[Disarmo] I preziosi doni di Letta a Obama
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- Date: Tue, 15 Oct 2013 15:18:03 +0200 (CEST)
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di Manlio Dinucci
Essere ricevuti alla Casa Bianca equivale oggi, in
Occidente, a quello che un tempo significava essere
ammessi a corte. Il gran giorno per Enrico Letta sarà
dopodomani, quando verrà accolto dal presidente Obama.
Portando in omaggio preziosi doni. Lo si capisce dal
comunicato della Casa Bianca.
Anzitutto «il Presidente
e il premier Letta sostengono entrambi la Partnership
transatlantica per il commercio e gli investimenti». Il
progetto di una Nato economica, voluto dalle multinazionali e grandi
banche Usa, al quale
il presidente Napolitano, lo scorso febbraio alla Casa
Bianca, ha espresso incondizionato appoggio ancor prima
che l’accordo sia
scritto e ne siano valutate le conseguenze per l’economia
italiana (soprattutto per le pmi e le aziende agricole).
Altro tema
dell’incontro sarà «la
cooperazione Usa-Italia nella Nato». Ossia la cooperazione
italiana alla presenza di comandi e basi militari Usa, cui si aggiungono le
strutture Nato sempre sotto comando Usa. Letta assicurerà
Obama che il Muos di Niscemi sarà completato, nonostante
l’opposizione popolare.
Gli assicurerà
che l’Italia resterà nel programma del caccia statunitense
F-35, comunque si esprima il parlamento. Lo testimonia il
fatto che, nonostante
la Camera (26 maggio) e il Senato (16 luglio) abbiano
impegnato il governo a non acquistare caccia F-35 senza
che il parlamento si sia espresso nel merito, il 12 luglio
è stata consegnata all’impianto di Cameri la fusoliera del
primo F-35 «italiano» e, il 30 luglio, il Pentagono ha
ordinato alla Lockheed Martin i primi 6 dei 90 F-35 che
l’Italia acquisterà. A un prezzo ancora da definire: nel
budget 2014 del Pentagono, i primi 29 caccia costano 219
milioni di dollari l’uno, che salgono a 291 compresi
sviluppo e collaudo.
Terzo tema dell’incontro
quello delle «comuni sfide in Nordafrica e Medio Oriente».
Letta assicurerà Obama che l’Italia, oltre a restare in
Afghanistan quale «nazione quadro» dopo il 2014, si
occuperà in Libia di ricostituire esercito e istituzioni e
di disarmare le milizie.
Non a caso, tre giorni
prima il ricevimento di Letta alla Casa Bianca, il suo
governo ha lanciato la «missione militare umanitaria», il cui scopo dichiarato è
rendere il
Mediterraneo «un mare sicuro». Obiettivo
dell’operazione, dichiara il ministro della difesa Mario
Mauro, è quello di
«triplicare la nostra presenza, in termini di uomini e
mezzi, nell'area sud del Mediterraneo, per una missione
militare-umanitaria con lo scopo di contenere la crisi
dovuta in parte alla situazione di ‘non Stato' in cui si
trova la Libia».
Le stesse forze
aeronavali, usate nella guerra che ha ridotto la Libia a
un «non stato», vengono ora mandate a «contenere la crisi»
che ne è derivata. Si strumentalizza la tragedia umana
provocata dalla guerra, di cui le ultime stragi nel
Mediterraneo sono solo la punta dell’iceberg. I salvataggi
dei naufraghi, sotto gli occhi delle telecamere, servono
ad accreditare l’idea che occorre potenziare le forze
armate, sempre e ovunque impegnate in «missioni
umanitarie».
Se il vero scopo fosse
salvare vite umane, non si userebbero navi da guerra,
costosissime e non adatte a tali operazioni, ma si
creerebbe una apposita task force civile. Scopo reale
della missione, che triplicherà la presenza militare
italiana nell’area sud del Mediterraeo, è rafforzare la
strategia Usa/Nato in Nordafrica e Medio Oriente. Sulla
missione «umanitaria» Obama loderà Letta sotto gli occhi
delle telecamere. Quelle che ci mostrano le tragedie del
Mediterraneo, invece, tra non molto si spengeranno. E
altri barconi affonderanno in silenzio.
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