[Disarmo] Tra «uno stato» o «due stati» alla fine vince «nessuno stato»



Zvi Schuldiner

ISRAELE/PALESTINA
La vittoriosa formula "due stati" Il principale argomento contro chi sostiene 
la formula dello stato unico è che se non si può arrivare alla formula dei due 
stati a causa degli ostacoli frapposti dal governo israeliano, sarà a maggior 
ragione impossibile

Proprio nei giorni in cui emerge quanto sia verosimile l'ipotesi che Arafat 
sia stato assassinato - argomento che merita un articolo a parte - il 
segretario di stato americano Kerry gira di nuovo il Medio oriente per 
diffondere i dogmi americani di pace, democrazia e progresso. Compito 
difficile, obbligo di virtuosismi da equilibrista.
Kerry arriva in Egitto per verificare se si tratta di golpe militare o di 
rivolta popolare. Dopo essersi allegramente sbarazzati dell'alleato Mubarak gli 
americani avevano festeggiato il ritorno alla democrazia con l'elezione del 
presidente Morsi. Ma cosa significava il comportamento dell'esercito, comandato 
dal generale Sisi? Se non si trattava di un atto democratico, gli Usa avrebbero 
dovuto congelare l'appoggio economico all'Egitto. Ma felicemente Kerry conclude 
che si è trattato di una rivolta popolare: niente colpo di stato, le buone 
relazioni con l'Egitto possono continuare... e subito dagli egiziani arrivano 
consigli per la situazione in Siria, dove gli americani avevano sfiorato la 
catastrofe, grazie alla formula di Putin che aveva impedito un attacco 
militare.
Gli Usa ormai non hanno più idea di chi stanno appoggiando: alcuni degli 
elementi armati dalla democrazia americana ricordano le peggiori fasi 
dell'appoggio ai fondamentalismi islamici per buttar fuori i sovietici 
dall'Afghanistan.
Abu Mazen riceve 26 prigionieri liberati ("assassini con sangue sulle mani")? 
Netanyahu si "vede obbligato" ad annunciare la costruzione di alcune migliaia 
di nuove unità abitative nei Territori. E mentre monta l'ira, la sorte spedisce 
Kerry a far proseguire i "negoziati di pace"! Europei e americani sanno che 
questi negoziati non portano a nulla, ma continuano nella farsa per preservare 
interessi interni e non danneggiare le problematiche alleanze tra Vecchio e 
Nuovo continente.
La vittoriosa formula "due stati"
Il principale argomento contro chi sostiene la formula dello stato unico è che 
se non si può arrivare alla formula dei due stati a causa degli ostacoli 
frapposti dal governo israeliano, sarà a maggior ragione impossibile giungere a 
uno stato binazionale: i problemi creati da questa soluzione sembrerebbero 
insolubili.
Se anche questo fosse certo - e da oltre quarant'anni favorisco i "due stati" 
- diventa ogni giorno più chiaro che questa formula non fa che coprire la 
politica negazionista di Israele. Non si tratta solo delle colonie - tutte 
illegali - ma del fatto che la somma delle posizioni di base del governo 
israeliano rende impossibile qualsiasi autentico accordo di pace. Persino se 
l'attuale leadership palestinese accettasse le condizioni di Israele al fine di 
mantenere i propri privilegi, ciò non significherebbe vera pace e non 
riuscirebbe a nascondere il problematico progetto israeliano, e presto o tardi 
arriverebbe una nuova esplosione.
Le condizioni di base per uno stato palestinese sono negate da un governo che 
non solo disconosce la presenza palestinese a Gerusalemme ma propone in realtà 
uno "stato" a sovranità limitata, smilitarizzato, senza vere frontiere e del 
tutto controllato da Israele.
Con il consapevole pretesto della "sicurezza" il governo israeliano prosegue 
una politica colonialista che comporta l'estensione della presenza dei coloni 
israeliani nei Territori ed esige l'annessione di vaste frange di territorio 
che trasformano lo "stato" palestinese in uno scherzo di cattivo gusto, una 
patetica unione di bantustan controllati da Israele.
La realtà sul terreno sta travolgendo le formule due stati-uno stato: con 
l'appoggio dei centri di potere dell'ultradestra e dei fondamentalismi 
religiosi di taglio nazionalista, con il crescente e preoccupante razzismo di 
caratteristiche neofascista, si stanno creando condizioni che implicherebbe la 
necessità di un sistema di apartheid per consolidare la formula dello "stato 
unico" sotto governo puramente israeliano.
Le discussioni sulle diverse alternative mancano di senso. Il governo 
israeliano continuerà con le trattative non per una vera pace ma per evitare la 
pressione internazionale. Pressione oggi trascurabile, ma l'Europa comincia - 
finalmente! - a frapporre qualche ostacolo ai prodotti delle colone, e aumenta 
i segnali di stanchezza e impazienza di fronte alla politica aggressiva e 
negazionista del governo israeliano.
Obama, gli americani
Considerato tutto ciò, si è già abbastanza chiarito il triste ruolo di quella 
grande promessa che sembrò essere per un momento il premio Nobel per la pace 
Obama. Mentre la crisi del neoliberalismo e i risultati della politica 
criminale di Bush si fanno sentire in tutta la regione, Obama continua con una 
linea che rafforza le formazioni fondamentaliste, mantiene alleanze spurie, 
appoggia la politica espansionista di Israele e i nuclei fondamentalisti anti-
Assad (si sono già dimenticati del loro appoggio a Bin Laden?)
La crisi del neoliberalismo, forze del capitalismo, minaccia di far saltare 
tutte le alleanze conosciute e di risolvere l'attuale situazione con altre 
tragiche esplosioni. La politica americana, l'appoggio a un governo israeliano 
di taglio sempre più annessionista, nazionalista e fondamentalista, un'Europa 
che insiste con le ricette del passato per superare la crisi economica, tutto 
ciò sottolinea sempre più chiaramente che gli attuali negoziati sono poco più 
di un atto di masturbazione pubblica che nasconde la sofferenza di un popolo 
occupato.
Così il dibattito "uno stato-due stati" diviene irreale, non rilevante, una 
farsa che conduce entrambi i popoli su un sentiero oscuro. Mentre i cambiamenti 
in Iran potrebbero comportare un'evoluzione pacifica nel regime, l'attuale 
strada senza uscita crea una situazione pericolosa, e potrebbe persino servire 
da pretesto al governo israeliano per un attacco militare all'Iran. Non 
servirebbe nemmeno la scusa della possibile bomba atomica iraniana. E questo 
sarebbe una maniera in più di scatenare l'inferno nella regione.