con l’assidua assistenza americana e dei servizi britannici. Si trattava di >piegare l’Iran, alleato chiave di Damasco, e a questo scopo Washington consentì >a incanalare armi chimiche in provenienza dagli arsenali di Gheddafi in Libia. >Quando Washington cominciò a tergiversare, nel 2013, l’asse turco-saudita si >diede un obiettivo preciso: «fabbricare» un attacco chimico di vaste >proporzioni, attribuirlo a Assad, e mettere nell’angolo Obama stringendolo >nella morsa della Linea Rossa. > >Nell’ultima fase dell’operazione Obama tentò una marcia indietro, cercando di >divincolarsi dall’accordo segretamente concluso con i tre «amici» dell’ >occidente: con la Turchia membro della Nato, e con Arabia Saudita e Qatar. Fu a >quel punto che Erdogan, sentendosi abbandonato, ordì l’eccidio del 21 agosto. L’ >orrore causato dall’uso del sarin nei sobborghi di Damasco avrebbe indotto la >Casa Bianca a rientrare nei ranghi e a proclamare infranta la Linea Rossa. Cosa >che Obama fece, anche se ancora una volta, alla fine, tornò sui suoi passi: >accolse la promessa siriana di smantellare le armi chimiche, accettò la >mediazione di Putin, e fermò l’offensiva contro Damasco. > >C’è qualcosa di marcio in occidente e nella Nato, se un paese membro può >impunemente, addirittura tramite carneficine, portare l’Alleanza sul bordo >della guerra. Se l’impunità impedisce che la verità venga alla luce: la verità >di un’America incapace di imbrigliare le deviazioni violente di propri alleati, >e l’uso che vien fatto della Nato come scudo, e come scusa. E c’è del marcio >nell’Unione europea, che da anni tratta con Ankara senza mai indagare sulle sue >condotte di potenza regionale irresponsabile. Erdogan ha vinto di nuovo le >elezioni, il 30 marzo, e subito ha minacciato gli oppositori interni ed esterni >senza tema d’esser redarguito: «Chi ha attaccato la Turchia è rimasto deluso, e >da domani può essere che qualcuno scapperà. Noi però entreremo nei loro covi, e >loro pagheranno il prezzo». Questo significa che nessuna istituzione >occidentale - Nato o Unione europea - è in grado di garantire un ordine nel >mondo, come pretende. È vero piuttosto il contrario: ambedue stanno divenendo >garanti del caos, e di manovre che mal-governano e neppure capiscono. >Continuano a considerare Siria e Iran grandi nemici, e non si rendono conto che >stanno invischiandosi in un Grande Gioco a fianco di alleati inaffidabili >(Turchia, Arabia Saudita, Qatar), il cui primo interesse strategico è regolare >i conti con l’Islam sciita. > >La cosa più inquietante è la volubile incompetenza degli Stati Uniti, nel >Grande Gioco. Solo in parte dominano la storia che fanno, divisi tra >establishment militare, servizi, ideologi politici. Washington precipita spesso >in imboscate di cui si libera a stento (quando si libera, ricade nel vecchio >bipolarismo russo-americano). Lo si è visto in Iraq, Afghanistan, Libia. Appena >due giorni prima dell’attacco che aveva programmato in Siria Obama chiese l’ >approvazione del Congresso, e fu il primo segno di un ritiro volontario dall’ >operazione turco-saudita, opportuno ma umiliante. Lo stesso era successo nell’ >ormai irrilevante Inghilterra: Cameron s’era già armato di tutto punto, e il 30 >agosto 2013 il Parlamento votò contro e lo svestì. > >L’accumularsi di simili incidenti dovrebbe spingere l’Europa a dotarsi di una >comune politica estera e di difesa, che non sia al traino della sempre più >fiacca, ingabbiata potenza Usa. Dal 2005 Bruxelles negozia con Ankara, >rinviando continuamente l’ingesso nell’Unione, ma la questione decisiva non l’ >affronta: in Europa non si entra con un’intatta sovranità assoluta, e questo >nessuno s’azzarda a dirlo a chi si candida all’adesione (analogo errore fu >commesso nell’allargamento a Est). Non si entra neppure senza la memoria dei >propri misfatti: nel caso turco, il genocidio degli armeni nel 1915-16. Non è >una questione minore, visto che Erdogan non esita a produrre e distribuire nel >mondo il gas nervino, e a provocare massacri pur di raggiungere - sotto l’ >ombrello della Nato - le proprie mire nazionaliste. > >Il caso siriano e la trappola turco-saudita (originariamente turco-saudita- >americana) confermano che l’ordine mondiale non può più essere affidato alla >sola e imprevedibile leadership Usa. Il nuovo ordine ha da essere multipolare, >e l’Europa dovrà, in esso, conquistarsi un suo spazio. L’attacco occidentale >contro la Siria è stato cancellato all’ultimo minuto, ma casi simili possono >riprodursi, e che le cose erano marce lo si saprà sempre troppo tardi. Troppo >tardi si apprenderà che Occidente è parola piena di strepito, buoni propositi, >vista corta, e anche inciviltà. > >(10 aprile 2014) > > >Lista Disarmo >Per iscriversi o cancellarsi dalla lista: >http://www.peacelink.it/mailing_admin.html
- Prev by Date: [Disarmo] Se la Turchia è una potenza con l’immunità
- Next by Date: [Disarmo] R: R: Se la Turchia è una potenza con l’immunità
- Previous by thread: [Disarmo] Se la Turchia è una potenza con l’immunità
- Next by thread: [Disarmo] R: R: Se la Turchia è una potenza con l’immunità
- Indice: