agli eletti che discutono oggi sugli F35



 

Cittadine e cittadini eletti alla Camera dei deputati,

 

Oggi votate sugli F35 ed in particolare vi pronunciate su una mozione che chiede di interrompere il programma del loro onerosissimo acquisto.

Ma noi non vogliamo parlarvi di soldi, che pure interessano quando la crisi li fa scarseggiare, bensì di più importanti questioni di principio.

Il punto centrale è il seguente: vi sono sistemi d'arma che fanno irrimediabilmente a pugni con la nostra Carta costituzionale e gli F35 rientrano sicuramente tra questi.

Abbiamo tutti capito che questi cacciabombardieri, per i quali saranno aggiornate le atomiche B61 di Aviano e Ghedi (vedi quanto riportato nel file allegato), entreranno a fare parte della cd "condivisione nucleare" NATO e quindi - aggiungiamo noi - saranno preparati sia per il "first strike" che per il "first use".

Conoscete la differenza tra questi due concetti di tecnica militare attinenti alle dottrine ufficiali di impiego delle armi atomiche? Molti di voi probabilmente no.

Ma vi assicuriamo che la realtà a cui si riferiscono non è niente affatto rassicurante e meno che mai ragionevole.

Ragion di più per incamminarsi, anche approvando la citata mozione, verso un modello di "difesa difensiva" separato da ogni organizzazione militare internazionale concepita, di fatto, in termini offensivi.

Un sistema, attuante l'"obbligo di difesa della Patria", che:

- si limiti alla difesa dei confini nazionali (in attesa di una integrazione europea che adotti il "ripudio della guerra");

- comprenda una significativa componente non armata e nonviolenta;

- rifiuti le armi nucleari, ma anche tutti i sistemi di armi concepiti per attacchi in profondità "out of area" (come si dice nel gergo NATO);

- sia complementare con una politica estera non militarmente interventista ma ispirata alla sicurezza comune, al disarmo (a partire da quello euromediterraneo), alla cooperazione tra i popoli per il benessere ed i diritti umani.

Gli obiettori di coscienza alle spese nucleari e militari, insieme alle organizzazioni nonviolente “storiche” e a moltissimi gruppi pacifisti, lavorano e riflettono ormai da decenni su queste scelte di difesa alternativa: hanno contribuito a concretizzarle con le leggi e la pratica del servizio civile; e con le esperienze di gruppi di resistenza nonviolenti, ambasciate di pace e corpi civili di pace.

Il nostro Paese ha impegnato e continua ad impegnare soldati combattenti qua e la, in teatri di guerra, fingendo che stiano lì per accompagnare bambine e bambini a scuola. Riteniamo sia il caso di togliere le tende (specialmente dall’Afghanistan) per non gettare benzina sul fuoco dei conflitti. Cominciamo a costruirci, in collaborazione, se possibile, con la UE e con l’ONU, una funzione di Grande Arbitro: l’Italia dovrebbe essere vista in tutte le zone “calde” come un attore terzo, una “potenza di pace”, considerata neutrale da tutti gli attori contendenti in modo da poter favorire mediazioni e riconciliazioni.

La nostra voce è bene che sia almeno ascoltata in audizioni parlamentari, così come normalmente fate con gli esponenti del complesso militare industriale.

 

Alfonso Navarra – portavoce “Fermiamo chi scherza col fuoco atomico”, della Campagna di obiezione di coscienza alle spese militari per la difesa popolare nonviolenta (www.osmdpn.it)

 

Il telefono dell'ufficio della Campagna OSM-DPN – sede in via Mario Pichi 1 – 20149 Milano -è lo 02-5810.1226 (chiamare i pomeriggi, escluso sabato e domenica, dalle 15.00 alle 19.00).