Comitato sardo Gettiamo le Basi
Processo Quirra. Il gup Nicola Clivio riesce a
schivare la patata bollente
Il giudice Clivio nell’udienza 11/03/
2013 è riuscito a scansare la patata bollente e a rimandare la
scomoda decisione del rinvio a giudizio degli imputati
eccellenti. Lo stratagemma è il solito: l’ennesima puntata
della telenovela “Ricerca scientifica infinita” in auge dal
lontano 2001. Ha scelto come protagonista Mario Mariani,
docente del Politecnico di Milano, gli ha dato l’incarico di
svolgere la solita indagine geochimica al
solito “ scopo di verificare se l’area del poligono sia o
sia stata contaminata dalle sostanze chimiche tossiche e
dalle sostanze radioattive (..) e se
eventuali valori superiori alla norma potevano essere
conseguenza dello svolgimento delle attività militari”.
Gli avvocati degli accusati esultano e inneggiano alla
“significativa vittoria”. Rimarcano che “il gup ha
evidentemente ritenuto di non condividere le conclusioni del
pm Fiordalisi e dei suoi consulenti”, “ha ritenuto le carte
dell’accusa insufficienti per i rinvii a giudizio”
La decisione del giudice Clivio comporta:
1 Il
non accoglimento, non solo delle “perizie di parte” della
Procura, ma anche dell’indagine super partes dell’Arpas
che la contaminazione l’ha rilevata e misurata.
2 Dilazione all’infinito dei tempi.
Il gup ha concesso al perito sei mesi e il perito, a ragione,
ha già ventilato la proroga, infatti, deve rifare le
indagini svolte dall’Università di Siena e dalla SGS (messe
sotto accusa) e l’indagine dell’Arpas. Ciascuna delle tre ha
richiesto un tempo tecnico di oltre due anni.
Se il perito individuerà la contaminazione la telenovela avrà
un’ulteriore puntata centrata sull’aspetto sanitario. Il
giudice nominerà un altro perito per accertare il nesso tra
sostanze rintracciate - patologie - decessi ….e cosi via
scientificamente indagando fino al secolo venturo.
3 Prescrizione
più che probabile di vari reati e conseguente
proscioglimento o alleggerimento dei capi d’accusa. Fin da
ora, Codice alla mano, si possono fare sicuri pronostici su
generali e imputati eccellenti che la faranno franca.
4 Riproposizione di una metodologia
di ricerca che si è rivelata da tempo poco adeguata,
la stessa usata nel 2001 dall’UNEP (United Nations Environment
Program) in Kosovo dove sono state sparate dieci tonnellate di
uranio impoverito, stando alle documentazioni Nato corredate
dalle mappe dei punti d’impatto. La “classica” analisi
geochimica delle matrici ambientali (suolo, acqua, aria ecc. )
ha rilevato: “Non esiste alcuna contaminazione diffusa e
misurabile”. L’UNEP, però, ha concluso con l’ ammissione di
avere usato una metodologia non idonea e ha indicato
metodologie più consone.
Le valutazioni che hanno portato Gettiamo le Basi a rigettare
formalmente, come componente del Comitato Territoriale
d’Indirizzo Politico istituito dal ministro della Difesa, sia
il Capitolato Tecnico del Piano di Monitoraggio (marzo 2008),
sia i risultati presentati a febbraio e luglio 2011, includono
la valutazione di inadeguatezza, fondata anche sulle
argomentazioni dell’UNEP, del lotto più nevralgico affidato
dalla Nato alla SGS. A riprova: il consulente tecnico della
Procura, prof. Lodi Rizzini, ha cercato le sostanze
radioattive dove e come andavano cercate, nelle ossa degli
uccisi ha trovato le “introvabili” sostanze radioattive, il
torio, molto più pericoloso del più chiacchierato uranio.
Scienza a parte, basta un briciolo di buon senso per
capire che le sostanze radioattive e tossiche, se sparate o
fatte brillare, si frantumano in un aerosol di polveri sottili
e sottilissime, si disperdono a grandi distanze, non restano
appollaiate insieme su un albero o una roccia nel punto
d’impatto, non resistono immobili per anni e anni alla
forza dei venti, al dilavamento delle piogge, alla voracità di
capre, api e pesci, in gran parte sono trasferite nel corpo di
chi l’aerosol respirò, quel formaggio, quel miele, quel
pesciolino mangiò e si ammalò.
5 Disattenzione al nesso tra i sistemi d’arma usati
nel Pisq e i contaminanti (certificati!) che rilasciano
nell’ambiente (esempio: missile
Tow-amianto; propellenti aerospaziali-coktail di veleni dai
nomi seducenti o impronunciabili). Le ditte
produttrici di ordigni bellici, per obbligo di legge,
informano la cittadinanza che vive nei pressi dello
stabilimento dei contaminanti utilizzati e della classe di
rischio. Paradossalmente nessuna informazione è dovuta alla
popolazione che vive dove le sostanze tossiche e/o nocive sono
sparate nell’ambiente e si degradano in altre più
pericolose. Il rischio è ben più alto di quello legato alla
manipolazione controllata dei singoli componenti e reattivi.
Se non si acquisisce l’informazione, pubblica e facilmente
accessibile, sulle sostanze tossiche e/o nocive contenute nei
vari ordigni la “presunta” contaminazione del Pisq è desinata
a restare nel regno del mistero.
L’indagine epidemiologica.
La Magistratura e il perito nominato dal tribunale terranno
conto dello studio epidemiologico promosso da Regione e
Commissione del Senato. I risultati sono previsti per il
prossimo giugno. L’attesa però è superflua, anche in questo
caso è sufficiente esaminare la metodologia di ricerca
adottata per conoscere fin da ora le
conclusioni: “Non si riscontrano eccedenze significative di
patologie tumorali”. La strage, “l’epidemia” di tumori,
leucemie, linfomi, alterazioni genetiche sarà
“scientificamente” normalizzata e cancellata.
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